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Autore: Seleryon    06/01/2018    9 recensioni
"È un'ottima amica!"
[...] non doveva assolutamente ascoltarle quelle parole, ma lei era là, appena detrasformata, e non poteva correre via in incognito come avrebbe fatto con indosso la maschera di Ladybug. E quindi l’aveva sentito. Adrien. Il suo bellissimo, dolce, gentile Adrien che, alla domanda di Kagami “Ti piace molto, vero?”, rispose “Oh, sì, è un’ottima amica!”. [...]
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marzo lasciò il posto ad aprile e la primavera ormai impazzava.
Il sole splendeva alto nel cielo sempre più blu, gli uccellini cinguettavano sereni, i gatti iniziavano a sfornare cucciolate e gli insetti iniziavano a spandere feromoni per attirare le loro metà.
Era già passato più o meno un mese dall’inizio della relazione amorosa tra Adrien e Marinette e il suggello del loro amore non era ancora stato apposto. Non che di occasioni non ne avessero avute, e persino Adrien era riuscito a non rovinarle. Eppure, ogni volta qualcosa le faceva andare sempre storte.
Chat Noir aveva cominciato a mostrare un comportamento molto più aggressivo e possessivo nei confronti di Ladybug e si rifletteva anche nella vita di tutti i giorni come il pluriacclamato modello Agreste. Plagg gli aveva spiegato che in primavera era normalissimo e che purtroppo gli era toccato di soffrire per gli effetti del Miraculous e che quindi avrebbe dovuto convivere col fatto che in primavera dovesse assolutamente stare accoccolato alla sua gattina (e fortunatamente solo accoccolato… Plagg veniva apparato sempre con micetti molto tranquilli. Il che era un bene a lungo andare…). Niente di più semplice, quindi! Anche Marinette aveva iniziato a soffrire leggermente con l’”effetto feromone” del suo essere quasi una coccinella, e Tikki le aveva spiegato che era sorto questo “piccolo problema” (che, fortunatamente, non era per niente ingestibile e rimaneva molto tranquillo rispetto ad altre Ladybug, ma comunque relativamente imbarazzante) perché stava facendo coppia fissa con Adrien ed era quindi una sorta di “tecnica di difesa” nei confronti delle altre ragazze.
Per farla breve: i feromoni emessi da Marinette calmavano tutte le persone che le stessero a cuore, madre, padre, Tikki stessa, i suoi amici e il suo fidanzato perché avevano effetti appunto calmanti e antidepressivi. Con la sua metà funzionavano anche da “collante”, ovvero Adrien con la sua parte felina era ormai letteralmente preda di quel profumo e ne era tenuto tecnicamente al guinzaglio. Con le ragazze che invece tentavano di approcciarsi ad Adrien che, ricordiamo, è un bambino famoso e corteggiato, specie da Chloè, i feromoni di Marinette servivano come allarme che faceva allontanare tutte le pretendenti a un trono che non era il loro. Quindi, di nuovo, per chiudere il ciclo, quando Marinette inconsciamente attivava il meccanismo di difesa a causa della gelosia e del senso di protezione, in Adrien scattava più o meno la stessa cosa perché l’odore di Marinette era più assuefacente dell’erba gatta e quindi le si appitonava addosso creando lui stesso una sorta di “barriera contro il mondo crudele che tentava di separarli”.
Persino Chloè cominciò a tenersene alla larga da quando vide una di queste “dimostrazioni d’affetto”, ovviamente non prima di aver fatto una gran scenata come nel suo stile. Il resto dei compagni di classe invece non ne rimase turbato per nulla, anzi, facendo un gran baccano e battendo le mani al ritmo di “FINALMENTE!”. Tutti iniziarono a trattare la neocoppietta come fossero degli dei scesi in terra, più che altro perché la loro OTP si era finalmente realizzata e avevano l’obbligo morale di supportarli e aiutarli in qualunque situazione. Così, quando sapevano che Adrien avrebbe avuto un photoshoot serale e tutti sapevano che i genitori di Marinette non l’avrebbero mai lasciata andare sola sola di notte, a turno qualcuno la scortava per andare a far compagnia ad Adrien. Oppure quando sapevano che nella pasticceria Dupain-Cheng ci sarebbe stato un gran daffare e che sarebbe servito l’aiuto di Marinette, erano sempre Rose e Juleka che si offrivano volontarie per aiutare al suo posto e lasciare che lei avesse tempo con Adrien (e sotto sotto le due ragazze amavano profondamente il processo di creazione dei dolci, specie poi nella loro pasticceria preferita gestita dai genitori di una delle loro migliori amiche).
Ovviamente nessuno avrebbe mai saputo dei loro rendezvous notturni come Ladybug e Chat Noir oppure come Marinette e Chat Noir oppure come Ladybug e Adrien. Ma soprattutto, ancora per un po’, nessuno avrebbe saputo nemmeno della Ladynoir diventata canon. Questa fu una questione ampiamente discussa un giorno in classe tra i quattro amici, stavolta iniziata da Alya sulla chat di gruppo. Era una giornata particolarmente tranquilla, la signorina Bustier aveva assegnato un lavoro da fare in classe senza molta supervisione e così i ragazzi ebbero modo di chattare senza distrarre nessun altro che non fossero loro quattro.
 
“Alya: *foto inviata* GUARDATELI. Ultima ronda del nostro Miracoloso Duo. Abbracciati e sereni. Se l’ultima volta Adrien pensava che Ladybug stesse piangendo, adesso non può dire nulla. Quello è un abbraccio da orso. Tenero e avvolgente. Ahwww, la Ladynoir è CANON.”
 
La chat si riempì di cuoricini, gif coi cuoricini, gattini coi cuoricini, coccinelle coi cuoricini.
Alya era al settimo cielo e doveva assolutamente esprimerlo con i suoi amici che, letti i messaggi, ridacchiarono sommessamente.
 
“Marinette: Non lo so, Alya. Ricorda che innanzitutto sono migliori amici.”
 
“Alya: MA ZITTA TU. Devo ricordarti la foto che fornii a Nadja Chamack? Dark Cupid: bacio per spezzare l’incantesimo.”
 
“Marinette: SEI STATA TU?!?!?!??!?”
 
E a questo punto Adrien quasi si strozzò con la sua stessa saliva, Nino ci rimase di sasso perché non sapeva che fosse Alya l’artefice di quella foto (e soprattutto: come aveva fatto a scattarla così da vicino?!) e Marinette prese a riempire la chat di urli di Munch, faccine disperate e coccinelle mezze morte. Con Alya non si stava mai sicuri e in pace. L’esatta definizione della frase “ne sa una più del diavolo”.
 
“Adrien: Io sto con Alya. Stavolta anche io credo siano canon. Si nascondono perché sono timidi e per evitare ficcanaso come Super Giornalista.”
 
“Alya: Taci, Agreste. Prima o poi avrò una prova inconfutabile che li smaschererà per sempre! MUAHAHAHAHA!!! Ma fino ad allora mi accontento di stalkerare voi due. *foto inviata*”
 
“Adrien&Marinette: QUANDO CI HAI FATTO QUESTA FOTO?!”
 
La foto che Alya aveva inviato era di qualche giorno prima. I due piccioncini erano usciti semplicemente per andare a mangiare un gelato in privato e si tenevano per mano mentre ridevano e si parlavano amabilmente. La foto era scattata a distanza molto ravvicinata e la qualità era straordinaria. La giornalista investiva molto nei suoi “strumenti del mestiere”.
 
“Alya: Io e Nino vi stavamo pedinando. Niente di cui preoccuparsi. Quello di cui ci preoccupiamo è il perché non vi abbiamo visti ancora darvi nemmeno un bacio. CHE CAVOLO ASPETTATE?! *foto inviata*”
 
“Nino: Babe, io mi dissocio. Lasciali vivere in santa pace…”
 
Ma la preghiera di Nino, che rispecchiava gli stessi pensieri dei suoi due amici “molestati”, venne persa nella suspense della foto che inviò la giornalista. Stavolta, la foto inviata era una foto di Alya e Nino che si baciavano castamente ma che senza scrupoli si facevano una foto senza neanche farla venire sfocata. Adrien e Marinette avvamparono ma non risposero.
Ripensare a tutte le volte che erano andati così vicini a baciarsi era dolorosamente frustrante.
La prima volta successe dopo circa due giorni dalla “grande rivelazione” coi loro amici. I quattro erano a casa di Marinette per una serata pizza e film in pigiama e i due bruni con gli occhiali erano scesi in pasticceria a prendere altre cose dolci avanzate della giornata per continuare a mangiare durante la visione del film e i due neopiccioncini erano rimasti da soli abbracciati sul divano. Un commento di Adrien sulla scena che stava avendo luogo alla televisione aveva fatto scoppiare entrambi a ridere e quel mood così leggero si trasformò quasi subito in un’invitante tentazione. I loro volti erano così vicini, potevano sentire i loro respiri intrecciarsi e i loro nasi si toccavano appena. Marinette chiuse gli occhi e inclinò la testa di lato, Adrien le accarezzò una guancia e stava lentamente chiudendo la distanza fra loro quando Nino e Alya piombarono nuovamente nel soggiorno dei Dupain-Chen distruggendo l’atmosfera che finì in frantumi peggio di una palla di cristallo, e facendoli anche allontanare in malo modo dopo averli fatti spaventare tanto da far collidere le loro teste. I due ragazzi girarono con un bernoccolo sulla fronte per almeno due giorni, e per almeno altri tre furono presi in giro dalla coppia di amici.
La seconda volta, avvenne dopo circa una settimana da quella disastrosa a casa di Marinette. Quella volta erano da soli in camera dell’amante del rosa in tute le sue sfumature. I due stavano semplicemente studiando quando Adrien si accorse che Marinette aveva gli angoli della bocca sporchi del cioccolato del bignè che aveva mangiato poco prima. Si avvicinò a lei e le pulì via il cioccolato con un polpastrello e poi se lo leccò dal dito. Marinette ovviamente avvampò, Adrien era tanto ingenuo al punto da non accorgersi che certi sue gesti erano così forti da suscitare in lei strane reazioni, e non poteva neanche dare la colpa alla stagione degli amori, agli insetti, ai feromoni e quant’altro. Che fosse attratta da Adrien anche fisicamente era scontato, e il cocktail esplosivo di profondo amore nei suoi confronti, unito all’istinto di stargli sempre e perennemente tra le braccia e ai comportamenti inconsciamente provocanti del ragazzo, fecero avvampare Marinette in tutti i luoghi raggiungibili dal suo rossore. Adrien non sembrò nemmeno farci caso, la ragazza nemmeno sapeva cosa le stesse succedendo, eppure i due adolescenti si avvicinarono sempre di più, impercettibilmente e sempre più vicini. Ancora una volta i loro respiri divennero uno, le mani di Marinette si aggrapparono alla camicia di Adrien, e il ragazzo tastò le sue labbra accarezzandole lievi con la punta delle dita. Le labbra piccole e piene di Marinette si schiusero e i due ragazzi erano persi l’uno negli occhi degli altri in una conversazione silenziosa e profonda. Gli occhi di Marinette, blu come l’oceano profondo e pieno di segreti, risplendevano come fari luminosi nella semi oscurità della stanza illuminata solo dalla lampada sulla scrivania, e gli occhi verde prato e carichi di aspettative e speranze di Adrien erano persi nel profondo blu in cui si specchiavano, sognanti e scintillanti come se stesse vedendo la stella più bella e brillante dell’intero universo. Quella carica di eccitazione e anticipazione aveva lasciato il posto a una calma realizzazione del momento perché ciò che avevano aspettato da tanto era finalmente a portata di mani, sarebbe bastato davvero un battito di ciglia e tutto sarebbe stato così meravigliosamente stupendo! Le loro labbra quasi si sfioravano, il sorriso imbarazzato della consapevolezza dell’azione, ancora la distanza di un minimo, singolo, minuscolo granello di sabbia… — E andiamo, quanto ci mettete?! Baciatevi e basta, ne abbiamo abbastanza di queste smancerie! — e Plagg distrusse ancora una volta l’atmosfera che era ancora più perfetta delle precedenti! Tikki lo picchiò di brutto: aspettava da tanto quel bacio, come se fosse lei a dover baciare Adrien, che Plagg le aveva risvegliato l’istinto omicida. Stupido, idiota, maleducato, egoista, cinico e screanzato Kwami, Dio della Sfortuna! Quella sera Adrien non riuscì a raggiungere Marinette come Chat Noir perché Plagg doveva continuare a leccarsi le ferite inferte dalla sua metà.
Ci fu poi la terza volta, in cui l’atmosfera era davvero perfetta. Adrien aveva portato a cena Marinette. I due avevano cenato in un ristorantino piccolo e carino, molto intimo ma semplice. Poi avevano fatto una bellissima passeggiata mano nella mano sulla Senna, e infine, Adrien l’aveva riaccompagnata a casa. I due ridevano e scherzavano e c’era una leggerezza davvero amabile nell’aria. I due gravitarono l’uno verso l’altro tra le risate finchè le loro fronti non entrarono in una lieve collisione. A quel punto, ancora ridacchiando un po’ nervosamente, si avvicinarono ancora di più, quando un fulmine squarciò il silenzio della notte. Marinette tremò di riflesso e Adrien le mise una mano sulla spalla per tranquillizzarla. Il loro lento rituale pre-bacio che ricominciava dove si era interrotto quando la porta di casa di Marinette si aprì, rivelando un Tom Dupain estremamente divertito e dall’aria per niente imbarazzata al contrario dei due adolescenti che si erano separati bruscamente ancora una volta.
Qualche giorno dopo, Marinette si sentì travolgere da un’ondata di assoluto bisogno di vedere Adrien alle tre di notte, dopo neanche due ore che si erano lasciati per andare a dormire, e così si trasformò e raggiunse Adrien a casa sua. Quando il ragazzo vide Ladybug alla sua finestra, sotto la pioggia battente che non era riuscita ad evitare e che l’aveva colta a metà percorso, subito si affrettò a farla entrare e a coprirla sotto un strato enorme di asciugamani e coperte. Adrien stava asciugando i capelli di Ladybug che non aveva ancora sciolto la trasformazione quando una sua mano scivolò sulla sua maschera. Era la prima volta che davvero toccava quel materiale così strano a mani nude e la curiosità lo spinse a scendere verso la suit aderente della sua ragazza. Accarezzando e sfiorando, Adrien sentiva come la suit quasi esplodesse di elettricità statica ad ogni suo tocco leggero e la sua esplorazione lo portò ad attraversare spalle, braccia e fianchi in una lunga serie di carezze e dolci coccole. Alla fine, una delle mani tornò sul viso della ragazza e tracciò con delicatezza l’angolo inferiore della maschera di Ladybug, sentendo sotto i polpastrelli il lievissimo intarsio della trama a nido d’ape che quasi si fondeva con la pelle tenera e sensibile delle sue guance spruzzate di piccole lentiggini come il cielo tempestato di stelle. Ladybug si strinse a lui, ricercando il calore del suo corpo per il suo ancora bagnato e infreddolito dall’acquazzone. Le sue braccia gli cinsero il collo e tutto stava andando alla perfezione finchè di nuovo furono interrotti da Plagg che esordì irritantemente con un — Posso parlare con Tikki oppure devo aspettare prima che finite il vostro disgustoso rituale d’accoppiamento?! — trangugiando schifosamente una ruota intera di Camembert e distruggendo ancora una volta il mood romantico. Alla fine Ladybug sciolse la trasformazione e Marinette sonnecchiò un po’ tra le braccia di Adrien. Quando si svegliò per tornare a casa lui era addormentato e gli lasciò un lieve bacio sulla guancia prima di trasformarsi e filare via nella notte tempestosa.
Poi era giunto il giorno del gelato. E ancora una volta furono interrotti addirritura dall’attacco di un akuma.
E così ora erano in classe a parlarne via chat e Marinette si sentì prendere dallo sconforto. Non se la sentiva di affrettare una cosa importante come il primo bacio, già lo aveva praticamente mandato all’aria con la storia di Dark Cupid, lei che lo aveva fatto per liberare Chat Noir e lui che neanche se ne ricordava, almeno il “secondo primo bacio” doveva essere speciale!
Adrien stesso non ne poteva più. Tutto quello che voleva era prendere Marinette, stringerla tra le braccia e non lasciarla mai più. Tempestarla di baci e passare le mani fra i suoi capelli così lisci e setosi e neri come la notte più buia, assaporare il suo calore e tastare il suo sapore. Se avesse potuto l’avrebbe avvolta completamente tra le sue braccia e col suo amore e l’avrebbe protetta dal mondo intero. Avrebbe stretto ogni singola parte del suo corpo fra le mani e avrebbe goduto della sua morbidezza, avrebbe fatto in modo che si fossero svegliati sempre l’uno accanto all’altra, l’uno sul petto dell’altra, coi respiri sincronizzati e i battiti del cuore che battevano insieme lo stesso ritmo alla stessa frequenza. Ma ogni volta che stavano avvicinandosi al momento in cui avrebbero aperto la porta che li avrebbe condotti in quel mondo fatto di coccole e carezze e tenerezze miste a passione e amore e la disperazione dello stare insieme in quel momento e per sempre, ogni singola santissima volta, venivano interrotti.
C’è un motivo perché “le prime volte sono importanti” e non vanno affrettate. È un rituale che si fa per conoscersi, per capire cosa piace all’altro all’interno della sfera intima delle emozioni e della fisicità, ed è il momento in cui tutto comincia sotto tutti gli aspetti emotivi e materiali. Non c’è sentimento nelle prime volte affrettate o fatte per dovere. Non c’è coinvolgimento quando ci si sente costretti, e le prime volte sono la scoperta di un piccolo mondo su cui pianti la bandiera dopo una lunga attesa e anticipazione ed eccitazione ed entusiasmo, e che dopo cominci sul serio ad esplorare e conoscere. Il primo bacio è la porta d’accesso a tutta la relazione, ciò che rompe il ghiaccio dei primi imbarazzi e ciò che comunque ti accompagnerà per il resto della vita sottoforma dei successivi baci, dei successivi incontri, dei successivi abbracci, delle successive carezze e delle succesive volte che porteranno lentamente ed inesorabilmente a un livello superiore, senza fretta e senza costrinzioni.
Come facevano Alya e Nino a parlarne come se non fosse una così grande cosa? Certo che era una gran cosa! Adrien e Marinette sono ragazzi timidi e ingenui, non sarebbero mai riusciti ad andare avanti con tutte quelle pressioni.
I giorni passarono e aprile si trasformò in maggio e maggio rotolò stancamente in giugno.
L’estate era cominciata, la scuola era quasi finita, ormai mancava davvero poco agli esami finali, e i ragazzi presero a vedersi tutti i giorni per uscire o stare in casa al fresco e a studiare per le ultime verifiche.
Gli akuma erano stranamente diminuiti e le apparizioni di Ladybug e Chat Noir dipendevano più dalle ronde che altro. La notte era fresca e non così umida come il giorno ed era una goduria il refrigerio prodotto dalle loro magiche suit da supereroe. Di notte, i due eroi, giocavano e si rincorrevano, facevano gare e si divertivano come due adolescenti normali. Non sarebbe stato quello il periodo in cui avrebbero trovato il nido di Papillon e Parigi era calma e serena.
E non un bacio fu scambiato tra i due eroi nemmeno durante tutta l’estate che ne seguì. Nemmeno con tutti i sotterfugi ed espedienti che Alya e Nino pensavano per creare l’atmosfera, nemmeno quando Tikki si tirava Plagg per evitare di intralciarli. Sabine che tratteneva Tom dall’andare ad aprire la porta per evitare di spaventarli o anche gli stessi compagni di classe che non facevano che invitarli a dei pomeriggi in piscina per far sì che una innocente Marinette in costume, con il suo corpo snello e tonico, irretisse Adrien.
Nulla fu capace di farli avvicinare per creare quel tipo di atmosfera giusta. I ragazzi ridevano, scherzavano, si schizzavano con l’acqua e si abbracciavano. Il loro contatto fisico era sempre presente e tenero e li univa in ogni momento. Si guardavano con dolcezza e si tenevano per mano, si sorridevano, si tenevano fra le braccia o Marinette sedeva sulle ginocchia di Adrien, ed erano il ritratto della coppia perfetta in un mondo fatto di fiori e farfalle e tramonti romantici e picnic. Ma niente li portava a quel magico momento che praticamente tutti stavano aspettando.
Così l’estate nuovamente lasciò il posto all’autunno e, anche se quell’anno i problemi relativi al freddo portati dal Miraculous non erano forti come l’anno prima, lo stesso Marinette ricominciò ad andare a scuola bardata come un cosacco dello zar di Russia. Adrien continuava ad essere il suo gattino dispensatore di calore e così rubò il posto di Alya definitivamente per i mesi freddi. Accoccolato a Marinette per tenerla al caldo (e farle le fusa nell’orecchio quando la classe diventava particolarmente rumorosa e turbolenta) l’autunno divenne inverno e le prime nevi iniziarono a fioccare lievi dal cielo bianco e spumoso come una meringa ben montata.
I ragazzi ormai si incontravano solo a casa di Marinette, e Adrien faceva in modo che lei uscisse il meno possibile per farla stare al caldo ed evitare i disastri dell’anno prima. Comunque sia, la ragazza rifiutava categoricamente che lui adasse a combattere da solo, quindi in ogni battaglia che affrontavano, Adrien era molto più attento e si impegnava molto più del solito per velocizzare la loro vittoria.
Il Natale era alle porte e Adrien era talmente folle e pieno d’amore per Marinette che, non sapendo come esprimersi, iniziò a ricoprirla di piccoli pensieri e regalini sin dall’inizio di dicembre. Fiori, cioccolatini, coperte (che erano sempre estremamente apprezzate), capi d’abbigliamento in esclusiva dalle nuove linee di Gabriel Agreste, bigliettini trovati nell’armadietto o sul cuscino la mattina, thermos di cioccolata calda e nuovi sketchbook, matite e gomme per cancellare. Adrien sapeva che Marinette viveva per disegnare e creare nuovi design così belli da mozzare il fiato, ma aveva scoperto da poco la passione ben nascosta che la ragazza aveva per gli articoli di cancelleria di ogni genere, e così il ragazzo, ogni volta che era impossibilitato ad uscire con la sua adorabile fidanzata ed era libero anche da altri impegni, faceva il giro di tutti i negozietti di Parigi che vendessero articoli di cancelleria (con particolare attenzione a quelli che vendevano roba un po’ più originale e inconsueta, oltre che i negozi online) e ogni volta che la vedeva le donava qualcosa che le faceva brillare gli occhi di felicità ed entusiasmo. Marinette adorava particolarmente le matite meccaniche, quelle con la mina sottile e così adatta per i minuziosi particolari che applicava su ogni suo design, e così Adrien ne trovava sempre di nuove ed erano ogni volta più carine, eleganti, strane o esageratamente piene di ghirigori da far uscire gli occhi fuori dalle orbite. La scrivania della ragazza era diventata il bancone di una cartoleria, pieno di nuovi portapenne che si riempivano così in fretta che Adrien gliene regalava altri (pieni e non) dopo nemmeno una settimana. Marinette si sentiva lusingata e un po’ imbarazzata per tutte quelle attenzioni e non sapeva come ricambiare. Anche lei si sentiva scoppiare dalla voglia di dimostrare amore ma non sapeva come fare e riempirlo di dolci e stuzzichini non era l’ideale sia perché già lo faceva abbastanza di suo sia perché non poteva rischiare di rovinargli la dieta più di quanto già non facesse. Ogni volta che provava a regalargli qualcosa lui accettava felice ed entusiasta ma sottolineava sempre quanto fosse suo e solo suo il compito di viziare lei, così Marinette si ritrovava sempre senza idee che la facevano sentire un po’ in difetto nel profondo del suo cuore, ma subito si sentiva meglio quando il ragazzo la “rapiva” per stendersi bellamente sulla sua pancia e ronfare e fare le fusa come un vero e proprio gatto.
Fu così che, una sera qualche giorno prima di Natale, Marinette era stesa sul suo letto a disegnare un completo abbastanza impegnativo ispirato proprio da lui nella sua totalità, quando il lieve bussare della botola del suo balconcino la distrasse dai suoi pensieri. Mettendo via di lato lo sketchbook, la ragazza accolse Chat Noir che, rilasciando la trasformazione mentre discendeva la porta, l’abbracciò e l’avvolse cominciando subito a farle le fusa. Il naso schiacciato nel suo collo, le braccia attorno alla sottile vita della ragazza, Adrien era il ritratto della beatitudine. Le mani di Marinette trovarono il loro posto rispettivamente tra i suoi capelli e sulla sua schiena, e lo teneva stretto a sé come il suo bene più prezioso, coccolandolo e dandogli tutto l’amore che riusciva a dargli e che lui non aveva mai conosciuto.
Bisbigliando, si raccontarono storie e aneddoti e sprofondarono più a fondo tra coperte e cuscini per tenersi al caldo e più accoccolati. Non c’era spazio tra di loro, nessuno avrebbe mai potuto dire dove finisse uno e cominciasse l’altro se non fosse stato per i pigiami diametralmente opposti, ed erano un tutt’uno di emozioni e braccia intrecciate. Quel momento non era fatto per cominciare qualcosa di nuovo. Quel momento era fatto solo per bearsi della reciproca presenza e dei reciproci sentimenti. Felici, sereni, senza nessuna preoccupazione.
Si erano appena lasciati andare al sonno quando un urlo squarciò la notte altresì tranquilla e i due eroi furono pronti a scattare.
Non era la prima volta che si osservavano a vicenda mentre la trasformazione li cambiava nelle loro controparti eroiche, ma ogni volta era come la prima perché ogni volta provavano sentimenti e sensazioni diverse che li portavano a conoscersi e ad amarsi ancora di più con quell’attimo intimo durante la metamorfosi.
Una volta che le luci della trasformazione si attenuarono, i due eroi silenziosamente si levarono nella notte in direzione delle urla. Si ritrovarono così a Champ de Mars, proprio sotto la Tour Eiffel, dove l’ennesimo akuma stava impazzando impunito terrorizzando Parigi. Niente di nuovo, insomma.
Dall’alto della loro postazione preferita per le ronde, Chat Noir e Ladybug osservavano la scena cercando di studiare il nemico e il suo modo di combattere.
Non era per niente tardi, appena dopo l’ora di cena, e quindi la piazza era gremita di gente e turisti, e Char Noir riuscì anche a vedere Alya che correva per prendere il posto migliore per registrare live tutto il combattimento. L’eroe la indicò alla sua partner e insieme sospirano sconfitti: tenere Alya fuori dal pericolo era impossibile e quello solitamente significava soltanto che avrebbero avuto più problemi a combattere perché avrebbero dovuto proteggere anche Alya che si sarebbe buttata nella battaglia pur di acchiappare un’angolazione perfetta o un perfetto scatto.
Dopo aver messo velocemente in piedi una strategia d’attacco, il Miracoloso Duo scese in picchiata verso l’akuma e la battaglia cominciò. Nonostante tutti sapessero che il compito dei civili era sgombrare l’area, nessuno se ne andò ma cercarono solo un po’ di riparo per osservare tutta l’azione da vicino. Ovviamente invece Alya era quella che stava più vicino di tutti, rischiando grosso un paio di volte se non fosse stato per i due eroi che, a turno, la tirarono fuori dai guai. La giornalista era così eccitata ed entusiasta, tutto un fremito perché aveva avuto un incontro ravvicinato con entrambi gli eroi che l’avevano presa di peso, in braccio, per portarla fuori pericolo! Era davvero in fibrillazione!
L’akuma di quella sera non era particolarmente potente, come tutti gli akuma mandati in inverno, ma come sempre con gli akuma invernali, era particolarmente stressante e irritante, come se il suo scopo non fosse propriamente combattere (per quanto potesse) ma più annoiare e stancare e rallentare.
Chat Noir finì spiaccicato contro un muro un numero indefinito di volte, e altrettante volte imprecisate si ritrovò a salvare Ladybug ben rallentata dagli effetti letargici del suo Miraculous.
La battaglia si protrasse per un bel po’ ma alla fine, dopo un Lucky Charm ben piazzato e una bella botta di fortuna, finalmente la vittima di Papillon fu liberata e l’akuma purificato.
Dopo tutte le botte che aveva preso, il sexy cat di Parigi era abbastanza intontito e faceva fatica a reggersi in piedi. Ladybug lo raggiunse sull’altro lato di Champ de Mars, nascosti all’ombra dell’Accademia Militare. Il ragazzo si era appoggiato a una parete dell’edificio e il suo Miraculous diede via il suo primo bip. Per quanto fossero relativamente nascosti, non era una buona idea ritrasformarsi là perché c’erano comunque persone che bazzicavano nei dintorni e un’ombra non dava la protezione necessaria per una cosa tanto delicata. L’eroina si avvicinò al suo compagno e lo guardò con cipiglio irritato. Il ragazzo avrebbe potuto risparmiarsi praticamente nove colpi su dieci se non avesse deciso di utilizzare proprio quel determinato akuma con un martello gigante per dimostrare le sue abilità di distrazione, quindi era particolarmente seccata e indispettita nei suoi confronti. Chat Noir invece dal canto suo era assolutamente cosciente del fatto che Ladybug fosse stizzita ed esasperata dal suo comportamento, ma tutte quelle botte alla testa lo avevano fatto raggiungere una sorta di stato di ebbrezza come se fosse stato un po’ alticcio e si sentiva in grado di poter fare qualunque cosa. — My Lady, mia unica e sola ragione di vita, Luce dei miei occhi! Se non sapessi la verità direi che ce ne sono due di Ladybug e che sono il micio più fortunato del mondo. Ma la mia Lady è unica e sola e non possono essercene due. No, assolutamente no. Anche se però mi piacerebbe. Dov’è Chronogirl quando serve? — andava blaterando il gatto. No-sense. Assolutamente no-sense, pensava la sua partner che intanto si teneva la testa fra le mani. Tra l’altro, affrontare Alix nella sua controparte akumizzata non fu per niente uno scherzo. Chat Noir era letteralmente morto, sparito da questo mondo, insieme a tanti altri compagni di classe e cittadini di parigi e Ladybug ricordava perfettamente la rabbia che le ribollì nel petto quando lui scomparve dopo che le aveva fatto scudo col suo corpo. Non aveva più pensato a quel particolare giorno da un sacco di tempo, soprattutto non ora che erano felici insieme e che si proteggevano a vicenda più di quanto non avessero già fatto sin dal loro primo incontro, e ricordare quell’esperienza particolarmente struggente portò una fitta al cuore della ragazza così forte che le salirono le lacrime agli occhi. Chat Noir in un primo momento non se ne accorse ma quando vide l’angoscia della sua amata compagna abbandonò quel suo stato di semi-ubriachezza dovuta alle botte in testa e cercò di essere il meno intontito possibile. — Ladybug… cosa…? — Ma lei non gli diede il tempo di formulare una domanda per intero perché, calpestando il pavimento con quanta forza avesse nelle gambe, annullò la distanza fra loro e afferrò il gatto per le spalle. —Stupido, idiota di un gattaccio! Hai contato quante volte avresti potuto morire, stasera?! Ti rendi conto di quanti infarti mi hai fatto prendere?! E non parlare di Chronogirl con tanta leggerezza! Tu sei morto! Non sai quanto mi abbia fatto stare male vederti sparire fra le mie braccia quindi la prossima volta che ti sento dire una cosa del genere preparati a penzolare dalla punta della Tour Eiffel abbracciato stretto stretto dal mio yoyo, razza di scemo! — concluse lei dandogli una leggera spinta sul petto. Il ragazzo dapprima rimase colpito dalle sue parole. Non si ricordava niente dell’attacco di Chronogirl proprio a causa della sua dipartita e quindi non sapeva quanto tutto quello avesse fatto soffrire la sua insettina e lei non gliene aveva mai parlato prima d’ora. Poi però, quella sensazione di senso di colpa lasciò il posto a un risolino acuto e isterico perché il sovrapporsi di vari sentimenti e delle concussioni alla testa gli stavano impedendo di rispondere in maniera razionale come avrebbe sempre fatto e tutto questo gli stava facendo guadagnare ancora di più la collera di Ladybug. Si poteva quasi vedere il fumo uscirle dalle orecchie e quando la sua ira funesta raggiunse il culmine, Achille era bello che superato: l’esasperata eroina sganciò lo yoyo dal fianco e lo lanciò verso Chat Noir che si ritrovò davvero legato come un salame. Quello che però gli successe non era davvero in programma, qualcosa che mai avrebbe immaginato sarebbe avvenuto in quel modo: Ladybug lo attirò a sé tramite la stringa dello yoyo e, una volta vicino, afferrò la campanella che aveva al collo e, avvolti dal tintinnio del sonaglio che era l’unico elemento infantile di quell’outfit così audace e maturo, lo tirò verso il basso e premette violentemente le labbra sulle sue. L’impatto fu tale da mandare in frantumi qualunque forma di volontà nel corpo di Chat Noir che si abbandonò completamente, stupito, a quel bacio così improvviso e disperato. Ladybug stava trasmettendo tutto il suo amore e la paura, il terrore di perderlo in quel contatto che gli stava facendo perdere il lume della ragione e ben presto, così come aveva perso la volontà di reagire ed essere se stesso in quel momento, avrebbe perso anche il contatto con la realtà. Eppure, istintivamente, appena la stringa dello yoyo si allentò e lui fu liberato perché la ragazza doveva stringerlo a sè con le braccia, anche lui si ritrovò a rispondere all’abbraccio e al bacio e furono avvinti in una stretta così forte da mozzare il fiato. Più o meno nascosti dall’ombra che l’edificio militare gettava su quella parte del parco i due eroi si sentivano come due ragazzi qualunque che finalmente avevano raggiunto un punto importante nella loro relazione e l’amore che provavano stava finalmente fluendo dall’uno all’altro cuore in un flusso di emozioni e sentimenti che si completavano a vicenda in un ciclo infinito di affetto, tenerezza e quella disperazione di essere uniti che solo un grande amore può dare.
Le labbra si schiusero e inisieme iniziarono una danza dolce e avida, così impaziente e appassionata da trasmettere vibrazioni e sensazioni per chilometri e chilometri e raggiungere persone ben al di là del loro piccolo punto nascosto. Le braccia di Ladybug allacciate dietro il collo di Chat Noir, una mano nel suo posto preferito tra i suoi capelli, morbidi e selvaggi che tante volte aveva accarezzato e che in quel momento aveva il desiderio di strappare e stringere e sentire quanto più avesse potuto tra le sue dita. Chat Noir che la sosteneva stringendola sempre più forte, le gambe di lei tremavano molli come gelatina, e lui stesso che riusciva a sostenersi solo grazie al muro dietro di sé. Seno morbido contro petto marmoreo, diaframmi che si alzavano e abbassavano affannosi, desiderosi e affamati d’ossigeno tanto quanto d’amore e baci e vicinanza. Le labbra ormai irritate e arrossate dopo tutto quel danzare e rincorrersi ma non ancora stanche.
Nessuno dei due avrebbe mai immaginato il loro primo bacio così disperato e drammatico, dopo l’attacco di un akuma e stanchi e provati e nel pieno ricordo di un vecchio attacco che aveva reso vulnerabile lui e cieca di rabbia lei. Stelle e pianeti vorticavano frenetici dietro le palpebre chiuse e serrate dei due adolescenti che si stavano amando come mai prima d’ora, ed entrambi si sentivano così vinti dai loro stessi sentimenti da non sapere più come esprimerli perché erano troppo grandi, troppo forti, troppo impossibili da descrivere e fare in modo che l’altro capisse. Quei sentimenti così forti avevano creato un ponte di comunicazione fra i loro cuori che ne stavano sfruttando ogni minimo centimentro per tutto il tempo del loro bacio e non si sarebbero mai fermati neppure per respirare se non avessero sentito uno dei bip dei loro Miraculous che li fece ritornare alla realtà. I due ragazzi si separarono con un sonoro schiocco di labbra che risuonò come lo scoppiettio di un fuoco d’artificio nella notte silenziosa attorno a loro. Ladybug guardò l’anello di Chat Noir e lui i suoi orecchini. Erano perfettamente sincronizzati anche i loro poteri e ad entrambi mancavano solo due minuti al countdown. Si guardarono brevemente negli occhi e le loro espressioni determinate e innamorate parlavano per loro.
Un’ultima carezza da parte di Chat Noir e i due si sciolsero dallo stretto abbraccio non prima di essersi scambiati un ultimo fugace bacio.
I due eroi corsero in direzioni diverse, ognuno diretto alla rispettiva abitazione, nell’intimità della propria stanza, dove avrebbero ripensato in maniera più o meno ossessiva allo scambio che era appena intercorso tra loro e alla realizzazione del perché una cosa tanto naturale e stupefacente aveva tardato così tanto per avvenire. Entrambi i ragazzi realizzarono un piccolo sebbene cruciale dettaglio: per quanto entrambi si fossero amati prima dell’altro nelle loro rispettive altre identità, prima di giungere allo stadio di coppia avevano passato un enorme periodo ad essere letteralmente migliori amici e, per quanto lo stadio successivo sembrò così naturale e scontato una volta realizzati i propri sentimenti reciproci ed essersi poi finalmente dichiarati, l’idea di baciare il tuo migliore amico, per quanto tu possa amarlo, rimane una delle più imbarazzanti che si possa immaginare. Eppure, il senso di familiarità e complicità che già da prima c’era avrebbe dovuto essere un incentivo per la naturalezza con cui il bacio sarebbe intercorso tra le parti ma proprio la familiarità dell’amicizia li aveva resi molto più imbarazzati e sulle spine del normale. Sarà forse questo il motivo per cui molte coppie di amici destinate ad essere coppie di fidanzati non funzionano? È perché in qualche modo si ha troppa confidenza e troppa familiarità che poi sembra davvero troppo strano baciare qualcuno che sembra di famiglia pur non essendolo sul serio nel senso stretto del termine? Perché invece non risulta tutto più semplice? Il passaggio dall’amicizia all’amore dovrebbe essere quello più facile perché l’amicizia induce all’amore, certo non sempre, ma solo tra destinati, e allora perché tutti quegli ostacoli? Fortunati chi riusciva a superarli e Adrien e Marinette ci erano riusciti. Un po’ lentamente ma ce l’avevano fatta e ora che la porta si era aperta non dovevano fare altro che esplorare lentamente ogni giorno qualcosa di più.
Quando i due eroi sparirono dall’ombra dell’accademia militare, ciò che non avevano visto intenti com’erano ad assaporare ogni centimentro che riuscivano a raggiungere dell’altro, non si accorsero del gridolino eccittato che seguì la loro partenza e che proveniva da dietro un albero nemmeno così lontano. Alya si era nascosta dietro il grande fusto per riprendere i suoi eroi preferiti e quando le sue speranze di riuscire a catturare qualche romanticheria furono finalmente esaudite, cacciò urlettini di gioia uno dietro l’altro, tappandosi la bocca subito dopo aver bisbigliato un vittorioso ­“Lo sapevo!”.
Quella notte, appena tornata a casa, Alya caricò il video sul Ladyblog e questo fece il giro del mondo tra condivisioni, like, commenti e interazioni di ogni genere.
Adrien e Marinette non ne vennero a conoscenza fino alla mattina successiva quando si svegliarono e trovarono le notifiche di Alya e del blog che li avvisavano di “aver perso la scommessa” e che “la grande e super giornalista Alya Cesaire aveva centrato ancora il bersaglio!”. I due eroi si sentirono estremamente imbarazzati. Quello era il loro primo bacio ed aveva fatto il giro del mondo in tutto il suo appassionante ardore. Non sembrava per niente un primo bacio ma un centesimo, un millesimo! Come se i due non avessero mai fatto altro nella vita, quando invece la verità è che erano troppo imbarazzati ogni volta che potevano oppure venivano interrotti puntualmente appena si veniva a creare la giusta atmosfera.
Alya non avrebbe più smesso di vantarsi per essere stata la prima a catturare su video la prima prova schiacciante della canonicità della Ladynoir. L’unico modo per farla smettere di blaterare sarebbe stato scioccarla.
Così, quando quella mattina Marinette arrivò a scuola decisamente in anticipo per aspettare Adrien, Alya capitò giusto in tempo per afferrare la scena che le si parò davanti agli occhi. Quando la limouosine di Adrien si fermò come di consueto davanti ai cancelli scolastici, Marinette scese le scale dove stava parlando con Rose e Juleka, e andò incontro al suo ragazzo, fiondandosi tra le sue braccia aperte in attesa, e salutandolo con un veloce ma ardente bacio sulle labbra.
Come da copione, la mascella di Alya quasi si slogò per quanto si aprì in shock e non fece altro che fangirlare per tutta la mattinata, chiedendo quando tutto quello fosse successo e per quale motivo se lo fosse persa proprio lei tra tutti quanti! — Mentre tu spiavi un momento intimo di Ladybug e Chat Noir ed eri così impegnata a fangirlare su di loro ti sei persa i migliori sviluppi della prima coppia che dovresti shippare, brutta cattiva. Che razza di amica che ho! — Fu la sola risposta di Marinette, e Adrien rise e schioccò un altro bacio su quelle labbra così morbide e vellutate che avrebbe continuato a baciare ancora per ore e ore se non fossero stati in pubblico, a scuola, in un’aula piena di gente che si stava preparando per andare via dopo l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale e che li guardò con gli occhi splancati, erompendo in un fragoroso applauso seguito da fischi e schiamazzi.
I due ragazzi si guardarono un po’ imbarazzati ma per niente pentiti delle loro manifestazioni d’affetto ma si fermarono comunque a quel piccolo, casto bacio perché non sarebbe stato assolutamente il caso di continuare.
Più tardi, forse, nell’intimità della sua stanza quando lui sarebbe comparso come il gattino più desiderato di Parigi se ne sarebbe potuto parlare…
 
Successivamente, le volte in cui Ladybug e Chat Noir furono visti baciarsi si contarono comunque sulle dita di una mano ma ogni volta erano pieni di pathos e sentimento così forti da far comunque impazzire Parigi.
 
—Fine—









*** NOTE DELL'AUTRICE ***

E così la mia prima avventura alle prese con una fanfiction è terminata.
Ho avuto l'idea di scrivere la storia subito dopo aver visto Riposte ma è stato l'episodio Dark Howl a darmi la spinta finale e così, dopo averci pensato per un po', il 22 dicembre ho iniziato a scrivere e ieri ho finito e messo finalmente un punto a questa fic!
E' stata una bella avventura e non avrei mai pensato che qualcuno potesse leggerla, mi avete fatto commuovere. ç_ç
Non so se scriverò altre fanfiction o se mai posterò altro, probabilmente dopo questo sparirò nell'ombra così come sono comparsa ma mai dire mai. potrebbe succedere di tutto e potrei ritrovarmi a scrivere qualche storiella piccina a random. xD
Spero che questi ultimi tre capitoli vi siano piaciuti e che abbiano dato un giusto finale alla storia.
In realtà volevo scrivere il 15esimo capitolo come una crack e utilizzare Alya per far ridere ma non ci sono riuscita ed ho scritto un'altra cosa seria e (spero) piena di sentimenti. xD
Ho scritto e scritto un sacco di volte la frase finale perchè appunto volevo aggiungere una frecciatina della Super Giornalista ma... no, alla fine andava bene quella che mette la parola fine e fa sì che ci si possa immaginare altro. O almeno credo...
VABEH.
Fatemi sapere cosa ne pensate e magari datemi qualche idea o spunto per cose future. Anche cose random (magari qualcosa di quello che potreste suggerire mi aiuterà a terminare una delle sei storie con soggetto originale che ho all'attivo...!).
Tornate spesso a rivedere i capitoli perchè in futuro potrebbero spuntare delle mini illustrazioni (soprattutto Reine des Abeilles!). :D

SEE YA!

Grazie mille! 
   
 
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