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Autore: lodoredelmare    07/01/2018    1 recensioni
In un'epoca lontana, durante un'afosa nottata estiva si incontrano un uomo ed una donna.
Sono totalmente diversi eppure questa loro diversità li attrae facendo poi sbocciare l'amore, tuttavia il loro è un amore proibito e rinnegato da chiunque ma -come ormai ben sappiamo, il vero amore supera tutti gli ostacoli.
Dal testo:
"Vi erano solo due passi a separarli, ora aveva modo di osservarlo attentamente, scrutare e memorizzare ogni singolo dettaglio del volto di quel temibile yokai.
Inchiodò i suoi occhi sul suo volto dai lineamenti fieri e nobili, raffinati e virili privo di qualsiasi imperfezione che gli concedevano una bellezza etera quasi disarmante, incantevole e ipnotizzante.
Sublime. Era quello il termine corretto. Affascinante e terrificante allo stesso tempo."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, izayoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Poteva dire che fosse da tutto il pomeriggio che dipingeva, le dita ben salde sul sottile pennello di alta manifattura con le setole intrinseche di colore, una miscela bluastra ricavata da dei particolari frutti recuperati da un servo di suo padre.
Rinchiusa in quella stanza da tutta la giornata non aveva fatto altro che sospirare, buttare fuori con il respiro tutto il suo malore mentre rimirava lo scorrere del tempo attraverso l’ampia finestra spalancata che dava direttamente sulla fitta boscaglia che circondava la sua abitazione, quella dimora nobiliare che ora ospitava un numero non ben definito di uomini di alta classe.
Il sole era in principio di tramontare, salutando anche quel giorno il villaggio in cui viveva riscaldando per l’ultima volta in quella giornata il terreno mentre tutti i lavoratori si affannavano per terminare alla svelta il proprio lavoro per ritornare finalmente nella loro umile casa trascinandosi dietro tutte le fatiche del dì, la schiena acciaccata le braccia stanche e i calli sulla mani che dolevano.
Cercava di concentrarsi Izayoi per rendere la sua piccola opera ulteriormente più graziosa di quanto già non lo era, il pennello che accarezzava con delicatezza la ruvida consistenza della pergamena donandole un colore totalmente nuovo arricchito da sfumature e abili giochi di ombra e luce.
Cercava di concentrarsi Izayoi tuttavia il baccano sottostante alla sua camera le portava una grande irritazione, le delicate dita lunghe ed esili strinsero con vigore il pennello. La sua mano tremò leggermente.
Prese un profondo sospiro, chiuse per un attimo gli occhi e cercò di calmarsi di raggiungere quello stato di pace e di serenità che la spingeva sempre a dipingere.
Schiamazzi, urla e risate. Riusciva ad avvertire ogni singolo differente tono e sfumatura di voce.
Intinse il pennello in una piccola boccetta di vetro soffiato azzurro per poi appoggiare le sue morbide setole sulla pergamena intenta a riprendere il proprio operato.
               “Avete davvero un ottimo talento”.
Una voce bassa e roca la portò a sobbalzare e a cacciare un piccolo urletto di sorpresa mentre il pennello scivolò sulla pergamena lasciandosi dietro una terribile traccia bluastra in un mare di verde brillante.
Il pennello cadde sul tatami per poi rotolare svelto lungo esso fino al raggiungimento dei piedi nudi della sua proprietaria.
Izayoi voltò l’intero corpo rapidamente con gli occhi spalancati dalla sorpresa e la bocca aperta in una piccola O sconvolta. Dinnanzi a lei con quegli abiti così particolari ma al contempo anche aristocratici dalle rifiniture preziose e dai tessuti pregiati, gli inusuali capelli ora raccolti in un’alta e lunga coda di cavallo permettendole per la prima volta di notare come anche le sue orecchie fossero così diverse da quelle comuni –allungate e appuntite, ecco che compariva la figura del demone che ormai da giorni l’accompagnava in tutte le sue solitarie nottate partecipando attivamente a tutti i suoi sogni.
Quel demone che emanava imponenza e virilità al semplice sguardo le rivolgeva un piccolo sorriso totalmente discordante con quei suoi occhi all’apparenza gelidi.
Izayoi si portò una mano al petto, all’altezza del cuore che ancora infuriava nella sua cassa toracica per lo spavento per poi rivolgergli un’occhiata indispettita.
               “Mi avete spaventata” disse sollevando il mento con fare altezzoso.
Il demone ridacchiò piano “Chiedo umilmente il vostro perdono”.
Izayoi rivolse nuovamente lo sguardo alla sua pergamena per poi sospirare sconsolata alla vista di quell’orripilante imprecisione bluastra in mezzo a tutto quel verde di una collina immaginaria su cui era posato un’appena accennato con il carboncino un albero di ciliegio.
               “Mi avete fatto sbagliare” recuperò da una scatola in raffinato legno una boccettina in vetro verde smeraldo in cui intinse il pennello dopo averlo ripulito con un panno che in passato era stato sicuramente candido –ora ricoperto di chiazze di colori contrastanti e vivaci.
Avvertì la presenza del demone avvicinarsi a lei, porsi al suo fianco di un solo passo distante dalla sua schiena. Il suo cuore già provato per lo spavento non poté fare a meno che riprendere a battere in maniera accelerata, un inconsueto calore l’avvolse imporporandole le guance e facendole sudare i palmi.
Era ben certa che quel demone dall’udito sopraffino avesse avvertito il ritmo incalzante di quel piccolo ma potente tamburo naturalr che era situato dentro di lei, questo le causò un forte imbarazzo e vergogna.
Izayoi cercò di scacciare dalla mente quelle preoccupazioni per riporre tutta la sua concentrazione sul suo lavoro che attendeva con ansia di essere terminato.
Il sole continuava a calare, pochi e deboli raggi rossastri ancora perseveravano a splendere.
               “Possedete un dono meraviglioso, Izayoi” sussurrò piano il demone per poi ricevere un flebile mormorio di ringraziamento da parte della ragazza “Siete un’autodidatta o qualcuno vi ha insegnato?”.
               “Entrambi” Izayoi interruppe nuovamente il lavoro per poi rivolgere il capo verso quel demone che non aveva spostato nemmeno per un attimo gli occhi dorati dal suo operato.
               “Disegnavo fin da quando ero bambina” incominciò a raccontare destando l’attenzione dell’uomo al suo fianco “Fu mia madre la prima persona che venne a conoscenza di questa mia passione. Chiamò un abile maestro di un villaggio vicino a darmi lezione due volte a settimana, ricordo che aspettavo con trepidazione quel momento.
Interruppi l’istruzione in seguito alla morte di mia madre –ero ancora un infante, all’incirca sette anni, e mio padre non apprezzava particolarmente questa mia passione”.
               “Perché?”.
               “Non riteneva corretto che una donna riponesse tutte le sue attenzioni su una cosa tanto sciocca come la pittura quando invece era necessario che imparasse come essere un’ottima moglie e madre” l’ultima frase Izayoi la pronunciò con un’evidente espressione di disprezzo, una smorfia appariscente si delineò sul suo viso.
               “Vostra madre doveva essere una donna di buon cuore”.
Izayoi sorrise apertamente “Lo era”.
Il sole era stato ormai completamente offuscato dalle fronde della vegetazione e dalle alture che si stagliavano chiare nell’orizzonte mentre il cielo si tingeva di un profondo blu tempestato da nebulosi puntini luminosi, infinitamente lontani e incalcolabili mentre la luna mostrava solamente il lato più sottile di sé.
I villaggi lontani si illuminavano di fiaccole mentre l’ora del ristoro era finalmente giunto per tutti, una serena pace arrivava con la sera avvolgendo ogni cosa.
               “Avverto dello schiamazzo” il demone interruppe il dolce silenzio mentre cercava con lo sguardo la fonte di quel chiasso.
Izayoi s'irrigidì all'istante stringendo forte il pennello tra le sue dita mentre con la mente volava in direzione delle stanze adornate a festa della sua dimora, al piano inferiore dove erano stati accolti con grande entusiasmo gli invitati dal padre affiancato dalla sua fidata servitù.
Sapeva che essa aveva lavorato duramente in occasione di quella festa preparando variegate e ricercate prelibatezze, ordinando da abili commercianti la qualità migliore di sakè racchiusi in apposite ampolle di ceramica e porcellana pregiata riccamente impreziosite dalle abili mani di un artigiano cinese.
Le vennero gli occhi lucidi che imploravano disperatamente di poter finalmente lasciare libere quelle lacrime che da giorni erano collocate agli angoli dei suoi occhi, lacrime dettate da un infausto destino che giungeva sempre più rapidamente.
Izayoi rivolse lo sguardo verso la figura del demone che aveva incatenato quei suoi occhi dorati sul suo viso fatto improvvisamente pallido.
Aveva già sfogato la rabbia e la frustrazione in sua presenza e non si era sentita affatto giudicata, tutt'altro il demone aveva mostrato una comprensione quasi umana.
               "È una festa in mio onore" annunciò con un flebile sussurro tremolante così come lo erano le sue mani.
               "Durerà tre giorni e due notti. Mio padre ha invitato tutto l'alto ceto sociale del nostro territorio, compresi anche quelli dei territori circostanti. Stanno festeggiando il mio imminente matrimonio che tra pochi giorni verrà celebrato assieme a uno dei miei cinque pretendenti che sono giunti in tarda mattinata" Izayoi scoppiò in un pianto disperato, gli occhi scintillanti di lacrime e le guance rosse come mele mature per lo sfogo. Il demone rimase impassibile dinnanzi alla sua costernazione, dinnanzi a quel volto contratto da una smorfia addolorata con il petto che sobbalzava a causa dei ripetitivi singhiozzi.
               "Io questi uomini non ho avuto modo di vederli, mio padre mi ha costretto a rintanarmi nelle mie stanze fino al termine di questa insulsa festa perché potrebbe portare disonore e sciagura mostrare la futura sposa in un momento di così estremo giubilo”.
Izayoi s’accasciò al pavimento, l’esile corpo ancora scosso da profondi singhiozzi che interrompevano il suo parlato.
Il demone rimase ritto dinnanzi a lei, solamente lo sguardo pareva avesse perduto quella caratteristica freddezza tramutandola in dolcezza mista a compassione. S’inginocchiò al suo fianco pur di essere alla medesima altezza di quella della giovane principessa, e si concesse unicamente di posarle una mano sulla sua schiena.
La ragazza –che precedentemente aveva nascosto il volto tra i palmi delle piccole mani, incrociò i suoi occhi sorpresi sul viso del demone dai tratti ora un po’ più addolciti mantenendo comunque quell’aspetto raffinato e altolocato.
Il demone spostò lo sguardo nuovamente sul disegno ancora incompleto della ragazza.
               “Perché il mare?” le chiese cercando di distrarla da suoi tristi pensieri.
Izayoi cercò di asciugarsi il viso con le lunghe maniche del leggero kimono per seguire il punto osservato dal demone.
               “È il mio sogno, non ho mai visto il mare” il demone la guardò con gli occhi sgranati dalla sorpresa pensando a quante cose a quella ragazza era stato impedito di fare e di vedere. Una vita manipolata come uno sciocco burattino impagliato tra le mani di un uomo più potente di lei. Una vita infelice e vana.
               “Io l’ho visto il mare”.
Izayoi aperse gli occhi mentre sul suo volto si disegnava un inaspettato sorriso radioso, un piccolo sole luminoso racchiuso tra quelle sottili labbra e quei candidi dentini così piccoli e innocui.
               “Raccontatemelo, ve ne prego! Raccontatemi com’è il mare, fatemi sognare” con le mani giunte in una preghiera la ragazza supplicò quel demone che le rivolse un sorriso divertito.
E così iniziò a raccontare partendo dagli albori, dagli inizi delle sue avventure che lo avevano portato a conoscere nuovi luoghi e nuove persone, che lo avevano portato a conoscere paesaggi meravigliosi in grado di sciogliere il cuore –il misterioso potere della natura. Le raccontò della fitta boscaglia che si diceva fosse incantata situata lungo le coste del Giappone settentrionale affiancato a un vulcano che ancora oggi ruggiva furioso suscitando la paura negli umani che vivevano ai suoi piedi, le raccontò dei piccoli villaggi che aveva visitato, delle portentose cascate in cui si era abbeverato, delle oscure caverne in cui infondo a quel naturale cunicolo tenebroso ecco sbucare in un’ampia area illuminata dai raggi lunari in cui al centro sorgeva un piccolo lago argentato, le raccontò delle meraviglie della natura ma anche dei numerosi territori esteri che aveva avuto modo di esplorare.
Era stato nella smisurata e vasta Cina passeggiando lungo l’immensa e sconfinata Muraglia Cinese per poi volare un po’ più a ovest fino al raggiungimento della così tanto decantata Europa godendo di quelle civiltà così diverse da quelle a lui abituato, nuovi modi di vivere e di pensare, nuove culture nuovi linguaggi e nuovi sapori.
Izayoi lo ascoltava ammirata, distesa sul futon e il volto sorretto dalle mani lo ascoltava con un grande sorriso sulle labbra immaginando e sognando quelle terre lontane e misteriose, terre di cui alcune non aveva mai sentito parlare.
Talvolta lo interrompeva martellandolo di insistenti domande sempre più curiose e sempre più appassionate. In Izayoi viveva un fuoco ardente e caldo, vi era un passione invidiabile all’interno di quel corpo esile e anche un po’ infantile, il corpo di una che doveva ancora divenire una vera donna adulta. Era un ardore che bruciava con veemenza che la portava a un intenso desiderio di conoscere esplorare librarsi nell’aria in completa libertà. Un ardore che si sarebbe sicuramente spento al conseguimento di quella gabbia dorata che sarebbe stato il suo matrimonio.
Izayoi comprese presto che le avventure del demone non furono dettate unicamente da bei posti e bei colori ma anche di dolore e afflizione, le avventure del demone avevano spesso l’odore della morte seguita dal colore rosso scarlatto del sangue.
Il demone aveva partecipato a numerosi scontri, lotte micidiali e violente che terminavano con ferite più o meno mortali e tanto sangue. Come quella volta nel bosco, il loro primissimo incontro in quel giorno in cui Izayoi aveva tentato per l’ennesima volta la fuga.
Avrebbe dovuto avere timore di quell’essere di cui le mani erano pregne del sangue di numerosi nemici sia demoni che umani come lei, ma in lei vi era una strana sensazione dettata dal cuore che la portava a fidarsi ciecamente di quel potente individuo. Era certa che non le avrebbe mai fatto del male.
Lo fissò negli occhi, in quegli occhi dorati dove ora vi lesse una sincera tranquillità. Pareva essere del tutto andato quel gelo e quella freddezza che aveva sempre letto, ora poteva scorgere una strana dolcezza che la portava ad arrossire mentre il suo cuore –quel piccolo tamburo incastonato nel suo petto che non si era mai smosso per nessuno, iniziò a rombare forte mentre la trasportava in una dimensione ovattata e serafica di cui spesso aveva letto nei suoi libri. L’amore.
Il demone terminò il suo racconto facendo sprofondare le stanze della principessa in un pacifico silenzio intervallato unicamente da grida esaltate di uomini nobili colti e ubriachi, invitati della festa del padre.
Izayoi aprì gli occhi. Nell’ultimo tempo li aveva socchiusi per cercare di immaginare ancora più vividamente tutto ciò che il demone le narrava, quell’etereo silenzio che era sceso tra i due non la imbarazzava minimamente ma la faceva sentire felice.
               “Dovrei andare” fu il demone a parlare per primo, issandosi in piedi per poi sistemarsi i gloriosi abiti che indossava –abiti che avevano resistito durante le numerose battaglie dal suo padrone affrontate.
Izayoi si sedette scompostamente sul futon, totalmente dimentica delle buone maniere che una ragazza dovrebbe tenere, a gambe spalancate e distese lungo il tatami. I capelli non erano più raccolti in uno stretto e rigido chignon ma erano lasciati liberi e disfatti sulle sue spalle per poi ricadere morbidamente lungo la sua schiena.
               “Non ve ne andate” sussurrò lei incatenando i suoi occhi a quelli del demone, non li abbassò nemmeno per un attimo riuscendo a sostenere tranquillamente il suo sguardo penetrante.
Vide il demone sorriderle sinceramente mentre gli occhi si dipinsero di una strana tenerezza. S’inginocchiò nuovamente al cospetto della ragazza e posò una mano artigliata sulla guancia morbida e candida di lei. Izayoi vi si appoggiò contro cercando di avvertire con tutta la sua pelle la consistenza di quella grande mano, dalla ruvidezza del suo palmo a causa di numerose vesciche dovute alla costante tenuta ferrea dell’elsa della sua spada, al leggero pizzicore causato dai suoi affilati artigli che avevano squartato e strappato via parti del corpo di chissà quanti individui.
Izayoi chiuse gli occhi cercando di bearsi quel contatto e quel calore che la mano emanava.
               “Perdonatemi Izayoi”.
               “Per cosa?” domandò lei corrucciando leggermente la fronte in quel punto dove poco tempo prima vi erano le sopracciglia, continuando a mantenere gli occhi serrati.
               “Per questo…” fu un flebile sussurrò quello che avvertì provenire dal demone, Izayoi stava per ribattere schiudendo leggermente le labbra ma da esse non fuoriuscì alcun suono essendo state bellamente tappate da altre labbra più ruvide e grandi ma ugualmente umide e dolci.
Il mio primo bacio, pensò Izayoi lasciandosi comunque trasportare dal momento. Cinse le braccia attorno al collo del demone come per attirarlo ancora più vicino a sé mentre l’uomo arpionò con insistenza i suoi lunghi capelli d’ebano.
Si baciarono a lungo, in un tempo che a entrambi parve infinito. Nella placida calma della notte, scoccavano i baci umidi e i veloci sospiri di quei due amanti avvolti da una strana passione che imperversava e che li portava a ignorare tutte le conseguenze che potevano giungere in seguito a quel bacio.
Umani e demoni non potevano intraprendere alcun tipo di relazione.
Izayoi aveva ancora gli occhi chiusi intenta a bearsi tutte le forti emozioni che quel bacio le aveva procurato quando il demone lentamente si scostò da lei, osservando poi quel piccolo e delicato volto giovanile dalle guance arrossate e le labbra tumide e gonfie di baci.
Izayoi aprì gli occhi, occhi che scintillavano di felicità per poi sporgersi nuovamente verso il demone donandogli un leggero e innocuo sfioramento di labbra.
               “Ora devo proprio andare” sussurrò allora lui tenendo stretto le sue mani sulle spalle esili della ragazza.
La ragazza lo vide allontanarsi da lei, raggiungere quella finestra da cui era venuto per poi sporgersi pronto a balzare fuori e a volare via nell’immensità di quella notte.
               “Aspettate!” chiamò lei, le mani giunte sul petto all’altezza del cuore che ancora fremeva imperterrito.
Il demone si voltò osservando la giovane Izayoi.
               “Non mi avete ancora detto come vi chiamate”.
Lui sorrise e scosse il capo. Quella piccola donna aveva il potere di rallegrarlo con ogni suo piccolo gesto.
               “Inu” sussurrò “Inu No Taisho”.
Izayoi ripeté a bassa voce quel nome come per imprimerlo meglio nella sua memoria.
               “Tornerete?” gli chiese allora speranzosa.
               “Sempre” e con un balzo volò via per poi sparire nell’oscurità della notte.
 
BUONSALVE A TE LETTORE!

È passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che ho aggiornato questa storia, chiedo scusa per il terribile ritardo ma con l’inizio dell’università e di conseguenza di una nuova vita mi ha portato a non avere nemmeno un secondo di tempo per potermi dedicare a me.
Vi ringrazio se siete giunti fino a qui, spero che questo capitolo vi possa piacere. Nel prossimo ci saranno degli sviluppi interessanti per questa strana relazione tra Mama Taisho e Papa Taisho anche se non ho la più pallida idea di quando avrò modo di aggiornare.
Detto questo vi lascio, ringrazio tutti coloro che hanno letto o recensito.
Un bacio,

LODOREDELMARE
   
 
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