La bianca luna, ferma nel cielo adornato da stelle, si rifletteva nel lago cristallino che si estendeva su un vasto campo di fiori.
Tra quei fiori, che donavano all'aria circostante un odore delicato, sedeva un uomo dallo sguardo pensieroso.
Il corpo scolpito e possente era rigido e i muscoli tesi.
Gli occhi blu come il cielo in quella notte stellata, erano fissi sull'orizzonte come se cercasse qualcosa.
O meglio qualcuno....
Mentre i capelli scuri erano pettinati dalla leggera brezza di una sera estiva, la rabbia in quell'uomo aumentava sempre di più.
Era arrabbiato con il destino che gli aveva tolto la cosa più bella che avesse mai avuto.
Era arrabbiato con suo figlio che si era messo in mezzo ed aveva rovinato ogni cosa.
Ma soprattutto era arrabbiato con sé stesso perché non era stato in grado di lottare per la donna che amava.
Lui, Dio forte e temuto da tutti, era scappato davanti alla forza dell'amore.
Non era stato in grado di lottare per lei.
Ed ora era troppo tardi.
Era passato troppo tempo.
Era passato il ricordo del loro amore.
Era passato il rancore nei confronti del terribile figlio.
Ma i suoi sentimenti per quella innocente creatura non erano passati e mai sarebbero passati.
Perché Urano lo sapeva bene: Gea non si poteva scordare.
Non ci si poteva scordare di Madre Natura. 
Non ci si poteva scordare del primo e vero amore.