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Autore: Samy92    07/01/2018    12 recensioni
Bulma parte per una missione di scienziati per andare nella Regione Polare a Nord della Terra, dopo aver brevettato una tecnologia per combattere il surriscaldamento globale. La scienziata più famosa del mondo, infatti, ha creato una molecola in grado di contrastare i gas serra. Non avrebbe mai potuto immaginare che, una volta arrivata tra il freddo dei deserti di ghiaccio, avrebbe fatto una scoperta che, forse, avrebbe cambiato per sempre la sua vita portandogli via la persona a cui, insieme a suo figlio, tiene di più: Vegeta.
Storia prima classificata al Contest “Come neve nella notte di Natale” indetto da Nede
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3_ Come neve
 
L’aereo diretto alla Città dell’Ovest arrivò alle diciannove in punto. Non appena Bulma poggiò il suo piede sul freddo strato di asfalto al di fuori del Gate, qualcosa di leggero e freddo accarezzò la sua fronte, rimasta scoperta grazie al suo nuovo taglio di capelli, ancora cortissimi, ma non più aggiustati in una frangetta spartana, bensì scalati in una versione più sbarazzina. Aveva approfittato proprio dello scalo alla Città del Nord e di una donna incinta che si annoiava sulla porta del suo salone di bellezza, che l’aveva pregata di lasciarle mettere le mani su quei suoi capelli di un colore tanto singolare. Bulma, dopo mille insistenze, aveva finito per fare spallucce e acconsentire. Le cambiava ben poco dopotutto. I suoi capelli erano l’ultimo pensiero che aveva in quel momento.
Un secondo fiocco di neve accompagnò il primo…poi un terzo, e poi ancora un quarto.
La donna si ritrovò ad aprire il palmo della mano, lasciandoveli ricadere sopra, mentre un filo di commozione le attraversava l’animo: ce l’aveva fatta. L’impianto era funzionante e stava già facendo il suo lavoro. Erano anni che i fiocchi di neve non cadevano sulla Città dell’Ovest e grazie alla sua molecola, attiva nell’aria già da più di ventiquattro ore, il clima della Terra stava già tornando alla normalità.
Alzò gli occhi verso il cielo e sorrise.
Per un attimo tornò bambina perdendosi nei fiocchi che si ricamavano nel cielo, già privo delle luci del giorno.
Suo padre le poggiò la mano sulla spalla, sorridendole:
“Congratulazioni, bambina mia! Si direbbe che la tua molecola funzioni…” le sorrise, dandole un bacio sulla fronte. A Bulma scappò una lacrima che suo padre asciugò prontamente, prima di continuare a parlare “Che dici se adesso ce ne torniamo a casa?! Sono sicuro che tua madre abbia messo su una cena di Natale di tutto rispetto!” disse scherzando il dottor Brief, passandosi teatralmente la mano sulla pancia.
“Ti dispiace se torno a casa a piedi, papà?!” disse Bulma, aggrappandosi alla sua giacca.
“Certo che no, figliola… ma ne sei sicura?! Trunks ti starà aspettando!” disse ovvio suo padre, accarezzandole il volto.
“Trunks mi odierà quando saprà la verità, papà…” rispose la donna, abbassando lo sguardo a terra. Il dottor Brief la strinse di nuovo tra le sue braccia.
“Credo che Trunks non riuscirebbe ad odiarti neanche volendolo, Bulma! E’ tuo figlio e ti adora…” rispose il genitore con tono ovvio.
“Ma adora anche suo padre e io ho fatto in modo che lui andasse via… ci vediamo a casa, papà!” disse, tagliando corto la conversazione prima di permettere di nuovo al pianto di prendere il sopravvento, ricambiando suo padre con un bacio sulla guancia, avviandosi fuori dall’aeroporto. 
Iniziò a vagare per le strade della Città dell’Ovest, mentre la neve continuava a scendere silenziosamente, imbiancando e purificando ogni cosa. Cadeva senza fare rumore, senza pesare, senza farsi del male. Così come lei, che continuava ad avanzare tra le vetrine illuminate dalle mille lucine colorate e tra le famiglie che, felici, uscivano mano nella mano, sorridendo ai loro bambini eccitati che provavano a raccogliere i piccoli cristalli di neve nelle loro mani. Sorrise continuando a camminare, ritrovando la gioia in quei volti. Era riuscita a ridonare un sorriso genuino solo grazie a dei piccoli fiocchi di neve, lì dove invece, alle uniche persone che rischiaravano il suo cuore, era stata in grado di toglierli.
“Neve, insegnami tu come cadere, nelle notti che bruciano, a nascondere ogni mio passo sbagliato…” pensava a come fosse facile, per quei fiocchi, scendere e cadere senza soffrire. Coprire e nascondere sotto un manto candido e puro le imperfezioni che vi si celavano al di sotto. Imperfezioni come lei, che era un essere imperfetto. Come la sua relazione con Vegeta, anche quella imperfetta. E forse il bello era proprio quello. Due esseri imperfetti avevano trovato un modo tutto loro per elevarsi alla perfezione. Perfezione che lei aveva sgretolato con un calcio ben assestato a tutto quello in cui aveva sempre creduto.
Continuava ad ammirarla e venerarla la neve, Bulma. Perché lei sapeva come fare a celare i passi sbagliati dei bambini che barcollavano incerti su di essa dopo solo qualche minuto. E lei?! Quanto ci avrebbe messo per rimettere a posto tutti i suoi passi sbagliati ora che Vegeta non sarebbe stato più al suo fianco?!
Ormai era arrivata alla Capsule Corporation. La cupola gialla si stagliava come una mezza luna al centro del parco innevato della sua casa, mentre i led bianchi che percorrevano la strada battuta tra gli alberi sembravano tante piccole stelle immerse nel buio di quel bianco splendore. Era uno spettacolo che non vedeva più da quando aveva sette, o forse otto anni. Forse un incanto come quello sarebbe piaciuto anche ad un tipo come Vegeta…
Scosse la testa per scacciare via quel pensiero. Era la notte di Natale. Di un Natale innevato, di quelli rari e belli che non si vedevano più da anni. Decise di prendersi del tempo, prima di rientrare in casa. Le luci della sala da pranzo erano accese, segno che i suoi genitori e Trunks, probabilmente stessero ancora finendo di consumare la loro cena. Si avviò verso il parco illuminato, immerso nella neve, addentrandosi nel punto che le piaceva di più. Il piccolo ruscello che attraversava la proprietà dei Brief aveva una piccola insenatura sulla quale da poco era stato montato un gazebo a cupola, bianco. I passi la condussero lì, prima che potesse rendersene conto. Si accoccolò nella sua giacca a vento, sedendosi sul piano in legno, aggettante esternamente alla struttura, ad ammirare la neve che cadeva sul ruscello che iniziava già a congelarsi per il rigore delle temperature, ormai già scese a picco sotto lo zero, aspettando lì l’arrivo della mezzanotte.
 
***
 
All’interno della casa, il piccolo Trunks, dopo cena si era appisolato sul divano.
I suoi nonni si erano ritirati da poco, visto che il nonno Brief era ancora stanco per il jet lag. Il bambino si era fermato a guardare il suo anime preferito alla tv, prima di seguirli ed andare a dormire anche lui. In realtà aspettava che sua madre tornasse finalmente a casa. Aveva aspettato suo padre per giorni e Vegeta non si era fatto vivo. Non capiva Trunks, cosa li trattenesse così lontani da casa, l’unico posto in cui loro, tutti loro, erano sempre stati se stessi: una famiglia.
Imperfetta forse, ma pur sempre una famiglia.
Si addormentò con quel pensiero, il piccolo Trunks, mentre il fuoco scoppiettava nel camino e le voci gracchianti provenienti dalla tv gli accarezzavano le orecchie.
Si accorse a malapena, dopo qualche minuto, che due braccia forti e tremendamente familiari lo avevano sollevato dal divano, per lasciargli poggiare il capo nell’incavo del suo collo nerboruto e dal profumo inconfondibile:
“Papà, sei tornato…” sussurrò il piccolo, mezzo addormentato, aggrappandosi a Vegeta, avvolgendogli le braccia al collo e le gambe all’addome, come se da quel contatto dipendesse la sua intera esistenza “Dov’è la mamma?!” chiese, inciampando teneramente nelle parole, a causa del sonno non del tutto perso.
“E’ qui…” e diceva la verità, Vegeta, perché ne aveva avvertito la presenza a pochi passi da lì “tra poco passerà a salutarti…adesso dormi” gli ordinò il principe dei Saiyan, scostando le coperte per adagiarlo nel suo letto, per poi ricoprirlo, prima di uscire dalla sua stanza.
Aveva sentito l’aura di Bulma avvicinarsi, prima ancora di guardarla attraversare il parco dalla finestra della cameretta del loro bambino. La neve ricopriva i suoi passi dopo il suo passaggio, come aveva coperto quelli che li avevano allontanati l’uno dall’altra… eppure li aveva anche ricondotti lì, in quello stesso punto, in quella stessa casa, dove quel loro amore distorto era nato, germogliato, inciampato. Si era spezzato, ricomposto e riplasmato più e più volte quel sentimento che Vegeta aveva scacciato via come la peggiore delle malattie. Lo aveva sempre visto per quello che era, quel rapporto: un legame che avrebbe contaminato la purezza del suo essere Saiyan. Ma quel sentimento adesso aveva bisogno di avere una certezza. Bulma gliel’aveva insegnato e lui lo aveva imparato da lei.
Senza esitare oltre, uscì dalla stanza di Trunks per recarsi nella propria. Afferrò lo scrigno contenente le sfere del drago nere e scese di sotto, recandosi nel parco, con l’unico scopo di raggiungerla e mettere fine una volta per tutte a quella storia...
 
*** 
 
Regione Polare a Nord della Terra, due giorni prima
La vecchia porta in legno tarlato si richiuse alle sue spalle con un tonfo assordante.
Vegeta avanzò all’interno di quella sottospecie di bettola con il naso arricciato, a causa del fetore di umido e di invecchiato che si respirava lì dentro.
“Non mi aspettavo che sareste venuto a cercarmi di persona, principe dei Saiyan…” gracchiò una voce che uscì dal buio di una porticina che dava sul retro, seguito dall’anziana Saiyan che si mosse con la sua insperabile sedia, in mezzo allo scricchiolio delle tavole di legno del pavimento “per me è un onore, rivedervi… l’ultima volta eravate solo un bambino, principe Vegeta!”
“Tsk! Risparmiami la tua ipocrisia e i tuoi raggiri!” sbottò Vegeta, portandosi le braccia al petto.
“Siete voi ad essere venuto da me, principe… e a questo punto non mi resta che chiedermi il perché” constatò la donna.
Vegeta digrignò i denti, tracimando bile dal fegato. Avrebbe ingoiato la sabbia piuttosto che sottomettersi a quella megera ma, se voleva una risposta, non avrebbe potuto fare altrimenti.
“Le sfere…” disse, breve e conciso “voglio sapere come liberarmene, per sempre” 
Gula si aprì in una risata dal gusto palesemente amaro e denigratorio.
“E’ questo che vuoi per te, Vegeta?!” chiese, quasi sputando via quelle parole con malcelato disprezzo, scavalcando anche la formalità e il rispetto che doveva al suo rango “Dopo che io non ho fatto altro che cercare un modo di riportare la nostra razza e il nostro pianeta alla gloria?!”
“Rispondi e basta, vecchia! Non ho tempo da perdere!” bofonchiò Vegeta, stringendo con le dita il tessuto logoro della sua battle-suit, provando a mandare giù e ignorare l’insulto della donna al suo orgoglio.
“Come vuoi… anche se non penso ti piacerà, mio principe!” disse soddisfatta, spostandosi con la sedia per avvicinarsi a lui, arrivando a fronteggiarlo dal basso “Le sfere sono legate all’essenza Saiyan dell’ultimo erede della stirpe dei Vegeta… escludendo ovviamente il bastardo mezzosangue che hai con la terrestre” precisò la vecchia. Non fece neanche in tempo a terminare la sua frase, che Vegeta l’aveva già afferrata per il collo del suo maglione, sollevandola da quella carretta di una sedia. Gula rabbrividì sotto lo sguardo minatorio e nero come la pece del proprio sovrano, ingoiando il grumo di saliva che le si era bloccato in gola.
“Attenta vecchia… ho ammazzato gente per molto meno. La prossima volta che darai a mio figlio del bastardo ti strapperò via quella lingua da serpe sorridendo e compiacendomi del tuo dolore!” gli alitò sulla faccia, facendola ricadere sulla sedia.
“Devi rinnegare quello che sei… il tuo essere Saiyan, l’orgoglio del tuo popolo. Rinnega il tuo ego, ciò a cui più tieni e le sfere finiranno in mille pezzi” disse Gula, ghignando a Vegeta, che le aveva dato le spalle, e che ricevette le sue parole come una pugnalata dritta nel mezzo della schiena.
“Non rinnegherei mai il mio orgoglio Saiyan…” disse Vegeta, aprendo la porta, ma prima che potesse richiudersela alle spalle, la voce di Gula arrivò di nuovo alle sue orecchie, come una frustata:
 “Lo hai già fatto, principe dei Saiyan… hai già rinnegato quello che sei quando hai deciso di innamorarti di quella terrestre…”
 
***
 
“Bulma…”
La voce di Vegeta le arrivò ovattata, come un’illusione.
Non era riuscita ad impedire al pianto di sorprenderla di nuovo, mentre se ne stava ancora accoccolata sotto il padiglione a stringersi nella sua giacca, con le ginocchia al petto.
Quando capì che l’uomo era alle sue spalle, ripresasi dalla sorpresa iniziale, che le fece tornare a scalciare furiosamente il cuore nel petto, si asciugò il volto come meglio poté per non dargli la soddisfazione di vederla “frignare”, come soleva ripetere sempre a Trunks quando piangeva.
“Che ci fai qui, Vegeta?! Pensavo te ne fossi già andato da un bel pezzo ormai…” constatò acida, tirando su con il naso, asciugandosi il viso, incorniciato dal pesante cappuccio della sua giacca.
L’uomo sbuffò, ghignando della tenacia di quella testarda. Stava palesemente piangendo per lui, eppure continuava a rintanarsi dentro la sua fortezza per non dargli la soddisfazione di aver vinto su di lei, almeno quella volta. Due facce della stessa medaglia… niente di più. Ecco cos’erano.
Senza dire nulla si avvicinò a lei, sedendosi al suo fianco mentre una luce biancastra incendiò l’atmosfera invernale attorno a lui, iniziando a circondare il suo corpo. Incrementò la sua aura, portandola fino al limite generando un alone caldo che avvolse prima lui e, quando le fu abbastanza vicino, anche Bulma, visibilmente infreddolita, sotto la neve che continuava a cadere su di loro… non fosse che la testarda si era voltata, dandogli le spalle per non essere costretta a fronteggiarlo.
Sbuffando di nuovo, il Saiyan l’afferrò di prepotenza per i fianchi e, con un solo gesto, la costrinse a sistemarsi a cavalcioni su di sé.
“Lasciami, Vegeta! Sei sempre il solito scimmione!” bofonchiò e sbraitò lei, colpendolo ripetutamente sul petto, ben consapevole che non sarebbe stata in grado di generargli dolore alcuno, ma giusto per la soddisfazione di colpirlo come avrebbe voluto fare da molto tempo prima. Vegeta, dopo averla lasciata sfogare per qualche secondo, bloccò i polsi di quell’invasata portandoglieli dietro la schiena, prima di perdere ogni brandello di pazienza, visto che quest’ultima stava già abbandonandolo da un bel pezzo.
“Sta’ ferma, maledetta sciocca e apri bene le orecchie, perché parlerò una sola volta!” la fermò, alzando la voce solo per attirare la sua attenzione, senza la rabbia con cui l’aveva aggredita diversi giorni prima, non ottenendo comunque ciò che voleva, visto che Bulma provò, inutilmente, a sgattaiolare via dalla sua presa:
“Ti ho detto di lasciarmi, Vegeta!” continuò infatti la sua protesta, provando ad evitare i suoi occhi “Sono una persona spregevole, fai bene ad odiarmi dopo quello che ti ho detto… capirò perfettamente la tua scelta di tornartene sul tuo pianeta, ma non costringermi ad assistere, non lo sopporterei” ammise sincera, strattonando le mani per liberarsi dalla presa dell’uomo. Ma Vegeta, al contrario, rafforzò la sua presa salda sui polsi di Bulma, approfittandone, per farla cozzare di nuovo contro di sé, spingendola contro il suo petto. Inevitabilmente i loro occhi morirono e rinacquero gli uni dentro quelli dell’altra.
“Pensi che qualche stronzata detta per rabbia e pura stupidità valga come la vita di centinaia di persone, donna?! Non hai detto nulla che io non sapessi già. Non ho alcuna intenzione di ripristinare il Pianeta Vegeta, se è questo che ti ha fatta tanto stare male e che ti ha spinta a mentirmi e a dirmi tutto quello che avresti dovuto vomitarmi in faccia molto tempo fa. Il mio posto è un altro ormai, anche se è una vita che non desideravo e che non volevo per me… ma che ho imparato ad apprezzare. Perché me lo hai insegnato tu…” disse, tutto d’un fiato, tanto era lo sforzo che stava facendo per tirare fuori quelle parole, mentre tentava di combattere in ogni modo il rossore che iniziava ad imporporargli le guance. Supremo! Aveva sconfitto nemici ben peggiori di una donna senza la minima forza spirituale, ma mai aveva fatto un discorso lungo, smielato e profondo come quello.
“Vegeta…” sussurrò commossa Bulma, vedendo davanti a sé un uomo che a stento riconosceva. Così burberamente se stesso, ma tremendamente diverso per le parole che le stava dicendo. Parole che Bulma aveva sempre sperato di ascoltare dalla sua voce e che ora voleva solo ricacciare indietro, nel timore che potesse esploderle il cuore nel petto da un momento all’altro:
“Sta’ zitta, e fammi finire donna!” grugnì Vegeta, indispettito, provando a rimanere concentrato per finire il suo discorso “E’ vero, non mi hai mai chiesto niente, ma neanche io l’ho fatto. Non ti ho chiesto io di innamorarti di me, eppure hai ben pensato di darmi una famiglia, un figlio, un erede… tutte cose che mio padre e il mio popolo mi hanno negato quando mi hanno messo nelle mani di Freezer, avevo solo l’età di Trunks… ed hai ragione, sono stato stronzo, cattivo, egoista ed arrogante… lo sono e lo sarò sempre, per il resto della mia vita. Questo non potrai mai cambiarlo, così come non potrai mai cambiare il mio essere un orgoglioso combattente della razza Saiyan, quindi mi dispiace per te, ma dovrai fartene una ragione!”
Bulma provò a controbattere alle sue parole dimenandosi su di lui e iniziando una breve protesta, ma Vegeta mollandole un polso, le portò l’indice sulle labbra per zittirla. La donna sbuffò, gonfiando le guance per il dispetto, ma si riaccoccolò sulle sue gambe, lasciando che finisse di parlare. E fece bene, perché quella era la parte più importante, il tassello che mancava nelle loro vite. La risposta che mancava ad entrambi, le luci che esplosero tra di loro incendiando l’inverno dei loro cuori, scaldandoli, lasciando che si incontrassero e che i brandelli dell’uno si confondessero con quelli dell’altro. Come la neve, che cade e si confonde leggera: delicata, silenziosa esplosione di emozioni che risvegliano l’anima.
Vegeta le portò una mano sulla guancia, intrufolandosi sotto il tessuto del cappuccio, aggrottando le sopracciglia, notando il nuovo taglio di capelli di Bulma. Riscoprì anche quella pelle di alabastro che aveva abbandonato il freddo, lasciando spazio ad un più delicato tepore, grazie al calore della sua aura che li avvolgeva entrambi. La accarezzò dolcemente, prendendo il suo volto nella propria mano, mentre Bulma chiudeva gli occhi assaporando il suo tocco, deciso ma leggero, portando la mano sulla sua, inspirando il suo profumo che gli era mancato come l’aria che non respirava quasi più. Vegeta l’attirò, contro il suo volto, facendo scontrare le loro fronti, prima di iniziare a parlare di nuovo, togliendole la vista dei propri occhi serrando le palpebre. Codardo ed incapace di mostrarsi completamente a lei, mettendo a nudo la sua anima per la verità che le stava rivelando e a cui, qualche giorno prima, non avrebbe mai osato dare voce: ignaro del fatto che a Bulma bastasse anche solo avvertire il suo respiro accarezzarle il volto per sentirlo vicino, vero, reale… suo.    
“In questi anni non ho fatto altro che vedere riflesso nello specchio un uomo in cui non mi riconoscevo e che non mi piaceva, ma che, con il passare del tempo ho imparato ad accettare e ad apprezzare, grazie a te… perché ti amo, sciocca e stupida terrestre!” concluse finalmente e poté giurare che il mondo si fosse fermato in quella sua dichiarazione.
“Vegeta…” sussurrò di nuovo, incredula, Bulma, portandogli entrambe le mani sul volto. Il Saiyan riaprì gli occhi, trovandosi a pochi centimetri quelli lucidi, azzurrissimi ed emozionati della sua donna. La neve continuava a cadere, così come le ultime due lacrime solcarono il bellissimo viso di Bulma. Lacrime di felicità pura, lacrime di gioia che Vegeta raccolse dal suo viso con le sue labbra, prima di passare ad accarezzarle la bocca. Impacciato e timoroso, come non lo era stato neanche la prima volta che era finito tra le grinfie di quella ninfa. La sua ninfa.
Come la neve che continuava ad accarezzare le case, gli alberi spogli e i loro corpi, le labbra di Vegeta si posarono leggere, ma calde su quelle di Bulma. L’accolse tra le sue braccia avvicinandola a sé, stringendola sul suo grembo, lasciando che le sue mani di assassino, combattente e amante vagassero sulla sua schiena, mentre intrufolava la lingua nella sua bocca, senza chiederle il permesso.
La magia di quel momento si racchiuse tutta in quel bacio: le loro labbra si accarezzavano mentre la neve che accompagnava l’arrivo del Natale, allo scoccare della mezzanotte, scendeva sopra di loro. In quello stesso momento le sette sfere, rimaste ai loro piedi, dove Vegeta le aveva posate, si congelarono e in loro si creò una profonda crepa che le ridusse in mille pezzi. Si ridussero in niente più che polvere, come il pianeta che avrebbero dovuto riportare agli antichi splendori e che invece sarebbe rimasto seppellito per sempre nei ricordi e nella storia.
Al contrario, invece, il solco che in quei giorni si era creato nei loro cuori, grazie a quel bacio, finalmente veniva completamente risanato. Vegeta aveva scelto lei e sarebbero stati così, insieme, per sempre.
Bulma sorrise sulle sue labbra, continuando a baciarlo, come non faceva ormai da troppo tempo, portandogli le braccia al collo, stringendolo a sé con la paura che potesse sciogliersi e svanire da un momento all’altro come un bellissimo sogno di una notte d’inverno. Si separò da lui solo per respirare, allontanandosi per poterlo guardare meglio, immergendo le mani in quei suoi bellissimi capelli corvini, ormai quasi completamente innevati, piegando la testa di lato con un sorriso birbante sulle labbra:  
“Da quando sei diventato così bravo con le parole, principe dei Saiyan?! Credo di essermi persa qualcosa…” disse furba, piegando le labbra in un ghigno.
“Anche questo l’ho imparato da te” concluse lui, spicciolo, troncando quella conversazione sul nascere, afferrandola per i glutei, per attirarla di nuovo contro il suo corpo, prima di tornare a baciarla.
Questa volta ad interromperli fu il suono del cellulare di lei, che le trillò nella tasca della giacca. Provò ad ignorarlo una volta, troppo impegnata ad assaporare le labbra di Vegeta, ma dopo una seconda ed una terza si decise a rispondere, mentre Vegeta le sbottonava la giacca per riuscire a baciarle e mordicchiarle il collo.
“Pronto” disse la turchina, inarcando la testa indietro, sorridendo birichina a causa del trattamento decisamente poco casto di Vegeta.
“Ehi, Bulma… sono Kim! Volevo solo dirti che Ivar sta bene, lo hanno appena dichiarato fuori pericolo” disse la voce all’altro capo. Kim, Ivar, fuori pericolo… Bulma ci mise del tempo a registrare quelle informazioni, fermando l’esplorazione di Vegeta, che aveva ascoltato e si era allontanato da lei con un ghigno degno del peggiore dei bastardi esistenti sulla faccia della Terra.
“Ma che cosa significa fuori pericolo?!” chiese la turchina, allarmata. Insomma, non pensava che una ginocchiata nelle parti basse potesse causargli chissà quali complicazioni.
“Ma come, non lo sai?! La notte scorsa lo abbiamo ritrovato privo di sensi lungo il corridoio” disse il ragazzo. “Ovvio, ce l’ho lasciato io” pensò Bulma, prima che Kim continuasse a parlare:
“Aveva diverse ossa rotte e un’evidente trauma cranico… nulla di grave in ogni caso, sta già meglio” concluse la voce all’altro lato dell’apparecchio e Bulma sgranò la bocca e lo sguardo per l’incredulità. Un’occhiata a Vegeta fu più che sufficiente per capire…
Poco dopo mise fine alla chiamata, puntando le mani sui fianchi. Avevano chiarito da meno di cinque minuti e Vegeta era già riuscito a farle perdere di nuovo il lume della ragione.
“Dì un po’, sei per caso impazzito, Vegeta?! Perché è inutile che cerchi di negare… sei stato tu a ridurre Ivar in quel modo!” sbraitò la donna, fumante dalla rabbia.
“Tsk! Ritieniti fortunata… Quando ho visto che ti stava baciando vi avrei ammazzati volentieri entrambi! Puoi solo compiacerti di averlo atterrato prima che ci pensassi io a sistemarvi entrambi” rispose lui, portandosi le braccia al petto, voltando il viso di lato.
“Questa non è una giustificazione...” lo rimbeccò lei, alzando ancora di più la voce.
“Lo è il fatto che ha toccato ciò che è mio, per di più contro la tua volontà, però…” fu la replica di lui.
“Sei per caso geloso, mio principe?!” chiese lei, inarcando un sopracciglio, spostandosi di lato per raggiungere il suo volto e guardarlo di nuovo negli occhi.
“Tsk! Ma smettila… tu piuttosto, hai bisogno di qualche allenamento! La tua difesa fa schifo…” deviò il discorso lui.
“E tu non saresti dovuto neanche essere lì, invece! Si può sapere che diavolo ci facevi?!” continuò lei, a cui il tentativo di cambiare discorso e il leggero rossore sul viso di Vegeta fece illuminare la lampadina “Eri lì perché volevi parlarmi, non è vero, Vegeta?!” lo punzecchiò, irritandolo non poco.
“Se tu fossi stata meno stupida e con la testa tra le nuvole, ti saresti accorta di me anche prima di quella sera…” si morse la lingua per quella rivelazione, riprendendosi, cercando di deviare ancora la piega che aveva preso la conversazione “In ogni caso ero lì perché sono venuto a cercare la vecchia Saiyan”
Ma Bulma era fin troppo attenta ed astuta per perdersi la prima frase detta da Vegeta.
“Che intendi dire con “ti saresti accorta di me anche prima di quella sera” ?!” chiese scettica mentre un’ipotesi, quella giusta prendeva finalmente vita nella sua mente e nel suo cuore.
Vegeta, in quei mesi che lei era lontana, due volte a settimana volava fino alla lontana Regione Polare del Nord, raggiungendo la base degli scienziati, senza mai dar mostra di sé, ma continuando a vegliare sulla sua donna tutta la notte, prima di spiccare il volo per tornarsene a casa. Mentre lei guardava lo splendore delle luci dell’aurora boreale, lui ammirava lei, l’unica luce di cui avesse bisogno.
“Quello che ho detto, donna… e adesso sta’ zitta!” disse Vegeta, sporgendosi in avanti per catturare di nuovo le sue labbra. La neve continuava a cadere, l’aura di Vegeta continuava a scaldarli e il mondo era fermo attorno alle loro labbra “Anzi visto che è Natale e mi hai trasformato in un volgare terrestre, pretendo di avere il mio regalo!” concluse il Saiyan, stupendo non poco la sua interlocutrice, che dopo un tentennamento iniziale per quell’assurda richiesta, esplose in una sonora risata, che si concluse con un bacio a stampo e gli occhi che le lacrimavano per il troppo ridere, mentre Vegeta, al contrario, aveva messo su un furiosissimo broncio offeso:
“A che regalo stavi pensando mio principe?! Non ho nulla per te…” ammise lei, inclinando le labbra in una smorfia di disappunto, ancorandosi al suo collo taurino.
“Sei proprio sicura di non avere niente per me, donna?!” ghignò lui, non senza malizia.
“Che io sappia, no… mio principe” disse lei, impostandosi in una posa pensosa “Ma dimmi pure quello che vuoi e vedrò cosa posso fare” concluse, birichina, passandogli il dito sul petto fasciato in una semplice canottiera nera. Quello che assolutamente non si aspettava era che Vegeta si avvicinasse al suo collo, alitandole nell’orecchio quattro parole che la sconvolsero nel profondo. Si portò una mano a tenersi la bocca, mentre gli occhi le si velarono di nuovo di lacrime. Evidentemente, per quella notte di Natale, le sorprese per lei non erano ancora finite.
“Vegeta… ne sei sicuro?! E’ davvero quello che vuoi?!” chiese, incerta ed esitante, in preda ad un leggero tremore dovuto alla commozione.
“Con Trunks ho fallito… con questo non sarà lo stesso, se è questo che ti preoccupa!” fu la replica decisa e convinta del Saiyan.
“Sei e sarai un ottimo padre, Vegeta!” disse Bulma, gettandogli le braccia al collo, accoccolandosi sulla sua spalla per minuti che parvero eterni.
“Vegeta, dillo di nuovo…” gli sussurrò sulla pelle, dopo un tempo indefinito, cercando di nuovo le sue labbra.
Il Saiyan capì al volo a cosa si riferisse e non riuscì ad evitare che le sue gote si imporporassero… di nuovo.
“Tsk! Una volta è già troppa… quindi vedi di fartela bastare, donna!” rispose, afferrandola di nuovo dal sedere, per alzarsi in piedi, tenendola in braccio, prima di ributtarla sulla neve, facendola esplodere in una risata cristallina.
Bulma rise e prendendolo per una mano lo fece ricadere su di sé, afferrandogli il viso ancora accaldato tra le mani, per rincontrare i suoi occhi, avvicinandosi al suo volto per far sfregare i loro nasi.
“Hai ragione, mio principe…” disse, prima di baciarlo di nuovo “Penso che dopotutto potrei farmelo bastare, quindi continua pure ad amarmi senza lasciare traccia…” 

Fine





Salve a tutti! Bene, sono arrivata alla fine di questa "avventura" breve, ma intensa xD 
Vi cito solo qualche riferimento, in particolare al gazebo bianco della CC, che è ovviamente lo stesso della puntata di super in cui 


***SPOILER***

Vegeta dice a Bulma la frase che personalmente mi sono cucita nel mio cuoricino da shipper:
"I should be with her"
Riferendosi proprio al fatto che Bulma fosse in procinto di partorire... non è un caso la scelta di far chiedere a Vegeta di avere un secondo figlio a Bulma, proprio lì, in quel posto *Lo so, troppo romantica. Awwwwww* Stesso discorso vale anche per il taglio di capelli di Bulma, volutamente riportato, che segna il passaggio dalla Bulma di "Z" a quella di "Super" per quanto il cambiamento sia solo a livello di look.

*** FINE SPOILER***



Spero comunque di non aver portato troppo i personaggi fuori dalla loro caratterizzazione canonica, in particolare quella di Vegeta, che segue ovviamente più quella di Super che quella di Z, per motivi di scelta del tempo dell'ambientazione e anche per esigenze di trama.
A proposito del Vegeta di super...Quanti di voi in super hype?! Io tantissimo eheheheh xD sto ancora provando a riprendermi da questa mattina!
Non mi resta che ringraziare tutti voi che avete letto e recensito e in particolare chi mi ha sostenuto in questa storia:
-Rohan, per avermi suggerito di partecipare a questo magnifico contest. 
-Nede per averlo indetto.
-Berrysama che si è sorbita, insieme a quell' altra santa donna di perolandia90 i miei scleri sui dubbi della trama. 
-La mia sorellina che mi ha dato una grandissima ispirazione per questa storia.


Ringrazio ancora tutti voi che mi avete seguita e vi do l'appuntamento con le altre due long "I'd come for you" e "God's Revenge- la giustizia degli Dei" oltre a "Kingdom's Sword Fire" scritta a quattro mani con quella deviatona della mia Sensei, Cri cri. 
A presto! Baci
Sam
   
 
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