Ho cominciato a temere chi teme la pazzia. Perché il timore verso essa è una malattia, la malattia che mi ha lasciata sola, al freddo, in bagni di lacrime per tanti anni.
Poi è arrivato un periodo in cui non m’importava più di niente e di nessuno. Ero indifferente, sempre al freddo. Non guardavo mai nessuno.
Un giorno, una persona mi si è avvicinata, incuriosita dalla mia indifferenza… Quel giorno, l’ho sempre creduto importante. E forse perché lo è stato, lo è ancora. Da quel giorno ho avuto più occasioni per essere felice.
Però, una cosa avevo chiesto: un abbraccio, uno solo, per sciogliere il ghiaccio e scaldarmi, dopo tutta quell’indifferenza inutile.
E ora ancora tremo. Dal freddo, dai singhiozzi. Perché ho visto il timore della pazzia anche in quella persona, così apparentemente speciale. Mi credeva pazza…
Ma volevo farle capire che non c’era nulla di male, proprio niente, nell’esser pazzi.
Tutto inutile…
Ho continuato a sentire freddo per parecchio tempo, a credermi pazza e ad impazzire per questo. Ogni singola ombra di questo mondo suscitava in me terrore.
Sono pazza… Solo questo riuscivo a pensare.
Finché qualcuno non mi ha guardato, mi ha sorriso… Mi ha abbracciato.
Le dissi del mio timor d’esser pazza. Lei non m'aveva mai vista come tale.
M’è bastato capire che il mio esser pazza può essere la normalità di qualcun altro, anche di una sola persona, che stavo già meglio. Io non sono pazza.
Ho visto che le persone che t’amano davvero non vedono in te alcuna pazzia ma solo qualcuno da tenere stretto; è quando capisci questo che cominci a crescere dentro.
È sempre rimasto nella mia testa o nel mio cuore, però, quell’abbraccio…
Perché ho visto in lei il timore della pazzia ho deciso di insegnare agli altri a non averne alcuna paura.
Perché quell’abbraccio era durato troppo poco.