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Autore: Riflessi    11/01/2018    11 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Note importanti:
 
PERCHE' DRACO/HERMIONE...
Quando mi appassionai alla saga di Harry Potter ero piccola, e Draco Malfoy, dal mio punto di vista fanciullesco, era semplicemente il bulletto bastardo ed antipatico che metteva i bastoni tra le ruote ai tre protagonisti, che faceva saltare i nervi quando prendeva in giro Hermione o quando faceva i dispetti. Anni dopo mi capitò di riprendere in mano i libri, e rilessi l'intera storia con mentalità adulta: il risultato è stato l'aprirsi di un altro mondo, l'accorgermi di sfumature più profonde nei caratteri dei personaggi, gesti e comportamenti dettati da motivazioni serie, situazioni intricate, argomenti molto più attuali e reali rispetto al solo scenario da favola per bambini... ed in tutto questo, rientrava anche un soggetto all'apparenza così banale e prevedibile come Draco Malfoy. Lui era un ragazzino complicato, con seri problemi a relazionarsi agli altri, che non capiva il significato profondo dell'amicizia, e tendeva a nascondere le sue mancanze dietro lo snobismo e l'odio... fino ad arrivare al punto di sottomettersi al gioco di Voldemort, anche se con grande sofferenza nell'ultimo periodo.
Io ho sempre avuto come la sensazione che anche proprio ma proprio alla fine, Draco potesse fare qualcosa per riscattarsi completamente da tutti  quegli anni di oscurità... purtroppo non è stato così o, per lo meno, il suo redimersi non è stato così palese come quello di Severus Piton. La situazione di Draco purtroppo, da "Il Principe Mezzosangue" in poi, si era compromessa a tal punto che, nonostante la terribile voglia di tirarsi indietro da tutta quella follia omicida, era diventato impossibile scappare, a meno di volerci rimettere la vita. Per comprendere e riscattare la figura del serpeverde ho dovuto leggere fra le righe, captare alcune sue piccole azioni, minimi gesti, impercettibili atteggiamenti: il non denunciare Harry, Ron ed Hermione a Malfoy Manor, il pianto disperato di fronte lo specchio del bagno, l'incapacità di uccidere Silente, o la sua titubanza nel finale, quando raggiunse controvoglia suo padre ed i mangiamorte sullo sfondo di una Hogwarts semidistrutta.
È per tutti questi motivi che ho cominciato a rivalutare Malfoy come personaggio.
PERCHE' NON RON/HERMIONE...
A questo punto delle spiegazioni, nel mio immaginario, era inevitabile affiancare Draco Malfoy ad una donna del calibro di Hermione... perchè la realizzazione della storia d'amore fra lei e Ron, coronata dal famoso bacio nella camera dei segreti, non mi ha dato quella soddisfazione completa, quella della spettatrice di fronte alla coppia preferita che finalmente si dichiara amore eterno. Il "tutti vissero felici e contenti" stonava troppo, c'era qualcosa di sbagliato... nella mia personalissima visione, una donna del suo stampo, così intelligente, caparbia, coraggiosa, intraprendente, generosa, e tante, tante altre cose, avrebbe dovuto avere vicino un uomo con un lato più misterioso, per scontrarsi con lui ogni giorno, amarlo e maledirlo al tempo stesso. Ad Hermione, per mantenere costantemente viva la fiamma, serviva un uomo più tormentato, con il bisogno di essere guidato per mano verso la luce... e chi, se non lui, poteva rivestire questo ruolo?
L'idea di Hermione e Ron nel futuro mi trasmetteva la brutta sensazione di quelle relazioni incentrate sull'abitudine, basate piuttosto sull'affetto, che sulla passione travolgente. Lei meritava un amore più vivace, più travagliato anche, un amore da film! Dove lui, nonostante l'oscurità che lo avvolge, alla fine capisce di amarla più della sua stessa vita. Io poi ho sempre voluto credere che Draco, nel suo atteggiamento di esagerato disprezzo, abbia sempre nascosto un pizzico di interesse verso di lei...
OOC o IC?
Credo che in una fanfiction, fare di Draco ed Hermione una coppia, renda questi due personaggi... come dire... automaticamente Out Of Character! Mi spiego meglio: Draco ed Hermione hanno caratteri talmente diversi che trovare a tutti i costi un modo per farli innamorare, equivale a farli deviare forzatamente dal loro abituale e naturale modo di comportarsi. La Dramione è una ship molto delicata, si rischia facilmente di scivolare nei cliché e nella banalità; cercherò il più possibile di evitarlo, anche se è difficile.
AVVERTIMENTI...
Non stravolgerò il carattere di Hermione facendola letteralmente buttare fra le braccia del mangiamorte solo perchè dopo dieci anni lo incontra per strada e si accorge che è diventato bellissimo... o almeno non lo farò in questa storia, perchè è così che voglio! Non trasformerò Ron in un giovane cattivo e violento, solo per dare ad Hermione la possibilità di lasciarlo con la coscienza pulita (Ron è un ragazzo così buono che non si merita di diventare un orco in questa storia. Forse mi capiterà di farlo in un'altra, chissà). Draco, invece, che ha pagato i suoi errori attraversando un lungo e buio periodo, non diventerà d'improvviso un eroe buono senza macchia e senza paura, pronto a gettarsi nelle fiamme per gli altri, perchè il suo lato codardo cercherà costantemente di riemergere! Affronterà però, un percorso molto difficile per diventare finalmente un uomo migliore: molte volte cadrà, si rialzerà, maledirà se stesso e il suo infame orgoglio ma poi... credo che, alla fine, su di lui farò splendere il sole!
AMBIENTAZIONE...
"Le fiabe oscure" è ambientata nove anni dopo il 1998 e mi sono basata sulle informazioni che la nostra amata J.K. Rowling ci ha dato sul futuro di ogni personaggio: per cui Harry è divenuto capo Auror, Hermione dirige l'ufficio per l'applicazione della legge sulla magia (è ancora lunga la strada per la poltrona da primo Ministro), Ron lavora al negozio di scherzi, Ginny fa crescere James, mentre Draco Malfoy condurrà la sua vita da aristocratico che studia l'alchimia, con la passione per i manufatti oscuri, di cui fa collezione...
Ed è proprio da quest'ultimo punto che ho trovato l'idea per far incrociare le strade di Draco e di Hermione. Nel periodo in cui è narrata "Le fiabe oscure", lei si sta occupando della traduzione de "Le fiabe di Beda il Bardo" (il cui titolo fa in parte riferimento) ed insieme ad Harry tentano di risolvere uno strano omicidio. Da quel momento cose misteriose cominceranno a capitare alla ragazza, e la storia si tingerà a tratti di toni vagamente horror...
Il prologo invece, è una breve escursione di un anno avanti rispetto alle vicende della storia, racconta infatti il momento in cui Hermione Granger, al banco del Ghirigoro, presenta il libro già tradotto e stampato.
 
Tutti i personaggi sono di esclusiva proprietà di J.K. Rowling, e la fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
Buona lettura...

 
Le fiabe oscure...
 
Prologo
< Maggio 2008 >
 
"In un giardino incantato chiuso da alte mura e protetto da potenti magie, in cima ad un colle scorreva la fonte della buona sorte.
Una volta all'anno, tra l'alba e il tramonto del giorno più lungo, un solo infelice aveva il privilegio di intraprendere il viaggio alla fonte, bagnarvisi e ricevere buona sorte per il resto della vita..."
 
La voce limpida e calma di Hermione Granger giungeva alle orecchie della gente lì assiepata come una dolce cantilena, una musica che aveva il magico potere di ammaliare le menti e far scendere il silenzio all'interno del locale. Harry Potter si mosse sulla sua sedia, come in fermento, "Le fiabe di Beda il Bardo" non le aveva mai amate particolarmente, gli ricordavano troppo i giorni bui in quella sudicia tenda alla ricerca degli Horcrux; ora che ci pensava, si era inconsciamente rifiutato pure di raccontarle a suo figlio James che, nonostante ciò, sgambettava continuamente per casa parlottando di pentoloni salterini e cuori pelosi... opera di Ginny sicuramente! Ron, alla sua sinistra, si stava infilando un dito nel naso ed Harry, distrattamente, tornò a guardare Hermione seduta dietro il bancone del Ghirigoro; d'improvviso però, sgranando gli occhi, realizzò l'assurdità della scena precedente: Ron intento a rovistare nel suo naso! Con sguardo inceneritore gli rifilò una violenta gomitata nelle costole; l'amico borbottò qualcosa di incomprensibile a bassa voce e si scambiarono un paio di battute nervose fra loro, finché quel piccolo screzio destò l'attenzione di un altro ascoltatore, seduto rigidamente alla loro destra: Draco Malfoy. Il ragazzo, al contrario di Harry e di Ron, stava seguendo attentamente la lettura di Hermione Granger perciò, infastidito, intimò il silenzio ai due farfugliando qualcosa che Harry recepì come un molto, molto probabile: "Cretini!".
 
..."Ora, Messer Senzafortuna, come il cavaliere era conosciuto nelle terre fuori dalle mura, si avvide che quelle erano streghe e, poiché non possedeva alcun potere magico, né particolare abilità a giostrare o a tirare di scherma, né alcunché che lo distinguesse, era certo di non aver speranza di battere le tre donne nella corsa alla fontana..."
 
Non era stato particolarmente difficoltoso per Hermione tradurre "Le fiabe di Beda il Bardo" dall'originale in rune antiche perchè aveva già letto dieci anni prima quel libro, per uno scopo ben preciso. Nel mondo magico quelle favole per piccoli maghi erano già universalmente conosciute e tramandate dai genitori ai figli, eppure, nonostante questo la sua edizione aveva avuto un discreto successo: forse, sospettava, per la notorietà che aveva acquisito come eroina di guerra o probabilmente, per la curiosità che invece destavano le accurate considerazioni del defunto Albus Silente in calce ad ogni favola (concesse dagli Archivi di Hogwarts), e pubblicate nel suo libro. Fatto sta che quel giorno al Ghirigoro, erano giunte davvero molte persone, ed Hermione Granger, con la sua versione de "Le fiabe di Beda il Bardo" aveva superato di gran lunga il record di presenze ottenuto dal vecchio Gilderoy Lockhart, il professore di difesa contro le arti oscure che, nel pieno dei suoi anni d'oro, aveva presentato dietro lo stesso bancone: "Magicamente Io".
La sua voce calda proseguiva melodica:
 
... "e così le tre streghe e il misero cavaliere si inoltrarono per il giardino incantato."
 
Molly Weasley se ne stava in piedi, appoggiata ad un muro laterale del negozio tenendo in braccio James addormentato, ed ascoltava Hermione con quella sua espressione materna e compiaciuta di sempre, quella che riservava ad ogni suo figlio, compreso Harry, quando faceva qualcosa di veramente lodevole. Minerva McGonagall, abbandonata la scuola per qualche ora, rimirava la sua ex studentessa con un orgoglio che a stento riusciva a trattenere, rimettendosi a posto gli occhiali continuamente in un gesto automatico che sapeva più di vizio che di necessità; Ginny era scappata pochi minuti prima, per evitare che Albus, appena nato, cominciasse a piangere disperato per la fame, mentre il ministro Shacklebolt, seduto in prima fila, si era girato per confabulare con quel troppo famoso Capo-Auror dagli occhiali rotondi...
 
... "La fonte scintillava davanti a loro, tra le erbe e i fiori più rari e più belli che avessero mai visto. Il cielo era infiammato di rosso ed era ormai tempo di decidere chi tra di loro si sarebbe bagnato alla fonte..."
 
Hermione Granger alzò un momento gli occhi dalla pagina ed incrociò uno sguardo chiarissimo, insistentemente fisso su di lei: Draco Malfoy aveva un'espressione così seria da far paura, le sue sopracciglia erano leggermente aggrottate, le braccia incrociate e la posa estremamente rigida; per un momento si chiese cosa diavolo ci facesse lui lì se la presentazione di un libro lo indisponeva così tanto, poi... le labbra dell'uomo si alzarono in un piccolo sorriso sghembo, fino ad aprirsi in qualcosa di più incoraggiante. Quando furbescamente le strizzò l'occhio in segno d'intesa, Hermione si imbarazzò e perse tragicamente il filo della lettura. 
"Ehmm... scusatemi!" Riprese a leggere.
 
..."Ma prima che potessero giungere ad una decisione, la fragile Asha cadde a terra. Esausta per lo sforzo di scalare la vetta, era in fin di vita..."
 
***
 
Dieci anni erano passati dal 2 maggio del 1998, il cammino di ognuno di loro era stato a tratti semplice, come se fosse stato diretto dal destino stesso, a tratti così complicato da lasciare spazio all'autodistruzione, alla commiserazione, alla depressione...
Nessuno era rinato subito a nuova vita, perchè quella era stata una vittoria con un retrogusto troppo amaro per esser festeggiata senza riflessioni. I sorrisi della gente furono sorrisi falsi per molti mesi ancora a venire, e tutti coloro che avevano "vissuto sulla propria pelle" non ebbero mai il coraggio di confidare al prossimo quella vergognosa (ma purtroppo legittima) invidia verso chi, per un puro colpo fortuna, era sopravvissuto al posto di un familiare.
Hermione Granger aveva sofferto in modo intenso ma razionale, un dolore muto che l'aveva fatta piangere silenziosamente, finché non aveva realizzato all'improvviso che, insieme alla fine di Lord Voldemort, era finita anche l'adolescenza. Si scoprì finalmente donna: la ragazzina che correva per Hogwarts dietro ai mantelli dei suoi amici spericolati, era sparita con l'ultimo incantesimo fatto contro i mangiamorte.
Così, raccolse i cocci della propria vita e decise che non avrebbe mai più pianto. Mantenne fede alla promessa: le lacrime non solcarono mai più le sue gote, la sua vita iniziò a scorrere placidamente, ed arrivarono le soddisfazioni, per la sua gioia e quella dei suoi genitori babbani. Portò aria di cambiamento all'interno del Ministero della magia: al dipartimento per la regolazione e il controllo delle creature magiche continuò il suo lavoro per i diritti degli elfi domestici e gli esseri svantaggiati, e in generale si distinse così tanto per l'intelligenza e la perseveranza che alla fine, ottenne una promozione importante all'interno dell'ufficio per l'applicazione della legge sulla magia, dove ancora lavorava e collaborava con Harry Potter, a capo della squadra di Auror.
Altrettanto bene non era andata in materia d'amore e, purtroppo, Hermione era costretta a farsene una colpa: quando aveva subito il brusco cambiamento svegliandosi donna, semplicemente Ronald Weasley aveva cominciato ad andarle stretto. Si era convinta che, restando insieme a Ron, avrebbe condotto una vita mediocre; con un pizzico di presunzione pensava di possedere un cervello più sviluppato del suo: lui era un uomo semplice, privo di ambizioni, poco passionale, schiavo di gelosie immotivate, un poco tonto e buono fino all'esasperazione; lei invece era un concentrato di astuzia, intelligenza, intraprendenza, voglia di emergere, caparbietà... doti che come è ovvio, contrastavano enormemente con la personalità del ragazzo. Talvolta veniva assalita dall'ansia al pensiero di un ipotetico futuro come moglie di uno che gestiva in società un negozio di scherzi a Diagon Alley.
L'anno che Hermione Granger trascorse ad Hogwarts da sola per conseguire i M.A.G.O. fu provvidenziale per il definitivo allontanamento, e Ronald Weasley, conscio di un amore che non era mai definitivamente decollato, guardò altrove liberandola dal pesante fardello della totalità delle colpe. Per qualche tempo furono impacciati nel relazionarsi ma poi, l'estrema ingenuità di Ron e la sua rassegnazione, insieme al fatto che aveva cominciato a frequentare qualche ragazza, li aiutò a ricucire la loro antica amicizia. La famiglia Weasley non era mai venuta a conoscenza di un vero e proprio fidanzamento fra loro perciò, ignari degli eventi, attribuirono la colpa del mancato amore ai cambiamenti dell'età adulta... anche se a volte Molly Weasley ancora ci sperava, insoddisfatta delle donne che suo figlio le portava a casa.
 
***
 
..."Buon signore, siete voi a dovervi bagnare, in ricompensa della vostra cavalleria disse a Messer Senzafortuna. Così il cavaliere sferragliò negli ultimi raggi del tramonto e si bagnò nella fonte della buona sorte, esterrefatto di essere stato scelto tra centinaia e stordito dalla propria incredibile fortuna."
 
Draco Malfoy non staccava ancora i suoi stupefacenti occhi azzurri da Hermione Granger. Accanto a lui, il capo degli Auror aveva smesso già da un pezzo di studiare il modo di vendicarsi di quell'appellativo che Malfoy gli aveva borbottato contro poco prima: si rese semplicemente conto che, in effetti, non aveva avuto tutti i torti a chiamarli cretini e comunque lo vedeva troppo preso dalla lettura de "La fonte della buona sorte" per distrarlo al solo fine di punzecchiarlo. In realtà, a Draco Malfoy non fregava un emerito cazzo di quelle favolette e, se coloro che lo circondavano erano convinti che la sua espressione concentrata fosse un omaggio a Beda il Bardo, che lo credessero pure. Lui nel frattempo era impegnato ad analizzare la lettrice: la sua voce, il movimento delle labbra, gli scatti rapidi delle pupille sulle pagine del libro, la mano che di tanto in tanto rimetteva dietro l'orecchio una ciocca del suo particolare castano chiaro ramato, le leggerissime efelidi quasi nascoste dal trucco... Che assurdità il destino: era seduto lì, al Ghirigoro, ad ascoltare una nata babbana leggere le "Le fiabe di Beda il Bardo", ad osservarla con attenzione e ad irritarsi con il suo vicino di sedia (niente meno che Harry Potter) solo perchè faceva trambusto insieme al suo compare, distraendolo.
Draco Malfoy faceva parte della schiera di persone il cui cammino, già tracciato da quella potenza superiore che non ci è dato conoscere, invece di dirigerli subito sulla via della guarigione, li aveva fatti deviare e perdere per lunghissimo tempo tra i vicoli dell'autodistruzione. I suoi rimorsi di adolescente furono devastanti, i sensi di colpa lo rosero dentro, portandolo a schifare se stesso e ad annegare nella depressione; divenne più cupo e più maledetto ancora, evitò i luoghi affollati per la stramaledetta vergogna di imbattersi in coloro che erano stati piegati dal razzismo dei mangiamorte, che erano stati bullizzati da lui e dalla sua cerchia, torturati da chi loro sostenevano con tutte le forze. Come spiegare a tutta quella gente che quello che aveva tentato di fare alla fine, lo aveva fatto perchè voleva salvare la famiglia? Che sì! Era veramente un gran codardo. Che sì! Da ragazzino adorava gli ideali che suo padre gli metteva in testa. Che sì! Si era approfittato della sua potenza contro i più deboli, ma poi... poi si era reso conto del tremendo errore, ma quando ormai purtroppo, la follia cieca di Voldemort aveva raggiunto livelli inaccettabili anche per i suoi stessi seguaci. E nonostante l'immenso tormento interiore dovuto a quella rivelazione, fu costretto in seguito a continuare a sbagliare, pena la sua stessa vita.
In alcuni casi non basta il semplice e puro pentimento per rimettere le cose sulla giusta strada: questo aveva scoperto Draco Malfoy in quegli anni di espiazione.
Poi si svegliò dal torpore, e si accorse pure lui, come gli altri, di essere diventato uomo, allora, decise di diventare anche una persona migliore: non avrebbe mai amato una donna però, no! Troppi peccati da pagare, troppa sofferenza interiore per poter anche solo pensare di far felice un'altra persona... fu proprio in quel periodo che decise di rifiutare la nobile Astoria Greengrass. Divenne un buon amministratore per i suoi possedimenti e le sue ricchezze, e si appassionò agli studi alchemici: non per ottenere la vita eterna come Flamel, ma per il senso più  profondo di quella scienza, per gli insegnamenti filosofici e metafisici, capaci di guidare la mente umana verso la sua evoluzione, il suo miglioramento psichico e fisico...
Gli oggetti maledetti posseduti per secoli dalla sua famiglia, continuarono ad intrigarlo: girò tutto il mondo magico per trovarne altri, più rari e più letali. Divenne un esperto di manufatti oscuri, ma non ne fece mai più uso, tendoli invece chiusi in teche di vetro e custodendoli in una stanza isolata della sua immensa casa; si rese conto con ironia che la sua smania di collezionarli nascondeva inconsciamente il desiderio di renderli innocui perchè, se al sicuro sotto il suo controllo, nessuno avrebbe più potuto utilizzarli per fare del male. Era un modo un po' contorto di scontare forse la colpa nei confronti di Katie Bell, la ragazza che anni prima aveva quasi ucciso ad Hogsmade, rifilandogli una collana maledetta, in realtà destinata ad Albus Silente.
E alla fine, pure Draco Malfoy aveva trovato un suo piccolo posto nel mondo, anche se alcune cose ancora mancavano per renderlo davvero un uomo felice, o forse no...
 
..."Le tre streghe e il cavaliere scesero insieme dal colle, a braccetto, e tutti e quattro vissero a lungo felici e contenti, senza mai sapere né sospettare che l'acqua della fonte non possedeva alcun incantesimo."
Fine
 
Hermione chiuse il libro, sorrise raggiante e spiegò che avrebbe pubblicato "Le fiabe di Beda il Bardo" anche nel mondo babbano nel dicembre dello stesso anno, e che il ricavato delle vendite sarebbe andato ad una fondazione per bambini malati. Un applauso si levò nel negozio e molti ragazzini vennero messi in fila per l'autografo, mentre il fracasso di sedie spostate copriva le domande che un paio di giornalisti tentavano di fare.
Hermione Granger in quei dieci anni aveva avuto il tempo di maturare al punto di diventare una bella donna con lineamenti perfetti ed accattivanti, non particolarmente formosa anzi, forse un tantino magra, ma fine ed aggraziata; occhi penetranti e scuri, capelli finalmente domati, naso dritto e un sorriso abbagliante. Era una donna sobria ed elegante anche nel vestire, infatti pure in quell'occasione si stava distinguendo per l'impeccabilità del suo completo nero: pantaloni stretti, una bella maglia aderente e un pochino scollata, scarpe aperte col tacco e infine una giacca bianca.
Quando la folla al Ghirigoro iniziò a diradarsi, Hermione andò incontro ad un gruppo di persone rimaste in piedi  ad aspettarla: salutò Minerva McGonagall, snobbò Draco Malfoy, abbracciò Harry e Ron con calore, e fece un paio di smorfiette stupide a James Potter ormai sveglio. Poi, come ricordandosi di qualcosa, si voltò di scatto alterata:
"Tu!!! Si può sapere perchè avevi l'espressione da Ungaro Spinato prima?"
Draco Malfoy, sententosi tirato in causa, alzò un sopracciglio, seccato: "Chiedilo ai tuoi amici! Fanno casino come se stessero ancora ad Hogwarts!"
Ron, con le orecchie rosse, si affrettò ad annunciare che era tempo per lui di ritornarsene al negozio e, gradualmente, il gruppo si disperse. Draco Malfoy invece rimase piantato lì, con il solito sguardo enigmatico da uomo sprezzante, ma impeccabile nel suo abbigliamento, composto da pantaloni grigi e camicia bianca. Hermione rimase sulle sue, sollevando il mento con aria di sfida e aspettando che le dicesse qualcosa, invece lui si avvicinò in silenzio ed allungò un braccio, afferrandole la mano. Prese ad accarezzarle il dorso con il pollice, senza cambiare minimamente espressione, ed aspettò, fino a quando vide il viso di Hermione abbandonare la tensione e sciogliersi in un caldo sorriso; solo allora, anche gli angoli delle sue belle labbra finalmente si incurvarono. Era una scena di una strana dolcezza: loro erano due persone piuttosto timide nell'affrontare sentimenti che poco conoscevano, rappresentanti di due versanti opposti che avevano lottato contro la disperazione per ritornare a galla e, a distanza di tutto quel tempo, ancora raccoglievano qualche coccio sparso. Si stavano rapportando con molta cautela, per paura di osare troppo con una parola o un gesto impulsivo, e tenendo sotto stretto controllo l'eccessivo ardore per non spaventare l'altro fino a farlo scappare. Hermione, che sorrideva ancora, gli strinse le dita, riempiendosi la vista della sua bellezza signorile: gli occhi erano così chiari da spiazzare chiunque lo guardasse, le labbra erano carnose ed il naso dritto; la pelle era divenuta un poco più rosea rispetto ai suoi ultimi e sofferenti anni di scuola, merito forse del cambiamento di vita dopo la guerra ed i suoi orrori, mentre i capelli, di quell'assurdo colore tendente al platino, si erano scuriti un poco, dandogli qualche sfumatura di un biondo più caldo. Hermione aveva avuto modo anche di notare che stava diventando leggermente stempiato, ma era una cosa che non stonava nel complesso aveva stabilito ironicamente già da qualche tempo, perchè si addiceva alla sua condizione di aristocratico!
Draco Malfoy finalmente aprì bocca e, guardandosi prima intorno, le disse in tono serio: "Ti sto rovinando la reputazione..."
Hermione seguì  il percorso del suo sguardo, notando una decina di persone che cercavano palesemente di fingere interesse per qualunque cosa non fossero loro due, poi piantò di nuovo gli occhi in quelli azzurri di lui e delusa rispose: "Smettila Draco... è pura idiozia questa! Non sei uno scarto della società, ficcatelo bene in testa!" Socchiuse gli occhi, dubbiosa: "Forse sei tu che hai paura di macchiarti la reputazione con una nata babbana?"
Sciolse l'intreccio delle loro mani e si allontanò di un passo, mentre si stava già pentendo della sciocchezza detta; sapeva perfettamente che Draco aveva sofferto abbastanza e si era auto punito anche troppo, chiedendo perdono perfino per ciò che non aveva fatto. Hermione ne era consapevole, e si sarebbe presa a schiaffi da sola per ciò che le era uscito di bocca. Lui la guardò mortificato, si infilò una mano in tasca e la estrasse subito dopo, mettendole davanti agli occhi un sacchettino di velluto rosso. La frase che gli aveva rivolto la ragazza lo aveva ferito profondamente, facendo riemergere nel suo animo paure e turbamenti che aveva già dovuto affrontare un milione di volte e che, come uno stupido, riteneva fossero acqua passata, almeno con lei; invece si rese conto con dispiacere che probabilmente non avrebbero mai smesso di rimbeccarsi su certe questioni, forse anche per tutta la vita.
"Volevo darti questo. Ma sai, credo sia inutile, purtroppo. Ho ragione quando dico che le cose non cambieranno mai... nonostante gli sforzi che compio." Le disse ciò con voce sconfortata, distogliendo un momento lo sguardo. Le depositò il sacchetto tra le mani, sorrise amareggiato scrutandola con i suoi straordinari e indimenticabili occhi azzurri, e poi si voltò per andarsene.
 
Continua...
   
 
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