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Autore: Nimiunee    14/01/2018    2 recensioni
Dopo la morte dei genitori, Thrain trovò Isil e si prese cura di lei; crescendo e vivendo insieme ai nani, divenne una brava guerriera. Viveva felicemente a Erebor ma la calma fu squarciata dall'arrivo di Smaug. Ella accompagnerà Thorin alla riconquista della montagna solitaria insieme a Gandaf, Bilbo e la compagnia di Thorin scudo di quercia.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo ottavo: Ricordi 1° parte.
 

Un'altra giornata tranquilla era iniziata a Erebor; come sempre i nani lavoravano nelle miniere per estrarre i metalli prezioni per commerciarli con la città di Dale e in tutta la terra di mezzo, come hanno sempre fatto per tante ere. Thrain, tutte le mattine, controllava che tutto andasse bene ma avvicinandosi sulla grande balconata, dove vegliava tutto il suo regno, notò un gruppo di orchi percorrere in grande velocità la foresta sottostante alla montagna solitaria; avvisò immdiatamente il figlio Thorin per controllare il perchè si fossero avvicinati cosi tanto al loro regno.

Con una schiera di guardie, Thorin ispezionò la foresta cercando di trovare qualche traccia del loro passaggio; Dei richiami lontani attirarono la loro attenzione, adrentradosi nel fitto del bosco nascondendosi il più possibile dai loro sguardi.
Quando li trovarono, li videro inseguire un nano ed una elfa, minacciandoli con le loro armi e con le loro freccie. D'istinto, Thorin uscì dal suo nascondiglio intenzionato ad aiutarli accorgendosi, solo successivamente, che il gruppo di orchi era più numeroso di quanto pensasse ma questo non lo scoraggio n caricare contro di loro e di ucciderne il più possibile.
Vedere i corpi di quelle povere anime riversati a terra gli fece capire che era ormai troppo tardi loro; Quando si avvicinò al nano notò subito che ancora respirava e immediatamente si inginocchiò davanti a esso, stringendogli la mano.

"Perché vi stavano inseguendo?"

"Hanno trovato la nostra casa..." il respiro del nano andava via via diminuendo come la sua voce "Mia figlia... mia figlia è sola nei boschi.. ti prego aiutala" finì di dire prima di chiuedere gli occhi per non più riaprirli.
 
Thorin, dispiaciuto, presse la spada che era abbandonata accanto a lui, la ripulì dal sangue e l'adagiò sopra il suo petto, contemplando la sua morte sentendosi, in dovere, di rispettar la sua richiesta, in segno d'onore. Andò in cerca della bambina senza sapere che aspetto avesse; segui delle piccole traccie che aveva trovato nel terriccio bagnato. In fondo al bosco vide un orco che stava cercando qualcosa,  spazientito di non trovarla.

Quando l'orco uscì dal bosco, lui fece lo stesso posando il sguardo su una chioma color corvino che correva, lontano da lui.

'Non è una bambina.. ma una ragazza' pensò Thorin sentendo, dentro di se, il cuore che batteva velocemente.

Per lui, era la più bella creatura che i suoi occhi avessero mai visto, in tutta la sua vita; non riusciva a definire le sensazioni che provava in quel momento: amore, eccitazione.. nessuna parola risultava appropriata.. invidia unita alla gelosia, impazzienza e infine desiderio. Non si ritrovò mai nella situazione di dover salvare qualcuno che desiderava cosi tanto ardentemente.
Quando vide che l'orco stava per raggiungerla, da un momento all'altro, un moto di rabbia nacque in lui; afferrò la sua spada e corse verso quell'essere conficcandogliela dritto in testa facendo accasciare il corpo sopra a quello della ragazza, che era appena svenuta.
Postò velocemente quel lurido corpo sopra di lei ed inginocchianosi cerco di sollevarle, delicatamente, la testa vicino al suo petto, ammirando le sue piccole orecchie elfice coperte dai suoi lunghi capelli scuri e morbidi come la seta ed accarezzando la pelle candida come la neve che profumava di gelsomino.

Thrain e le guardie lo raggiunserò poco dopo.

"Figlio! cosa è successo? è morta anche lei?" domandò con tono affanoso.
"No.. è solo svenuta..padre non possiamo lasciarla qui! gli orchi la uccideranno!".
"Cosa dovremmo fare?".
"La porteremo con noi a Erebor padre..".
"Thorin.. non saprei.. guardala è diversa da qualsiasi altra razza, non credo che sia una buona idea" disse Thrain dispiaciuto.
"È pur sempre di stirpe nanica e io non la lascerò qui da sola.. a costo di starle vicino, finchè tu non accetterai di portarla con noi!" lo sguardo di Thorin assunse un'aria seria, intensa e decisa.

Il padre osservò la giovane ragazza pensando che era una scelta sbagliata ma aveva sempre desiderato un'altra figlia oltre la sua dolce Dis.

"Figliolo.. va bene! ci prenderemo cura noi di lei".

Thorin fu felice che il padre prese la scelta più giusta; Thrain ordinò alle guardie di prendere il suo corpo ma Thorin si rifiutò che qualcun'altro potesse toccarla.

"La porterò io!" disse prendendola in braccio avvicinandola, il più possibile, al suo viso lasciandosi riscaldare dal suo calore.

----

Nella mente di Isil tutto era confuso: il vedere i suoi genitori agitati, scappare dagli orchi e il non rivederli più scatenarono, in Isil, una serie di incubi che scombussolarono il suo sonno.
Era passata quasi metà giornata quando si risvegliò sopra ad un comodo letto di seta con la fronte madida di sudore; All'inizio pensava di essere tornata a casa sua con i suoi genitori, quindi, incominciò a chiamarli come se fosse l'azione più naturale possibile ma notò subito che nessuno rispondeva al suo richiamo; aprì velocemente gli occhi, accorgendosi di non essere nella propria casa e nella sua stanza.

Una ragazza entrò nella stanza correndo con aria preoccupata.
.
"Tranquilla!! non voglio farti del male.. mi chiamo Dis e sono qui per aiutarti!".

Isil non conosceva il suo volto, non l'aveva mai vista e per paura scatto via dal letto allontanandosi da lei.

"Fidati di me! mio padre e mio fratello ti hanno trovato in mezzo ai boschi e ti hanno salvata.. un orco stava per ucciderti".

Isil ricordò che tutti i sogni, che aveva fatto, non erano solo pura immaginazione ma una crudele realtà che aveva affrontato.

"I miei genitori sono qui??" domandò con un sorriso pieno di speranza.

Dis scosse la testa abbassando il suo sguardo.

Isil fu colpità dalla verità in modo violento; cercava di trattenere le lacrime ma la tristezza l'avvolse completamente.

"Mi dispiace per la tua perdita.. non mi hai detto ancora il tuo nome.."
"Mi chiamo Isil.." le disse a voce bassa.
"Piacere di far la tua conoscenza piccola luna.. vieni con me, devi mangiare e riprendere le forze! dopo, ti porterò a conoscere la mia famiglia" disse Dis allungandogli la mano.

Isil, osservava la sua mano incapace di comprende se fidarsi o meno, d'altronde, erano dei sconosciuti per lei e gli parve inverosimile la situazione in  cui si trovava; Ormai non aveva più niente da perdere e lo sguardo dolce di Dis, la convinse ad accettare la sua offerta di aiuto e insieme si avviarono fuori dalla stanza mano nella mano, come due sorelle.
Isil era nata e cresciuta in mezzo alla natura e non avevavo mai visto un palazzo cosi grande con i suoi occhi; si sentì una piccola formica in un immenso mondo a lei sconosciuto; Le grandi stanze erano state scavate per creavici ambienti abitabili per chi viveva li, le grandi miniere arrivarono fin giù in profondità ed erano ricche di minerali scintillanti.
Dis la condusse nelle cucine facendola mangiare abbondantemente ma il disagio, in Isil, aumentava sempre di più ad ogni secondo che passava tra quelle mura; non era abituata a stare in mezzo a tante persone e questo, per lei, era qualcosa di difficile d'affrontare.

"Non hai fame?" chiese Dis.
"Non è questo.. è la prima volta che entro in un palazzo, la prima volta che vedo tanta gente.. eravamano solo io e i miei genitori e adesso tutto è scomparso come una nuvola di fumo che si dissolve nell'aria tetra..".
"Oh.. Isil" Dis si avvicinò a lei accarezzandole delicatamente il viso.

Ascoltami.. chi amiamo non va mai via! rimarrà sempre qui dentro, nel nostro cuore per proteggerci!" intervenne appoggiando la mano sul suo petto per rassicurarla.

La sofferenza di Isil non voleva deciderci di cessare ma fu felice delle parole, che Dis, stese per lei, in ricordo dei suoi genitori.

"Forza, andiamo! c'è una persona che non vede l'ora di vederti".

Insieme, si spostarono dalle cucine avviandosi verso la sala grande del trono; Throin era seduto su di esso con al accanto il figlio Thrain che vide, Dis, percorrere la grande navata quasi correndo.

"Nonno! padre! si è svegliata!".
"Falla venire avanti, mia cara!" chiese Thrain con un cenno della mano e felice nel rivederla; Quando furono davanti al re, Isil si nascose dietro Dis, a causa della sua timidezza.
"Non avere paura!" nonostante le parole le Dis, Isil si sentì intimorita dallo sguardo di Throin ma sapeva che doveva rigraziarli per il loro aiuto.
"Grazie per avermi salvato.. e mi dispiace di avervi recato tanto disturbo.." finì di dire chinandosi, con lo guardo basso, sul pavimento rimanendo dietro Dis.

Dis le afferò il braccio quasi con timore "Non c'è di bisogno, Isil.." disse aiutandola a sollevarsi "A proposito! padre.. dov'è mio fratello! mi aveva detto di portala qui quando si sarebbe svegliata.. ma lui non c'è.." domandò Dis con tono pacato.
"Sono qui!" Thorin uscì fuori dall'ombra incrociando lo sguardo con Isil, il quale vide un giovane nano con una barba lunga e nera ed occhi chiari come il ghiaccio.

Tutto in lui la rapì e tutto ciò che li circondava si annullo: il tempo, le ere passate non esistevano più. Lentamente, lei, si scostò da Dis camminando verso di lui come se una forza invisibile l'ttirava ad avvicinarsi per immergendosi nei suoi occhi chiari come l'alba e oscuri e prenetranti come il tramonto.
Dentro di lei, qualcosa di diverso e sconosciuto, stava nascendo, qualcosa di antico come la vita stessa.
Thorin fece un inchino e senza staccare il suo sguardo da lei si presentò in modo cosi regale che Isil si sentì impacciata e fuori luogo; rimasero li a guardarsi in un lasso di tempo che parve infinito.

Thorin fu il primo a interrompere quel silenzio carico di magia.

"Sono lieto che ti sia ripresa.. ero davvero preoccupato!"l le riferi con un mezzo sorriso che illuminava ogni angolo del suo viso.
"Chiedo venia per le sue preoccupazioni..".
"Non darmi del lei.. e poi per me è stato un piacere, non riuscivo a far altrimenti".

Thorin, ormai, si era perso nei suoi meravigliosi occhi blu come la notte e dentro di lui crebbe un'inaspettato fremito che difficilmente riusciva a placare; Spaventato da questa improvvisa reazione si girò bruscamente, verso il padre, cessando ogni contatto visivo con lei.

"Vado a controllare i cancelli, padre.." e se andò annullando la forte energia che si formò intorno a loro.

Dis, stupida dal quel comportamento, si avvicinò a Isil prendendole la mano.

"Hai scatenato qualcosa in mio fratello.. è la prima volta che fa cosi..".
"Allora.. perchè se ne andato via?" domandò Isil guardando Thorin camminare velocemente lontano a lei.

Dis non seppe rispondere alla sua domanda, lasciandola interdetta.

Poco più lontano, Thorin, scontro le sue mani nella fredda parete rocciosa "Cosa mi è preso?? il mio cuore batte cosi forte dal primo momento che i miei occhi si posarono su di lei.. ma mi domando il perchè stia successo solo adesso..?" si chiese serrando i pugni e combattendo contro qualsiasi emozione che non aveva mai provato per nessun'altra in tutta la terra di mezzo.


§§§§§


Passarono molti mesi prima che Isil riuscì ad abituarsi alla frenetica vita di Erebor senzaallontanarla da un pensiero fiso che dimorava nella sua mente.

'Perchè Thorin e cosi distaccato nei miei confronti?? cosa ho fatto per recarvi cosi tanto disturbo??'.

Non c'era giorno in cui non ripensava a quel momento con tristezza; si ripeteva sempre le stesse domande fino allo sfinimento, intenta a capire il perché Thorin tendesse ad allontanarla. Un giorno, girando tra le mura del palazzo incuriosita da ogni suo aspetto, arrivò in un luogo che ancora non aveva mai visto, almeno no di presenza; sapeva che giù in profondità tra le varie grotte vi stava un armeria ma si spaventava ad andarci per paura di scatenare l'ira di Thrain, il quale, era molto protettivo nei suoi confronti.
Arrivò incosciamente in quel luogo, come se un forza nascosta l'avesse trascinata li.
Osservò ogni spada che era li dentro, alcune erano diverse tra loro ma solo una attirò la sua attenzione più delle altre.
Era argentea con dei leggeri lineamenti disegnati nella spada e con l'elsa arricchita da piccole pietre di color nero; Toccò la fredda e lucida lama notando che era abbastanza affilata ed sollevandola si rese conto che non era cosi tanto pensante di come se lo immaginava.

"È la prima volta che ne vedi una?" Thorin comparve all'improvviso dalle tenebre ma Isil non si spaventò più di tanto che perchè sentiva dentro di se di non essere sola.
"No.. mio padre ne aveva una.. è leggera, di che materiale è fatta?".
"Ferro.. tanto ferro..".

Isil strabuzzò gli occhi di fronte a quella rivelazione.

"Come è possibile?? dovrei alzarla con difficoltà..".
"Non saprei.. spiegamelo tu.." disse lui avvicinandosi a lei setendo il buon profumo della sua pelle e dei suoi capelli "Vorresti imparare ad usarla?".

Isil vide Thorin accanto a se con le mani giunte e aria fiera.

"Non credi che una donna come me non sia adatta a maneggiare una lama cosi tanto pericolosa?" chiese girando il volto verso di lui.
"Ogni persona può imparare con allenamento e fiducia in se stessi" risposte sposandosi davanti a lei.
"Mi insegneresti?"
"Perchè?".
"Per non avere più paura!" rispose Isil con tono deciso.

"Allora lo farò!" disse afferrando le mani di lei che tenevano, ancora stretta, l'elsa della spada. In quel momento il cuore di Isil incominciò a batter forte in petto fino a soffocarla ma aveva bisogno delle risposte da lui.
"Perchè ho l'impressione di conoscerti da tempo? è strano.. non ti ho mai visto ma non riesco ad allontanare il tuo viso dalla mia testa e dal mio cuore.. ma penso che questo sia solo per me.." ammise con tono triste, staccando la mano da quella di Thorin e riporendo la spada sul tavolo.
"Cosa ti fa credere che sia cosi?".
"Lo sento dentro di me.. e poi perchè mi hai sempre evitata per mesi! non hai nemmeno mangiato con la tua famiglia!.
"È complicato..".
"No, non lo è.. semplicemente non è lo stesso per te..".
"Tu non mi conosci ed ho altro a cui pensare" disse con tono secco "Fatti trovare qui domani mattina alle prime luci dell'alba.. abbiamo molto da lavorare." finì di dire lasciandola sola con la delusione apparsa nel suo volto.

Da quel momento, tanti anni passarono: inverni gelidi ed estati torbide cambiarono Thorin ma non Isil. Per Thorin era come vederla per la prima: bella e fiera, una forza della natura che difficilmente poteva essere placata.
L'immortalità elfica era ereditaria come la sua forza e le sue abilità in battaglia. Più volte Balin, gli spiegò che, dopo la maggiore età, il suo aspetto non sarebbe più cambiato, solo nei suoi occhi aleggiava la saggezza tipica della sua razza come la sua testardaggine; Un mix letale per una giovane ragazza come lei che sapeva di dover scegliere, un giorno, tra l'essere immortale o mortale
.
Divenne davvero forte e per Thorin fu motivo di orgoglio; se lo aspettava ma no fino a tenegli testa cosi facilmente.

Le loro vite erano un susseguirsi di allenamenti, pattugliamenti e lunghe passeggiate nei boschi, ma anche nei momenti più belli, il nemico, non cessa mai di riemmergere e distruggere una pace a lungo conquistata.

Da prima un forte vento infrasse il silenzio ndella foresta, poi l'urlar della gente di Dale preoccupò Thorin fino a dar l'allarme in tutto il palazzo.

Isil lo sentì gridare fino dalla sala del trono.

"IL DRAGOOOOO!!".

Un drago sputafuoco del nord si stava dirigendo verso Erebor dopo aver aver distruggo la piccola città di Dale. Thorin quando schierò i guerrieri, Isil raggruppo tutte le donne con i loro bambini per farli sfuggire da quella terribile orda di dolore.

"Dis... sono tutti fuori?" chiese Isil con agitazione.
"Spero di si.. andiamo..".
"Aspetta.." Isil tese le sue orecchie attirate da un pianto lonano.
"C'è qualcuno intrappolato.."
"Ma Isil..".
"Vai.. ci vediamo fuori!"
"Isil..".
"Ho detto vai.." le ordinò con sguardo torvo.

Dis uscì dal castello spinta da Isil che si avventurò tra le fiamme e il fumo. Ispezionò ogni angolo di quelle, ormai fatiscenti mura, stando attenta a non farsi scoprire dal drago; Finalmente riuscì a trovar i due bambini che si erano nascosti sotto ad un tavolo, si avvicinò a essi con cautela senza farli spaventare.

"State bene?"
"Si.. ma il mio fratellino si è fatto male alla caviglia.." risposte la piccola bambina con le lacrime agli occhi.
"Forza, salite sulle mie spalle.. dobbiamo sbrigarci!".

I due bimbi non se lo fecero ripetere due volte e Isil incominciò a correre il più velocemente possibile verso l'uscita.
Thorin nel fratempo cercava Isil tra la sua gente, ignorando che fosse ancora all'interno del palazzo. All'improvviso vide Dis che guardava Erebor con aria terrorizzata e preoccupata.

"Sorella.. sono contento che sei salva! dov'è Isil?".
"Thorin.. ha sentito delle urla all'interno di Erebor ed..".
"No.." gli occhi di Thorin si incupirono ed in un attimo stava per dirigersi verso Erebor ma venne fermato dal padre e da Balin.
"Figliolo.. non puoi andare!".
"Padre! lei è via e io devo andarla a cercare.."
"Figliolo ti capisco.. so ciò che provi ed è amore ma non puoi mettere in pericolo la tua stessa vita..".
"Amore?!" chiese Thorin con tono stranito.
"Si.. sono questi i sentimenti che provavi e non riuscivi a spiegarti in questi anni..!".

Thorin riflette per qualche momento vedendo la sua casa avvolta tra le fiamme e in quel momento capì.

"Se questo è amore, padre.. allora devo combattere per esso.." rispose lui ingnorando il richiamo del padre.

Corse fino ad arrivare alla grande entrata del palazzo con il timore che lei non fosse sopravvissuta ma dinanzi a se, in lontananza, apparve una esile figura che camminava con difficoltà.
Quando la vide uscire dal quell'inferno di fuoco il suo viso si illuminò dalla gioia; corse verso di lei con aria scioccata notando che aveva aiutato due bambini, portandoli in braccio per  salvarli.
La madre dei bimbi si diresse verso di lei con le lacrime agli occhi felice di vedere in suoi figli sani e salvi.

"Vi ringrazio, principessa!".

Lei fece un cenno e salutando i piccoli eroi raggiunse Thorin, che la guardava ancora scioccato per il suo coraggio; fu più forte di lei saltagli addosso e stringerlo forte a sè.

"Sei viva.." disse accarezzandogli la nuca.
"Mi sembri stupito.. neanche un drago riuscirà ad uccidermi!".
"C-credevo di averti persa.." ammise sciogliendo l'abbraccio.
"Adesso sono qui.." disse intrecciando le dita con quelle di Thorin.

----

Quando smaug occupò Erebor, il re Throin fuù obbligato a spingere il suo popolo nelle terre selvagge; Nessun aiutò venne dagli elfi, all'alimentando l'odio di Thorin.
Non riuscendo a trovare un posto dove poter ricominciare una nuova vita, Thrain decise di riprendersi l'antico regno di Moria, intrattenendo una guerra con gli orchi e i goblin.
La battaglia fu vinta ma a quale prezzo? Il sangue porta porta sangue e Thorin stava rischiando di perdere di nuovo Isil, per colpa di un un goblin e la sua lama avvelenata.


   
 
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