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Autore: Rescogitans    27/06/2009    1 recensioni
"Di tutto ciò non si curava, mentre agitava nervosamente il suo bicchiere d’acqua, e dentro di esso rivedeva lui, i suoi sorrisi, le sue carezze e quella sicurezza che l’aveva tanto affascinata."
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Una fine necessaria”

 

 

Stava ferma sul tavolo, fissando quell’odioso plumcake che cercava invano di mangiare da qualche manciata di minuti. Non andava giù, come il peso dei rimorsi di una scelta troppo impulsiva, forse eccessiva, ma comunque necessaria.

Un odore acre attraversava la stanza, avvertito a malapena da lei, accaldata in quei vestiti stropicciati che la dipingevano in un modo grottesco. Le guance, rosse e graffiate, venivano spesso attraversate da convulsioni innaturali.

Di tutto ciò non si curava, mentre agitava nervosamente il suo bicchiere d’acqua, e dentro di esso rivedeva lui, i suoi sorrisi, le sue carezze e quella sicurezza che l’aveva tanto affascinata.

Una risata nervosa intramezzava quei tristi ricordi, quest’immagine ormai sbiadita e corrosa dal tempo, e un passato più prossimo si affacciava nella sua mente come promemoria di un futuro che non ci sarebbe mai stato.

Le primi liti sembravano essere state un momento passeggero, l’eccezione che due innamorati si tengono ben stretta per giustificare i propri errori e i difetti di sempre, ma ben presto, dopo alcuni anni di transizione carichi di silenzi e rancore, sfociarono in una situazione che lei non poteva sostenere.

Non riusciva a sopportare la sicurezza di lui, il suo modo garbato e deciso, il fatto che alle fine avrebbe sempre e comunque avuto ragione, perché in fondo ce l’aveva, ed era la sua grande colpa da pagare. In quei momenti avrebbe voluto essere tradita, picchiata, diventare agnello sacrificale dei capricci di suo marito, mentre egli la guardava con il suo dolce sorriso di sempre usato come beffardo guanto di sfida.

Un fremito, come aver ritrovato finalmente un barlume di coscienza per analizzare tutto con fredda lucidità: ma sì, certo, quel sorriso era stato la causa di tutto. La colpa poteva essere soltanto sua, perché lei non avrebbe mai accettato la sua compassione, il suo perdono, tutti lussi accessori che la incatenavano alla sua consapevolezza di ragione. Lui non poteva essere così speciale, e tutto ciò era stato una sua convinzione sbagliata, un errore che non doveva più capitare.

Proruppe in un pianto, come ultimo sfogo di una vita che non voleva, nella quale si considerava vittima degli eventi e di un marito innocente, in balia di una continua espiazione dei suoi sbagli.

Si alzò scrollando le spalle. Era indolenzita, dovevano essere passati molti minuti da quando aveva cominciato quei ragionamenti, ma in quel momento erano soltanto le sue congetture a scandire il tempo di quella giornata programmata da molto tempo.

Diede un veloce sguardo alla cucina, e provò fastidio per quell’ordine che contrastava così palesemente con la sua confusione mentale, ed ebbe voglia di disfare e di distruggere ancora, ma in un attimo si convinse che non ce n’era più bisogno.

“Ho preso la decisione giusta”, disse fra sé e sé come convincendosi dell’ultima menzogna propugnata a sé stessa, asciugandosi con insoliti gesti le lacrime condensate sul volto.

Andò con passi lenti in camera, e lo vide fermo, come un giocattolo buttato a terra da un bambino annoiato. Il suo corpo, steso in modo inumano, sembrava respingere i raggi di sole che provenivano dalla finestra sul fondo. “Mi dispiace - disse sorniona avvicinandosi alla bocca del marito ancora cosparsa di quello stesso veleno che covava da tanto, troppo tempo - ma a volte la ragione ha un costo molto alto da pagare…”

Le sue mani serrate parevano un suo ultimo disperato dissenso ai soliti grilli per la testa di sua moglie, che se ne accorse con malcelato disgusto.

“In fondo sei solo uno dei tanti” pensò, fissandolo fieramente dall’alto della sua lucida pazzia.

Ma quando già la sua fame di gloria stava inesorabilmente scemando, proprio quel sorriso inerme, divertito rifiuto dell’ultimo fatale capriccio di sua moglie, diventava eterno nei suoi incubi.

  
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