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Autore: Vera_D_Winters    21/01/2018    1 recensioni
Tributi:
Sabo e Zoroko
Ace e Kidda
Pell e Miss Doublefinger
Kobi e Tashigi
X Drake e Lawiko
Izou e Whitey Bay
Paulie e Kalifa
Wiper e Nami
Sanji e Shirahoshi
Marco e Nico Robin
Ichiji e Reiju
Bartolomeo e Rebecca
Settantacinque anni fa i pirati di Raftel insorsero per rivendicare la propria libertà dal governo mondiale oppressivo e totalitario. Attraverso la marina ed altre organizzazioni governative però, tale ribellione venne sedata con il sangue ed ogni isola tacciata di essere rifugio dei pirati venne distrutta.
Solo dodici isole vennero risparmiate dalla furia dei nobili di Marijoa, e per far si che gli orrori del passato non venissero ripetuti, ogni anno da quel momento in poi ogni isola ebbe l'obbligo di offrire in tributo un giovane e una giovane del luogo, affinchè questi partecipassero ai "Giochi dei Sette Mari", un torneo all'ultimo sangue da cui un solo tributo può uscire vincitore.
Tutto proseguì dunque in questo macabro ordine, almeno fino ai settantaquattresimi giochi, nei quali uno dei giovani provenienti dalla più povera e cupa delle isole, sfidò apertamente Marijoa e il Presidente in carica Akainu.
Cosa succederà dunque nell'incombente edizione della memoria?
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akainu, Altro Personaggio, ASL, Famiglia Vinsmoke, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Violenza
Capitoli:
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 Il volto di Nico Robin appariva disteso mentre discorreva amabilmente con Mihawk. Ad un primo sguardo potevano essere scambiati per parenti lei ed il mentore di Ohara: capelli neri come ali di corvo, occhi grandi seppur molto spesso inespressivi, pelle pallida e lineamenti spigolosi. Tuttavia non intercorreva nessun grado di parentela tra loro, e l'unica cosa che li accomunava era l'infausto destino che li aveva portati a calcare i pavimenti del treno marino diretto a Marijoa.
Il distretto tre era considerato il padre dei più grandi cervelloni del globo, aveva sfornato menti grandiose come quelle di Vegapunk e Ceasar Clown dopotutto, e molta della tecnologia che permeava il Paese intero, era merito proprio di quelle menti sopraffine.
Ma laddove esisteva il genio, le più grandi capacità intellettive, risiedeva anche la disobbedienza. 
Molti erano stati giustiziati tra gli abitanti di Ohara, una tra questi, la madre di Robin, Olvia. Ed anche per questo la coraggiosa figlia era intenzionata a fare del suo meglio nell'arena ancora una volta, così da vendicare nuovamente colei che le aveva dato la vita.
E con un mentore come Mihawk, silenzioso e letale stratega, si sentiva in una botte di ferro.
Tuttavia il suo pensiero in quel momento non riusciva ad essere così tranquillo come invece appariva la sua espressione, poichè di tanto in tanto i suoi occhi cercavano colui che non era in quel vagone, colui che da quando aveva scoperto i nomi degli altri tributi, si era rinchiuso in un cupo silenzio, carico di dolore e frustrazione.
E l'unica persona capace di strapparlo a quel silenzio autoimposto e doloroso, non era su quel treno.
Ah, l'infausto giogo di Marijoa.


Si colei che avrebbe potuto salvare Marco dal più totale tracollo, era colei che probabilmente lo avrebbe ucciso, poichè lui glielo avrebbe lasciato fare.
Inizialmente il biondo non ci aveva nemmeno sperato. Il riserbo era la sua caratteristica principale, unita ad uno stoico controllo ed un'indole taciturna. Sapeva essere un uomo d'azione quando doveva esserlo, ma quando gli era concesso scegliere, allora decideva d'essere un pensatore. Tale era la sua natura, ed in accordo con essa, si era limitato ad osservare Bay da lontano, beandosi della sua naturale bellezza e di quella delicatezza che contraddistingueva ogni suo passo.
Una regina, ecco come appariva la dama ai propri occhi cerulei.
Un giorno però, mentre entrambi svolgevano il loro ruolo di mentori, qualcosa era mutato, e parola dopo parola, timido sorriso dopo timido sorriso, un sentimento puro e delicato era fiorito tra loro, che nell'illusione di essere ormai salvi dalle macchinazioni di Akainu, avevano deciso di assecondare.
Stavano perfino progettando il matrimonio, anche se questa era un'operazione piuttosto complicata in quanto richiedeva il benestare del Presidente ed il trasferimento permanente a Marijoa, poichè era proibito a persone di distretti differenti vivere in uno diverso da quello di origine.
Tutto però ormai, aveva perso di significato.
Come avrebbe fatto Marco a condividere l'arena con lei? Lei che era il suo stesso respiro ed il battito del suo cuore?
Certo l'avrebbe protetta sino alla fine, ma se qualcuno lo avesse ucciso prima della fine dei giochi? L'avrebbe lasciata sola? E se invece fossero arrivati entrambi alla fine? Cos'avrebbe fatto? Si sarebbe ucciso davanti a lei, condannandola per sempre a vivere con il peso di quella colpa? Di quel dolore? O avrebbe ucciso lui lei, liberandola e condannando se stesso alla follia? Avrebbe potuto ucciderla ed uccidersi allora... dovunque si voltasse, nella sua mente comunque c'erano solo pensieri di morte.
E mentre nascondeva i propri occhi al mondo con il braccio muscoloso a coprirli, calde lacrime di rabbia ed odio scivolarono lungo il suo viso scavato dalla preoccupazione.
Ma non vi erano in quel momento le fresche dita della sua amata ad asciugarle.
Probabilmente non ci sarebbero state mai più.

 

«Ichiji puoi smetterla di fare quel rumore, per cortesia?»    
In un tripudio di rosa, Reiju apparve sulla soglia del vagone ristorante, facendo alzare lo sguardo al fratello dai capelli rossi, mentre il loro mentore continuava a giocherellare con delle stupide monete che faceva saltare in aria per poi riprenderle e controllare se fosse uscita testa oppure croce.
Katakuri si divertiva così, a giocare contro se stesso, ammantato nel suo alone di mistero.
Le macchine da guerra erano tutto ciò che il distretto due forniva a Marijoa, e non solo in termini bellici materiali, ma anche come uomini. La maggior parte dei pacificatori della marina venivano da lì, così come la maggior parte dei vincitori dei Giochi dei sette mari. 
Il regno di Germa 66 era votato alla violenza e alla lotta.
Ovviamente Ichiji non degnò la sorella di una risposta e tornò a raschiare appositamente il fondo del piatto con la forchetta, così da far saltare i nervi alla giovane, la quale però non gli diede quella soddisfazione, ed anzi ignorandolo sommamente dopo aver semplicemente sollevato gli occhi al soffitto, andò ad accomodarsi al proprio posto.
Katakuri non mangiava con loro, ma pretendeva che loro consumassero cinque abbondanti pasti al giorno per rimanere in forze.
Era un mentore taciturno, ma era anche un dio della battaglia, perciò nessuno dei due rampolli della famiglia Vinsmoke osava contraddirlo, nemmeno Ichiji, che si sentiva superiore a tutti.
Eppure, nonostante l'uomo dall'altezza ed il fisico spropositati fosse sempre imperscrutabile, quel giorno appariva cupo e meditabondo.
« Charlotte Sama, qualcosa non va? »    
Chiese quindi Reiju, sebbene fosse convinta che non avrebbe mai ottenuto risposta.
 « Sto solo pensando ad un sogno che ho fatto.»    
Sorprendentemente invece lui rispose, senza alzare gli occhi sulla sua interlocutrice, ok, ma era già qualcosa.
Ed ovviamente quelle parole attirarono l'attenzione di Ichiji, mentre la sorella tratteneva il fiato. Katakuri era noto in tutto il Paese non solo per la sua forza, e per il suo essere imbattuto, ma anche per i suoi sogni premonitori.
«E che cos'hai sognato? »    
Domandò quindi il rosso, senza nessun minimo di tatto, ricevendo un'occhiataccia dalla sorella.
Possibile che i suoi fratelli non avessero un minimo di educazione e di ritegno?
Ma ancora una volta l'attenzione ricadde sulle parole del mentore, assieme ad un assordante silenzio.
«Ho sognato Marijoa bruciare. »    


« AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA ZOROKO SEMPAAAAAAAIII E' STATA COSI' FANTASTICA NEL FARSI AVANTI AL POSTO DI RUFYKO SEMPAAAAAAAI.»  
Rebecca si massaggiava le tempie con aria disperata. Bartolomeno continuava con quella tiritera da quando erano partiti, tanto che la ragazza stava seriamente prendendo in considerazione l'idea di strangolarsi con la propria treccia rosa.
«E Sabo sempaaaaaaaiiiii non vedo l'ora di conoscerlo di personaaaaaaaaaa.»  
Quel babbeo groupie con la cresta verde e piercing ovunque era stupido e fastidioso. Non lo sopportava più, davvero.
La giovane rivolse quindi uno sguardo implorante al suo mentore, ma quello dormiva con un libro piazzato sul viso, il petto che si alzava e si abbassava in maniera regolare, avvolto dalla sua pelliccia rosa e piumosa.
Come faceva Doflamingo a dormire con un baccano simile?
Ecco uno dei trii peggio assortiti senza dubbio.
Ma Dressrosa era uno dei distretti favoriti da sempre, il primo, il pupillo di Mairjoa grazie ai beni di lusso che esso forniva, perciò avrebbero avuto un sacco di sponsor nonostante la gladiatrice ed il pollo starnazzante non facessero granchè impressione rispetto ad altri tributi.
Per questo il mentore era tanto tranquillo.
Rebecca tuttavia non lo era.
Non voleva morire, e nemmeno voleva basarsi sulla semplice fortuna e la semplice statistica che dava loro come favoriti.
Nella sua prima arena aveva rischiato grossissimo, era arrivata talmente vicina alla fine che ancora si chiedeva lei stessa come fosse sopravvissuta. No, non avrebbe fatto la favorita in quei nuovi Giochi.
Che Doflamingo facesse ciò che voleva e che Bartolomeo continuasse a fare il tifo per gli altri invece che per se stesso. 
Rebecca avrebbe badato da sola a se stessa, come aveva sempre fatto.
E mentre la ragazza dal viso severo e fiero prendeva per sè quella decisione, una voce metallica e preimpostata annunciò l'arrivo in stazione, mentre il treno rallentava considerevolmente e fuori dal finestrino cominciavano a stagliarsi le sacre terre di Marijoa.

 

Benvenuti ai settantacinquesimi Seven Seas Games  

   
 
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