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Autore: sissi04    22/01/2018    1 recensioni
Due giovani Nani.
Una Montagna Solitaria.
Una promessa infranta.
Una fanciulla dal cuore di stella.
Questa è una one shot per preparare, chi vorrà leggerla, alla venuta della mia storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Caro Thrain,

ti scrivo questa lettera poichè necessito del tuo aiuto ed è inutile che ti scriva di cosa provi alla tua assenza al mio fianco, amico mio.

Elanor ed io stiamo bene, otto anni fa abbiamo avuto una figlia e viviamo in una casetta costruita da noi nel bosco dove ci incontrammo la prima volta, gli Elfi non sono mai venuti a cercarci, anche se oscuri presentimenti vivono nel mio cuore.

Ombre si muovono intorno a noi, Orchi che hanno già sterminato molte altre come Elanor e temo stiano iniziando a capire dove ci troviamo.

Se ci dovessero attaccare non riuscirei a proteggere lei e nostra figlia Miriel.

Quindi ti imploro, se mai dovessero trovarci vieni a prendere nostra figlia; è la mia vita e se dovesse morire anche lei non riuscirei mai a perdonarmelo nemmeno nelle terre di pace dopo la morte.

So che ti sei sentito tradito, so di aver sbagliato ma Elanor è la donna della mia vita e se avessi sposato Erulia non sarei mai riuscito ad amarla; se non vuoi farlo per me ed Elanor fallo per nostra figlia Miriel, ti supplico.

È solo una bambina.

Spero che il mio messaggio ti giunga in tempo e spero che deciderai di salvare nostra figlia, dovrebbe avere pochi anni in meno di tua figlia Dis, potrebbero andare d’accordo come noi due magari.

Ti voglio bene amico mio.

Athror

 

Thrain rilesse più e più volte la lettera che gli era arrivata tramite un falco da parte di Athror.

Erano passati quasi venticinque anni da quando lui e suo padre lo avevano esiliato, non aveva più voluto sapere nulla di lui e ora gli diceva che stava per morire, implorandolo di salvare sua figlia.

Come poteva permettere alla figlia di un esiliato e di un’ Elfo di vivere ad Erebor?

Suo padre sarebbe mai stato d’accordo?

Non lo sapeva, eppure si stava dirigendo alle scuderie insieme ai suoi miglior guerrieri, deciso ad andare a vedere se quanto Athror gli aveva detto si era avverato.

 

 

Buio.

L’unica flebile luce arrivava dalle fessure delle assi che coprivano il buco dove sua madre l’aveva nascosta; le aveva detto di non muoversi, non parlare e non guardare.

 

Così aveva stretto le gambe al suo piccolo petto, ascoltando i rumori di ciò che avveniva sopra di lei; sentiva le urla dei suoi genitori ma non pianse nemmeno una lacrima, sentiva dei passi pesanti e delle grida stridule e spaventosa ma non urlò, sentiva le lame penetrare nei corpi e una gocciolina di sangue passò attraverso la crepa del pavimento scivolando sulla sua guancia.

Non riusciva più a stare ferma ad ascoltare, sporse il suo occhio destro verso la crepa per vedere, disubbidendo a sua madre; 

vide tante figure oscure dentro il loro soggiorno, poi un’ombra si girò nella sua direzione e vide i suoi occhi glaciali.

La paura fu tale da farla svenire.

 

 

Thrain entrò dalla porta scardinata di quella casupola, vedendo davanti a se una visione orribile:

il suo migliore amico era davanti a lui, con la testa mozzata, gli occhi vitrei.

Più avanti una grossa macchia di sangue.

Cercò Elanor per tutta la casa, ma del suo cadavere nessuna traccia.

 

Tornò nel salotto, guardandosi intorno alla ricerca di Miriel, senza però vederla.

Non si sarebbe arreso.

 

Guardò ovunque, alla ricerca della figlia del suo migliore amico; stava perdendo le speranza quando Balin, uno dei suoi migliori guerrieri lo chiamò.

 

Aveva trovato un buco sotto alcune assi del pavimento e in braccio teneva una bambina semi cosciente.

 

Si avvicinò alla piccola e le appoggiò il dorso della mano sulla fronte; istantaneamente quella spalancò le palpebre, rivelando due grandi e profondi occhi verdi.

 

Non riuscì più a ragionare, la prese delicatamente tra le sue braccia lasciando quel posto di dolore alle sue spalle, salì sul suo pony con la piccola stretta al suo petto caldo.

 «Non temere, io ti proteggerò» le disse prima di ripartire per Erebor.

 

 

Tornato a casa con Miriel la fece vedere a Nara che senza nemmeno pensarci la prese in braccio e iniziò a cullarla; pochi minuti dopo arrivarono Thorin, con un’ascia giocattolo in mano, e Dis, mettendosi a guardare la piccola tra le braccia della madre.

 «Ma madre, è nostra sorella? Ieri non avevi la pancia come quando è nata Dis» osservò Thorin alzandosi in punta di piedi per vedere meglio la bambina imitato da Frerin

 «No piccolo mio, non è vostra sorella ma voglio che la consideriate come tale. 

È figlia di un vecchio amico di vostro padre che non può più stare con lei» spiegò pazientemente Nara

 «A me piace, possiamo giocare con le bambole?» chiese Dis 

 «Ah amore mio, Miriel è ancora piccola per giocare ma tra un po’ potrete fare tutto ciò che vorrete insieme. 

Però dovrete prendervi cura di lei, intesi?» disse Nara ai suoi bambini

 «Sì madre ve lo promettiamo» disse subito Thorin, incantato dagli occhi ora aperti della bambina.

 

 

Thrain si era recato da suo padre, cercando un modo per spiegargli quanto era accaduto;

arrivò prima del previsto davanti al re che lo guardò interrogativo:

 «Figlio mio, cosa ti porta da me?» chiese Thror 

 «Padre devo informarvi di una cosa» disse Thrain deciso

 «Ebbene?»

 «Sono appena tornato dalla casa di Athror l’esiliato e mio vecchio migliore amico. 

Lui e sua moglie sono stati uccisi, presumo dagli orchi.

Sono riuscito a salvare loro figlia Miriel, ho deciso di tenerla qua e crescerla come figlia mia; Athror mi ha mandato una lettera, per questo motivo sono andato a casa loro, l’ultima cosa che mi ha chiesto era di salvare sua figlia.

Vi prego padre, è una bambina così bella e piccola ma forte» Thrain voleva veramente tenere con se Miriel, più di ogni altra cosa.

Thror abbassò lo sguardo, meditando su cosa fosse giusto fare.

 

 «Va bene Thrain, la bambina vivrà con noi, Nara si occuperà della sua istruzione insieme a Dis e desidero anche che impari a padroneggiare la spada di suo padre.

Chissà, magari ha ereditato la sua stessa mano. 

Va ora, più tardi verrò a conoscerla» lo congedò Thror.

 

Thrain nelle sue stanze, trovando Nara guardare il fuoco e sul loro letto matrimoniale i quattro bambini addormentati; gli venne spontaneo sorridere.

«Vedrai andrà bene» le disse avvicinandosi e depositando un dolce bacio sulla fronte

«Lo spero Thrain, lo spero».

   
 
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