“Non mi lasciare”

Una frase che le sue labbra contratte avevano pronunciato fin troppe volte in quei pochi istanti. Come una cantilena, come un requiem.

Le mani tremanti accarezzarono ancora il volto pallido del ragazzo abbandonato sul suo grembo.

Gocce di pioggia leggera scivolavano come rugiada luminosa sulla sua pelle, e la ragazza le scacciava con le dita fredde, un istinto di protezione del tutto irrazionale. Non avrebbero potuto ferirlo, quelle gocce.

Il cielo scuro e plumbeo si rifletteva nell’oro dei sui occhi socchiusi, solitamente piena di vita.

Adesso sembrava un bambino assonato e Cure Diamond lo strinse con delicatezza, come se volesse cullarlo.

-Perché lo hai fatto?-

Probabilmente, anche quelle parole le aveva pronunciate più di una volta. Ma la sua voce incrinata sembrava riversare fuori tutti quei sentimenti dolorosi che all’improvviso l’avevano avviluppata in una stretta senza pietà. Non era da lei lasciarsi sopraffare dalle emozioni, riflessiva e realista per natura.

-Non avrei potuto…non avrei potuto lasciarti scomparire-

La ragazza si domandò come parole così belle potessero infliggerle più dolore di una pugnalata. Probabilmente perché suonavano come un addio.

Ira, quel ragazzino infantile e bellicoso, mai le avrebbe rivolto parole tanto dolci in un altro momento. Si rese conto che avrebbe preferito non udirle mai, se questo significava perderlo.

Le sfuggì l’ennesimo singhiozzo, una lacrima le scivolò sulla guancia, infrangendosi su quella del ragazzo.

-Avevi detto che i diamanti sono indistruttibili-

Cure Diamond alzò di nuovo lo sguardo su di lui. Gli aveva rivolto quelle parole solo poco tempo prima, con l’aria fiera e lo sguardo sereno. Ira aveva riso piano, in uno scambio di battute che lasciava trapelare la tenera complicità che si era instaurata tra i due.

Si sentì una sciocca.

Lei non era un diamante. Non era indistruttibile.

Eccola lì, china sul prato bagnato, mentre teneva tra le braccia il ragazzo che si era sacrificato per salvarla. Non aveva potuto far nulla per impedirglielo, si era gettato tra lei e quel colpo di luce che non gli aveva lasciato scampo.

Tutti quei libri di medicina che studiava con devozione non le sarebbero serviti a niente.

Avvertì le dita gelide dell’altro sulle sue guance, una carezza timida e tremante. Spinse con disperazione il viso verso quel contatto, per prolungare il più possibile la sensazione di calore che le aveva trasmesso.

Ricordò quando lo aveva trovato inerme sulla spiaggia, privo di memoria. L’aveva portato a casa con sé, preparato da mangiare per lui. Sotto quel carattere capriccioso, aveva scorto una gentilezza inaspettata e piacevole come un tiepido sole in inverno.

Non era pronta a dirgli addio.

-Sii indistruttibile, Cure Diamond-

La voce di Ira divenne un sussurro flebile portato via dal vento, e le sue palpebre si chiusero con una lentezza straziante.

I petali dei ciliegi in fiore volteggiavano silenziosi, posandosi a terra con la loro ultima danza.

Pianse, guardandoli.

Il suo amore per Ira era come un fiore, ma non aveva mai avuto il tempo di sbocciare.