Jenny
"Fuori da casa mia, peccatrice!" Le urlò.
Si chiama
Jennifer. È una ragazza che ama definirsi carina, ma ha un
po' di peso in più
della norma. Lo ha scoperto a scuola, quando sul libro di scienze ha
visto un
grafico che definiva la normalità, l'eccesso o la mancanza
di chili. Ha confrontato la
sua altezza e ciò che segnava la bilancia e le è
uscito un
risultato un po' deludente.
"Poco male, - si dice, però, ogni volta
che ci pensa, - Dio mi ha dato questo corpo e io lo tengo meglio che
posso,
senza fargli mancare nulla!"
Gli amici -non troppi, il giusto per la sua natura- la chiamano Jenny.
Jenny la calma, Jenny
la santa, Jenny la suora.
Quest'ultimo
è il loro preferito, perchè effettivamente lei ci
crede. A Dio, s'intende, non
di diventare suora, quello no. Vuole avere una famiglia e tanti
bambini, perchè
è questo che farebbe una brava
cristiana.
Si cerca un marito, un lavoro - "Magari, che ti soddisfi, ma non troppo
mascolino, per carità! Sei una donna!" dice sempre sua
madre- e si procrea, si insegna a vivere come
fratelli, ad amare il prossimo, proprio come i suoi genitori hanno
fatto con
lei.
La sua di
famiglia, quella attuale, è molto religiosa -un po'
superfluo da dire- hanno
tre figli, due femmine e un maschio. Marco,
Chiara, i fratelli di Jenny. In effetti, quest'ultima si
è sempre chiesta perchè proprio a lei un nome
così strano. Papà le ha risposto
che era una santa straniera,
significava Spirito Bianco. Infatti, ella, essendo
la più piccola dei tre, avrebbero voluto restasse per sempre
pura.
Jennifer crede all'amore. Le hanno insegnato sempre e solo questo, ma in realtà non ne sa niente.
Jenny la casta, Jenny
la pura, Jenny che non
capisce mai i doppi sensi.
Lei
vorrebbe avere un ragazzo, ma le hanno insegnato che deve aspettare
quello
giusto. Chiara non lo ha fatto e guarda dov'è finita:
divorziata con un figlio
a carico. Un altro povero agnellino smarrito, ma la loro famiglia
è un vero
esempio di carità cristiana,
non
hanno esitato un attimo a riportarla a casa. L'avrebbero rieducata,
come fanno tutti i bravi genitori, le avrebbero fatto
capire i suoi sbagli. Il piccolo Tommaso -Tommy- sarebbe cresciuto
sano, forte
e con saldi principi.
Jennifer quindi attende, un segno, un miracolo, non lo sa. Aspetta perchè crede a quello che le insegnano. Va in chiesa. Non salta mai una messa e si rimprovera, quando si perde alla predica. La sua testa però, per quanto preghi, non si spegne mai. Non smette di pensare a farle venire i dubbi, ma lei continua fermamente a credere.
Jenny la paziente,
Jenny la tranquilla, Jenny
l'educata.
Gli unici luoghi che le hanno insegnato ad apprezzare sono la casa, la chiesa e la scuola. Il resto del mondo non è un posto adatto a Jennifer, perchè lei è lo Spirito Bianco.
"Il
parco? È sporco, mia cara, e con tutte le parolacce che
dicono i tuoi coetanei, no, no."
"A casa di una tua
amica? Ma sono credenti?
Atei?! Tu vuoi andare in una dimora dove
Gesù non c'è?"
" In palestra?
Perchè mai? In piscina? Vuoi scoprirti tutta?"
Jennifer
crede ad ogni parola. Lei è ubbidiente.
Un
spiraglio in quel continuo Casa-Chiesa-Scuola si apre con l'Oratorio.
È pulito,
è civile, c'è Gesù: è
perfetto.
Jennifer si diverte. Le piace molto andare lì. Ha trovato diversi amici, ma si sa, dove c'è gente ci sono idee, queste non si possono mai fermare.
Jenny la stupita, Jenny
la sconvolta, Jenny la
dubbiosa.
Il suo
cervello non si ferma mai. Lo ha sempre saputo, ma è
scesa a patti: lo
ignora. Ma quando altri la pensano come esso, come può fare
Jenny? Seguire
quello che le hanno insegnato, o no?
Una canzone
le toglie ogni dubbio. Non è il suo genere, anzi, non l'ha
mai ascoltato. In verità, non ha mai
sentito altro che Salmi e Gospel.
Ma in quella nuova musica, c'è
una bella strofa:
"Dio
mi ha dato un cervello, se non lo usassi gli mancherei di rispetto!"*
Il seme,
portato dal vento, si posa su della bella terra fertile -uno Spirito
Bianco- e
cresce, è tutto perfetto, incontaminato e pulito.
Jennifer ride, perchè
quella piccola pianticella le piace. È un po' come un
piovra,
che estende i suoi
lunghi tentacoli, arricciandoli nella sua testa, e dove sfiora,
fioriscono le idee...e i dubbi.
È
giusto?
Si chiede spesso Jennifer.
Chiara annaffia
quella piantina quotidianamente, perchè lei chiusa in quella
prigione
non ci vuole stare. Vuole tornarsene libera e, allora, la piccola Jenny
si chiede: cos'è
la
libertà?
Continua andare in chiesa, continua a pregare, ma non ci crede più tanto.
Jenny l'immatura, Jenny
l'indecisa, Jenny che sta
maturando la vera Jenny.
Poi,
improvvisamente, tutto cambia, così,
in uno
schiocco di dita: Jennifer
si innamora.
Non
è quello
giusto, come vorrebbero, desiderano, impongono i suoi genitori, ma a
lei non importa.
Jennifer
ama fin dal primo istante quei capelli biondi come il grano, quel bel
viso
tondo e quel modo di vestirsi, così diverso dal suo:
ha la
pancia scoperta, una
corta minigonna... e si
chiama Marica.
Una
ragazza, sì, Jennifer è innamorata perdutamente
di una ragazza. Tutti i suoi amici capiscono quello che è
accaduto, ma di chi
rimane un grande
mistero.
Jennifer, intanto, ignara delle scommesse alle sue
spalle,
continua a fantasticare. Passare e ripassare la mano astratta in
altrettanti
immaginari capelli, toccarle le guance calde, tonde e rosee,
perchè anche
Marica, probabilmente, secondo quella tabella colorata, ha qualche
chilo di
troppo.
Ma
chi se
ne frega, si ripete sempre, a lei piace così
com'è.
Jennifer è
veramente felice ora. Il suo cervello non è più
nemico. I suoi dubbi, però,
sono rimasti, non svaniranno mai, e va bene
così.
Un
pomeriggio, Jennifer ha visto passare Marica davanti al cancello
dell'Oratorio,
quella stupita inferriata che la separa dal mondo esterno.
In
quell'istante si è
sentita veramente prigioniera, ma non della sua fede, non da Dio:
è in una gabbia creata dagli uomini. Ha sbarre di parole,
soffitto d'imposizioni e pavimento d'ignoranza, tutto dipinto di
pittura dorata, per distrarre dalla mancanza d'aria.
Sentiva la
voce di Chiara forte nella sua testa.
Quel
giorno si è gettata
letteralmente fuori. È corsa per strada e ha sorriso,
perchè non sapeva che altro fare. Le avevano insegnato ad
amare,
ma non essere
innamorata veramente. Non comprendeva che si potesse
essere felici genuinamente.
Marica, quando l'ha vista arrivare trafelata, l'ha
scrutata un pochino stupita. Ella era una ragazza di strada, di quelle che imparano prima a correre che
camminare,
una che sa il fatto suo, cresciuta
in compagnie di persone più grandi di lei. Ha trovato
Jennifer
strana, ma le è subito piaciuta, aveva un bel
sorriso.
Diventarono amiche dal primo respiro, con una strana luce magnetica negli occhi.
È stata una storia strana la loro e se davvero esistono le anime gemelle, allora, ne sono la prova.
Jenny la matura, Jenny
l'innamorata, Jenny che
non ha più bisogno di soprannomi.
Jennifer è felice ora. È in pace, è uscita dalla gabbia in cui non sapeva di essere. Marica le tiene spesso la mano, non le dice mai che cosa è sbagliato, o cosa non lo è.
"Fai come vuoi!" Ride sempre.
Jennifer non ha più una casa, è stata cacciata non appena ha annunciato la sua felicità, ma ha ricominciato a credere. Perchè sa che se ha trovato Marica, l'ha aiutata Qualcuno. Jennifer è solo dispiaciuta che la sua famiglia non capisca, ma non è amareggiata. Lei non si sente sbagliata, sono gli altri che la credono tale e sinceramente non le importa.
Jenny, meravigliosa Jenny.
Piccola e dolce Jenny,
tu sei la vera Jenny.
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Piccolo angolo dell'autrice:
*Caparezza-Il mio sogno eretico
Questa storia non è stata scritta allo scopo di offendere qualcuno. Mi reputo una persona dalla mente molto aperta, quindi l'unica denuncia che voglio fare -che poi è il riassunto della raccolta- è contro le mentalità ristrette (e con questo non voglio etichettare il mondo cristiano come tale, sia chiaro!).
Il mondo è un posto bellissimo, solo se si apre la porta e si mette il naso fuori.
[Ogni riferimento è puramente casuale!]
Tilia =|=
P.S. Anche se non non la leggerà mai, è dedicata alla mia migliore amica.