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Autore: MedusaNoir    24/01/2018    3 recensioni
«Mi dispiace, ser Jaime, ora non può entrare nella...»
Jaime non gli permise di continuare, spingendo con forza il suo esile corpo contro il muro di pietra. «Il prossimo che mi impedirà di vedere mia sorella incontrerà la mia spada!» avvertì le due guardie rimanenti, che già avevano messo mano all'elsa. Entrambi la ritrassero.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Il mondo appartiene a noi



Jaime si muoveva rapidamente tra i corridoi della Fortezza Rossa e il mantello dorato formava delle onde ogni volta che lui voltava l'angolo. Nonostante la grazia che lo contraddistingueva, il cavaliere non aveva mai avvertito la pesantezza dell'armatura come in quel momento: l'accusava di rallentarlo, di fargli perdere del tempo prezioso. Perfino il destino si era messo contro di lui, permettendo all'uomo che avrebbe dovuto avvertirlo per tempo di perdersi tra i giardini del castello. No, non avrebbe più concesso a Cersei di destinargli dei servitori tanto inetti, ma era un discorso che avrebbero affrontato dopo. Adesso avevano cose più importanti a cui pensare.

Quando finalmente fu giunto di fronte agli alloggi di sua sorella, una guardia dalla faccia da idiota strabuzzò gli occhi e si parò dinnanzi a lui.

«Mi dispiace, ser Jaime, ora non può entrare nella...»

Jaime non gli permise di continuare, spingendo con forza il suo esile corpo contro il muro di pietra. «Il prossimo che mi impedirà di vedere mia sorella incontrerà la mia spada!» avvertì le due guardie rimanenti, che già avevano messo mano all'elsa. Entrambi la ritrassero.

Non appena la porta fu spalancata, lo sguardo di Jaime cadde sul corpo disteso di Cersei. Lei si accorse del suo arrivo.

«Jaime...»

Una septa si parò fra loro, cercando di cacciare la Guardia Dorata come aveva appena fatto l'uomo del re. «Non potete stare qui! La regina ha bisogno...»

«So io di cosa ha bisogno la regina, e di certo non è vedere le vostre brutte facce. Dovete rimanere, quindi lo farete. Ma non mi impedirete di restare qui.»

Jaime aveva parlato con una tale veemenza che le donne presenti reagirono come le guardie all'esterno della camera. Ignorandole, il cavaliere, si mosse rapidamente verso la sorella, pallida e sudata.

«Che cosa... che cosa ti è venuto in mente? Vattene, Jaime...»

«Non mentire, tu vuoi che sia qui.»

Cersei provò a sorridere, ma tutti i suoi sforzi erano concentrati sul basso ventre. La septa si avvicinò alle sue gambe, non prima di avere lanciato uno sguardo di disapprovazione a Jaime, e spiò sotto la veste della regina.

«Ci siamo» annunciò alle sue aiutanti. Una di loro bagnò una pezza, l'altra si avvicinò alla septa e scrutò anche lei tra le cosce della partoriente.

«Ci sono io» sussurrò Jaime alle orecchie di Cersei, vedendola in preda all'agitazione. «Andrà tutto bene.»

Sua sorella gli strinse la mano e lo fissò negli occhi, reprimendo un gemito: le leonesse non urlano. Lo fissò finché ne fu in grado, poi le spinte divennero così forti da farle dimenticare tutto il resto.

Dopo pochi minuti, Joffrey era nato.

Fu Jaime il primo Lannister a tenerlo fra le braccia, strappandolo dalle mani della septa; lo portò dalla madre, ancora esausta e dolorante, e mise il fagottino sul suo petto.

«Uscite» ordinò Cersei, e il suo tono non ammetteva repliche. Le tre donne lasciarono la stanza.

La regina non riusciva a smettere di guardare il suo pargoletto. Ne osservava i pochi capelli biondi, le palpebre chiuse, le sottili e rugose dita delle mani; lo ascoltava piangere e come Jaime immagazzinava nella memoria ogni suono. Suo fratello sorrideva, lieto di vedere il suo primogenito tra le braccia della madre, e ancora di più di sapere che Cersei era sopravvissuta al parto.

«Non è stato tanto difficile, potrei farlo anch'io» cercò di farla ridere e di distrarla da quel neonato roseo di cui cominciava a essere leggermente geloso.

Cersei gli rivolse uno sguardo ammonitore, ma sorrise. E non era mai stata così bella.

«Joffrey...» riprese Jaime, riflettendo su quel nome. «Dunque alla fine hai scelto questo? Il re è d'accordo?»

«Che a Robert piaccia o meno non cambia niente. Non era nemmeno qui per vederlo nascere.»

«Non c'era nemmeno per vederlo concepire.»

Cersei rise, di quella risata genuina che apparteneva agli anni della sua infanzia, prima che il peso di essere una Lannister si impadronisse di lei. Una delle sue mani si allontanò dal bambino e cercò quella di Jaime. Lui la trovò, la strinse. Era calda e sudata, era meravigliosa.

«È nato per essere re» considerò Cersei, senza riuscire a togliere gli occhi di dosso dal suo bambino. «Il mondo appartiene a lui.»

«Ti sbagli, Cersei» la corresse Jaime e un attimo dopo fu sulle sue labbra, ancora più calde e umide delle mani, ancora più dolci e desiderate. «Il mondo appartiene a noi.»

   
 
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