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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    25/01/2018    3 recensioni
Helena Montgomery non ricorda nulla del suo passato.
Semplicemente, un giorno di mezza estate, si risvegliò, sola e abbandonata, in un campo di grano presso la città di Los Angeles.
A quel tempo, lei non sapeva, non poteva sapere.
Non ricordava nulla, né della sua identità, come l'amata figlia di Regina della Foresta Incantata, né di come fosse giunta in quel mondo, messa in salvo per sfuggire alle ire di Lui.
Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene, capisce in fretta di essere, in qualche modo, "diversa".
Abbandonata la sua famiglia adottiva, inizia a viaggiare, alla ricerca di sé stessa.
E' solo quando, anni e anni dopo, Emma Swan giunge a Storybrooke che, finalmente, i suoi ricordi tornano.
Ora, non deve far altro che ricongiungersi alla madre.
Ma gli anni sono passati, riuscirà a ricondurre la donna sulla via della luce?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 


“Dove stiamo andando? Sono ore che camminiamo … mi fanno male i piedi.”
Erano ormai ore che camminavano, e il sole stava calando, lasciandosi sfuggire i propri ultimi raggi rosati e apprestandosi a congedarsi, per lasciare il posto alla cara e più silenziosa sorella luna.
La bambina, inizialmente entusiasta all’idea di uscire a raccogliere dei funghi di bosco per la madre, iniziava ormai a stancarsi, ed era con preoccupazione sempre maggiore che si guardava intorno, osservando diffidente le ombre che, come serpi striscianti, avanzavano passo dopo passo nel sottobosco.
Erano usciti che era ancora mattina, prendendo dei cavalli per poi lasciarli laddove la vegetazione si faceva progressivamente più fitta, così da proseguire a piedi.
Tuttavia, erano ormai ore che continuavano ad avanzare in circolo e, sebbene conoscesse bene quei boschi, ormai persino lei aveva completamente perso il senso dell’orientamento.
Osservò incerta l’Uomo Col Cilindro.
Non ricordava se avesse o meno un nome, ma lei amava chiamarlo così.
Era giunto al Castello solo alcuni mesi prima, su richiesta di Regina, e sin dall’inizio si era guadagnato la simpatia di tutta la corte, oltre che della bambina.
Non le importava che, a volte, alcuni gli dessero del pazzo. A lei piaceva così. I suoi giochetti, infatti, erano i più divertenti e coinvolgenti di quelli di tutti i paggi e bardi di corte. Possedeva una parlantina sciolta e dei modi molto spicci, e inoltre conosceva moltissime storie e racconti antichi, cosa che aveva conquistato immediatamente la piccola Helena, permettendogli di guadagnarsi la sua fiducia.
Eppure, ora che ci pensava, aveva visto qualcosa di strano nei suoi occhi, quella mattina, quando era giunto nelle sue stanze per proporle di uscire a raccogliere funghi. Non sapeva cosa fosse con precisione, ma le era parso di scorgere come una nota di tristezza nel suo sguardo sfuggente.
Scosse il capo, scacciando con forza quei pensieri dalla testa.
No, l’Uomo Col Cilindro era una brava persona.
Non poteva farle del male.
Eppure … non era forse vero che nessuno, nemmeno il cuore più dolce e innocente, poteva sfuggire all’influenza di Lui?
Stava per parlare nuovamente quando, all’improvviso, si scontrò contro la sua schiena, cadendo col sedere a terra prima di alzare nuovamente il capo, confusa.
L’Uomo Col Cilindro si era fermato e fissava, ora, le tenebre della notte, con lo sguardo assorto di chi sta combattendo una battaglia interiore e non sa ancora come andrà a finire.
Improvvisamente, un brivido gelido percorse il corpo della bambina, che si avvolse nello scialle di seta blu notte, guardandosi attorno timorosa. Non si era resa conto di quanto la temperatura fosse scesa e, ora che se ne rendeva conto, poteva notare persino un sottile velo di nebbia perlacea, che si innalzava dal terreno per avvolgere progressivamente il sottobosco.
La foresta, che fino ad allora era stata immersa nei tipici rumori degli animaletti selvatici, divenne improvvisamente silenziosa, come in attesa di qualcosa mentre i primi raggi lunari si facevano strada tra le fronde.
“Tutto bene?”, chiese la piccola, un sussurro flebile e incerto, niente di meno che un alito di vento nel gelo delle tenebre.
L’uomo si voltò di scatto, lo sguardo che osservava pensieroso quella bambina, quella vita innocente.
Così giovane, così spensierata, così … così simile a lei.
La sua piccola. Come poteva, realmente, compiere un atto simile?
Con che coraggio avrebbe potuto presentarsi di fronte a sua madre, dopo aver obbedito ai Suoi ordini?
L’Uomo Col Cilindro non ne aveva idea.
Eppure, di una cosa era certo.
Finché fosse stata considerata una minaccia, quella bambina non avrebbe avuto pace. Se Lui la voleva morta allora l’avrebbe perseguitata fino in capo al mondo, e a ben poco sarebbero valsi i suoi sforzi di trarsi in salvo.
Rimaneva, quindi, un’unica opzione.
“Signor Cilindro?”, chiese, nuovamente, la piccola. Questa volta nella sua voce l’uomo poté percepire chiaramente una nota di terrore, e sentì il proprio cuore stringersi, all’idea di ciò che avrebbe dovuto fare.
“Chiamami … chiamami Jeff. Si … Jeff può andare bene.”, rispose lui, avvicinandosi in silenzio.
Improvvisamente allarmata, la piccola balzò in piedi, incespicando all’indietro nel tentativo di allontanarsi dall’uomo che, repentino, le afferrò il braccio, costringendola a guardarlo direttamente negli occhi.
“L-lasciami! Lasciami andare o … chiamerò mia madre. Lo so chi sei … ho capito. Lui ti ha mandato per uccidermi, vero?!?”, gridò, disperata, le lacrime che le rigavano le gote pallide, i ricci color inchiostro che le cadevano sulle spalle come una cascata di notte, “Ha capito che voglio fermarlo, e quindi ti ha ordinato di uccidermi. Perché? Io … io mi fidavo di lei!”, esclamò cercando, invano, di divincolarsi, inutilmente, da quella presa ferrea.
Un’ombra avvolse lo sguardo dell’uomo il quale la spinse contro la corteccia di un albero, bloccandole i polsi e osservandola direttamente negli occhi.
“Ferma dannazione, stai calma … va bene? Non voglio ucciderti.”, disse, cercando di farla tranquillizzare, per poi aggiungere, “E’ vero. Inizialmente, quel mostro mi aveva chiesto di ammazzarti. Tuttavia, non sono un essere così senza cuore, e voglio offrirti una via di fuga. Devi solo fidarti di me.”
La piccola tirò su col naso, osservando con gli occhi ancora colmi di lacrime l’Uomo Col Cilindro che, quasi cercando di ottenere la sua fiducia, la lasciò andare di scatto, arretrando di alcuni passi.
La bambina si osservò sorpresa i polsi, per poi guardarlo, incerta.
“Fammi tornare al castello … ne parlerò con mia madre e … e vedrai che lei risolverà ogni cosa.”, affermò quella, decisa.
Tuttavia, l’altro scosse il capo, avvicinandosi in silenzio e abbassandosi sulle ginocchia, per poi prenderle le mani e inspirando appena.
“Senti, non puoi tornare al castello. È troppo pericoloso.”, disse infine.
La bambina lo osservò, confusa, cercando di protestare: “Ma lei …”
“Lo so che sei convinta che possa aiutarti. Questa volta, però, il tuo nemico è troppo potente … nemmeno tua madre potrebbe proteggerti da lui, e sono convinto che anche tu lo sai bene, anche se ti rifiuti di ammetterlo. Sei intelligente … proprio come tua madre.”, disse, sorridendo appena, l’uomo.
“E allora?”, chiese lei, scostandosi appena, gli occhi ricolmi di lacrime, “Se lei non può proteggermi, dove posso andare? Lui non si fermerà mai … e se nemmeno lei …”, le lacrime iniziarono nuovamente a rigarle il volto, mentre si gettava a terra, singhiozzando disperata.
Fu allora che, improvvisamente, lui decise: “Esiste un posto.”
Helena alzò lo sguardo, osservando l’uomo.
“Forse … posso mandarti in un posto sicuro. Un luogo lontano, molto, molto lontano, dal quale nemmeno lui potrà ferirti. Un luogo dove non esiste la magia.”, affermò l’Uomo Col Cilindro, sorridendo.
“Un posto privo di magia?”, chiese lei, di rimando, “Esiste davvero un luogo del genere? E che ne sarà di me … e di mia madre … io … io vorrei restare qui! Non puoi farmi andare via!”, disperata, la bambina si gettò tra le braccia dell’uomo, cercando invano di persuaderlo da quel proposito.
Eppure, anche lei aveva ormai compreso che non le rimaneva altra scelta.
Se davvero voleva sopravvivere, se davvero voleva salvarsi … allora avrebbe dovuto abbandonare tutto ciò che aveva di più caro, compresa sua madre.
Fu l’Uomo Col Cilindro, ancora una volta, a darle forza.
L’abbracciò, affondando il capo contro i ricci scuri della bambina, che si trovò spiazzata di fronte a quel gesto d’affetto così sincero e spontaneo. I vestiti di lui sapevano d’estate, e racchiudevano in sé tutto il calore del sole, e delle spiagge … un odore di aranci e fiori di garofano che la fece sentire a casa e al sicuro. Lontana da quel posto freddo e isolato dal resto del mondo.
“Non avere paura, Helena. Sarai al sicuro, sono certo che lei non vorrebbe mai perderti e, se fosse qui, farebbe lo stesso. Devi solo fidarti di me. Riesci a farlo?”, chiese, in un sussurro.
La piccola annuì, convinta.
Si, sarebbe stata forte. Sarebbe riuscita a salvarsi e, una volta giunta nel nuovo mondo, almeno, sua madre avrebbe potuto vivere in pace, sapendo che, anche se lontana, era ancora viva e non l’avrebbe mai dimenticata.
E poi chi poteva saperlo … forse si sarebbero riviste.
“Va bene, Signor Cil … ehm, Jeff. Ma … come mi manderete in questo posto?”, chiese, improvvisamente incuriosita.
L’altro sorrise, togliendosi quindi, con fare teatrale, il capello, per depositarlo a terra. “Sai mantenere un segreto?”
La bambina annuì, convinta.
“Ebbene, questo … questo è un portale. Grazie al mio cappello posso condurti direttamente in quel mondo. Non devo fare altro cheee …”, lo fece girare e, improvvisamente, un vortice indaco si sostituì a esso.
Le fronde degli alberi iniziarono a muoversi, mentre la magia entrava in azione e un turbine di energia pura avvolgeva la piccola radura abbandonata in cui si trovavano. Stormi di uccelli si levarono in volo, mentre esemplari spaventati di scoiattoli e altri piccoli mammiferi correvano a rifugiarsi nelle loro tane, al sicuro.
Avvolti dal rumore del vento ululante, la piccola si reggeva al bordo della casacca dell’uomo, i cui capelli danzavano spinti dalle raffiche.
“Eccolo!”, gridò l’uomo, cercando si sovrastare il rumore, “Adesso devi saltare, capito? Ti sentirai risucchiare, ma non dovrai avere paura. Andrà tutto bene, ok?”
“E tu cosa farai?”, chiese la bambina, di rimando.
Non voleva che il suo prezioso amico finisse nei guai a causa sua.
Lui avrebbe potuto fargli del male, vendicarsi … forse persino ucciderlo.
“Non temere. Me la caverò, promesso. Ora … salta!”
La bambina annuì e fu con un ultimo sguardo d’addio che, infine, si gettò tra le raffiche ululanti del vortice magico, svanendo nel nulla.
Poi, non sentì più niente.




Note dell'autrice:
Ebbene, eccomi qui, con questo mio primissimo esperimento sul Fandom di OUaT.
Spero veramente di essere all'altezza di questa bellissima serie, che francamente ho iniziato solo da poco.
Non sarà facile, visti gli intrecci meravigliosi dell'originale, creare qualcosa di nuovo senza fare troppe incongruenze.
Tuttavia sono positiva e spero di entusiasmarvi abbastanza.
Per qualsiasi dubbio, domanda, osservazione, io sono sempre qui!

Teoth
   
 
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