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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    31/01/2018    1 recensioni
Henry fa ritorno da scuola più in anticipo del solito e trova accidentalmente Regina e lo Sceriffo Graham a letto assieme.
La donna, messa di fronte alla grande prova che prima o poi tutte le madri devono affrontare, decide di raccontare al figlio una favoletta decisamente fantasiosa su come nascono i bambini ma Emma non è d'accordo e vuole che gli dica la verità.
Ancora una volta in divergenza su come si facciano le madri, riusciranno Emma e Regina a giungere a un compromesso?
Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Caos a Casa Mills'
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Mamma, come nascono i bambini?
 

 
“E mi raccomando. Non fermarti a parlare con gli sconosciuti e vai direttamente a scuola. Ultimamente ci sono dei pessimi soggetti in circolazione.”, ammonì nuovamente Regina Mills, Sindaco di Storybrooke, osservando con un misto di apprensione e fierezza il piccolo Henry che, montato sulla sua bicicletta, partì deciso verso la scuola.
Di chi parlasse, non era proprio un gran segreto.
Sin da quando quella fastidiosissima Emma Swan era arrivata nella SUA città Regina non aveva più avuto nemmeno un istante di pace.
Quasi si divertisse a prenderla in giro, la donna, ora pure Vicesceriffo, non aveva smesso nemmeno per un giorno di dannarle l’anima. Prima, pretendendo un televisore al plasma a novanta pollici, con tanto di Wi-fi integrata e abbonamento a Sky con rinnovo annuale. Poi, quell’insulsa pretesa di una macchina per la cioccolata calda (che poi, tutti sanno che le tisane alle mele sono mille volte meglio!) direttamente nella centrale. E per finire, non mancava giorno che ritardasse con la consegna dei rapporti, spesso e volentieri inviandole delle sottospecie di scarabocchi in aramaico a dir poco incomprensibili.
Insomma, ne aveva veramente le tasche piene di quella cosiddetta “madre biologica” del suo piccolo Henry.
Sospirò, mentre delle braccia famigliari le avvolgevano la vita.
“Ehi … vuoi che ti consoli un po’. Sembri decisamente tesa, Signor Sindaco.”, la voce suadente di Graham le raggiunse l’orecchio.
Sorrise.
“Andiamo dentro.”
 
Teoricamente, come tutti i bambini della sua classe, Henry Mills avrebbe dovuto uscire da scuola alle 16.00 in punto, passare da Granny per fare uno spuntino, inforcare la bici e arrivare a casa rigorosamente non oltre le 17.00.
Peccato che, dopo l’arrivo di Emma Swan a Storybrooke, il bambino avesse sviluppato una straordinaria tendenza nell’uscire prima da scuola. O nel non andarci affatto, come quel giorno, in effetti.
Fatto stava che, forse, Regina avrebbe anche dovuto aspettarselo.
Purtroppo, però, quel giorno era così frustrata che aveva perso completamente la cognizione del tempo, incatenando senza troppi preamboli il SUO Sceriffo alla testata del letto e impedendogli di fare alcunché finché LEI non avesse finito.
Cosa che, quando era irritata, solitamente succedeva dopo sei lunghe, asfissianti ore da cui lui solitamente usciva più morto che vivo.
Comunque fosse, stavano giusto per riprendere da dove erano rimasti (non era poi così crudele, una pausa ogni tanto gliela concedeva anche) che il bambino piombò come un fulmine a ciel sereno nella stanza, gridando: “Ho preso A nel compito di …”, si bloccò, osservando interdetto la scena di fronte a lui. Sua madre, seduta a cavalcioni (ovviamente nuda) su Graham (nudo pure lui) incatenato alla testata del letto dalle sue stesse manette.
I due si bloccarono, imbarazzati, voltandosi lentamente per osservare il bambino che, sorpreso, si affrettò a dire: “Proseguite pure da dove eravate rimasti!”, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Ancora ammutoliti, i due si fissarono, senza sapere esattamente cosa dire.
Senza attendere quindi oltre, la donna si affrettò a schizzare in piedi, affrettandosi a indossare qualcosa prima di correre dietro al figlio.
 
“Henry, posso spiegarti.”, esordì, cercando di mantenere una sorta di contegno.
Insomma.
Era stata appena scoperta a letto da suo figlio, il quale, almeno teoricamente, era ancora troppo piccolo per sapere come succedessero certe cose. Tipo la nascita dei bebè, per intenderci.
E ora, volente o nolente, doveva affrontare il problema di testa. Anche se, a dire il vero, in quel momento avrebbe preferito potersi volatilizzare per fuggire in qualche posto dall’altro lato del mondo. Tipo Onolulu, o il Wakamba. Magari persino l’Alaska non sarebbe stato male.
Si schiarì la voce, mentre il bambino si voltava a osservarla, ingenuamente, dalla sua postazione nella cucina.
“Si mamma?”, chiese, come nulla fosse.
La donna, ormai determinata a mantenere la calma, si sedette di fronte a lui, mentre quello continuava a fissarla in silenzio.
“Henry … forse è il caso che ti spie …”
“C’entra col fatto di come nascono i bambini?”, la interruppe quello, prima di dire, con fare decisamente fiero, “Ho letto in un libro che quando un maschietto e una femminuccia dormono assieme succede una magia. Che fa nascere i bambini.”
Il sopracciglio di Regina ebbe un tic nervoso.
Prima quel libro di favole. Poi questa roba sulla sessualità. E si che aveva fatto chiudere lei stessa la biblioteca … forse era il caso di dar fuoco a tutti i libri “potenzialmente dannosi” della città. A partire da quelli su come nascono i bambini.
Messa all’angolo, la donna fece mente locale.
Osservò silenziosamente il figlio, cercando di trovare una scappatoia.
Insomma … Henry era ancora un bambino (a dire il vero, tendeva a essere così protettiva che anche a vent’anni avrebbe continuato a vederlo in quel modo). Quindi non poteva certo dirgli come stavano realmente le cose, giusto?
Non le rimaneva che un’unica opzione.
Sorrise, nervosamente, prima di rispondere: “Ehm … si … più o meno. In pratica, quando un maschietto e una femminuccia dormono assieme …”, si bloccò, cercando di ponderare le parole, “… ecco. Sognano. E sognando chiedono agli angioletti e alle cicogne un bambino. Poi questi lo fanno comparire con la magia e glielo portano in volo.”
Il bambino osservò incerto la madre, mentre la stanza sprofondava nel silenzio più totale.
Temendo di aver appena detto una cavolata madornale, Regina lo osservò un istante, sperando con tutta sé stessa che se la fosse bevuta.
Fortunatamente per lei, il Cuore del Vero Credente di Henry entrò nuovamente in azione. Insomma … se sua mamma poteva scagliare un Sortilegio in grado di cancellare la memoria a tutti gli abitanti delle favole, perché una magia simile non avrebbe potuto esistere?
Si affrettò quindi ad annuire, togliendo un peso dal cuore di Regina che, soddisfatta, si complimentò con sé stessa per l’ennesimo successo nelle sue “prove di madre”.
Nemmeno Emma Swan avrebbe potuto fare di meglio, ne era assolutamente certa!
 
“E così nascono i bambini.”, concluse Henry, osservando soddisfatto la madre che, interdetta, continuava a fissarlo senza sapere bene cosa dire.
Come ogni pomeriggio, i due si erano dati appuntamento da Granny, per bersi una buona cioccolata calda con cannella in attesa di nuovi sviluppi per l’Operazione Cobra.
E come ogni pomeriggio, il piccolo non aveva esitato un secondo nel lanciarsi in un resoconto incredibilmente dettagliato dei giorni precedenti, approfittando della presenza della madre. Da quando era arrivata a Storybrooke, Henry si era affezionato incredibilmente a Emma, e l’ammirazione che aveva verso di lei era di gran lunga superiore a quella che provava per Regina.
Per questo non avevano segreti e se succedeva qualcosa, Henry si affrettava subito a raccontarla alla madre.
Peccato che, in quel momento, Emma Swan avrebbe volentieri ceduto il suo posto di confidente segreta a chiunque altro, pur di non essere li.
Seriamente. Cosa aveva in testa quella donna?
Le faceva un sacco di prediche. O perché si vestiva in modo troppo casual per una madre, o perché il suo maggiolino era ridotto così male da andare contro a tutte le norme di sicurezza stradale, o ancora perché la sua camera sembrava più un bordello che altro.
E poi si faceva beccare a letto con Graham dal suo stesso figlio.
Decisamente, in quel momento era veramente tentata di prendere, alzarsi, andare al numero 108 di Mufflin Street e dirgliene quattro.
Sospirò, osservando in silenzio il bambino.
Henry sembrava molto soddisfatto della scoperta cosmica appena fatta, ed Emma non se la sentiva proprio di rovinargli il momento dicendogli la verità. Tuttavia, lei e Regina dovevano assolutamente discutere di quella questione.
 
“Spero vivamente che tu stia scherzando, Swan.”, osservò secca Regina, in risposta all’idea della donna di raccontare la verità al figlio.
Emma sospirò, esasperata: “Non saremmo in questa situazione, se tu avessi preso delle precauzioni. Sei tu che sei stata beccata a letto con Graham, non io … quindi ora prenditi le tue responsabilità. Henry, ormai, ha undici anni. È ora che si faccia almeno un’idea, su come accadono certe cose!”
L’altra sbuffò, divertita: “Certo. Detto dalla donna che l’ha abbandonato, parlare di responsabilità potrebbe risultare un po’ ipocrita, non credi?”, disse, alzando un sopracciglio, senza tuttavia degnarla di troppa attenzione.
Se avesse continuato a osservarla, se lo sentiva, come minimo avrebbe rischiato di perdere le staffe. Cosa che, in sua presenza, le riusciva fin troppo spontaneo.
Decise quindi di concentrarsi sulla sua torta di mele, dandole ostinatamente le spalle.
Emma, ormai al limite della sopportazione, prese senza tante cerimonie l’impasto, buttandolo nel cestino prima di dire: “Ok, ora però mi stai a sentire Regina!”
La donna osservò assassina la sua preziosissima torta.
Se c’era una cosa che proprio non sopportava, oltre al disordine e ai ritardi, era lo spreco di mele. Specialmente se provenivano dal suo albero, di cui con tanto amore si prendeva cura.
Quello stesso albero che, pochi giorni prima, era stato brutalmente menomato dalla furia assassina di Emma Swan.
Prese il mattarello, passandoselo in da una mano all’altra, furibonda: “Hai buttato via la mia torta.”, disse, secca e concisa.
Emma osservò preoccupata l’arma improvvisata della donna, improvvisamente conscia dell’errore appena commesso.
E Regina le sarebbe pure saltata addosso, se proprio in quel momento Henry non le avesse interrotte, osservando preoccupato la scena: “Mamma … che state facendo?”
Le due donne si voltarono, imbarazzate, mentre quello guardava apprensivo il mattarello nelle mani della madre. Il suo sguardo cadde sull’impasto, infelicemente abbandonato nel cestino, quindi si affrettò a frapporsi tra loro, sbottando: “Si può sapere che vi prende?”
Incapace di trattenersi, Emma rispose: “Semplice. Io e Regina dobbiamo spiegarti alcune cose. Riguardo a come nascono i bambini.”
Gli occhi del Sindaco perforarono assassini la donna, intimandole silenziosamente di non andare oltre.
Sorpreso, il bambino parve rilassarsi, sorridendo divertito: “Tranquille. Oggi ho parlato con Ruby, mi ha già spiegato tutto! Però mamma …”, guardò serio Regina, che lo fissava stralunata, “… ricordati di usare le protezioni!”
Detto ciò si dileguò, saltellando divertito verso la propria camera.
Emma fece un sospiro, constatando: “Beh … è andata bene, no?”



Note dell'Autrice:
Ebbene, rieccomi, popolo di Efp!
Mentre aspetto che passi il tempo per l'uscita del nuovo capitolo della mia long su questo magnifico Fandom, eccomi inagurare la prima Os di una serie che sarà interamente incentrata sulla difficile convivenza delle nostre mamme nel crescere il piccolo Henry.
Tutte in chiave comica, tutte da morir da ridere, molte con degli accenni a uno dei miei pairing preferiti, ossia la SwanQueen.
Sono ansiosissima di sapere cosa ne pensate, e per qualsiasi domanda mi troverete sempre qui!
Alla prossima.

Teoth

 
   
 
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