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Autore: Adoratrice anime    04/02/2018    0 recensioni
Questa è la prima volta che scrivo qualcosa e quindi non so se sia venuta bene, comunque vi anticipo che i caratteri dei personaggi temo non mi siano venuti come nell'anime
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati almeno dieci anni da quando mi avevano negato la luce del sole. Dieci lunghi anni passati a chiedersi quanto tempo mancasse ancora affinché arrivasse il giorno in cui avrei riottenuto la mia libertà. Confinato in quella stanza d'ospedale continuavo a guardare il soffitto quasi a sognare il mio corpo perdere lentamente sensibilità, la mia vista offuscarsi fino a che i suoni si sarebbero fatti sempre più ovattati ed infine sarei riuscito a vedere con chiarezza la luce, un lieve bagliore che avrebbe donato la libertà alla mia anima. Purtroppo però sapevo con certezza che non mi sarebbe stata concessa perché gli " esami ", come li chiamavano le ingenue infermiere che venivano ad avvertirmi dell'arrivo dei dottori, erano più che altro esperimenti ed io ero la cavia. Per la precisione ero il soggetto perfetto perché nessuno si sarebbe mai lamentato se mi fosse successo qualcosa o perlomeno anche volendo nessuno avrebbe potuto ,visto che fu proprio mio padre a portarmi in questo ospedale quando avevo appena tre anni. Mia madre era sempre stata una donna di salute cagionevole e il parto non la aiuto di certo, infatti, morì dopo tre anni dalla mia nascita , così come la speranza che mio padre che mi trattava sempre con disprezzo cominciasse a dimostrarmi un minimo d'affetto. "Che ingenuo", se ci ripenso mi viene quasi da ridere. Mio padre ,infatti, mi considerò come un mostro che gli aveva appena portato via la donna che più amava e di conseguenza mi "vendette" a dei dottori . Allora non riuscivo a capire quello che stava realmente succedendo, infatti, pensavo che sarebbe tornato a prendermi insieme alla mamma. Scoprì la verità solo qualche giorno dopo da uno dei dottori a cui ero stato venduto o per meglio dire donato. 

<< Mi scusi, lei sa quando mia mamma o mio papà verranno a prendermi? >>. Gli chiesi preoccupato per l'assenza dei miei genitori .

Al sentire quella domanda il dottore sembrava stesse per scoppiare a ridere.

<< Ma come, non sai che quando tua madre è venuta a mancare una o due settimane fa, tuo padre ti ha donato a questo ospedale?. Sai è stata davvero una benedizione, ormai, avevamo quasi perso la speranza di trovare un soggetto che ci facesse da cavia per i nostri esperimenti.>> .

Dopo aver detto ciò il dottore uscì dalla stanza che mi avevano assegnato e chiuse la porta a chiave . 

Alla luce di quella terribile verità capì di essere solo. Desideravo scappare ma sapevo che se anche fossi scappato non avrei avuto dove andare, così passati i primi esami pensai: " L'unica cosa che posso fare è accettare il dolore provocato dagli esperimenti, questa prigionia e questo vuoto. Del resto un mostro come me che ha causato la morte della sua stessa madre non ha il diritto di essere felice. L'unica cosa a cui possa  veramente sperare è una morte serena che mi liberi da questo opprimente senso di colpa". 

 

Sono passati dieci anni da allora, ma nonostante abbia accettato il mio destino, una parte della mia anima non fa che pensare a come sarebbe stata la mia vita se io avessi avuto qualcuno da poter amare.

 

 

Mai avrei immaginato che mi sarebbe stata data la possibilità di scoprirlo da me.

 

Era un giorno come altri, avevo appena finito i miei " esami " e sentivo il mio corpo percorso da un terribile e allucinante dolore. Stavolta però esso era più forte del solito, così non riuscì a trattenermi dall'urlare. Questa cosa capitava all'incirca una volta al mese, ma nonostante le mie urla nessuno era mai venuto a controllare, avevo perciò pensato che semplicemente la cosa non interessasse e nessuno oppure che le pareti fossero insonorizzate, ma mi dovetti smentire quando vidi un ragazzo venirmi incontro per aiutarmi .

Era bellissimo, i suoi capelli biondi risplendevano come il sole mentre venivano illuminati dalla luce proveniente da fuori la porta che aveva stranamente lasciato aperta. Nel mentre pensavo a questo continuavo a urlare, sempre più forte finché il dolore non ebbe la meglio e svenni. Non pensavo di certo che al mio risveglio mi sarei trovato quel ragazzo seduto su una sedia vicino al mio letto ad aspettare che mi svegliassi.

<< Finalmente ti sei svegliato! Era ora non ne potevo più di aspettare.  >>Esclamò con un tono che pareva essere seccato.

<< Chi sei? Non ti ho mai visto prima. E perché mai sei entrato nella mia stanza? >>. Gli chiesi sinceramente curioso di sapere perché qualcuno che avesse accesso alla mia camera ( sono in pochi ad averlo ) decidesse di entrare dopo avermi sentito urlare.

<< Il mio nome è Sanzo e sono il figlio del proprietario di questo ospedale. E ora è il tuo turno di rispondere, si può sapere perché ti sei messo a urlare così forte da farti sentire anche dal piano superiore nonostante tu stia in una camera insonorizzata!?>> sbotto all'improvviso facendomi quasi spaventare, tanto il suo tono di voce pareva arrabbiato.

<< N-non ci posso fare niente, non è mica colpa mia se gli esperimenti che fate provocano così tanto dolore da farmi urlare.>> gli risposi leggermente intimorito.

<< Esperimenti? Ma di che diavolo stai parlando, scimmia?>>. Disse con uno sguardo leggermente perplesso.

<< Io non sono una scimmia, il mio nome è Goku , Son Goku.>> gli risposi infastidito.

 

 

Parlammo a lungo e da quel che capì, sembrava non sapesse niente degli esperimenti. All'inizio pensai semplicemente che non fosse stato informato , mai mi sarei aspettato che gli esperimenti fossero stati condotti in segreto, del resto erano passati dieci anni e urlavo in quel modo almeno una volta al mese. Non che la cosa fosse di gran rilevanza per me, perché in ogni caso anche se fossi venuto a conoscenza di ciò prima e avessi dovuto scegliere tra libertà e prigionia avrei scelto la seconda opzione perché la consideravo essa la mia punizione. Infatti anche ora che tutto era stato risolto e io ero stato preso in custodia da Sanzo sotto l'ordine del padre, non desideravo altro che sentire ancora il dolore che mi portava a urlare ogni volta dopo gli esperimenti che quei dottori ( che sono stati arrestati) conducevano, perché sentivo come se quel dolore mi rendesse libero dai sensi di colpa che ora invece attanagliavano la mia mente senza darmi tregua. Fu proprio mentre pensavo ciò che Sanzo mi raggiunse e mi disse 

<< A vederti ora mi viene da pensare che fossi più contento in ospedale >>. << Infatti è così. Ora che non sono più la non so come scontare la mia punizione >>. << Ho già sentito la tua storia e francamente la trovo ridicola. Come può anche solo passarti per l'anticamera del cervello di vivere la tua vita per qualcuno che è già bello che morto da anni stupida scimmia. E se anche  fosse davvero la cosa giusta da fare non vedo come dovrebbe importartene del resto pensi davvero che tua madre volesse questo. Pensi davvero che volesse un figlio che vede la sua stessa vita come una punizione! >> . Mi urlò.

A quel punto non seppi che ribattere, sentivo soltanto il forte desiderio di piangere e così feci. Per poi guardare Sanzo negli occhi e dirgli : << Hai ragione mia madre non avrebbe voluto questo, grazie per avermelo fatto capire Sanzo>>. Dissi per poi abbracciare Sanzo che in quel momento diventò la mia luce e il mio sole.

   
 
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