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Autore: Tigre Rossa    05/02/2018    2 recensioni
Hai ventuno anni, Hector, e ne avrai per sempre, perché ora sei morto.
E ai morti non sono concessi i sogni.
Nemmeno ai sognatori come te.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sognatore

 

 

 

 

 

 


Un uomo non è vecchio finché i rimpianti non sostituiscono i sogni.
  John Barrymore

 

 

 

Sei un sognatore, Hector.

Lo sei sempre stato, fin da quando eri solamente un bimbo dai capelli arruffati e il viso sporco.

I sogni hanno sempre guidato i tuoi passi attraverso sentieri sconosciuti e un po’ nascosti, che però tu hai seguito senza timore, certo che fosse la cosa giusta da fare.

I sogni sono la sostanza stessa delle tue giornate, la melodia su cui componi ogni tua singola canzone, la sinfonia cantata dal tuo cuore libero e senza paura.

I sogni ti fanno compagnia anche quando la notte scivola via e ti permettono di portare con te un po’ della sua magia anche durante il giorno, alla luce del sole.

I tuoi sogni, selvaggi e indomiti, sono la causa del tuo sorriso da monello, fiducioso e luminoso, e fanno splendere i tuoi occhi di una luce tutta loro, impossibile da portarti via.

Sei un sognatore, Hector, e ne vai così fiero. Forse non sarai bello, ricco, intelligente od affascinante, ma a te basta essere questo.

Non temi il futuro, qualsiasi cosa esso ti riservi.

Sai che i tuoi sogni ti mostreranno la tua strada e che un giorno, forse non troppo lontano, si realizzeranno tutti.

Per i tuoi genitori, però, essere un sognatore non è poi questa gran cosa.

Non condividono la tua fiducia e la tua serenità e soprattutto non credono nei tuoi sogni. Scuotono la testa alle tue ingenue speranze e ti dicono di crescere, di smettere di sognare ad occhi aperti e di metterti la testa sulle spalle, com’è giusto che sia.

Ma a te non interessa. Non ti interessa delle loro parole, dei loro dubbi e delle loro paure. Non ti interessa niente di tutto questo.

Tu sei un musicista, te lo senti nel sangue, e niente di quello che diranno o faranno ti fermerà dal realizzare i tuoi sogni. Diventeranno realtà uno dietro l’altro, ne sei sicuro.

Sai che la tua vita stessa sarà un sogno, e alla ancora ingenua età di dodici anni non vedi l’ora di crescere e di viverla tutta, di provare ogni suo singolo brivido, e di rendere ogni giorno una avventura meravigliosa.

Sì, la vita sorriderà a te ed alla tua chitarra, ne sei più che sicuro.

 

 

 


 

Sei un sognatore, Hector.

È questa la frase che ti ha sussurrato Imelda, prima di sporgersi verso di te e baciarti per la prima volta.

Ah, Imelda, la tua bella, fiera, meravigliosa Imelda.

Il tuo sogno diventato realtà, il sogno più bello di tutti.

Non avresti mai creduto di poterla stringere tra le tue braccia e di chiamarla tua, non davvero. Sperare qualcosa del genere era davvero troppo anche per te, eterno sognatore, ma è successo davvero, e ora ti sembra solo di vivere in un sogno talmente magico da non poter finire mai.

È stupenda, la tua Imelda.

È stupenda quando scuote la testa e ti chiama mi amor, a metà strada tra l’esasperato e il divertito.

È stupenda quando danza sulle note della tua musica, senza mai distogliere gli occhi dai tuoi, come se fosse un serafino nato da quella melodia che il tuo cuore innamorato non smette mai di intonare.

È stupenda quando si lascia abbracciare da dietro e tenta di nascondere il lieve rossore che le colora le guance nel sentirsi chiamare mi corazon.

È stupenda anche quando si arrabbia e armeggia con il suo terribile stivaletto, arma micidiale di cui, lo ammetti, hai un po’ paura, ed è ancora più stupenda quando, dopo ogni litigio, ti guarda con ancora più amore di prima.

È stupenda quando canta con la sua voce da angelo che si fonde con la tua, un’unione tanto perfetta da toglierti il fiato ogni singola volta.

È semplicemente perfetta, e tu non potresti esserne più innamorato.

Oh sì, ne sei dannatamente innamorato. La ami più della musica che per tanto tempo è stata l’unica ragione della tua vita.

La ami così tanto da non riuscire nemmeno a descriverlo davvero in una delle tue canzoni, non come vorresti, non con la stessa intensità del fuoco che ti arde dentro ogni volta che la guardi.

La ami così tanto da osare, ad appena diciotto anni, chiederle di sposarti e di restare al tuo fianco per sempre.

La ami così tanto che per un momento, quando la vedi col viso coperto dal velo leggero e quel vestito bianco che le fascia il corpo –sì, proprio come un angelo-, sei certo che il tuo cuore non potrebbe sopportare tanta felicità.

E poi sei costretto a ricrederti ancora una volta quando lei, in una notte senza luna, ti sussurra all’orecchio che presto diventerai papà.

Ed ancora, quando le sfiori il grembo colmo di vita e canti un ninna nanna per fare dormire i tuoi due piccoli, meravigliosi sogni.

Ed una volta ancora, quando stringi la vostra bambina per la prima volta tra le tue braccia, e la tua Coco ti guarda con gli stessi stupendi occhi di Imelda.

Sarai anche un sognatore, giovane Hector, ma se è questo quello che i tuoi sogni coraggiosi ti hanno portato, allora non hai sbagliato a sognare.

 

 

 

 

Sei un sognatore, Hector.

Imelda te l’ha ripetuto un’ultima volta, prima che tu uscissi da quella porta. Ma non l’ha fatto con affetto o dolcezza, come al solito, bensì con un’amarezza e tristezza infinita, talmente grandi da spezzarti il cuore.

Mai avresti pensato che quella parola, a te tanto cara, potesse causarti tanto dolore, ma è così.

Sei uno stupido sognatore, ed adesso ti sei spinto troppo in là, lasciandoti portare via da sogni ingannevoli, illusori, bugiardi.

Non hai saputo resistere, vero?

Avevi già tutto, o almeno tutto quello di cui avevi davvero bisogno. Tutto quello che davvero contava.

Ma tu volevi di più. Volevi ancora di più.

È questo il problema dei sogni, una volta realizzati ne arrivano sempre altri a prenderne il posto ed a trascinarti via, lontano, mentre si dimentica quello che già si possiede e si rischia di perdere.

Ma tu non te ne rendevi conto, quando salutavi tua figlia e tua moglie. Pensavi che non vederle per un po’, non essere con loro fosse un sacrificio doloroso ma necessario per realizzare quell’ultimo sogno, il più antico, il più grande ed ambizioso che tu abbia mai avuto.

Eri già un musicista e probabilmente lo eri sempre stato. Ma ora volevi che lo vedesse tutto il mondo. Volevi che le tue canzoni fossero ascoltate da tutti. Volevi che la tua chitarra fosse famosa e la sua musica inconfondibile.

Che ingenuo. Che stupido ingenuo.

Ci sono sogni troppo grandi per essere realizzati. Sogni non necessari e non importanti. Sogni che forse bisognerebbe lasciare andare.

Sogni che sarebbe meglio non sognare.

Ma tu sei sempre stato troppo ingenuo per capirlo.

Hai sacrificato i tuoi due sogni più belli per uno a cui forse non avresti mai dovuto ambire.

E ora che l’hai capito, ora che finalmente hai aperto gli occhi e hai deciso di rinunciarci per riavere ciò che è tuo, è troppo tardi.

Ora che è tutto scuro, non c’è più nulla che tu possa fare per tornare indietro.

Ora che il tuo cuore non batte più e il tuo respiro si è fermato, non c'è niente che potrai fare per rimediare al tuo errore.

Ora che il tuo corpo è abbandonato in un vicolo e tu ti sei risvegliato in quello che non è un incubo, anche se lo sembra così tanto, nessun sogno potrà più realizzarsi.

Non potrai più tornare a casa, Hector.

Non potrai chiedere scusa a tua moglie, né stringere a te la tua Coco e prometterle di non lasciarla mai più.

Non potrai più cantare per loro –l’unica vera musica che conti qualcosa- né con loro.

Non potrai ricominciare da capo e vivere una vita serena con la tua famiglia.

Non potrai vedere la tua bambina crescere e farsi donna, una splendida, meravigliosa donna proprio come sua madre.

Non potrai vederla innamorarsi e non potrai accompagnarla all’altare, vestita di bianco, né cantare al suo matrimonio e guardarla ballare con suo marito.

Non potrai stringere tra le braccia i tuoi nipotini e cercare in loro qualcosa di te, né suonare per loro la tua chitarra pur di farli addormentare.

Non potrai vedere la tua Imelda sorriderti ed abbracciarti ancora una volta, oppure giocare con i tuoi capelli ed accarezzarti dolcemente il viso.

Non potrai più sentire le sue labbra contro le tue, né la sua voce angelica che si intreccia alla tua.

Non potrai passare ogni giorno della tua vita al suo fianco, come dovrebbe essere.

Non potrai crescere con lei, contare gli anni insieme ed aspettare che il sole tramonti un’ultima volta.

Non avrai nemmeno un altro giorno con la tua Imelda e la vostra Coco, e non potrai mai più condividere alcun sogno con loro.

Hai ventuno anni, Hector, e ne avrai per sempre, perché ora sei morto.

E ai morti non sono concessi i sogni.

Nemmeno ai sognatori come te.

 

 


 

Sei un sognatore, Hector.

Lo dici a te stesso, un po’ amaramente, dopo l’ennesimo dìa de muertos trascorso da solo nel buio.

Sì, sei ancora un sognatore, nonostante tutti questi anni nelle tenebre.

Quanti anni sono passati da quando sei morto?

Tanti, troppi. Ormai hai perso il conto.

Quanto tempo è passato da quando sei riuscito a realizzare anche solo uno dei tuoi folli, affamati sogni?

Non lo sai nemmeno più.

L’unica cosa che sai è che non hai smesso di sognare.

No, non hai mai smesso di sognare, anima coraggiosa ed ostinata.

Hai continuato a lottare per realizzare almeno uno dei sogni che ti stringi forte all’anima e che ti cullano, in questi lunghi anni di solitudine.

Hai lottato, e lottato, e lottato ancora.

E continuerai a farlo, a qualsiasi costo.

Per attraversare quel ponte.

Rivedere la tua famiglia.

Chiedere scusa a tua moglie ed a tua figlia.

Ottenere il loro perdono.

Stringere forte la tua Coco a te.

Baciare di nuovo la tua Imelda e sentire la sua voce angelica cantare per te.

Sono tutti sogni ingenui ed impossibili, e ne sei fin troppo consapevole.

Non potrai mai realizzarne nemmeno uno, e dentro di te lo sai bene, anche se non riesci ad

ammetterlo.

Non potresti sopravvivere, senza l’illusione di riuscire a realizzarne almeno uno, prima di scomparire.

Ma ormai anche tu inizi a renderti conto dell’impossibilità dei tuoi sogni, povero, triste Hector.

Guardati, sognatore disilluso.

Il tuo viso non è più allegro, ma malinconico.

Il tuo sorriso non è più quello di un bambino, fiducioso e sereno, ma amaro e consapevole.

E i tuoi occhi . . . oh, loro sono i più feriti. Hanno quasi perso la loro luce, ormai. Stanno diventando vuoti e freddi, senza più calore.

La musica ti ha abbandonato, o forse sei tu ad aver abbandonato lei.

Quella terribile chimera, che ti ha portato via dalla tua famiglia, che ti ha impedito di vedere ciò che era davvero importante. La temi ora, anche se sai dentro di te di non poterla mai odiare, non veramente.

Come hai fatto ad essere tanto ingenuo da credere che la tua vita, spenta così in fretta e in modo tanto insulso, sarebbe stata un sogno?

Come hai fatto a non vedere la felicità quando l’avevi davanti ed a farti sedurre dal fascino della fama?

Come hai potuto credere che tutti i tuoi sogni fossero perfetti e che ti avrebbero guidato sulla giusta strada?

Come hai potuto perdere tutto per un sogno di troppo?

Ma, nonostante questo, tu non smetti di crederci.

È l’unica cosa che conosci, in fondo.

Non puoi farne a meno.

Non puoi, e basta.

Sognare, anche se qualcosa di impossibile, è l’unica cosa che ti fa sentire ancora vivo, nonostante la tua morte.

Anche se non hai quasi più l’età per sognare, non davvero.

Anche se sei troppo vecchio e stanco per non sentirti lacerato ogni singola volta che i tuoi pallidi sogni svaniscono con l’alba.

Anche se i tuoi sogni ormai hanno il sapore di illusioni spezzate, di desideri irrealizzabili, di rimpianti per i quali non troverai mai conforto.

Sei un sognatore, e anche se ormai odi questa parte di te con tutto te stesso non riuscirai mai ad essere altro.

Sei un sognatore, ed è questa la parte più brutta e allo stesso tempo più bella di te.

È ciò che ha illuminato la tua esistenza e poi l’ha svuotata.

È quella parte di te che ha fatto innamorare Imelda e poi ti ha spino a tradire la tua promessa e lasciarla da sola.

È ciò che tu sei nei profondo, e anche se ti odi per esserlo non potrai mai estirparlo del tutto, e forse non vuoi nemmeno farlo.

Sei un sognatore, Hector, e anche se esserlo è ciò che ti ha ucciso, è comunque l’unica cosa che ti tiene ancora in vita e ti impedisce di cedere.

Nonostante faccia fin troppo male

Male da morire.

  
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