Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Felpato__    05/02/2018    0 recensioni
Marco a Roma, Eva e Marta a Parigi. In questo modo era iniziata la quinta stagione de I Cesaroni, con il ritorno di Eva sul finire di stagione che avrebbe poi dato fine a una delle storie d'amore televisivo più amate dagli italiani negli ultimi anni. Ho dunque deciso di ripartire proprio dal ritorno di Eva per tentare di dare un finale differente a questa coppia che tanto ci ha appassionato e fatto sognare. Spero vi piaccia. Grazie e buona lettura. Ogni recensione è benaccetta.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlotta Alberti, Eva Cudicini, Marco Cesaroni, Maya, Maya Smith, Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era a Roma ormai da una settimana. Marta piano piano stava scoprendo Roma, mentre lei, lei quella città l’aveva sempre amata. Le piaceva ogni cosa di Roma. Amava perdersi tra i vicoli di Trastevere, che regalavano emozioni anche nei pomeriggi più grigi; amava camminare e scoprire ogni giorno nuovi pezzi di storia; amava leggere un libro a Villa Pamphilj, oppure guardare il panorama dal Gianicolo, con la sua doppia vista sulla città religiosa e su quella “laica”. Il nuovo ambientamento a casa Cesaroni era stato semplice, anche perché praticamente nulla era cambiato. Giulio, Cesare ed Ezio continuavano a creare i loro casini, e Lucia e Stefania continuavano a tirarceli fuori. I ragazzi erano cresciuti, ma avevano sempre i loro problemi e le loro storie, soltanto con qualche anno in più. Aveva notato qualcosa di strano tra Rudi e Alice, era come se in loro due rivedeva gli stessi sguardi che si scambiavano lei e Marco anni prima, ma forse si sbagliava. Marco, ecco, Marco era l’unica cosa differente rispetto agli anni precedenti. In questi primi giorni dal suo ritorno il loro rapporto era stato pressoché nullo, limitandosi a scambiarsi due parole soltanto per ciò che riguardava Marta. Questo le dispiaceva e non poco, ma lo capiva benissimo e rispettava la decisione di Marco di evitarla. Anche se ci avrebbe giurato che in lui vedeva qualcosa di strano. Era come se appena la vedesse non ci capisse più nulla e cercasse di cambiare discorso o di andare via; come se la presenza di Eva in qualche modo lo turbasse. Di certo non era semplice trovarsi in giro per casa colei che aveva amato alla follia e che le aveva spezzato il cuore, soprattutto ora che aveva occhi soltanto per un’altra ragazza. Ma tant’era, e ci si sarebbe dovuto abituare.

Scendendo per colazione scoprì che proprio Marco era in partenza per Berlino, dove avrebbe passato qualche giorno di relax con Maya. Stava andando via quando Eva notò qualcosa di strano nel giornale che il fratellastro teneva in mano. “Scusa Marco, ma quella non è Maya?” chiese Eva. “Quella chi scusa?” rispose Marco guardandosi intorno in cerca della sua fidanzata. “No, non qui, lì, sul giornale” incalzò la Cudicini, indicando la pagina del giornale che teneva sotto il braccio. Col senno di poi probabilmente si sarebbe fatta gli affari suoi, perché fare del male a Marco era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, anche se in realtà questa volta lei non aveva fatto nulla, ma ormai il dado era tratto. Giulio difatti, sempre seduto a capotavola, prese il giornale e lo aprì sul tavolo. “La famiglia reale in visita in Italia” recitava il titolo, e lì, stampata davanti gli occhi di tutti c’era proprio lei, Maya, in mezzo ai due genitori, tutti in abiti regali. Leggendo l’articolo si scoprì dunque che Maya non era affatto una fotografa inglese di nome Smith, come a tutti aveva fatto credere, ma una nobile, già promessa sposa ad un principe austriaco. Nemmeno una giornalista brava come Eva avrebbe potuto descrivere lo stupore che caratterizzava i volti dei partecipanti alla colazione di quella mattina. In fondo la ragazza era stata accolta come una figlia, e tutti le si erano affezionati, e sapere che aveva mentito a tutti non fu una bella notizia. Chiaramente il più “deluso”, per usare un eufemismo, fu Marco. “Ma di chi mi sono innamorato io?”, furono le sue uniche parole, prima di salire le scale per chiudersi in camera. Non sarebbe più partito.
Dopo circa mezz’ora, nella quale tutti i membri di casa Cesaroni avevano provato a parlare con Marco, fu il turno di Eva, che come al solito, fu anche l’unica a riuscirsi. Era da quando avevano diciassette anni che si ripeteva il solito copione: Marco in stanza, triste per qualche casino, ed Eva pronta a consolarlo, sempre con la parola giusta. Prese Marta e scese in cucina. “Mamma ma che cos’ha papà?” chiese dolcemente la bambina. “Tesoro papà ha male al pancino, ma ora lo facciamo stare meglio, ti va?” “Siii”. E così madre e figlia presero un vassoio e lo riempirono con tante cose buone da mangiare e da bere; poi Eva prese un foglio e scrisse, a nome della bambina, una semplice frase, ma dal potere di far cedere anche il più duro degli uomini: Ti voglio bene papà. Salirono dunque in camera, Eva aprì la porta, e immediatamente si udì “non voglio vedere nessuno, per favore lasciatemi stare”. ‘Ma sta piangendo’ pensò Eva, e per lei fu come una coltellata al cuore, perché subito pensò che probabilmente era stato in questo stato anche quando lei lo lasciò. “Papà ti abbiamo portato la colazione a letto, così ti passa la bua”. La voce dolcissima della bambina ebbe l’effetto che Eva sperava. Marco, steso con la faccia sul cuscino, si girò di scatto, e non appena vide la bambina la fece venire verso di sé, per poi prenderla, posare il vassoio e abbracciarla fortemente. Lentamente entrò anche Eva, che si avvicinò al letto. “Scusaci, ma voleva venire da te” gli disse Eva, mentendo leggermente, “ora vi lascio”. “Puoi restare” le disse Marco, la voce ancora singhiozzante. Lei si fermò, e tornando indietro si sedette sul letto; Marta continuava ad abbracciare il papà. Fu un attimo, e gli sguardi dei due fratellastri si incrociarono, gli occhi pieni di lacrime di Marco contro quelli bellissimi e sempre pieni di speranza di Eva. Eva gli fece un sorriso, e quasi involontariamente mise una mano sulla coscia di Marco, vicino alla sua di mano, che altrettanto involontariamente si avvicinò a quella della sorellastra. “Vedrai, andrà tutto bene” disse a quel punto Eva.

Nel frattempo, all’aeroporto di Fiumicino, Maya aspettava il suo fidanzato, palesemente in ritardo, e provava insistentemente a chiamarlo, senza però ricevere risposta. Stava cominciando a preoccuparsi e così, per calmarsi, si sedette su una panchina. Vicino a lei un signore leggeva il giornale. Quasi svenne nel momento in cui vide la foto. Tutto il suo mondo crollò; fu come aver preso un pugno alla bocca dello stomaco, uno di quelli che ti lascia senza fiato e ti fa pensare che morirai da un momento all’altro. Era stata scoperta, ed era avvenuto nel modo peggiore possibile. “Marco” fu l’unica parola che riuscì a dire.
   
 
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