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Autore: Master Chopper    13/02/2018    2 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Prologue: Memories and dreams are the same (Part 1)

 

Sapreste distinguere e catalogare in ordine crescente la differenza di stupore negli anni, al ricevimento del vostro regalo di compleanno? Sapreste ricordare il numero preciso di nuvole viste in quel giorno autunnale di sei anni fa? Potreste elencare il colore dei capelli di tutte le persone che vi hanno chiesto l’ora per strada nella vostra vita?

La risposta è assolutamente no. D’altronde chi memorizzerebbe delle informazioni tanto superflue, complesse e lontane nel tempo?

Eppure in quel momento, un ragazzo che poteva tutto ciò si stava alzando dal letto nel dormitorio della sua scuola.

 

“ Nashi! Nashiii! Sveglia Nashi !” Non proprio tranquillamente insomma, il risveglio del ragazzo fu indotto da una voce che gli strillava nelle orecchie. Subito allarmato lui aprì gli occhi, e scalciando le coperte per il sussulto, si ritrovò un volto familiare ad un palmo dal naso.

“ Insomma Nashi, dobbiamo davvero fare tardi anche oggi ?” Lo rimproverò un ragazzo più alto di lui, dal fisico magro e con due grossi occhiali tondi calati sul naso. Aveva già indossato la divisa della loro scuola, dai colori scuri che facevano contrasto con le pareti rosse ed il pavimento blu acceso della camera.

Il dormiglione ancora steso sul letto impiegò qualche secondo per metabolizzare dove fosse, ed aiutandosi con l’orologio, il quale certificava il ritardo del suo risveglio, si abbandonò ad un sospiro.

“ Scusa Zetsu …” mormorò infine, mettendosi seduto e massaggiandosi le tempie. Dalle occhiaie e dall’espressione esausta sembrava non aver proprio dormito bene.

Il sopracitato Jitsuke Zetsu annuì con fare comprensivo. Dopotutto era il suo migliore amico e non avrebbe mai potuto arrabbiarsi con lui dopo averlo visto così. Si limitò ad andare verso lo specchio più vicino, e come se avesse ancora da fare prima di uscire, si aggiustò la divisa e ricontrollò i libri nello zaino.

“ Ieri tu hai capito le parole di Takaoka-sensei, riguardo la forza d’attrito? Io mi stavo per addormentare, dopo quel test di matematica !” Disse con fare scherzoso, cercando di trovare un argomento di conversazione che aiutasse anche l’amico a svegliarsi. Inoltre, parlare di scuola era più che adeguato, dato che stavano per fare ritardo alle prime lezioni del giorno.

Gli rispose un lungo silenzio, interrotto solo dal fruscio dei suoi lacci mentre li aggrovigliava sulle scarpe.

“ Nashi ?” Ripeté, ma venne subito sorpreso.

“ Se si cerca di muovere un blocco appoggiato su una superficie, l’attrito si oppone al moto: per fare muovere il blocco occorre applicare una forza. L’attrito è dovuto alle irregolarità, anche microscopiche, delle superfici in contatto fra loro. Rumore di passi quando il Takaoka-sensei si sposta verso la lavagna. Prende il gesso, posa il libro sulla cattedra. Tu ti volti per chiedere ad Akagi se ha un temperamatite, e lui ti risponde che è stupido portare un temperamatite in una lezione di fisica …” In modo sorprendentemente naturale quanto stranamente meccanico, il ragazzo chiamato Jonetsu Nashi iniziò a ripetere la lezione del giorno precedente in ogni suo singolo dettaglio, come una registrazione.

Intanto si stava alzando e vestendo, e persino mentre si lavava i denti continuava a parlare a ruota libera.

“ Brrr! Mi spaventi sempre quando lo fai. ” Zetsu finse un brivido, anche se in realtà il suo sorriso imbarazzato rappresentava la costante sorpresa con cui reagiva a quella cosa.

Jonetsu Nashi era affetto da ipertimesia, una sindrome che gli consentiva una memoria assoluta di qualsiasi evento avesse vissuto in vita sua, a partire dalla nascita. Ogni singolo dettaglio di un evento a cui avesse assistito era immagazzinato nel suo cervello, e con la facilità di chi preleva dei soldi in banca, lui poteva fare lo stesso in qualsiasi momento da quel catalogo.

 

Eppure, a guardarlo da una qualsiasi prospettiva sembrava un ragazzo come gli altri: di altezza non superava il metro e settantacinque, il fisico era asciutto e non presentava muscoli. I capelli castano scuro erano di lunghezza media, in quanto un ciuffo liscio gli copriva appena l’occhio destro, mentre il resto gli scendeva sul collo senza toccare le spalle. Dei segni particolari della sua persona erano un ciuffo ribelle simile ad un aculeo ritto verso l’alto, sulla sommità della testa, insieme ai suoi occhi di un azzurro cristallino.

Dopo aver finito di lavarsi, uscì dal bagno e prese una manciata di spiccioli appoggiati sulla scrivania.

“ Dai, se facciamo in fretta riusciamo a fare colazione alla caffetteria !” Esclamò, superando l’amico ed uscendo come un razzo dalla porta della stanza.

“ E-Eh ?!” Sussultò Zetsu, che fino ad allora lo aveva aspettato ed in quel momento era rimasto da solo in camera.

 

Un minuto dopo erano entrambi sopraggiunti come due cicloni nella caffetteria, e fiondandosi al bancone in attesa di qualcuno, continuavano nervosamente a guardare l’orologio.

“ Guarda che se facciamo tardi per uno stupido piatto di uova  e burro, è la volta buona che non ti aspetto più.” Brontolò stizzito Zetsu, ma Nashi sembrò non farci caso.

“ Non ignorarmi !” Strillò allora l’amico.

Jitsuke Zetsu superava Nashi in altezza di cinque centimetri buoni, il che lo rendeva quasi un gigante al confronto. I capelli erano lunghi e verde scuro, pettinati all’indietro in modo che la fronte ed il viso rimanessero scoperti. Spesso era difficile guardare oltre i suoi spessi occhiali tondi, ma chi l’avesse fatto avrebbe visto due occhi neri molto profondi. Dall’inizio dell’anno scolastico si era fatto un tatuaggio con l’hennè raffigurante una stringa di codici su tutto il collo, e da allora se lo ripassava ogni settimana.

A suo rischio però, dato che andava contro il regolamento scolastico portare tatuaggi, cercava sempre di coprirselo con una pesante sciarpa nera.

Lui e Nashi erano amici dalle elementari, e solo una strada di studi ed impegni li aveva portati fin lì.

Lì, alla Hope’s Peak Academy.

 

 

 

Intanto, in un logo buio ed angusto, una ragazza si era nascosta dietro una pila di scatoloni. L’oscurità e la tensione di venire scoperta non la spaventavano, in quanto la comunicazione che stava avendo atto non era tramite un cellulare, bensì attraverso un micro-chip installato nel suo orecchio.

“ Sei ancora sicura di voler continuare così, Kirigiri? Se ti dovessero scoprire anche per te sarebbe difficile cavartela.” Una voce di un uomo tentò di dissuaderla da ciò che stava facendo, ma la preoccupazione non toccò minimamente gli occhi glaciali di lei.

“ Se tu fossi un'altra persona, direi che ti preoccupi soltanto che torturandomi mi facciano sputare informazioni sulla Fondazione… ma proprio perché sei tu, Makoto, so che hai solo paura per la mia incolumità.” L’ombra di un sorriso venne soffocata dalla serietà del suo tono di voce.

 E ciò non ti farà cambiare idea ?” L’uomo sembrava rendersi conto della determinazione incrollabile di lei, e rassegnandosi a ciò, si lasciò andare ad un sospiro.

La ragazza rimase in silenzio a lungo, prima di rispondere.

“ Io …”

Una scossa sismica la terrorizzò, in quanto l’intero stanzino dove si trovava iniziò a collassare come un castello di carte. L’intero edificio sembrava essere stato attraversato da quel terremoto.

“ Devo andare !” Sibilò soltanto, terribilmente seria, terminando la comunicazione.

 

 

La Hope’s Peak Academy era proprio la scuola che ogni studente talentuoso sceglieva di frequentare, indipendentemente da quale parte del mondo provenisse. Ovviamente era necessario eccellere in ogni materia, ma l’accademia supportava la abilità innate di quegli studenti così famosi.

Pochi, rispetto ad un’ordinale scuola, ma i ragazzi e le ragazze racchiusi in quelle mura rappresentavano la Speranza che avrebbe salvato il mondo negli anni a venire… o almeno questo era il motto della scuola, ricordato loro ogni anno dal preside in un discorso ad ogni modo sempre uguale.

 

“ Ti rendi conto che da pochi mesi siamo riusciti ad entrare nell’elite dell’elite degli studenti ?” A Zetsu piaceva ripetere la parola elite, caratteristica ereditata dai suoi genitori, per quanto ricordava Nashi.

Il signore e la signora Jitsuke avevano una media di settemila ripetizioni della parola “elite” all’anno, e da sempre cercavano di indirizzare il loro figlio verso la Hope’s Peak. Lui si era specializzato nel mestiere del padre, e seguendolo nei suoi spettacoli di magia, era diventato col tempo lo Ultimate Hypnotist. Durante le scuole medie aveva partecipato ad eventi in giro per l’Europa ed il Nord Asia, dimostrando le sue capacità di ipnotismo.

“ Certo, forse rispetto agli altri talenti che ci sono nella tua classe non sarai niente di che, ma continua così figliolo. Complimenti !” Queste erano state le parole dette nell’ultima telefonata avuta da Zetsu con i suoi genitori, subito dopo aver raccontato loro della sua nuova classe.

 

“ Ah, guarda… è quello nuovo. Lo Ultimate… com’era poi ?” Non appena imboccato il corridoio delle aule, una massa di voci circondarono i due ragazzi.

“ Ultimate Memory! Bha, che razza di talento è …”

“ Magari poi lo aiutasse in qualcosa. Ho sentito che è solo memoria fotografica la sua, non lo aiuta quasi per niente con lo studio, ma solo a ricordarsi particolari inutili della sua vita !”

Nashi continuò a camminare, stringendo forte lo zaino in spalla. Al suo fianco Zetsu assottigliò lo sguardo, guardando il comportamento dell’amico.

“ Sarei dovuto capitare io nella sua classe! Sai, li ci sono la Ultimate Web Personality e lo Ultimate Actor!”

Davveeero? Che razza di bastardo, come può meritarsi di stare in mezzo a certe divinità ?!”

 

Gli studenti della Hope’s Peak non ci erano mai andati piano con Jonetsu Nashi, e dall’inizio dell’anno scolastico parole del genere nei corridoi erano all’ordine del giorno.

“ Nashi …” Sussurrò Zetsu, in un tentativo vano di rassicurare l’amico con un discorso rincuorante. Le parole gli morirono in gola quando notò un luccichio proveniente dalla guancia del castano.

- Hanno ragione …- Quando anche gli altri studenti si accorsero delle lacrime e scoppiarono a ridere, Nashi non poté far altro che mordersi il labbro, strizzare gli occhi e correre più veloce.

- Io non mi merito tutto ciò !-

 

Un’improvvisa scossa tellurica smosse l’edificio, ed il soffitto crollò su di lui nel momento stesso in cui alzò lo sguardo. Il buio lo inghiottì.

 

 

 

La sala all’interno del grande elicottero era allestita come un salotto molto bizzarro: lungo le pareti e sul soffitto sembravano esser state cucite delle toppe di tessuto, e dei giganteschi chiodi e viti erano infilati nei mobili o in giro sul pavimento.

Un uomo seduto a gambe accavallate su di una vite, come se fosse uno sgabello,  sorseggiava qualcosa da una tazza. Vestiva dei pantaloni neri ed una camicia bianca, riportante il logo di un pennino incrociato con un fulmine: il simbolo della Hope’s Peak Academy.

Aveva i capelli biondi raccolti in un codino basso, ed inforcava continuamente degli occhiali da sole dalla montatura bianca con le lenti scure e riflettenti. Dimostrava poco più di trent’anni.

“ Sono contento che un insegnante di tutto conto come te abbia aderito al progetto… comunque sia, è proprio strano che tu mi sia venuto a contattare di persona.”

La canzonò una voce stridula ma accomodante, proveniente da un divano nero ricoperto di macchie di sangue.

L’uomo non rispose, ma sorseggiò ancora per qualche secondo.

“ È sempre stato mio interesse testare fino a cosa può portare la disperazione umana. In più, sapere che si è liberato recentemente un posto tra le scuole scelte per il progetto …”

A quelle parole dal divano balzò su di lui un qualcosa, troppo velocemente perché potesse intercettarlo. L’uomo venne sbalzato all’indietro, rovesciando la sua tazza per terra e finendo con la schiena sul pavimento.

Sul suo petto si era rizzato in piedi uno strano essere: somigliava ad un peluche di un orsetto, ma i suoi colori, per metà nero e per metà bianca, insieme al robotico occhio sinistro scarlatto, lo poneva all’ultimo posto tra i regali che i bambini avrebbero voluto acquistare.

 Nonostante non fosse più alto di settanta centimetri, con le zampe rotonde sui fianchi troneggiava ora sull’insegnante, digrignando il suo sorriso beffardo e ridendo.

“ Upupupupu! Non si è liberata, abbiamo deciso noi di scartarla.”

“ P-però …” balbettò il biondo, scosso ma non ancora intimorito. “Da quanto so Enoshima Junko è morta, quindi …”

A quel punto l’orsacchiotto non lo lasciò continuare, e sfoderò degli artigli lunghi almeno cinque centimetri davanti al suo naso. Il muso gli era diventato rosso, segno che aveva perso la pazienza.

“ Se proprio ti interessa, mio caro Tabata Bussho ficcanaso-sensei, e qui bisogna stare attenti perché potrebbe essere spoiler per qualcuno… Junko Enoshima è morta anni fa! Siamo andati avanti da allora, capiche ?”

L’elicottero oscillò leggermente, e la stanza si inclinò.

“ Oh !” L’orsetto distolse l’attenzione da ciò che stava facendo, e si diresse verso il finestrino più vicino con la sua goffa andatura traballante.

“ Sembra che siamo arrivati.”

Al di sotto del veicolo bianco e nero, che rimandava per l’appunto il desing del peluche, erano attaccate tramite diciassette catene, altrettante gabbie ricoperte di nastro adesivo con la scritta “Keep Out”.

 

La nebbia che circondava tutto sembrò diradarsi, giusto in tempo per lasciar intravedere qualcosa di gigantesco stagliarsi all’orizzonte, contro il cielo cristallino ed una landa di terra infinita.

 

 

Angolo Autore:
Welcome! Io sono Master Chopper, e approdo su questo fandom per la prima volta, nonostante conosca Danganronpa da circa un anno.
Vorrei proporre una mia trama alternativa, legata più alla timeline dei sopravvissuti al primo Danganronpa. 
Nel prossimo capitolo conoscerete i restanti sfortunati, catturati nella nuova edizione del gioco mortale più amato del mondo (e non è Battle Royale). 

Alla prossima! E a domani con il prossimo capitolo!

 
 
   
 
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