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Autore: Fanelia    14/02/2018    7 recensioni
«È un idiota patentato.» Le sue stesse parole lo stupirono, eppure era tardi per rimangiarsele. L’espressione basita della Granger gli suggerì che a breve lo avrebbe insultato, per cui si preparò a risponderle per le rime.
«Scusa?»
«Il rosso, di chi altri potrei parlare?» Invece che togliere le tende, le parlò ancora, mettendosi nei guai, ma non riusciva a fuggire da quelle iridi scure e cariche di disperazione, ricca di sfumature differenti, riflesso di ciò che scorgeva nei suoi stessi occhi quando si guardava allo specchio.
#Dramione
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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La follia di un attimo

 

...When I saw you in that dress, looking so beautiful

I don't deserve this, darling, you look perfect tonight…

Perfect, Ed sheeran

 

Non appena li aveva visti litigare aveva seguito la sua figura, fasciata da un sexy abito pervinca. Avevano alzato le voci a tal punto da incuriosirlo. Si era avvicinato lento e cattivo, per colpirla, schernirla e ricordarle ancora una volta che fosse una nullità: poi l’aveva vista crollare affranta, seduta su quei gradini freddi, sola in mezzo alla confusione. Nei suoi occhi, nascosti dalle dita tremanti, un qualcosa che gli ricordava la disperazione era esploso e aveva sommerso le iridi, brillanti di lacrime trattenute.

Draco era rimasto impalato, incapace di andarsene anche se avrebbe voluto allontanarsi, ma lei aveva scostato le mani e lo aveva fissato: suo malgrado, si era ritrovato incastrato dalla propria codardia, la stessa mancanza di coraggio che non gli aveva permesso nè di ferirla, nè di abbandonare il campo prima della battaglia. Ancorato alle iridi nocciola di lei, non potè più scappare, non con Hermione Granger che lo fissava confusa.

«È un idiota patentato.» Le sue stesse parole lo stupirono, eppure era tardi per rimangiarsele. L’espressione basita della Granger gli suggerì che a breve lo avrebbe insultato, per cui si preparò a risponderle per le rime.

«Scusa?»

«Il rosso, di chi altri potrei parlare?» Invece che togliere le tende, le parlò ancora, mettendosi nei guai, ma non riusciva a fuggire da quelle iridi scure e cariche di disperazione, ricche di sfumature differenti, riflesso di ciò che scorgeva nei suoi stessi occhi quando si guardava allo specchio.

 

«Non sono affari...»

Non le lasciò terminare la frase e, ponendosi le mani sui fianchi, a scimmiottarla, ripetè e terminò per lei. «Non sono affari tuoi, furetto.» Era certo di prendersi un ceffone, ma lei lo sorprese. La sua risata cristallina gli arrivò dritta al cuore: ricordava lo sciabordio delle onde che si infrangono sulla battiglia, il retrogusto salato e il profumo dolce eppur pungente.

«Sono così scontata?»

Avrebbe voluto dirle che dopo tre anni di lezioni in sovrapposizione la conosceva a sufficienza, ma evitò, per non venire frainteso: non l’aggradava l’idea che pensasse che un Malfoy potesse interessarsi a una come lei. Eppure, in quell’istante, era interessato, a una come lei.

«Era scontato ciò che mi avresti detto.» Non ammise la verità, per mancanza di coraggio. Si voltò e fece per andarsene prima che la situazione peggiorasse: era ancora in tempo per battere in ritirata e aveva il bisogno disperato di una buona sigaretta, prima di filare a letto. Si allontanò, senza nemmeno salutarla, ma alle spalle udì il ticchettio dei tacchi e, quando gli sfiorarono il braccio, il profumo di vaniglia gli confermò che si trattasse di lei. Non si ritrasse, non la aggredì, non la insultò per aver osato sfiorarlo: si fissò il braccio, ma non gli era accaduto nulla, non si era insozzato e il suo sangue puro gli pompava ancora altero nelle vene.

Non disse nulla e, in silenzio, lei lo seguì sino al giardino: non appena varcarono la soglia dell’edificio, la vide rabbrividire per il gelo. Non le avrebbe ceduto la sua giacca, non poteva morire di freddo. Frugando in tasca alla ricerca delle sigarette, trovò la cravatta che si era appena tolto.

La transfigurò e gliela porse, protendendo verso di lei quello che ormai era un mantello di lana. «Fa’ freddo.» Fu l’unica cosa che le disse: la sigaretta fra le labbra rendeva confuse le sue parole.

«Grazie, Malfoy.»

Lei che lo ringraziava: se lo avesse raccontato a qualcuno, gli avrebbero detto che doveva aver bevuto troppo whiskey incendiario. E forse era così: per quale altro motivo, altrimenti, camminava al buio, in giardino, con la Sanguesporco al seguito? Blaise di certo gli aveva corretto i drink, non c’era altra spiegazione.

«Conosci così bene il giardino da muoverti al buio?» La domanda lo strappò al silenzio, ma Draco continuò a camminare, sino a giungere nei pressi del Lago Nero.

Sbuffò il fumo fuori dai polmoni e si adagiò contro un salice rinsecchito dal freddo.

«La luce della luna mi basta. Ma tu, non dovresti tornare dentro, minacciarmi di sottrarmi dei punti e denunciarmi a qualche insegnante?» Era stupito che stesse trasgredendo alle regole e ancor più che lo facesse in sua compagnia. Ma forse quella era una serata strana, perché avrebbe giurato di averla trovata piacevole, avvolta in quel vestito pervinca.

«Sono qui fuori con te...» Gli fece notare l’ovvio, ma non lo convinse.

«Potresti dire che mi hai seguito e salvarti la pelle. Sono certo che la McGrannitt non sgriderebbe mai la sua alunna preferita.»

«E Piton troverebbe il modo per restituirvi i punti persi.»

Si morse il labbro per non prorompere in una sonora risata, ma il fumo gli andò di traverso e si ritrovò a tossire, alla ricerca di aria: il corpo scosso dai colpi di tosse, le guance in fiamme, e la voce della Granger che gli rimbombava nelle orecchie. Poi avvertì il suo tocco dietro la schiena e invece che scansarsi, rimase lì.

Lei gli stava dando dei lievi colpi, per aiutarlo. Lei stava tentando di aiutarlo.

«Tutto bene?»

Quando potè respirare normalmente, si specchiò ancora negli occhi di lei: sembrava sinceramente sollevata e Draco si chiese se il mondo non si fosse capovolto o se lei fosse troppo Grifondoro per lasciarlo strozzare.

«Tentativo di uccidermi, fallito.»

«Non voglio uccidere nessuno, di certo non te.»

La sua sincerità lo sconvolse: non sembrava avercela con lui, eppure era irrealistico. L’aveva offesa, umiliata e ferita ogni qualvolta se ne fosse presentata l’occasione e lei pareva quasi non ricordarselo. O che quella bizzarra serata l’avesse indotta ad accantonare la realtà?

«Giusto, prima c’è della feccia da far fuori. E non vorrei ribadirlo, ma non vale nemmeno un paio di mutande di Merlino sporche.» Una smorfia di disgusto gli deformò il viso, ma la Granger dovette trovarlo divertente, perché la sentì ridere, di nuovo.

Hermione Granger che rideva delle sue frasi: quanto impossibile era? E invece si trovava lì, con lui, e ridacchiava, forse per non piangere, magari per dimenticare quel pezzente che l’aveva trattata in maniera schifosa.

«Perché litigavate?»

«Perché vuoi saperlo?» La controdomanda non lo sorprese: era ovvio che pensasse male.

«Perché non si fa piangere una ragazza, nemmeno una...» E si maledisse per non aver pensato e per aver aperto la bocca. Stava rovinando quel momento, anche se in fondo, cosa gliene importava di rovinarlo? Lei era solo una Sanguesporco e quello un momento di illecita pazzia che entrambi avrebbero negato anche sotto tortura e, di certo, relegato nei meandri più oscuri delle loro menti.

«Non mi ha invitata al ballo, quello stupido!»

La rabbia esplosa nelle parole della Granger lo convinse che i suoi sospetti avessero un fondamento.

Buttò il mozzicone della sigaretta a terra, lo spense con le sue scure scarpe pregiate e con un incantesimo non verbale lo fece sparire.

Si sedette sull’erba, stanco. «Su di una cosa concordiamo.» Non insistette, non rincarò la dose. Rimase in silenzio a chiedersi se lei si sarebbe accomodata al suo fianco.

«Non rientri? La tua dama non ti aspetta?» La guardò, sollevando un sopracciglio per la curiosità.

«La Parkinson? Quella piattola?» Provava un affetto contorto nei confronti di Pansy, ma lui non era certo innamorato. Se mai si fosse sposato, avrebbe voluto trovare una ragazza che gli sapesse tenere testa, degna del suo sangue puro.

«Pensavo che fosse la tua ragazza, ma non sono affari miei.» La vide torturarsi un ricciolo fra le dita e capì che si trovasse in imbarazzo per aver posto una domanda indiscreta.

«Granger, è ora che tu rientri.» Non la stava cacciando, ma se li avessero scovati in giardino sarebbero stati nei pasticci e lui non voleva assumersi tale responsabilità: per quanto non l’avesse invitata a seguirlo, era sicuro che la colpa sarebbe ricaduta su di lui. Per non parlare del fatto che, chissà cosa avrebbero potuto insinuare, se li avessero trovati insieme: di certo qualcuno avrebbe asserito che la stava importunando e lui sarebbe finito nei guai.

«Dovevo immaginarlo che questa tregua sarebbe durata per poco.» Sentì il fruscio del vestito e capì che si stava alzando. Poi la vide porgergli il mantello e per un istante la bolla magica in cui gli pareva fossero stati racchiusi tremò. Ne vide i confini ballare, come se stessero per sparire.

«Questo ti appartiene.»

«Non ti farò surgelare per riavere una cravatta.» Il tono fu brusco, nonostante il gesto fosse cavalleresco.

«Invece lo devi prendere. Io sono una Sanguesporco e non sono degna dei tuoi abiti di fattura pregiata, no?»

Draco si mise in piedi di scatto: le afferrò il polso e la guardò. Notò il dolore nei suoi occhi e, senza conoscerne i motivi, si ritrovò a risponderle, mentre il contatto fra la loro pelle gli scoppiava sotto le dita.

«Non dire baggianate. Vuoi finire in castigo?» Abilmente, aveva glissato.

«T’importa? O hai paura che possa dire che mi hai trascinata qui con l’inganno?»

Si perse negli occhi nocciola di lei, senza lasciare la presa.

«Lo faresti?» Conosceva già la risposta, ma pretendeva di sentirla uscire dalle sue labbra.

«Mai. La mia coscienza non me lo permetterebbe. E poi tu, Malfoy, anche se lo negherai e io di certo non insisterò per fartelo ammettere, a modo tuo mi stai consolando.»

La verità di quella conclusione gli fece mancare l’aria e bruciare i polmoni: per quanto sapesse che lei aveva ragione, la realtà nascosta in quelle parole le colpì come uno schiantesimo.

Poi si accorse che lei gli stava fissando le labbra, forse in attesa della sua smentita.

«Granger, ti stai chiedendo come sia baciare un purosangue?» La prese in giro, ma non c’era la solita vena di cattiveria nella sua stoccata.

La vide arrossire e mordersi la guancia. «Sei così sicuro che non abbia mai baciato un purosangue, caro il mio furetto?»

Si diede dello sciocco: usciva con Krum, con sua somma sorpresa, non poteva non aver allungato le mani, era scontato.

«Un purosangue col sangue puro quanto il mio, Granger?»

Lei rise, ma non di scherno, e Draco seppe di non dover correre ai ripari, di non doversi difendere. «Tu di certo non avrai mai baciato una nata babbana. Su questo ci posso scommettere tutti i punti di Grifondoro.»

 

Annuì, fissandole le labbra: si chiese che sapore potessero avere, perché tenerle stretto il polso -che in quel momento liberò dalla morsa delle proprie dita- non era spiacevole come avesse temuto: la pelle della Granger era delicata, soffice e poteva scorgere il segno dei polpastrelli impresso come dei piccoli marchi.

«Ma non intendo scoprirlo oggi.»

Lei lo scrutò, storcendo appena la bocca.

«Non perché sei tu, Granger. Io non mi approfitto di una donzella delusa.» Tenne a precisarlo, poi riprese. «Sono una serpe, tu penserai anche che striscio e colpisco alle spalle. E sì, sono un approfittatore, ma non mi approfitterei mai di un cuore infranto.» La guardò per capire se gli credesse e vide la consapevolezza e la convinzione sorgere negli occhi di lei.

«Ti lascio fumare in pace, Malfoy. Buonanotte e grazie.»

La vide effettuare un passo all’indietro, come per allontanarsi da lui. Per un istante Draco si sentì di nuovo solo, perso nel nero della notte attraverso il quale, per una volta, pareva avere una compagna degna del suo intelletto e della sua desolante emarginazione.

«Granger?» la richiamò e lei puntò gli occhi nei suoi, sorridendo. Era ferma, immobile, e lo stava fissando.

Coprì la breve distanza fra loro, veloce. Senza permetterle di dire una sola parola, adagiò le labbra sulle sue: in un istante di pazzia, con le stelle che gli esplodevano colorate dietro alle palpebre serrate, mentre la luce rischiarava il buio, Hermione Granger rispose al suo bacio e intrufolò le mani nei suoi capelli.

Draco Malfoy si sentì avvolgere dal calore di un sentimento mai provato, dalla dolcezza di una sensazione mai assaporata, da un qualcosa che forse, se fosse stato fortunato e se fosse sopravvissuto, avrebbe conosciuto anche lui.

Staccò le labbra dalle sue e la fissò con intensità. Stava per minacciarla, voleva dirle che se lo avesse detto a qualcuno gliel’avrebbe fatta pagare cara, ma lei lo sorprese.

«Sarà il nostro segreto, lo giuro.»

La osservò correre via fino a quando la figura avvolta nell’abito pervinca si confuse col nero della notte. Forse avrebbe dovuto seguirla, ma per quella serata l’aveva già combinata grossa.

 

Lei era bella, dannatamente bella con quel vestito femminile… e lui, nonostante tutto, l’aveva baciata e, se solo suo padre l’avesse saputo, l’avrebbe diseredato. Ma Lucius Malfoy non c’era, quella carezza fra le loro labbra non aveva testimoni e, tirando un sospiro di sollievo, Draco si disse che avrebbe custodito gelosamente l’incontro di quella sera.




Note stonate: Buon San Valentino! Spero che la storia sia carina... nella mia testa era diversa, ma scrivendola ha preso vita da sola :)
Un abbraccio a BarbaraK e Norway!

 
   
 
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