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Autore: Freya Crystal    14/02/2018    7 recensioni
Gellert ricordava perfettamente la prima volta in cui l'aveva visto. Era un giorno di pioggia, un giorno come tanti, di terra bruciata e lampi di luce a irradiargli gli occhi affilati, ma in quel giorno come tanti qualcosa era cambiato per sempre.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gellert Grindelwald, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
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L'uomo che non ha mai vissuto 











Tom Riddle spezzava la vita con la grazia di un violinista che declina verso l'ultima nota. Gellert ricordava perfettamente la prima volta in cui l'aveva visto. Era un giorno di pioggia, un giorno come tanti, di terra bruciata e lampi di luce a irradiargli gli occhi affilati, ma in quel giorno come tanti qualcosa era cambiato per sempre.


 
"Mi hai cercato."


"E ti ho trovato."


"Perché?"



Gellert ricordava il suo viso intagliato nel marmo, la perfezione fasulla di chi non ha un cuore in grado di battere, i suoi occhi di pece che cercavano di nascondere l'estasi, il moto di un violento delirio che doveva essere placato.


 
"Perché sono un idealista."



Sorrideva di rado, ma in quei rari momenti potevi scorgere una luce sinistra nel suo sguardo. Gellert ricordava quel suo primo sorriso come si ricordano gli incubi di un'estate in rovina e di passioni ormai morte. Il modo in cui l'aveva guardato, il modo in cui aveva carezzato la bacchetta, come se stesse facendo l'amore — ricordava ogni cosa. 
Tom Riddle aveva la bellezza di un demonio, l'eleganza di un principe e la compostezza di un soldato. Le ombre che gli contornavano le ciglia parlavano già di vite recise, eppure chiedevano di più.



 
"Gli idealisti sono degli illusi. Non ho niente da offrirti."



Gellert gli aveva dato le spalle e aveva creduto d'essere sfuggito ai ricordi. Aveva visto il suo stesso riflesso negli occhi di quel giovane assetato di risposte, aveva visto i contorni sbiaditi dell'adolescente ch'era stato e l'aveva odiato, l'aveva odiato e aveva desiderato tenerlo vicino a sé.


 
"So essere anche pragmatico. Permettimi di dimostrartelo."



Gellert non aveva più niente in cui credere, ma vicino a Tom Riddle sentiva il mito del Bene Superiore germogliare sulla sua pelle come un dolce sussurro in punta di piedi. 


Forse non aveva mai smesso d'essere un illuso.



 



**




 
Gli aveva permesso d'affiancarlo in battaglia e ogni volta ch'erano scesi in campo aveva scorto la stessa luce sinistra nel suo sguardo. Gli aveva permesso di restare, per poterlo osservare, e aveva capito che quella luce s'intensificava non appena Tom, la schiena inarcata per il piacere e le mani ancora colme di scintille, lo guardava in preda a un estatico delirio. Gellert non aveva avuto più dubbi, allora. Ma la notte in cui due malinconici occhi azzurri avevano squarciato il buio nella sua mente — una condanna, un miracolo — s'era odiato così tanto da sentire le ossa bruciare.  


Stava sbagliando tutto. 

 




**




 
"Mi hai insegnato che nessuno è come me. Nemmeno tu."


"Addio, Tom."





 
**






È con una risata sprezzante che Gellert, la mente e il corpo disfatti dalla prigionia, lo accoglie nella propria cella.

 
"Ci sono tante cose che non capisci..."

 
Voldemort, il peccato da cui non si è lasciato stregare, l'assassino di Albus, è spaventato come non mai.

 
"Tu non vincerai, non puoi vincere! Quella bacchetta non sarà mai, mai tua..."
 

Non gli darà ciò che cerca.
Il suo ultimo atto è una risata sfrenata, di sfregio, rivolta a un mostro che non ha mai vissuto veramente.



 
Per il Bene Superiore, Albus.





 
*






 
Spazio dell’autrice
Questa storia partecipa al contest "Citazioni in cerca d'autore!" indetto da Rosmary sul forum di EFP. La frase "Sorrideva di rado, ma in quei rari momenti potevi notare una luce sinistra nel suo sguardo" appartiene a Rosmary ed è il prompt che ho deciso di usare. La storia partecipa anche all'"All together contest 2.0" indetto da Mary Black sul forum di EFP, è basata su questo pacchetto, sempre di Mary: "Tom si è appena diplomato, vaga per l'Europa con nient'altro che la propria bellezza affilata e un'anima in frantumi. È il 1945 e la Germania è sconvolta dalla guerra di Gellert Grindelwald, l'oscuro mago che sulle pagine dei quotidiani è una figura slanciata dai capelli lucenti e le mani imbrattate dal sangue di mille stragi. Tom ne è incuriosito, perché Gellert pare degno di lui nelle sue intuizioni, nelle sue pretese, nei suoi sogni d'utopia. Tom non è mai stato un'idealista, ma Grindelwald ha un fascino magnetico a cui è difficile resistere, e il suo mondo di violenza e sangue e libertà è un mondo che Tom potrebbe desiderare. Nota: descrivere un incontro tra i due. Può non essere il primo, ma l'ultimo, uno nel mezzo o anche l'unico. Visto che dovrebbe essere una storia di coppia, fate in modo che ci sia quanto meno dell'interesse, ma attenzione all'IC."

Non reputo affatto facile parlare di Gellert e Tom in una flash, mi sembra di aver lasciato tutto in sospeso, ma spero che la lettura possa essersi rivelata comunque piacevole!
In questa flash Gellert crede di non essere riuscito a costruire il suo mondo per colpa della propria umanità, quindi quando capisce che Tom n’è privo crede finalmente di poterci riuscire. Diciamo che Gellert si lascia ritentare “nostalgicamente” dal Bene Superiore, ma ben presto si rende conto che non è questo ciò che vuole davvero (sospetto che nel canon si sia volutamente consegnato ad Albus e si sia lasciato sconfiggere per cercare una sorta d’espiazione). Più Gellert osserva Tom più capisce la gravità delle sue stesse azioni compiute in passato, più capisce di non voler diventare come lui. Si potrebbe dire che, a suo modo, Tom abbia aiutato Gellert a redimersi, ad aprire gli occhi. Tom ovviamente è sarcastico quando “saluta” Gellert, lo ritiene un debole come gli altri quando realizza che non vuole più diventare un Padrone della Morte; come spero emerga dal testo è uno psicopatico ossessionato dalla morte, dall'idea di sconfiggerla e infliggerla agli altri, tutt'altro che un ragazzo mosso dai propri ideali! Il Bene Superiore acquista un significato rovesciato nel finale della mia flash; omettendo la verità a Voldemort sulla Bacchetta di Sambuco Gellert agisce in nome del vero “Bene”, per se stesso, per l’umanità e per Albus. Le ultime due battute pronunciate da Gellert (entrambe accorciate) sono tratte da “I Doni della Morte”. Il titolo fa riferimento a Voldemort e si contrappone alla definizione “il Bambino che è sopravvissuto”.
Grazie per aver letto!
  
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