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Autore: Oniro    19/02/2018    0 recensioni
Edwin mirava la sorella. Era lontano da lei. Una distanza incolmabile ormai.
La guardava.
Probababilmente lei lo aveva dimenticato da tempo.
Erano trascorsi anni da quando l’avevano portata via da lui.
Lo aveva dimenticato, lo sapeva.
Sospirò voltandosi ripensando a ciò che era accaduto
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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Cinquant’anni pensò. Erano passati cinquant’anni dall’ultima volta che aveva visto Edwin. Lo aveva dimenticato per molto tempo. Un’ombra vacua e inesistente che si perdeva nel gelo della notte. Era mio fratello dopotutto. Già, dopotutto lo era sempre stato. Si mirò le mani callose e raggrinzite. Mani da vecchia aggiunse una voce. Dopo tutto quel tempo, si era svegliata un giorno e lo aveva ricordato, come se quel tempo di oblio non fosse mai avvenuto. Chissà dove è ora. Mi starà pensando? Si ricorderà di me? Si chiese. Era ovvio, era lei ad aver dimenticato, non lui, tanta era la sua ossessione. Eccolo guizzare, come un pesciolino felice che torna al mare. Un ricordo. un ricordo d’infanzia … Edwin era in piedi dinnanzi ad alcuni bimbi. Per molti, quello che facevano era solo gioco. Un gioco sadico e perverso in cui il fratello torturava gli altri. Li guardava combattersi per il cibo che lui gli aveva sottratto e li punzecchiava, talvolta, con forchette o bastoni acuminati. I bambini presi di mira erano sempre amici di Ellen. Se lo ricordava. Ricordava Sam Readcliffe che piangeva nel bagno con il braccio contuso dal quale fuoriuscivano piccoli rivoli di sangue da una ferità con pezzi di legno conficcati. John Marsh in infermeria in attesa di una sorta di lavanda gastrica per aver ingoiato due rospi velenosi nel rettilario. Adam Baker con il volto contuso e irriconoscibile per le botte prese. Teneva in mano un tozzo di pane. Era tutto quella che era riuscito a ottenere da quella sorta di follia. Edwin era sempre trionfale. Si divertiva come un matto, sfoderando quel volto ghignante e mostruoso. Seduta sulla sedia, Ellen prese a dondolare facendo frusciare lo scialle di lana. Già, suo fratello, in fondo, era questo. Un mostro. Una creatura difforme e distorta dalle fattezze umane. All’epoca, tuttavia, nessuno ne aveva idea. Erano solo giochi, dicevano. Ovviamente, qualcuno si era lamentato, ma mai con troppo interesse per una causa che coinvolgeva bambini … La prima rosa era comparsa il giorno che aveva avuto le sue prime mestruazioni. Era rossa, di un rosso intenso e vivo. Non come quel colore troppo scuro che si era trovata nelle mutande per circa una settimana. Le piaceva quel fiore. Le ricordava il tramonto. Quando il sole scendeva e il cielo si dipingeva di mille colori mentre le nuvole si tingevano di quell’arancio-rosso così vivo e pulsante. Alla prima rosa, ne erano seguite altre. Lui amava quel sorriso e lei adorava regalarglielo. Giunse, poi, la prima cotta. Un ragazzino di nome Norman Kale, bruttino con le lentiggini e i denti quasi cariati, ma la faceva ridere. Possedeva quell’assurda facoltà di raccontare barzellette così orrende da rendere impossibile non riderci sopra. Edwin, naturalmente, non l’aveva mai trovato né divertente, né tantomeno adeguato a lei. Così ebbero la loro prima lite. Lui insinuava che lui voleva approfittare di lei, che la lusingava troppo, solo per farsi bello. Dopo quasi un mese- se lo ricordava- Norm svanì nel nulla. Sembrava sparito nell’oblio. Non si fece più vedere a scuola e persino i genitori si disperarono quando la polizia dichiarò chiuso il caso per mancanza di prove. Era assurdo allora pensare che suo fratello avrebbe potuto fare qualcosa del genere. Fu in quel frangente, poco prima che Norman scomparisse che l’armadio troppo grande a forma di bara fece la sua troneggiante comparsa. Che rimembranza felice era quella delle rose. Erano talmente belle … sempre di più … Edwin conobbe in successione: Edward Schein, Clark Mad, George Montag, Edmund Ellis, Robert Carter e Josh Hein Di tutti e sei, forse aveva ragione solo su di uno. Clark, infatti, era manesco, irriverente e crudele oltre che borioso e ossessivo. L’aveva manipolata in molti modi, fino a metterla persino contro il fratello. Lui, per parte sua, non accennò mai di desistere sulle proprie convinzioni. Alla fine Clark svanì dopo meno di un mese. Come tutti, anche se con tempi diversi. Sempre nessuna traccia. Sempre nessuna pista. Clark Mad e gli altri cinque erano semplicemente … evaporati. Ellen sospirò pensando come l’atto di Edwin, per quanto orribile fosse, l’avesse salvata dalle grinfie di Mad. Per gli altri? Gli altri erano solo vittime sfortunate capitate sotto le mani di un carnefice ossessivo. Erano ragazzi gentili che le volevano bene, forse qualcuno l’amava persino. Sospirò. Nella sua mente si formò l’ultimo e il primo ricordo che riguardava Guy Fox. L’Armadio … Guy era entrato nella sua vita un mattino gremito di libri. Si erano scontrati nella biblioteca dove lei lavorava. Avevano sparso alcuni volumi per terra e lui, imbarazzato, l’aveva aiutata a raccoglierli. La sua distrazione, aveva osservato lei, era data da ciò che teneva sottobraccio. Una copia delle lettere di Seneca. Lo incontrò altre volte tra i grandi scaffali. A volte si sorprendeva a spiarlo. Leggeva Marco Aurelio una volta. Goethe un’altra. Ovidio un’altra ancora. Le piaceva quell’uomo. Le piaceva conversare con lui. Era brillante, intelligente, comprensivo e a volte distante, come se si trovasse su di un altro pianeta. Diversa fu la visione che ebbe Edwin quando lo incontrò. A lui sembrò che l’altro fosse una sorta di approfittatore borioso. Una scimmia da circo, per citare le sue parole. Dopo il violento litigio. Guy la tranquillizzò asserendo che era normale e che avrebbe tentato di parlare con il fratello. Ogni tentativo andò a vuoto. Edwin prese persino a seguirlo, ad ascoltarlo, talvolta inventando ciò che diceva. Fox lo sentiva a volte, parlava tra sé farfugliando cose mai accadute. Quando arrivò la cugina di Guy andò ancora peggio, finchè lui non svanì. Il resto della storia non la voleva neanche ricordare. Era atroce ciò che era accaduto. Ciò che lei aveva visto. Guardò fuori dalla finestra. Non l’aveva dimenticata, no. Era lì fuori che la mirava come un mostro in agguato.
  
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