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Autore: Nao Yoshikawa    20/02/2018    11 recensioni
Arrivata alla "Fairy Tail University", Lucy non ha idea di quel che troverà: caos, risse all'ordine del giorno, amicizie, inimicizie e, soprattutto, l'amore.
Natsu non è sicuramente il principe azzurro che tutte sognano, anzi, è più corretto dire che venga più disprezzato che altro.
I due, insieme ai loro numerosi amici e compagni, si ritroveranno a vivere avventure ed esperienze che... sicuramente non potranno mai dimenticare.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Gajeel/Levy, Gray/Juvia, Mavis, Natsu, Natsu/Lucy, Zeref, Zeref/Mavis
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Premessa: Salve a tutti!
Dunque, questa è la primissima fanfiction in questo fandom. Sono sempre stata una fan di Fairy Tail, e qualche anno fa leggevo anche molte ff. Poiché stasera mi era venuta la nostalgia (era troppo tempo che non scrivevo sulla sezione anime/manga), ho deciso di riprendere questa storia che avevo cominciato a scrivere tipo tre anni fa... forse non sarà tutta questa originalità, però ho detto: "dai, perché no".
Sono parecchio arruginita, sono passati parecchi anni dall'ultima volta che ho scritto, anche senza aver mai pubblicato nulla, in questo fandom.
Penso non ci sia nient'altro da aggiungere, buona lettura ^^

 
Capitolo uno – Un arrivo non esattamente tranquillo

La ragazza storse il naso nel ritrovarsi davanti quella struttura imponente che ricordava decisamente lo stile ottocentesco, con diverse decorazioni ad arco sulle finestre e sulle porte.
Aveva sempre saputo che, in quanto unica figlia della famiglia Heartphilia, avrebbe dovuto frequentare la Fairy Tail Universirty, ma adesso che era divenuto tutto più reale, faticava a crederci. 
Strinse i grossi tomi di letteratura tra le braccia, varcando il cancello a malavoglia. Almeno le era stata data la possibilità di scegliere la facoltà che voleva, e visto che la sua passione segreta era la scrittura,  si era dedicata per l’appunto alla letteratura. Nonostante ciò, il suo malcontento era tanto, e Lucy era certa che quegli anni non sarebbero passati mai, neanche studiando qualcosa che adorava.
E la cosa più terribile era ritrovarsi dentro quell'enorme struttura brulicante di ragazzi e ragazze che non conosceva e con cui non avrebbe sicuramente stretto amicizia.
“Oh”, sospirò. “Già in ritardo il mio primo giorno. Chissà dove si trova la mia aula. Oh, è così deprimente, a chi potrei chiedere aiuto?
Si insinuò nel cortile stretto e lungo che precedeva l’ingresso,  iniziando ad avvertire una certa confusione.
"Forse dovrei domandare alla reception", disse fra sé e sé, puntando gli occhi color cioccolato sul grande portone. Deglutì nervosamente,  muovendo un passo. Non si rese neanche conto, pochi secondi dopo, di essere stata scaraventata al suolo, da qualcuno in corsa che le era finito addosso.
"Ahi!”, si lamentò, vedendo i propri libri sparsi malamente al suolo.
“I miei libri!”, esclamò. “Accidenti, non puoi stare un po più attento...?
Si interruppe nell’accorgersi della figura ridente che l’aveva urtata poco prima. Capelli rosati come un fiore di ciliegio, occhi leggermente a punta e un sorriso spavaldo sul viso. Arrossì senza sapere il perché,  impossibilitata dal dire alcunché.
"Scusa mi dispiace!”, esclamò il ragazzo. “Non ti avevo vista!".  
Lucy avrebbe voluto rispondergli di non preoccuparsi, ma tutto ciò che riuscì a fare fu un cenno con il capo. Prima che potesse schiudere le labbra per dire qualcosa,  sussulto nell'avvertire  una voce alle sue spalle. 
"Torna indietro stupido fiammifero ambulante! Giuro che ti ammazzo!"
Il ragazzo si lasciò scappare una risata.
"Scusa ma adesso devo letteralmente scappare. Happy andiamo!"
"Sì, arrivo!", esclamò un ragazzo più basso,  dagli occhi verdi e i tratti bambineschi, il quale prese a correre dietro l'altro.
Pareva quasi che fosse passato un uragano. Adesso la quiete era tornata, e lei era rimasta li immobile come una sciocca
"Che tipo”, sussurrò piano, per poi alterarsi tutta ad un botto. “Poteva almeno aiutarmi ad alzarmi!"
Poco dopo si senti sopraggiungere da un'altra voce,  questa volta più dolce.
"Povera cara, ti sei fatta male?”.
Lucy alzo lo sguardò, ritrovandosi davanti una candida ragazza dai capelli albini e dagli occhi azzurri che le porgeva una mano. Rimase qualche secondo a fissarla, prima di rispondere al gesto. 
“No, tranquilla”, rispose lei.
“Mi spiace,  purtroppo quei tipi tendono sempre a creare scompiglio,  spero ti ci abituerai”, le disse ancora l’albina.
“Ah, non preoccuparti,  farò del mio meglio”, ricambiò il sorriso, colpita da tanta gentilezza.
“Immagino tu sia nuova, vero?”.
“Già”, sospirò. “Mi chiamo Lucy Heartphilia.
“Heartphilia? Intendi come il famoso avvocato? 
“Beh... a dire il vero io sono sua figlia”, affermò imbarazzata, passandosi una mano tra i capelli.
“Oh... capisco”, rispose l’altra entusiasta. “Beh,  è un piacere avere qui un membro di una famiglia cosi importante.  Il mio nome è Mirajane Strauss, ultimo anno di economia. Devi sentirti molto spesata, pertanto seguimi".
Lucy rimase un po’ interdetta dalla tanta gentilezza di quella ragazza, bella e sicuramente anche di successo. Dopo aver raccolto i propri libri, prese a seguire l'albina fin dentro l’istituto,  ascoltando ogni sua parola. 
"La Fairy Tail University è molto grande, non mi stupisce che ti senta confusa. Per questo ogni anno mi offro di guidare le matricole e spiegare  cosa spetta loro. È sempre un piacere, peccato che questo sarà l’ultimo anno”.
Lucy annui, dando conferma alle sue impressioni,  Mirajane era davvero in gamba come sembrava. 
"Tu a che facoltà sei iscritta?”.
“Eh? Ah, alla facoltà di letteratura”.
“Bene,  allora la tua aula è questa qui”, disse poggiando una mano sulla maniglia. “Vai tranquilla, se hai bisogno di me, mi trovi sempre in biblioteca
“Ah, d'accodo allora, ci vediamo", salutò Lucy sorridendo per poi sospirare. 
La giornata non era ancora cominciata e si sentiva già esausta, ma almeno aveva trovato l’aula e aveva fatto amicizia
“Forza Lucy, ce la puoi fare”, sussurrò aprendo la porta. 
Rimase con gli occhi spalancati: l’aula era enorme, i posti a sedere erano l’uno accanto all’altro, disposti a mo di  platea, mentre sulla parete opposta vi era una lavagna d'ebano mastodontica.
"Wow”, sussurrò guardandosi intorno. “Com'è grande”.
Nel vedersi poi li occhi dei suoi compagni addosso, degluti, cercando di non mostrarsi nervosa.  Cosi entrò,  prendendo posto accanto ad una ragazza.
"Oh”, sospirò. “Ce l’ho fatta. Scusa, a che ora inizia la lezione?"
“Fra due minuti esatti. Fortuna che sei arrivata in tempo, perché la nostra insegnante è molto severa" rispose quest’ultima. 
Ella aveva gli occhi fissi sulle pagine di un libro, occhiali da lettura poggiati sul naso, e i capello di un turchese intenso erano legati da un  fiocco. Era molto bassa, pareva dimostrare sicuramente molto meno dei suoi anni. Vedendola così assorta nella lettura, Lucy non se la senti di disturbarla, ma nello scorgere il titolo del libro non pote farne a meno.
"Stai leggendo "Les Miserables" di Hugo?
“Eh? Sì, lo conosci?”
“Sì, è uno dei miei preferiti, è una bella storia, anche se il finale mi rende sempre così triste”.
“Non dirlo a me. Anche “Notre Dame de Paris è molto bello, seppur in parte drammatico"
“Davvero? Io non l’ho mai letto”
“Ma va, se vuoi posso prestartelo io
“Eh? Davvero? Mi renderesti felice emh... scusa non so neanche il tuo nome!”
“Levy Mcgarden! E’ un piacere per me fare la tua conoscenza!”
“Lucy Heartphilia! Che meraviglia, nuove amicizie!”.
La sua paura più grande, ovvero quella di non riuscire ad integrarsi, sembrava, alla fine, essere stata messa da parte.
Probabilmente, le due ragazze avrebbero continuato a parlare ancora e ancora, se solo non fosse stato per l’arrivo della severa e un po’ austera professoressa Porlyusica, la quale le zittì immediatamente.
Ma, con una sola occhiata, Levy e Lucy si promisero di rimandare a dopo la lezione la loro conversazione.
Quest’ultima non era stato affatto pesante come la bionda aveva temuto.
Non appena ebbero finito, attesero che l’aula si svuotasse, in modo da non essere travolte dal caos. Poi, si incamminarono fuori, con i loro libri stretti al petto.
“Ah, ecco perché il tuo nome mi era familiare! Beh, non mi sorprende che ti trovi qui, allora. Un nome è una garanzia, eh?”, domandò Levy sorridendo.
“Eh, già...”, rispose lei sorridendo nervosamente. Avrebbe evitato di rivelare che in realtà si trovava lì più per forzatura che per volere proprio.
Anche perché voleva tentare di vedere il lato positivo della cosa.
“Umh, comunque sia, sono davvero contenta di averti incontrata. Temevo che non sarei riuscita a spiaccicare una parola con nessuno. Qui è tutto così caotico, pieno di vita, al punto che non so dove guardare!”
“Oh, non devi preoccuparti. Anche io sono qui da poco, ma sono riuscita subito ad ambientarmi. I miei amici sono i tuoi”.
“Oh, grazie...”.
La bionda avrebbe volentieri aggiunto qualcos’altro, ma la sua attenzione fu catturata da un insistente strillare a pochi metri da loro.
“Ah, accidenti”, sospirò Levy. “Un’altra rissa, siamo alla seconda e non è neanche ora di pranzo. Osserva e abituati”..

A fronteggiarsi erano gli stessi ragazzi che Lucy aveva avuto l’occasione di adocchiare quella mattina.
Sembravano piuttosto agguerriti a giudicare dalle loro espressioni.
Quello che doveva chiamarmi Happy, tremava, con un’espressione preoccupata.
“E dai, Natsu”, tentò di richiamarlo a sé. “Il gioco è bello finché dura poco, no?”.
L’amico dai capelli rosa, però, si rifiutò di ascoltarlo, puntando gli occhi verso il suo rivale, il quale si era tolto la maglietta senza un apparente motivo.
“Forse faresti meglio ad ascoltare il tuo amichetto, Natsu!”
“Perché dovrei?”, domandò il diretto interessato, sorridendo. “Sono tutto un fuoco! Coraggio, non avere paura, pervertito!”
“Come osi chiamarmi pervertito?!”
“Tu come me lo chiami uno che si spoglia senza motivo?!”
“E’ perché posso muovermi meglio mentre ti picchio! Adesso basta!”.
Dopodiché, i due si erano saltati addosso, sotto gli occhi e le risate dei loro compagni.
“Accidenti, ma non dovremmo fare qualcosa?”, domandò giustamente Lucy.
“No, Natsu e Gray fanno sempre così, ma in realtà sono amici per la pelle. Hey, immagino che alloggerai qui, non è vero?”
“Eh? Sì, perché?”
“Bene! Sono proprio curiosa di vedere se abbiamo avuto la fortuna di essere vicine di stanza o – ancora meglio – compagne di stanza!”.
Trascinata dell’entusiasmo di Levy, Lucy si dimenticò ben presto di quei due ragazzi.
La sua camera si trovava in un ampio corridoio del dormitorio femminile, dietro una porta bianca. E la fortuna volle che si trattasse proprio della stessa camera di Levy.
“Che bello, lo sapevo io!”, disse quest’ultima contenta. “Spero che non ti dispiaccia condividere la stanza con altre due ragazze”.
“Assolutamente no, anzi!”.
Non appena la fanciulla dai capelli turchesi aprì la porta, non fece in tempo ad aggiungere niente che si ritrovò una scarpa ben assestata sulla fronte.
“Levy!”, esclamò Lucy sorreggendola. “Stai bene?”.
“Ah, disordine, disordine, disordine! Dov’è la mia gonna a scacchi?! Wendy, l’hai trovata?”
“Ho cercato sotto i letti e sopra l’armadio, sei sicura di non averla persa?”
“No, la verità è che questo buco è troppo piccolo! Tra libri e vestiti non se ne capisce più nulla!”.
“Amh… Charle?”.
Nel sentirsi chiamare, una ragazzetta bassa, dai lunghi capelli albini e un’espressione furba, sollevò lo sguardo. 
“E tu chi sei?”, domandò con le mani poggiate sui fianchi.
“Io… mi chiamo Lucy… e credo di essere la vostra nuova compagna di stanza”, rispose reggendo a fatica tra le braccia Levy, svenuta a causa del colpo di poco prima.
“Una nuova compagna!”, esclamò l’altra ragazza, minuta e dai capelli blu notte, legati in due codine. “Sono Wendy! Lei è la mia migliore amica, Charle”.
Ques’ultima la guardò, senza scomporsi più di tanto.
“Oh, bene. E tu studi…?”
“Lettere, proprio come Levy”.
“Io e Charle siamo al primo anno di biologia. Spero che potremmo andare d’accordo”
“Sì, sì. Adesso, volete aiutarmi a cercare la mia gonna o devo fare tutto da sola?!”.
Nel frattempo, la malcapitata Levy si era ripresa dalla botta.
“Wow, la prossima volta vacci piano, Charle”.
La bionda si lasciò andare ad una risatina. Non era poi andata così male come aveva temuto.



“Non per dire te l’avevo detto, però… io te l’avevo detto di evitare!”.
Happy sembrava molto contrariato, mentre il suo amico Natsu si massaggiava la testa dolorante.
“Ah, tutto a posto, sto bene. Anzi, mi sento meglio di prima!”, esclamò lui tirandosi su, osservando verso l’alto, una delle finestre del dormitorio femminile. “Anzi, perché non ci divertiamo un po’, stasera? Ci arrampichiamo fin lassù e...”
“Oh, no. Ti prego. L’ultima volta non è finita bene”.
“Andiamo Happy, non essere noioso e accontenta i tuoi ormoni. Sei o non sei un uomo?”
Il ragazzo arrossì.
“Ma certo che sono un uomo!”
“Benissimo, allora seguimi!”.
Happy sapeva che, seguendo Natsu, si sarebbe sempre cacciato nei guai, ma alla fine non imparava mai la lezione.

Del tutto ignare, le quattro ragazze si erano intanto messe comode. Lucy aveva indossato il suo pigiama e aveva potuto finalmente liberarsi del fastidiosissimo reggiseno che le impediva di respirare. 
Lei e le altre si erano ritrovate a parlare quasi come se si conoscessero da sempre.
Inutile dire che la più spacciata fosse proprio Charle.
“Allora”, esordì rivolgendosi alla bionda. “Dimmi, hai già adocchiato qualcuno? Intendo… qualcuno che ti piace?”
“Charle, sei sempre la solita!”, fece Levy, tentando ci concentrarsi sulla lettura del suo libro.
“E’ tutto a posto. In realtà… non sono interessata ai ragazzi”
“Ah, dicono tutti così. Anche Wendy lo diceva. Ma chiaramente io non le ho mai creduto. Come se non sapessi che si è iscritta a biologia per quel Romeo”
“Ch-Charle!”, l’amica era arrossita terribilmente. “Cosa dici?”
“Che c’è? Non ho detto niente di male. Siamo ragazze, sarà anche normale avere certi interessi”
“Sì, ma non mettermi in mezzo”, piagnucolò lei.

Nel frattempo, Natsu si era arrampicato lungo il muro neanche fosse stato un ragno.
Oramai era diventato piuttosto esperto, contrariamente ad Happy, che gli stava dietro a fatica.
“Natsu, se ne esco vivo, giuro che non ti seguirò mai più nella vita!”
“Sì, dici così tutte le volte. Avanti, lumaca!”, tentò di incitarlo.
Riuscì ad arrivare al davanzale della finestra, che trovò aperta. Sollevò il capo, ritrovandosi davanti le quattro ragazze, tutte intente a parlare tra di loro.
“Andiamo”, insistette Charle. “Se qualcuno ha catturato la tua attenzione, puoi parlarcene”.
Lucy alzò gli occhi al cielo, pensierosa.
“Beh… in effetti qualcuno c’è…”.

“Ma insomma, Natsu, perché mi hai fatto venire con te se neanche mi fai guardare!”
“Aspetta, adesso ti faccio guardare! Non aggrapparti a me!”.
Sfortunatamente, il loro strillare aveva attirato l’attenzione delle ragazze.
“AH!”, urlò Wendy. “Oh, no! Non di nuovo!”
“Maledizione!”, Charle saltò in piedi. “Ancora tu?!”
Natsu sorrise sornione.
“Ciao a tutte!”.
“Ciao a tutte?! Adesso ci penso io a te!”.
Lucy osservava la scena con fare sconvolto, così come Levy..
Charle era andata incontro al ragazzo e lo aveva afferrato per i capelli.
“Quante volte te lo devo dire che devi lasciarci in pace, eh?!”
“Va bene, ma fa piano, mi stai facendo male! Ah!”.
Alla fine. Natsu era caduto sul pavimento con un sonoro tonfo.
“Aiuto, mandalo via”, piagnucolò Wendy..
Happy si era intanto tirato su, ma non appena aveva visto la situazione tragica davanti a lui, si pentì amaramente di averlo fatto.
“Oh-oh”.
“Happy brutto stupido! Anche tu!”, l’albina lo afferrò saldamente, bloccandolo contro il pavimento.
“Mi dispiace! Io sono solo una povera vittima delle circostanze!”.
Lucy indietreggiò con gli occhi sgranati. Che fine aveva fatto la sua tranquillità?
Abbassò lo sguardo, scorgendo Natsu che tentava di alzarsi.
“Amh, biondina… ti dispiacerebbe darmi una mano?”.
La ragazza rimase immobile. Era la seconda volta che quel tipo le rivolgeva una parola, e per la seconda volta non riusciva a rispondere.
Tutto quel chiasso aveva chiamato a raccolta anche le altre ragazze del dormitorio.
Erza Scarlett, una folta chioma rossa e i nervi tesi, spalancò la porta.
“Lo sapevo! Come osi venire qui a rompere le scatole a queste adorabili e pure ragazze?!”.
“Erza?”, chiamò Natsu. “Erza, ciao. Sei venuta a salvarmi?”.
“Io direi proprio di no”, si voltò indietro, rivolgendosi alle sue compagne di stanza. “Cana, Mavis! Venite a darmi una mano?!”
“Puoi contarci!”, rispose la prima.
“Arrivo!”, esclamò la seconda.
La sua camera si era trasformata in un vero e proprio ring da combattimento.
Insomma, quella era un’università o un covo di matti?
“Ohi, ohi”, Mira arrivò in quell’istante, massaggiandosi le tempie. “Un’altra volta, no”.
La bionda le sorrise in modo caloroso. Probabilmente, scene come quelle dovevano essere all’ordine del giorno. E il pensiero la fece sorridere.
Sicuramente non l’inizio che si era aspettata.
Ma chissà cosa il futuro le avrebbe riservato...



P.S
Mi piacerebbe sapere se questo font è troppo piccolo, non mi convince del tutto .-.
   
 
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