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Autore: FlameWarrior    22/02/2018    1 recensioni
Tratto dal prologo:
"Incrociò le braccia dietro la schiena, gli occhi acuti che notavano uno sfavillare lontano anni luce. Si concentrò, la propria forma spirituale che viaggiava tra gli astri e i buchi dimensionali. Espandendosi e rimpicciolendosi fino ad arrivare a destinazione.
Un mondo in eterno conflitto, dove le forze erano in un continuo sbilanciarsi e schiacciarsi. Una stella colma di dolore, speranza, decisione, sconforto. Un turbinio di abitanti, ognuno con Luce e Oscurità.
Un caos nell’ordine istituito dalla specie dominante, un pianto nella gioia di una risata.
Riflesso di uno specchio deformante che vive nel momento stesso in cui muore.
Particolare oltre ogni dire, così diverso dai suoi simili. Deserto, foresta, oceano, pianura. Neve, pioggia, vento. Calore, gelo. Un insieme di colori ed espressioni.
Si carezzò la lunga barba grigia, rimanendo in contemplazione. Sentiva che qualcosa stava accadendo, ma non riusciva a scorgere alcunché."
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Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Riku, Sora
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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La tranquillità di quella notte gli permetteva di osservare quei cuori denominati stelle in un cielo infinito. Nel tempo che scorreva inesorabile si fermava sempre più spesso a controllarle, con il timore che se non l’avesse fatto una di esse si sarebbe spenta, senza essere notata da nessuno.
Certo, non poteva stare sempre incollato ad una finestra, per questo aveva un aiutante. Un suo vecchio allievo e amico.
Incrociò le braccia dietro la schiena, gli occhi acuti che notavano uno sfavillare lontano anni luce. Si concentrò, la propria forma spirituale che viaggiava tra gli astri e i buchi dimensionali. Espandendosi e rimpicciolendosi fino ad arrivare a destinazione.
Un mondo in eterno conflitto, dove le forze erano in un continuo sbilanciarsi e schiacciarsi. Una stella colma di dolore, speranza, decisione, sconforto. Un turbinio di abitanti, ognuno con Luce e Oscurità.
Un caos nell’ordine istituito dalla specie dominante, un pianto nella gioia di una risata.
Riflesso di uno specchio deformante che vive nel momento stesso in cui muore.
Particolare oltre ogni dire, così diverso dai suoi simili. Deserto, foresta, oceano, pianura. Neve, pioggia, vento. Calore, gelo. Un insieme di colori ed espressioni.
Si carezzò la lunga barba grigia, rimanendo in contemplazione. Sentiva che qualcosa stava accadendo, ma non riusciva a scorgere alcunché.
Poi tutto cessò, ogni forma di vita svanì inghiottita in un vuoto pieno di desolazione, una stanza buia e chiusa, ove scappare era solo un sogno sbiadito.
Il mondo mutò, tempeste si formarono in ogni dove. Portando distruzione e sommergendo chi si era salvato con le proprie onde. I venti ululavano imperiosi, portando con loro parole dimentiche e troppo spesso udite dalle stanche orecchie dell’anziano.
La terra si spaccò formando fauci pericolose, che azzannavano ciò che si era creato, ingurgitando avidamente ogni stelo di vita.
Yen Sid era scoraggiato, vedeva le luci dei cuori spegnersi a velocità impressionante. Con i suoi poteri non avrebbe mai potuto salvarli tutti.
Cercò le luci più intense, individuandole e tentando di raggiungerle, fallendo la maggior parte delle volte.
Aveva perso quasi ogni speranza, quando finalmente riuscì ad afferrare due di esse. Luminose e unite.
Le avvolse nella propria luce, trascinandole in un varco e trasportandole lontane. Intimorite però si opposero, dimenandosi e scalciando. Deviando la magia del vecchio mago per separarsi e finire in mondi diversi, invece che nella Torre dove lui si trovava.
Yen Sid tornò in sé non appena la Stella si spense, esplodendo e scaraventandolo indietro. Mantenendo la calma passeggiò nello studio rotondo, riflettendo su cosa convenisse fare. I mondi di certo erano nuovamente in pericolo e non si trattava di una minaccia da poco. Forte abbastanza da nascondere la propria presenza e astuta da mirare ai mondi ai confini, ove nessuno sarebbe potuto mai arrivare in tempo.
Con un gesto della mano richiamò a sé le Tre Fate. Agitate lo ascoltarono, per poi recarsi nella stanza accanto, circolare come la precedente conteneva una serie di specchi coperti.
Alle tre però non interessavano e alzando le bacchette al centro del locale mandarono un messaggio a l’unico in grado di poterle sentire da mondi di distanza.

Assorto nella lettura di un volume non si accorse della sua compagna entrare nella biblioteca. Con passi calmi gli si avvicinò, tra le mani guantate di bianco un foglio arrotolato e fermato da un nastro tricolore.
- Topolino? -
Lo richiamò, il topo alzò il capo dal libro che lo aveva intrigato tanto per spostare l’attenzione su colei che la richiedeva.
- È arrivata questa da parte del Maestro Yen Sid. -
Fece, porgendoglielo. Lo srotolò e lesse con attenzione le parole che vi erano impresse, assumendo man mano un’aria grave.
Minni al suo fianco rimaneva in silenzio, sapendo già quello che le sarebbe stato detto. Difatti Topolino scivolò giù dalla sedia, le diede un bacio sulla guancia le disse che era urgente e che doveva recarsi dal Maestro.
Annuì rassegnata, augurandogli un buon viaggio. Appena la coda svanì oltre il corridoio sospirò affranta. Era difficile essere la Regina di un Re sempre in viaggio.
Fortunatamente aveva un’amica a starle vicina, che la capiva e la supportava. Paperina stessa era spesso in ansia per il Mago di Corte. Suo amico e unico amore, Paperino.
Sapeva che seguiva Topolino in ogni avventura, ma con il carattere rissoso che si trovava non riusciva a stare mai completamente tranquilla.
A consolarla era la presenza del Cavaliere del Regno, Pippo. Sbadato e all’apparenza distratto, era capace di calmare gli animi e creare piani d’attacco o difensivi brillanti.
Parlava raramente di sé, ma era l’unico a cui sia la Regina che la Dama di Corte avrebbero mai affidato le vite dei loro amati.
 
Le onde si frantumavano sulla spiaggia con un suono leggero e rilassante, arrivando a bagnare le sue calzature.
Il cielo sereno non mostrava nuvola che potesse indicare un possibile cambiamento, e lui se lo godeva rimanendo steso con le braccia incrociate dietro la testa. Gli occhi che si chiudevano mentre la coscienza sprofondava in un sonno leggero. Quello era lui, in tempo di pace.
L’Organizzazione era stata sconfitta, aveva affrontato il test per diventare Maestro del Keyblade, fallendolo. Ma ciò non lo tormentava, credeva fosse meglio in quella maniera. Un titolo non indicava nulla a suo parere. Da piccolo al contrario lo voleva a tutti i costi, tanto che nel primo viaggio aveva fatto qualsiasi cosa per farsi riconoscere da Filottete come eroe.
Una voce squillante lo richiamava, cantilenando il suo nome per farlo riprendere prima. Aprì gli occhi, incrociandoli con un paio simile ai suoi. Azzurri come cielo e mare. Una leggera frangetta rossa, labbra rosee, un naso delicato. Coperta da un abitino bianco e da un lungo corpetto rosa e nero con cappuccio.
- Sora, alzati. –
Lo riprese ancora una volta, assicurandosi che non la ignorasse. Il ragazzo sbadigliò, mettendosi seduto e successivamente in piedi.
- Che succede? –
Chiese, grattandosi la nuca con una mano. Non poteva mai farsi un pisolino senza essere disturbato da colei che era la sua amica d’infanzia.
Le labbra di lei si stesero in un sorriso mentre estraeva da una tasca un biglietto stropicciato. Sora lo guardò incuriosito, l’ultima volta che Kairi era arrivata con un biglietto, benché intrappolato in una bottiglia, non aveva portato buone notizie.
Appena glielo porse lo afferrò, aprendolo e stirandolo per poter leggere correttamente ciò che vi era scritto. Gli occhi che scorrevano in quelle poche righe e che ripartivano dall’inizio, incredulo.
Un messaggio che non veniva dal Re. Parole scritte di fretta che recitavano le ultime volontà di un uomo. Una sola richiesta.
Sora non poteva crederci. Il Destino era nuovamente in moto, e l’avrebbe condotto a scoprire nuovi mondi e a trovare un’avventura dal quale sarebbe potuto non tornare. Di nuovo.
Kairi da parte sua si limitava a sorridergli, se ne sarebbe andato di nuovo. Lasciandola su un’isola troppo enorme nella sua piccolezza. Odiava che il suo ruolo di Principessa le impedisse di partire con i propri amici e vivere avventure entusiasmanti. Ma il Re era stato chiaro. Non poteva permettersi di svanire, doveva restare al sicuro sulle Isole del Destino.
- Quando partirai? –
Gli chiese, il castano scosse la testa alzando le spalle. Doveva parlarne con Riku, questa volta sarebbero stati insieme.
   
 
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