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Autore: R3d_    24/02/2018    2 recensioni
Ciao a tutti, questa è la mia prima storia su questa bellissima saga, questa è una mia personale versione dell'ultimo libro. Come nel libro Sofia e gli altri draconiani cercheranno di fermare Nidhoggr ormai libero dal sigillo di Thuban e pronto a portare il mondo intero sotto il suo dominio ma alcune cose andranno diversamente. Spero possa piacervi, buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabio, Nidafjoll, Nidhoggr, Sofia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Karl sorrise mentre pronunciava quelle parole.
-Potremo usare le antenne televisive per potenziare il draconoscopio.- Affermò soddisfatto della sua intuizione.
-Potrebbe funzionare.- Disse il professore. Fabio intervenne.
-Si ma non possiamo certo andare la con quel coso e dire “salve, vi dispiace se colleghiamo questo aggeggio alle vostre antenne per cercare una nostra amica?”-
Le parole di Fabio non sembrano far vacillare la sicurezza di Karl.
-Basterà salire sul tetto dell’edificio, collegarlo direttamente all'antenna e il gioco è fatto.- Gli altri annuirono poi il professore parlò.
-Perfetto, hai avuto un’ottima idea Karl. Qualcuno dovrà venire con te per aiutarti.- Fece appena in tempo a pronunciare quelle parole che Fabio si propose.
-Andrò io.- Disse, guardandolo dritto negli occhi. Il professore lo guardò, il ragazzo voleva assolutamente sapere in che condizioni fosse Sofia, la sua preoccupazione per la ragazza gli si leggeva in faccia e ogni minuto che passava era sempre più evidente. Sapendo questo non poté fare altro se non acconsentire.
-Certo, allora è deciso. Per agire sarà meglio aspettare la notte, avrete meno probabilità di essere visti. Dovrete comunque stare attenti. Potrebbe esserci qualche guardia notturna.- I due annuirono. Passarono il resto del pranzo in silenzio. Finito di mangiare Karl tornò nel suo laboratorio per organizzare l’attrezzatura che gli sarebbe servita quella sera, il professore si ritirò nel suo studio, Gillian e Chloe rimasero in cucina e aiutarono Thomas a rimetterla a posto mentre Fabio, non sapendo che fare, si sedette sul divano in salotto a leggere un libro. Lidja decise di uscire fuori a prendere una boccata d’aria, sempre rimanendo nei confini della barriera. Si ritrovò a pensare a Sofia. Era preoccupata per la sua amica. Era certa che fosse ancora viva, se lo sentiva, ma non poteva fare a meno di chiedersi se stesse bene.
-Ehi, tutto a posto?- Si girò sentendo una voce chiamarla, si trovò davanti Ewan.
-Si, è tutto a posto, grazie?- Rispose lei, sorridendo.
-Che ci fai qui fuori?- Chiese avvicinandosi.
-Niente, volevo solo prendere una boccata d’aria.- Lidja girò la testa dalla parte opposta. Quando il ragazzo si era avvicinato era arrossita. La cotta che si era presa per lui non era passata, anzi, dopo il periodo passato insieme a nascondersi a St Margaret’s Chapel, per proteggerlo dal Nidhoggr, era peggiorata.
-Sei preoccupata per Sofia vero?-
-Si, molto.-
-Sono sicuro che sta bene, anzi, scommetto che già si sta muovendo per tornare.- Lidja sorrise, rincuorata dalle parole del ragazzo.
-Grazie, mi hai proprio tirato su il morale.- Ewan ricambiò il sorriso e a quel punto disse. -Lo sai che hai proprio un bel sorriso?- Lidja rimase spiazzata mentre il viso diventava più rosso dei capelli di Sofia.
-Ehm… G-grazie…- Balbettò, distogliendo lo sguardo imbarazzata. Il ragazzo le si avvicinò, le mise una mano sotto il mento e le sollevò il viso, in modo che potessero guardarsi negli occhi. Un'istante dopo le loro labbra si toccarono. Lidja, dopo un breve momento di incredulità, rispose al bacio di Ewan. Rimasero lì per alcuni secondi quando la porta si aprì improvvisamente. I due si staccarono immediatamente, la draconiana di Rastaban, se possibile, divenne ancora più rossa di prima mentre Gillian e Chloe si affacciavano dalla porta. Anche Ewan sembrava imbarazzato. La donna sembrava voler dire una cosa ma sia lei che la figlia si bloccarono. Chloe divenne rossa come un pomodoro e girò lo sguardo da un’altra parte, Gillian ridacchiò imbarazzata poi chiuse la porta mormorando uno “Scusate” appena udibile.
Ewan tornò a respirare appena la madre ebbe chiuso la porta, poi guardò Lidja. Era rimasta lì, immobile come una statua.
-Ehi Lid.- La chiamò sventolandole una mano davanti al viso. La ragazza sembrò tornare alla realtà, si portò le mani sulle guance, come per coprire il rossore.
-Accidenti, che figura.- Mormorò. -Beccati proprio da tua madre e tua sorella.-
-Ehi ehi, clam down. Non è niente di grave. Non abbiamo mica ucciso qualcuno.- Disse il ragazzo, cercando di calmarla. Lidja prese un profondo respiro, cercando di rallentare il cuore che le batteva nel petto come un tamburo.
-Hai ragione ma è comunque imbarazzante.-
-Allora.- Cominciò lui. -Vorresti continuare?- Chiese. Lidja lo guardò e sorrise, gli mise le braccia intorno al collo e disse. -Certo.- Entrambi ripresero da dove Gillian e Chloe li avevano interrotti. Lidja non poteva che essere grata al ragazzo che la aiutava a distrarsi dalla sua preoccupazione per Sofia.
 
Sofia si stiracchiò, alzandosi dal letto. Dopo un’intera giornata passata a letto era finalmente tornata in forze. Guardò Nida, si trovava sul balcone, appoggiata alla ringhiera ad osservare i palazzi intorno e le strade, che quella sera erano deserte. L’appartamento si trovava nella periferia di Napoli, quasi fuori dalla città, in lontananza si vedeva il Vesuvio. Volendo prendere una boccata d’aria uscì anche lei. Nida se ne accorse.
-Non dovresti riposare tu?- Chiese senza girarsi. Sofia non poté fare a meno di notare che la nota di sarcasmo sempre presente nella voce della bionda ora non c’era.
-Adesso mi sento meglio.- Rispose.  -Tu piuttosto, mi sembri… un pò giù di morale.- Nida si girò leggermente verso di lei e, vedendola meglio, Sofia poteva giurare che avesse gli occhi lucidi. Questo la sorprese.
-Stavo solo pensando.- Rispose la viverna.
-Posso sapere a cosa?- A quella domanda Nida si fece un pò diffidente.
-E a te cosa importa?- Sofia arrossì e distolse lo sguardo, imbarazzata.
-Ero solo curiosa.- Rispose. L’emanazione di Nidhoggr la guardò per alcuni secondi poi tornò con lo sguardo verso la città.
-Pensavo che in fin dei conti non siete tanto stupidi voi umani. Com’è che dite? Non ti accorgi di quello che hai finché non lo perdi. Giusto?- Sofia la guardò con aria interrogativa, non capendo cosa intendesse dire. Fece una breve pausa poi riprese a parlare. -Quando Ratatoskr morì fu come se una parte di me se ne fosse andata con lui, e non perché siamo entrambi parte dello stesso essere. Prima non facevamo altro che discutere e litigare, cercavamo di screditarci a vicenda agli occhi di Nidhoggr. Poi quando è morto ho realizzato cosa avevo perso. Escluso nostro padre, che era ancora confinato, Ratatoskr era l’unico mio simile ancora in vita, l’unico che potesse capirmi e con cui potessi condividere il peso della missione che ci era stata affidata.- Sorrise malinconica, un sorriso appena accennato. -Non hai idea di quanto mi prenderebbe in giro se potesse sentirmi adesso.- Nida si girò verso Sofia. -Non ti chiederò perdono, ma almeno capisci perché ho tentato di vendicarlo?- Sofia annuì ma la sua espressione sorpresa attirò l’attenzione della viverna che solo in quel momento sentì le guance bagnate e capì che stava piangendo.
-Accidenti!- Imprecò mentre si affrettava ad asciugare le lacrime. Quando ebbe finito sospirò. -Penserai che sono ridicola vero? Un’emanazione terrena del grande e potente Nidhoggr che piange come una…- Nida non poté finire la frase perché Sofia si era avvicinata a lei e la stava abbracciando. Rimase per alcuni secondi ferma come una statua, un’espressione a dir poco sorpresa stampata in faccia.
-C-che stai facendo?! Staccati, non voglio essere compatita!- Disse, ancora sorpresa dal gesto della ragazza.
-La mia non è compassione e non penso tu sia ridicola. È che noi umani di solito facciamo così quando vogliamo confortare qualcuno.-
-Beh io non ho bisogno di essere confortata.- Nonostante quelle parole Nida sentiva gli occhi bruciare per le lacrime che cercavano di uscire.
-Ti sbagli, tutti abbiamo bisogno di essere confortati ogni tanto. Se senti il bisogno di piangere fallo, ti sentirai meglio dopo.- Nida non ce la fece più, dopo un ultimo tentativo di fermare le lacrime, queste presero a scendere copiose, rigandole il viso. Strinse forte la ragazza, come fosse un salvagente in mezzo ad un mare in tempesta. Tutto il dolore che aveva ostinatamente tenuto dentro di se dalla morte del suo compagno fino a quel momento aveva finalmente rotto, come un fiume in piena, gli argini nei quali lo aveva confinato.
Era una scena surreale per entrambe, erano state nemiche per quasi due anni e ora si ritrovavano abbracciate mentre una di loro piangeva come una fontana. Rimasero lì per alcuni minuti poi, quando le lacrime si furono finalmente fermate, si staccarono.
-Hai ragione.- Disse, asciugandosi le lacrime rimanenti. -Mi sento meglio.- Si sentiva leggera, come se si fosse appena liberata di un peso enorme.
Sofia sorrise. Nida la guardò è in quel momento si rese conto di una cosa che la lasciò interdetta: guardandola non vedeva più quella ragazzina fastidiosa che le aveva messo i bastoni tra le ruote per molto tempo, adesso vedeva qualcos’altro, qualcosa che non credeva possibile. Si stava davvero affezionando a questa ragazza? Quel pensiero la spaventò leggermente, fin dai suoi primi istanti di vita le uniche emozioni che era stata capace di provare erano rabbia e odio, trasmessi direttamente da Nidhoggr. Per questo non sapeva come comportarsi ora che aveva a che fare con queste emozioni, completamente nuove per lei, che adesso Sofia le suscitava.
Si allontanò dalla ragazza e si appoggiò di nuovo alla ringhiera, doveva riflettere.
-Adesso vai a dormire, si sta facendo tardi…- Esitò un attimo. -Grazie.- Disse in fine.
-Tu non devi dormire?-
-Non preoccuparti, mi bastano poche ore di sonno e posso rimanere sveglia per giorni. Non è un problema se questa notte non dormo.-
-Ok, buonanotte allora.- Disse la ragazza ritornando dentro.
-Buonanotte.-
Di nuovo sola, la viverna ritornò alle sue riflessioni ma a sua insaputa anche Sofia aveva pensieri simili per la testa. Se qualche giorno fa qualcuno le avesse detto che avrebbe fatto amicizia con Nida lo avrebbe preso per pazzo e invece eccola li, a consolare l’emanazione di Nidhoggr come se fosse una sua amica. Fino a poco tempo fa credeva che Nidafjoll fosse un essere quasi privo di emozioni ma si è dovuta ricredere, già ai tempi di Edimburgo, quando li aveva cercati per chiedere loro protezione, le erano sorti dei dubbi. Ma adesso ne era certa, Nida può provare emozioni proprio come chiunque altro. Era strano, ma era certa che stesse cominciando a considerarla come un’amica. Questo la portava a farsi una domanda: I suoi compagni l’avrebbero accettata? È pur sempre stata una loro nemica e ha commesso atti veramente terribili, ma adesso che la vedeva sotto un’altra luce non se la sentiva di abbandonarla. Conoscendo Nidhoggr non avrebbe tardato a cercarla e una volta trovata non si sarebbe fatto scrupoli ad ucciderla. Doveva fare in modo che gli altri la accettassero. Sarà difficile, molto difficile, ma ci deve riuscire. Guardò un attimo la piccola borsa appoggiata sul tavolo, dentro di essa c’era il frammento del frutto. Sperava con tutto il cuore che riuscissero a trovare le altre parti e che potessero riattaccarle, altrimenti significava che la vittoria era già di Nidhoggr.
Sofia scosse la testa, scacciando quel pensiero. Si diresse verso il letto e si sedette su di esso ma prima che potesse sdraiarsi un rumore attirò la sua attenzione. Qualcosa aveva colpito forte la porta. Anche Nida doveva aver sentito quel rumore, perché rientrò quasi subito. Il battere sulla porta continuava, sempre più forte e questa tremava sotto i colpi. Le due si misero in posizione di combattimento, pronte a reagire. La porta venne sfondata e davanti a loro apparve un uomo, aveva gli inconfondibili occhi rossi, due teste di serpe metalliche al posto delle mani e un paio di ali dello stesso materiale sulla schiena: un assoggettato. Questo si buttò immediatamente su Sofia che si scansò per evitare l’attacco. Intanto dalla porta entrarono altri assoggettati che aggredirono le due ragazze, ne entrarono altri anche dalla finestra. Nida e Sofia si difesero. La Draconiana evocò gli artigli e rispose agli attacchi stando attenta a non ferirli troppo, erano pur sempre persone innocenti.
-Sofia, questi continuano ad arrivare, dobbiamo andarcene.- La disse Nida dopo che ebbe recuperato la borsa con il frutto, alcuni assoggettati approfittano di quella distrazione e la attaccarono alle spalle. Sofia se ne accorse.
-Nida abbassati!- Esclamò mentre generava una liana robusta dalla mano e caricava il colpo. L’altra capì al volo le intenzioni della ragazza e fece come le aveva detto. La liana le passò a pochi centimetri dalla testa mentre frustava i bersagli, scagliandoli via.
-Grazie.- Le disse prima di cambiare espressione. -Attenta!- Troppo tardi. Adesso era la sua distrazione quella di cui avevano approfittato. La lama di un assoggettato le trafiletto l’ala sinistra, che aveva già evocato per darsi alla fuga, facendola urlare di dolore. La lama proseguì è le trapassò anche la spalla riaprendo la ferita che le aveva inferto Ofnir. Si inginocchiò a terra tenendosi la spalla dolorante mentre l’ala le si afflosciava lungo la schiena. L’aggressore si preparò a colpire ancora ma Nida accorse in soccorso di Sofia, colpendolo e mandandolo contro il muro.
-Ehi tutto a posto?- Chiese la bionda, aiutandola a rialzarsi.
-Più o meno.- Rispose l’altra mentre ritirava le ali, ormai inutili. Un po' del dolore se ne andò con l’ala ma rimaneva comunque la spalla. Si guardarono intorno erano circondate e l’unica via di fuga era la finestra. Non sarebbe stato facile aprirsi un varco tra gli assoggettati con Sofia fuori uso, ma proprio in quel momento essi smisero di muoversi.
-Ma tu guarda che fortuna, due piccioni con una fava: la Draconiana di Thuban e la traditrice.- Tra gli assoggettati si fece strada un uomo che Sofia riconobbe subito: Ofnir. Ma era cambiato, indossava un'armatura fatta di un metallo scuro e aveva due ali da viverna che gli spuntavano dalla schiena. In più teneva in mano un tridente nero.
-Ofnir, che cosa ti è successo?- Chiese Sofia, ma fu Nida a rispondere alla sua domanda.
-Non posso crederci, io che sono carne della sua carne non ho ricevuto altro che rimproveri e punizioni da Lui e tu che sei un misero, stupido umano ha osato donare il suo sangue…- La viverna strinse i denti. -Che miserabile.-
-Come osi parlare di Lui così? L’unica miserabile qui sei tu, traditrice! E comunque che ti aspettavi, sei solo un’inetta che non saputo fare il suo lavoro, mentre io non ho mai deluso il mio Signore.- Rispose guardandola con superbia, poi ghignò. -Al contrario di te e di quell’altro incapace che si è pure fatto ammazzare come un’idiota.- Nida sentì la rabbia invaderla.
-Non osare parlare di Ratatoskr in quel modo!!!- Urlò infuriata, stava per saltargli addosso ma Sofia la fermò appena in tempo.
-Non farlo, ti sta provocando.- La bionda parve calmarsi almeno un pò.
-Va bene, basta chiacchierare. Adesso ti ammazzato poi porto la ragazzina da Nidhoggr. Già immagino quanto sarà contento quando finalmente gli avrò portato Thuban e la testa della stupida che ha osato votargli le spalle.- Affermò Ofnir puntando il tridente verso le due. Nida sogghigno. -Mi dispiace tanto ma ho altri impegni sta sera.- Disse con finto tono dispiaciuto. Alzò la mano e quando la riabbassò, un anello di fiamme nere si espanse intorno alle due, andando a formare una protezione. Ofnir indietreggiò, così come gli assoggettati, portandosi d’istinto la mano davanti al volto per proteggerlo.
-Pensi di tenermi fuori a lungo?- Chiese preparandosi a colpire. Ma Nida si era già preparata, si era sistemata Sofia sulle spalle, insieme alla borsa con il frammento, quindi aprì un varco tra le fiamme e si fiondò verso la finestra.
-Reggiti forte!- Disse alla ragazza mentre saltava dal balcone, fortunatamente in strada non c’era nessuno. Le ali esplosero dalla schiena e le braccia si fusero ad esse, il corpo assunse una forma serpentina mentre il volto si trasformava nel muso di un rettile e le gambe in zampe possenti e muscolose, infine la pelle si ricoprì di squame nere. Forzò al massimo le ali e si diresse fuori città mentre un Ofnir furibondo e gli assoggettati si gettavano inutilmente all’inseguimento.
 
Due figure alte volarono veloci e silenziose verso l’edificio. Sul tetto si trovava una struttura simile ad una torre di vedetta, circondata da varie antenne. Karl e Fabio atterrarono silenziosamente sul tetto.
-Ok, via libera.- Disse Fabio al compagno, salirono le scale della torre fino a trovarsi davanti alla porta. Aprirono con cautela e fortunatamente non trovarono nessuna guardia, probabilmente erano di ronda da un’altra parte dell’edificio. Karl sorrise mentre appoggiava a terra il draconoscopio e lo zaino con la sua attrezzatura.
-Perfetto, intanto che collego il draconoscopio alle antenne tu controlla che non arrivi nessuno.- Ordinò tirando fuori dei cavi e un portatile dallo zaino e iniziando a attaccarli alla console che dava accesso alle antenne.
-D’accordo ma sbrigati.- Fu la risposta di Fabio che sporse la testa oltre la porta per controllare la situazione.
Dopo alcuni minuti Karl finì il suo lavoro.
-Finito. Adesso dobbiamo solo accenderlo.- Karl premette il pulsante di accensione e lo schermo del portatile si accese, avviò un programma che mostrava una specie di mappa dell’Italia, anche se in realtà era solo una sagoma. Fabio chiuse la porta e si avvicinò per vedere. Il Draconiano di Aldibah azionò il draconoscopio. Sullo schermo del portatile, in corrispondenza della posizione di Roma, si accese due luci, una azzurra e una dorata. Subito dopo, poco distante se ne accesero altre tre, due viola e una rosa.
“Ti prego. Fa che sia viva.” Si ritrovò a pensare Fabio, fissando lo schermo. Passarono alcuni secondi che sembrarono durare un’eternità, poi un’altra luce, più a sud rispetto alle altre e di colore verde, si accese. Fabio tirò un sospiro di sollievo. Tutta la tensione accumulata dalla sera prima si sciolse.
-Si!- Esclamò Karl. -Sofia è viva. Dobbiamo informare gli altri.- Affermò spegnendo i suoi strumenti e staccando i cavi con coi aveva collegato tutto. Rimise tutto nello zaino e, insieme a Fabio, corse fuori ed entrambi spiccarono il volo dirigendosi a tutta velocità verso casa per riferire la buona notizia.
 




Angolo dell'autore: E anche questo capitolo è finito, spero che vi stia piacendo il rapporto che sto crendo tra Nida e Sofia. A presto.
flyman
   
 
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