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Autore: Tigre Rossa    26/02/2018    2 recensioni
Le anziane ricordano bene quando la giovane Rivera non era ancora tale, ma solo la piccola Imelda dagli occhi luminosi e la voce celestiale. Ricordano quando ancora sorrideva, cantava e ballava, lasciando tutti gli uomini senza fiato.
A volte, i più giovani vanno da loro per farsi raccontare che cosa l’ha resa così fredda ed irraggiungibile.
Ogni volta, loro sorridono e sussurrano che è stato un grande dolore a fermare i battiti del suo cuore, rendendolo insensibile come quello di una morta.
Un dolore dal quale è sopravvissuta, ma che non ha mai superato davvero.
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Ispirata alla canzone 'La bikina', cantata da Karol Sevilla.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bikina

 

 

 

 


 

 

Solitaria, camina la bikina

Y la gente se pone a murmurar

Dicen que tiene una pena

Dicen que tiene una pena, que la hace llorar

 

 

Gli abitanti di Santa Cecilia la conoscono bene, la giovane Rivera dal cuore di ghiaccio e gli occhi d’acciaio.

Ai forestieri può sembrare una bella donna come tante, elegante e seria, ma solamente perché non conoscono il fardello che si porta dietro quasi orgogliosamente.

Solo chi vive lì da sempre lo conosce, e la sua storia è spesso sulle labbra delle pettegole e dei ragazzi quando la vedono passare per strada, da sola e con il mento alzato, regina fiera che non si cura delle voci.

Ma le voci la seguono, ombre perpetue di un passato che non riesce a dimenticare, e diventano anno dopo anno sempre più forti.

Le anziane ricordano bene quando la giovane Rivera non era ancora tale, ma solo la piccola Imelda dagli occhi luminosi e la voce celestiale. Ricordano quando ancora sorrideva, cantava e ballava, lasciando tutti gli uomini senza fiato.

A volte, i più giovani vanno da loro per farsi raccontare che cosa l’ha resa così fredda ed irraggiungibile.

Ogni volta, loro sorridono e sussurrano che è stato un grande dolore a fermare i battiti del suo cuore, rendendolo insensibile come quello di una morta.

Un dolore dal quale è sopravvissuta, ma che non ha mai superato davvero.

 

 

Altanera, preciosa y orgullosa

No permite la quieran consolar

Pasa luciendo su real majestad

Pasa, camina y nos mira sin vernos jamas

 

 

Quando era solo la piccola Imelda, tutta la città sospirava per lei.

Era bellissima, fiera ed anche un po’ arrogante.

I suoi genitori desideravano per lei un buon partito e speravano di vederla diventare una donna rispettata, con un buon matrimonio e un certo numero di bambini, sani e forti, attaccati alla sua gonna.

Ma lei non ne voleva sapere di essere imprigionata nella vita di una donna sposata, senza libertà né autonomia.

Non era la vita che voleva e che credeva adatta a lei.

Aveva molti innamorati ed innumerevoli spasimanti, ma riusciva a terrorizzarli tutti. Li faceva letteralmente fuggire, talmente era terribile.

Non accettava fiori o regali, non si lasciava accompagnare a casa da nessuno, rispondeva ai complimenti con un’occhiata fredda o uno sguardo assassino.

Se qualcuno osava chiederle di ballare, si ritrovava a terra senza nemmeno sapere come ci fosse finito.

Se veniva sfiorata anche solo per sbaglio, colpiva il colpevole con qualunque cosa avesse sottomano, anche il proprio stivaletto. 

A chi aveva l’ardire di farle una serenata sotto la finestra svuotava in testa una bacinella di acqua fredda.

Ma, nonostante tutti quei rifiuti sdegnosi, i giovani della città continuavano a tentare, nella speranza di riuscire a conquistare la sua mano.

I suoi genitori erano scoraggiati da quell’atteggiamento, e si auguravano che con il tempo sarebbe cambiata ed avrebbe fatto la cosa più giusta, cedendo alla proposta di qualche gentiluomo facoltoso e magari importante. Anche i suoi fratelli, che le volevano sinceramente bene, erano un po’ preoccupati per lei e per il suo essere tanto ribelle e solitaria.

Ma a lei tutto ciò non interessava nemmeno un po’.

Non voleva essere una moglie, né una madre.

Non voleva la serenità, la sicurezza, e nemmeno l’amore, tanto ambito dalla ragazze della sua età.

Aveva grandi sogni, lei.

Voleva diventare una cantante e mantenersi grazie alla propria voce, divina come quella degli angeli e potente come quella delle sirene.

Sapeva che nessun marito le avrebbe mai lasciato seguire le proprie ambizioni, dunque perché perdere tempo cercandone uno?

Non aveva paura di diventare una vecchia zitella, di restare sola e di essere seguita ovunque da mille pettegolezzi e maldicenze.

Poteva essere felice anche da sola, e si era giurata che lo sarebbe stata.

Sarebbe bastata a se stessa, e ne sarebbe stata fiera.

Promise a se stessa di non cadere mai nella trappola dell’amore.

Ma era troppo giovane ed ingenua, e quando il suo momento arrivò non seppe proteggersi da quella che sarebbe stata la sua condanna.

 

 

La Bikina, tiene pena y dolor

La Bikina, no conoce el amor

 

 

Conobbe quel ragazzo dal sorriso luminoso e gli occhi gentili in plaza mariachi, in un mite pomeriggio d’autunno.

Era un semplice ragazzino tra tanti, sempre con la chitarra in mano e una canzone sulle labbra. Non era ricco, né particolarmente affascinante, bello od intelligente.  Non era niente di speciale, insomma. Nessuno lo notava mai, se non quando cantava.

Imelda non aveva alcun motivo di innamorarsi di lui.

Eppure, quel signor nessuno, con il suo sorriso sincero e le sue canzoni, riuscì nell’impresa in cui tutti, prima di lui, avevano fallito.

Conquistò il suo cuore con la facilità con cui cantava, e lei non riuscì ad impedirglielo.

Lei, che era fuggita dall’amore tanto a lungo, cedette alle serenate di un mariachi qualunque.

All’improvviso, il resto del mondo non esisteva più.

Per lui c’era solo lei, e per lei esisteva solo lui. Tutto il resto non aveva alcun senso.

Erano giovani ed innamorati, e questo segnò il loro destino.

 

 

Altarnera, preciosa y orgullosa

No permite la quieran consolar

Dicen que alguien ya vino y se fué

Dicen que pasa las noches llorando por él

 

 

Imelda e il suo giovane amore erano sempre insieme, la stessa luce splendente che illuminava gli occhi di entrambi.

Lui componeva canzoni in suo onore, entrava nella sua camera di nascosto per lasciargli fiori di mille colori, le sorrideva come se fosse tutto il suo mondo.

Lei, dimentica del suo antico orgoglio, cantava per lui, esibendosi nella plaza al suo fianco e ballando guidata dalle sue note. Sorrideva sempre, in quei giorni, e l’antica arroganza sembrava scomparsa come la nebbia all’arrivo del sole. Non sembrava più un’altera dea, ma solo una splendida ragazza innamorata.

Quando i suoi genitori vennero a conoscenza della sua storia d’amore con quel musicista da quattro soldi, andarono su tutte le furie. Le imposero di lasciarlo e di scegliersi un marito tra i suoi ben più degni corteggiatori.

In tutta risposta Imelda scappò di casa e, ad appena diciannove anni, sposò di nascosto il ragazzo di cui si era innamorata.

Lei, che aveva giurato a sé stessa di non essere mai di nessuno, si legò per la vita a quel mariachi che le aveva rubato il cuore, e lo fece senza alcun rimpianto o timore.

I suoi genitori la rinnegarono, ma a lei non importava.

Aspettava una bambina, e il suo nuovo marito non solo faceva di tutto per provvedere a lei, ma le dava tutta la libertà che desiderava, comportandosi come se non fosse cambiato assolutamente nulla tra loro.

Si esibirono insieme nella plaza fino a quando non nacque loro figlia, e continuarono anche dopo.

Era la famiglia più insolita di tutta Santa Cecilia. Vivevano di risate, sogni e musica, e gli andava bene così.

Imelda era felice. Lo era davvero.

Aveva trovato il proprio posto e la propria felicità proprio dove non se la sarebbe mai aspettata, e non le importava che gli altri non riuscissero a capirlo. Era certa che quel momento perfetto sarebbe durato per sempre, come in quelle favole a cui non aveva mai davvero creduto.

Ma una notte, quel bel sogno crollò.

L’uomo per cui aveva rinunciato a tutto, l’uomo a cui si era legata per l’eternità, prese la sua chitarra e se ne andò, lasciandola da sola con la bambina.

Promise che sarebbe stato via poco tempo, giusto il necessario per guadagnare un po’ di soldi in più, e che sarebbe tornato presto.

Imelda, anche se aveva paura, gli credette, perché lo amava profondamente.

Gli credette e lo aspettò.

Lo aspettò a lungo, ma lui non mantenne mai la sua promessa.

Svanì nel nulla, abbandonandola lì senza una parola.

Quando Imelda capì che non sarebbe più tornato, pianse per una notte intera.

Pianse tutte le lacrime che il suo cuore ferito aveva, distrutta dentro e fuori, tradita dall’unico uomo di cui aveva avuto il coraggio di fidarsi.

Pianse come un’anima in pena, soffocando le urla nei palmi delle proprie mani per non svegliare la figlia che dormiva serenamente nella stanza accanto alla sua.

Pianse come se la Llorona si fosse incarnata in lei, rendendola un pallido fantasma triste nella notte.

Non seppe più nulla di lui.

Ma, dopo quella notte, giurò a se stessa che non sarebbe più rimasta ad aspettarlo.

 

La Bikina, tiene pena y dolor

La Bikina, no conoce el amor

 

Fu quella notte che Imelda morì, e al suo posto nacque la giovane Rivera.

Abbandonata, rimasta sola con una bambina da crescere, si asciugò le lacrime e prese in mano la propria vita.

Lasciò la casetta in cui abitavano ed affittò una stanza minuscola per pochi soldi. Cercò un modo per mantenere lei e la figlia, senza dover chiedere aiuto ai fratelli, anche se quest’ultimi glielo avrebbero offerto volentieri.

Scelse di lavorare, ma non più come cantante. Imparò a fabbricare scarpe, un lavoro lungo e difficile, ma che le permise di sopravvivere. Le sue dita erano sempre tagliate e ricoperte da cerotti, ma a lei non importava. Aveva di che sfamare sua figlia ed ogni tanto potevano concedersi anche qualche piccolo sfizio, ed andava bene così. Il sorriso e la serenità della sua bambina la ripagavano di tutta la fatica e le difficoltà.

Rinunciò alla musica.

La rinnegò dal suo cuore e dalla sua vita.

Non cantò mai più, nemmeno per sua figlia.

Ogni singola nota le ricordava quello che aveva avuto e le era stato portato via, e lei voleva solo dimenticare.

Scelse di cancellare dalla propria vita quell’uomo che l’aveva illusa e poi abbandonata. Strappò l’unica foto che lo ritraeva, vendette la propria fede e si rifiutò di nominarlo anche solo una volta, da quel momento in poi.

Lui non avrebbe più avuto un nome o anche solo un’identità, nella sua mente. Sarebbe rimasto per sempre solo colui che aveva abbandonato la loro famiglia senza alcun motivo.

Poteva essere felice anche da sola, e si giurò che lo sarebbe stata davvero.

Sarebbe bastata a se stessa, e ne sarebbe stata fiera.

Giurò a se stessa di non commettere mai più un errore simile.

Soffocò il proprio cuore ed indossò un’armatura d’acciaio, scegliendo di essere una guerriera e non più una cantante.

Giurò a se stessa di non amare mai più.

E, questa volta, mantenne il suo giuramento.

 

 

Altanera, preciosa y orgullosa

No permite la quieran consolar

Dicen que alguien ya vino Y se fue

 

 

Per questo, raccontano le anziane, è diventata quella che è ora.

Una signora ancora giovane e bella, ma fredda, lontana, intoccabile.

Non lascia che nessuno si avvicini a lei, non lascia che qualcuno possa intravedere ancora il suo cuore.

Tiene tutti a distanza di sicurezza, proteggendo come una tigre lei e la propria figlia, l’unica cosa bella di quel passato tanto sbagliato.

Molti provano ancora a reclamarla per sé, nonostante la sua famiglia non l’abbia mai più accolta tra di loro. Gli fa gola la sua bellezza, la sua indomabilità, la sua forza e la sua regalità.

Molti tentando di conquistare ancora il suo cuore, ma ad ognuno di loro ella risponde con un gelido sorriso che non ha più un cuore da concedere.

Le anziane, però, sostengono che questo non sia del tutto vero.

Il suo cuore è freddo e triste, sì, ma c’è ancora. È ancora lì, nel suo petto, che sanguina nonostante tutti i suoi tentativi per nasconderlo.

La giovane Rivera, dentro di sé, è ancora la piccola Imelda, e nonostante tutte le sue ferite e le sue cicatrici quella ragazzina innamorata è ancora lì, che aspetta con le lacrime agli occhi il ritorno del suo amante perduto.

Molti non ci credono, ma le anziane ne sono certe, e anche qualche ragazza, perché hanno notato la tristezza nascosta dietro quelle iridi d’acciaio, talmente profonda da essere inconfondibile.

 

 

Dicen que pasa las noches llorando por él

Dicen que pasa las noches llorando por él

Dicen que pasa las noches llorando por él

 

 

Le anziane raccontano ancora che a volte, se si va accanto alla sua piccola casetta e la finestra è aperta, la si può sentire piangere come quella notte lontana, come la Llorona addolorata e spezzata.

Dicono che la notte la giovane Rivera lascia il posto alla piccola Imelda, che piange e piange nel conforto e nella sicurezza delle tenebre.

Piange, nel ricordare quei giorni lontani che credeva perfetti ed invece erano solo una pallida illusione.

Piange, perché il suo dolore non è svanito e non svanirà mai, nemmeno dopo la sua morte.

Piange, perché ama ancora l’uomo che l’ha lasciata e l’ha resa qualcuno che non è, non davvero almeno.

Piange, perché sa che non tornerà mai, e che lei è stata una sciocca a credere in lui ed ad innamorarsi.

Piange, perché nonostante tutto desidera ancora il suo ritorno, ed una parte di sé lo aspetterà sempre.

Piange per quell’uomo che ha preso tutto di lei e l’ha lasciata vuota e spezzata.

Piange, e solo tra le lacrime osa infrangere quel giuramento e sussurrare quel nome che, se l’era ripromesso, non avrebbe mai più pronunciato in tutta la sua vita.

Il nome dell’uomo che ama ancora ed amerà sempre.

 

Hector.


 

 

 

  
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