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Autore: Tigre Rossa    01/03/2018    2 recensioni
Imelda ha un incubo fin troppo reale.
Ma da tutti gli incubi ci si risveglia, no?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Nightmare

 


 

 

 

 


 

Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
-William Shakespeare


 

 

 


 

“Melda, por favor . . .”

Una voce tanto amata la supplica, ma lei si rifiuta di ascoltarla. No, non può perdonargli anche questo. Non questo.

Si volta, pur di non vedere quei grandi occhi tristi cercare nei suoi un po’ di comprensione. Quale comprensione può mai offrirgli, mentre lui le sta semplicemente spezzando il cuore?

“Cosa vuoi che ti dica?” sibila, pur di non far tremare la propria voce “Hai già deciso, e senza pensare né a me, né a noi.”.

Lo sente trattenere il fiato alle sue spalle, ma non le importa.

“Non è così, mi amor.” geme, evidentemente ferito dalle sue parole “Io . . .”.

“Non voglio sentire altre scuse.” lo ferma, perché sa che non riuscirebbe a sopportare nuove bugie “Questa è la tua decisione, e ne affronterai le conseguenze, presto o tardi.”.

Dopo qualche momento di silenzio, quella voce osa ancora “D-devo andare ora. Ernesto . . .”.

“Vai da lui, allora!” grida, perché non ne può più, perché non riesce più a sentire il proprio cuore infrangersi pezzo dopo pezzo “Vai!”.

Chiude gli occhi, pur di trattenere le lacrime che potrebbero tradire il suo dolore, e dopo qualche secondo nel buio due braccia dolci e forti l’avvolgono da dietro, stringendola come in un abbraccio d’addio.

Non ha la forza di sottrarsi, anche se lo vorrebbe, e così resta lì, mentre il suo Hector l’abbraccia per quella che a lungo sarà l’ultima volta, e le sussurra all’orecchio un giuramento a cui il proprio cuore, nonostante stia cadendo a pezzi, non può fare a meno di aggrapparsi.

“Tornerò presto, te lo prometto.”.

 

“Mama, perché papà ci sta mettendo tanto a tornare a casa?”.

Fino a non troppo tempo fa, sua figlia le faceva un’altra domanda. Le chiedeva, ogni volta che era ora di andare a dormire e cantava sottovoce la sua ninna nanna, quando il suo papà sarebbe tornato.

E lei le rispondeva sempre che sarebbe tornato presto, perché una parte di lei ci credeva davvero.

Ma pian piano, qualcosa è cambiato. L’attesa è diventata troppa, per entrambe.

E lei ha iniziato a capire qualcosa che mai avrebbe potuto immaginare.

Finge un sorriso rassicurante, mentre accarezza i capelli della loro bambina, l’unica cosa che quel musicista le abbia lasciato, a parte i frammenti sempre più piccoli del proprio cuore.

“Non lo so, mija.” sussurra, perché non ha la forza di infrangere le sue speranze, non ancora “Non lo so.”.

 

Uno scheletro sta di fronte a lei, l’aria timida ed esitante.

Le ci vuole poco per riconoscerlo, davvero molto poco.

Il suo corpo può anche essere diverso, ma i suoi occhi sono sempre gli stessi, grandi, gentili e dolci.

Gli occhi che mai avrebbe creduto di poter rivedere.

Gli occhi dell’uomo che amava più della sua stessa vita, e che le ha spezzato il cuore.

Gli occhi dell’uomo che l’ha lasciata da sola quando invece aveva promesso di tornare da lei.

Gli occhi che per anni hanno tormentato i suoi incubi.

Gli occhi del suo Hector.

“Imelda . . .” la chiama piano lui, proprio come faceva un tempo, allungando una mano nella sua direzione.

Lei si sottrae con decisione, prima ancora di pensare. Il suo nuovo corpo, bianco ed estraneo, reagisce come se conoscesse quel dolore e quella rabbia da sempre, e la sua voce, ancora rauca, suona quasi come un ringhio quando parla.

“Non osare dire nemmeno una sola parola.”

Il suo è un ordine, e lui lo capisce ed indietreggia, quasi ferito a morte, mentre le parole di lei lo colpiscono come infinite, dolorose pugnalate “Ci hai abbandonate! Ci hai abbandonate quando avevamo più bisogno di te! E ora sei qui, aspettandoti  . . . cosa? Che io dimentichi quello che hai fatto? Che sia tutto come una volta? Perché questo non accadrà mai, ed è meglio che tu lo capisca subito!”

Quei grandi occhi diventano tristi, e sembrano feriti quasi quanto i suoi, anche se forse è solo una flebile illusione.

“Mi amor . . .” osa, la voce musicale ora spezzata e provata “Lasciami solo spiegare.”.

Per un attimo, il suo cuore morto si stringe come se fosse si nuovo lì, dentro il suo petto.

“Non c’è nulla da spiegare. E non chiamarmi in quel modo!” sibila, lottando contro le lacrime che le bruciano, traditrici, gli occhi “Non voglio più vedere il tuo volto, né da viva, né da morta!”.

E poi, Imelda si volta e scappa via, per non vedere quegli occhi tanto amati spezzarsi proprio come il suo cuore infranto.

 

Un bambino con lo stesso sorriso di Hector sta di fronte a lei, tentando di difendere quell’uomo che le ha fatto tanto male. E le parole che escono dalla sua bocca, sincere ed improvvise, per un momento fermano tutto il suo mondo.

“Voleva tornare da te e da Coco, ma de la Cruz l’ha ucciso!”.

Resta senza fiato, e i suoi occhi incontrano per la prima volta dopo decenni quelli di Hector, che li aspettano, spaventati e fragili.

“È vero, Imelda.” mormora, come se lui stesso non riuscisse ancora a credere a quella verità, tanto brutale da sembrare un incubo ad occhi aperti.

Resta per un momento immobile, senza sapere cosa pensare.

“E se anche fosse vero?” esclama, la voce forte che inizia a cedere, il dolore di decenni che finalmente traspare dalle sue parole dure “Mi hai lasciata sola con una bambina da crescere ed ora dovrei perdonarti?”.

Hector, dopo tanto tempo, finalmente capisce e fa per avvicinarsi, allungando una mano verso di lei come quel giorno “Imelda, io . . .”.

Prima che possa continuare, una luce accecante lo illumina e cade a terra con un gemito di dolore, restando poi lì a lottare per respirare.

Quando ha abbastanza fiato, alza di nuovo lo sguardo e sussurra, come in una flebile confessione “Mi resta poco tempo. È Coco.”

È in quel momento che lei capisce, e tutto si ferma un’altra volta.

“Ti sta dimenticando?” chiede, ma sa già la risposta, ed ora che sta finalmente ottenendo ciò che ha desiderato per tanto tempo si sente svuotata.

Perché sa cosa succederà, una volta che la loro bambina avrà perduto l’ultimo ricordo del padre. E saperlo, essendo consapevole che ciò accadrà a causa sua, le spezza il cuore un’ultima volta.

 

Hector geme, mentre lei lo stringe  disperatamente tra le sue braccia, tentando quasi di trattenerlo con sé nonostante quella luce emanata dal suo corpo glielo stia portando via

I suoi occhi però, i suoi occhi dolci, gentili ed ancora follemente innamorati, sono fissi sul suo viso.

“Mi dispiace, Imelda.” mormora con difficoltà, alzando una mano per sfiorarle la guancia un’ultima volta, e lei lo lascia fare, perché non può davvero fare altro, non in quel momento “Temo di doverti lasciare ancora una volta.”.

La sua mano scivola via, mentre la luce si fa sempre più forte e lo avvolge come in un abbraccio di morte.

Hector sorride, ed è il sorriso più triste ed innamorato che le abbia mai rivolto.

Prima che la luce lo prenda per sempre e lo porti via da lei sussurra piano quelle tre parole che mai avrebbe voluto sentire.

“Adios, mi amor.”.

I suoi occhi si chiudono, stanchi e distrutti, ed il suo corpo diventa polvere dorata tra le sue braccia, polvere che viene dispersa dal vento, senza che lei possa fare nulla per impedirlo.

In quel momento, e solo in quel momento, il suo cuore ormai freddo smette davvero di battere.

E, mentre dentro di sé muore un’altra volta, Imelda urla disperata, nella speranza che Hector possa ancora sentirla.

 

 

“Hector!”


Imelda si mette a sedere di scatto, entrambe le mani strette all’altezza del cuore, il respiro affannoso e i grandi occhi scuri spalancati e colmi di terrore.

Tutto, attorno a lei, è buio, ma quasi non se ne rende conto, perché nelle iridi spezzate ha ancora impresse quelle immagini terribili.

Per un attimo resta così, a lottare per scacciarle e respirare, quando una voce preoccupata, quella voce che conosce tanto bene, la raggiunge.

“Imelda?”

Sente il suo cuore stringersi improvvisamente e, con il fiato sospeso, si gira lentamente alla propria destra, seguendo quella voce tanto familiare quanto la propria.

Hector è lì, accanto a lei, che la guarda preoccupato con i suoi grandi occhi gentili. Ma il suo viso non è quello di uno scheletro, bensì di un ragazzo nel fiore degli anni. La sua pelle morbida è lì, così come le sue labbra carnose, e i suoi capelli lunghi ed un po’ sconvolti.

Lui è lì, con un cuore che batte nel petto ed uno sguardo inquieto in quei grandi occhi che riconoscerebbe ovunque.

Imelda sente il proprio cuore tremare. No, non può essere possibile. Non può essere reale. Però . . .

“Hector?” chiede infine, con voce esitante.

Il ragazzo sorride, quel bel sorriso sincero di cui si è innamorata così tanto tempo fa, ed annuisce.

“Sì, diosa, sono io.” la rassicura, allungando una mano e posandogliela sulla guancia. Può sentire la sensazione della sua pelle calda, quasi bollente, che tocca la propria, fredda come il ghiaccio“L’unico ed inimitabile Hector. Tuo marito. Hai presente, sì?”.

Lei deglutisce, ed incerta copre con una mano la sua, mentre con l’altra gli sfiora delicatamente il volto, quasi volesse sentirlo lì, reale e tangibile sotto le proprie dita.

“Sei qui?” domanda ancora, non riuscendo a credere a ciò che i sensi le stanno dicendo in tutti i modi possibili “Sei davvero qui?”.

“Certo che sono qui.”conferma con un altro sorriso, per quanto sempre più confuso “Dove altro dovrei essere?”.

A quelle parole le labbra  della donna iniziano a tremare impercettibilmente, e le lacrime che è riuscita a trattenere fino a quel momento cominciano a bruciarle gli occhi.

Hector se ne accorge, e lo sguardo preoccupato muta in protettivo mentre la prende tra le sue braccia e la stringe forte a sé.

“Shh, era solo un sogno.” la rassicura, cullandola quasi ed accarezzandola dolcemente “È finita, ora.”

Un gemito sfugge dalle labbra della donna, che nasconde il viso contro il suo petto pur e si immerge in tutto quel calore che la circonda, lasciando che il battito del suo cuore, il suo profumo di casa e la sua voce musicale la cullino.

Suo marito continua a stringerla, sfiorandola come se fosse qualcosa di prezioso sul punto di spezzarsi.

“Esta bien, esta bien mi amor.” le sussurra, baciandola tra i capelli, e continua a ripeterglielo con tenerezza, come se fosse una semplice ninna nanna, fino a quando le lacrime non finiscono e il respiro di lei non rallenta.

Allora le sfiora la guancia e le fa alzare con delicatezza il viso verso il suo, in modo da poterla guardare negli occhi “Va meglio, adesso?”.

Imelda si morde il labbro tanto da poter sentire il sapore del sangue, amaro ed improvviso “Stavo . . . stavo davvero solo sognando?” chiede ancora, come se non avesse il coraggio di crederci davvero.

“Sì, mi corazon.” le conferma di nuovo, cancellando con un colpo rapido del pollice le ultime lacrime rimaste sulle sue gote “Era solo un sogno. Un bruttissimo sogno, a giudicare dal tuo viso.”.

“Era terribile.” ammette, abbassando lo sguardo sul petto di lui, che si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro.

Per un momento Hector resta in silenzio, quasi stesse pensando, prima di infilarle dietro l’orecchio una ciocca ribelle di capelli e proporre piano“Vuoi parlarmene? A volte aiuta.”.

La donna esita per qualche secondo, incerta. Poi, però, le parole escono fuori da sole, come hanno fatto le lacrime poco prima.

“Ho sognato che ci avevi lasciate, Hector.” cede, senza riuscire a guardarlo negli occhi. Lo sente immobilizzarsi contro di lei, ma non ci fa molto caso, non mentre i ricordi del sogno la travolgono ancora una volta “Ho sognato che ci avevi lasciate per andare in cerca di fama con Ernesto. Quando hai deciso di tornare, però, lui non te l’ha permesso e ti ha ucciso per rubarti le tue canzoni.”.

L’uomo passa una mano tra i suoi capelli, evidentemente preso alla sprovvista. “Wow. Ernesto è un tipo un po’ inquietante a volte, lo ammetto, ma questo è davvero macabro, diosa.” commenta scherzoso, tentando di strapparle un sorriso senza però riuscirci.

Imelda si morde ancora le labbra, forse solo per avvertire ancora quel sapore metallico e familiare “Io . . . nel sogno, non sapevo che fossi morto. Pensavo che fossi semplicemente andato via, senza nemmeno una parola, abbandonandoci a noi stesse. Per questo ho tentato di cancellarti dalla famiglia e dal mio cuore.” sussurra, facendo quasi difficoltà ad ammetterlo.

Si aspetta quasi di vederlo arrabbiato, ma lui non si scompone. Si limita ad annuire, quasi malinconicamente, e riprende a giocare con qualche ciocca del suoi capelli “Più che comprensibile, direi.”la rassicura “Continua.”.

La donna prende un bel respiro, prima di andare avanti“Quando sono morta, tu mi hai cercata per spiegarmi tutto ma mi sono rifiutata di ascoltarti, fino a quando non abbiamo entrambi scoperto la verità. Ma era troppo tardi e tu . . . tu sei stato dimenticato da nostra figlia e sei scomparso tra le mie braccia senza che io . . . senza che io . . . “.

La sua voce si spezza ancora, mentre un’ultima lacrima solitaria le attraversa il viso, lacerandoglielo come una lama.

“Ehi, ehi.” fa subito il marito, strofinandogliela via e poi passando il dito sulle sue labbra “Shh. Esta bien, Melda.” le sussurra, accarezzandola con dolcezza.

La stringe a sé un po’ più forte, mentre le accarezza piano la guancia. “Era solo un incubo.” ripete ancora “Bruttissimo, ma comunque un incubo. Qualcosa di non reale.”.

A quelle parole, Imelda alza lo sguardo per incontrare i suoi occhi, grandi e quasi spaventati.

“Sembrava così reale, Hector.” mormora, perché era tanto reale da lacerarla dentro e da ucciderla non una volta, ma addirittura due “Così spaventosamente reale . . .”

“Tutti i sogni sembrano reali, quando ci sei dentro.” ribatte piano lui, per poi farle un piccolo sorriso “Ma posso assicurarti che questo era solo un incubo e niente di più. E lo sai perché?”.

La donna scuote appena la testa, ed Hector sorride ancora di più e si sporge in avanti, posando la fronte contro la sua.

“Perché io non avrei mai fatto niente di tutto questo.” sussurra sicuro ad un respiro dalle sue labbra “Non avrei mai lasciato né te né la nostra Coco. Come potrei mai farlo? Siete tutta la mia vita. Il successo non è mai stato un mio sogno, e lo sai bene. Il mio grande sogno lo sto stringendo in questo momento tra le mie braccia, Melda.”.

Si sporge un po’ di più in avanti, in modo che le loro labbra si sfiorino in un bacio dolce e delicato, ma allo stesso travolgente e dal sapore quasi d’eternità.

Si tira un altro poco indietro, quanto basta per guardare la moglie negli occhi e sfiorare la punta del naso con il proprio.

“I sogni ci ingannano sempre.” mormora, e c’è una vena di profonda tristezza nella sua voce di cui non riesce a comprendere il motivo “Niente di ciò che ci mostrano è la realtà, anche se può apparirci come tale.”.

Lei vorrebbe ribattere. Vorrebbe davvero farlo, perché sente, in qualche parte imprecisata dentro di lei, che non è tutto lì, che non può essere tutto lì, ma sa che qualsiasi dubbio non ha in realtà alcun senso.

Quello che la sta abbracciando e la sta consolando come sempre è proprio il suo Hector. Quelle che l’hanno baciata erano le sue labbra, potrebbe riconoscerne ovunque la forma ed il sapore. Quelli che la stanno guardando con tanto amore sono i suoi occhi, l’unica parte di lui che non potrebbe mai dimenticare.

E di questo, ne è certa in ogni singola parte del proprio cuore.

Sorride, finalmente. È un sorriso piccolo e timido, ma comunque un sorriso.

“Scusami, sono una sciocca.” mormora piano, quasi imbarazzata.

Suo marito risponde al suo sorriso, sfiorandole le labbra incurvate con le punta dei polpastrelli “No, affatto.” la rassicura “Non hai nemmeno idea di quello che sogno io, la notte.”.

Si sporge verso di lei e le ruba un altro bacio, quasi affamato questa volta.

Quando si staccano, le sorride di nuovo e propone “Che dici, proviamo a dormire un altro po’? Ti prometto che se gli incubi torneranno a prenderti, io sarò pronto per scacciarli tutti via.”.

La donna ride a quella promessa tanto sincera quanto poco realistica.“Ma che coraggioso, mi amor.” lo prende in giro, sfiorandogli quel punto del petto dove può avvertire bene il battito del suo cuore.

Lui ridacchia, fingendosi senza troppo successo quasi offeso da quella mancanza di fiducia, e poi entrambi si stendono di nuovo tra le coperte del loro letto, tentando di recuperare un po’ del sonno perduto.

Imelda si mette su un fianco, come ogni notte, lasciando che Hector l’abbracci da dietro e la stringa forte a sé.

Si lascia cullare per un po’ dal suo respiro, intimando al proprio cuore, ancora agitato, di calmarsi, e quando finalmente si sente pronta chiude gli occhi e tenta di scivolar di nuovo nel mondo dei sogni.

Per un momento, però, esita, sentendosi come se ad abbracciarla non ci fossero le calde braccia del marito, ma delle ossa fragili e vecchie che si aggrappano a lei come per non lasciare che qualcosa la porti via.

Scaccia via quel pensiero con decisione, dandosi di nuovo della sciocca. È ancora suggestionata da quello che è successo poco prima, e passerà sicuramente un po’ prima di dimenticare quell’incubo spaventoso.

Ma va tutto bene, ora. Non ha motivo di avere paura di addormentarsi.

Hector è lì, con lei, e il suo cuore batte a pochi centimetri dal proprio.

Hector è lì, e niente potrà mai portarglielo via.

Quello, nonostante le abbia fatto tanto male, era solo un sogno.

 

No?

 

 

 

 

 

 

 


La tana dell’autrice

 

Mi piacciono le nuove possibilità e i finali alternativi. Ed anche se per Coco c’è stato un buon finale, mi è venuto naturale crearne altri. Il più scontato, in cui Miguel era arrivato troppo tardi per impedire che mama Coco dimenticasse, è stato ovviamente il primo a venirmi in mente.

Ma poi è arrivato questo. Un finale in cui tutto il film era solo parte di un incubo lunghissimo, in questo caso finito male. Ma gli incubi sono solo sogni da cui si può sfuggire e che possono essere dimenticati con il sorgere del sole. In fondo da tutti i sogni ci si risveglia, no?

Beh, ci sono anche sogni da cui non ci si risveglia mai, in realtà. Sogni lunghi un’eternità, che si trasformano prima in incubi e poi di nuovo in sogni. Sogni che solo chi è morto può sognare, quando non resta nient’altro.

Qual è lo scenario di questa storia? Un incubo da cui ci si risveglia o un sogno che non finisce mai?

Sta a voi deciderlo.

  
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