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Autore: Lice_n_Catz    12/03/2018    0 recensioni
Crystal: ragazza inglese dal passato travagliato, per sopravvivere alla dura vita dell'orfanotrofio si è rifugiata nella musica. Ora sta iniziando una nuova vita a Londra con Destiny, ma non immagina di incontrare proprio un membro della band che le ha cambiato la vita, gli One Direction. Sarà amore?
Eliana: ragazza italiana con la passione per la scrittura. Lei ha creato Crystal e anche lei ha qualcosa da dire.
Realtà e fiction si accavallano fondendosi in un tentativo di meta-letteratura.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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​11. Chi di penna ferisce

 

Per un secondo nessuno, Eliana compresa, capì nulla, poi fu come se un'invisibile forza magnetica attirasse tutto l'inchiostro fuori dai fogli, dai libri, dalle foto che erano presenti nella stanza. In pochi secondi rivoli neri sgorgarono da ogni cosa verso il centro della stanza dove si addensarono in un brulicante buco nero fatto di lettere che vorticavano e brusii sconnessi, una galassia di parole sussurrate nello stesso momento da voci diverse.

Eliana riusciva a vedere uno spiraglio di realtà senza però sapere se era ancora la realtà che aveva sempre conosciuto a pararsi davanti a lei. Con un rumore sempre crescente il nero inghiottì le pareti, il soffitto, il pavimento e anche le porte, lasciando i nostri eroi in quel luogo non luogo, temporaneamente fuso con il soggiorno di casa Sanzi.

E in mezzo ad esso, dove fino a qualche secondo prima c'era stato il nulla e poi il vortice nero, stava Crystal.

I fogli sotto muto comando di una delle dominatrici della nuova libreria, liberarono Eliana, ma solo per alzarla come un tavolo operatorio e poi metterla in verticale davanti alla ragazza che per scherzo aveva creato.

Per scherzo.

Per passatempo.

Per cattiveria.

Per noia.

Queste parole mi danno la nausea: io non voglio essere il prodotto della noia di nessuno.

Capiva di averla già vista. Sentiva la strana sensazione come quando si rivede una vecchia amica con cui però non si è più assolutamente in buoni rapporti. Negli occhi della biondissima Crystal brillavano pochi semplici sentimenti: odio, frustrazione e fame. Di che cosa, avrebbe preferito non saperlo. Era un luccichio che assomigliava tremendamente a una folle luce assassina... una cosa che nessuno dovrebbe avere, ma che sapeva di averle inconsciamente donato lei con la sua incoscienza.

"Ciao, Creatrice. Mi riconosci?"

Immediatamente i fogli la liberarono dal bavaglio ed Eliana potè respirare con la bocca. Boccheggiò un attimo prima di rispondere.

"Tu sei Crystal."

"GIÀ. SONO IO! La sfortunata, triste CRYSTAL!"

"Ascolta... io..."

"NO! Tu sei quella che mi ha dato una vita di carta mentre sei tu la prima a sprecare quella vera."

Per un attimo la ragazza vera non credette alle sue orecchie e pensò stesse scherzando, per poi ricordarsi che il senso dell'umorismo di cui l'aveva dotata era pressoché inesistente. Non era esattamente quello che si era aspettata di sentirsi rinfacciare.

"Cosa scusa?"

"Allora non sono io la sola che non si guadagnerebbe una laurea nemmeno con mille lustrini..."

"Lustri." La corresse una voce stanchissima alle sue spalle. La James.

"Sì sì, sti cosi che assomigliano ai lustrini, chiusa in una biblioteca."

"Ma quindi tu mi odi perché... starei sprecando la mia vita?"

"Esatto. Ed è anche il motivo per cui tra un attimo non ne sarai più padrona."

Uno strano luccichio attirò l'attenzione di Oriana verso la mano sinistra di Crystal. Aguzzando gli occhi le fu possibile vedere che la biondina, oltre ai tacchi che si potevano considerare delle armi, non era disarmata. Tra le sue dita con le unghie laccate mandava un tenue bagliore una lama, opaca, forse consumata. Qualsiasi fosse la storia dietro a quel coltello o daga o cinquedea che fosse, tagliava e la cosa che aspirava a tagliare era il cuore della loro amata Eliana.

"Quindi non mi odi perché ti ho privata dei genitori, di un'istruzione...?"

Improvvisamente furono i nemici a avere uno sguardo stranito. Crystal si girò anche verso le tre streghe come per capire come questo si impostasse all'interno del copione.

"Sta tentando di distrarti. Strappale il cuore."

"STRAPPARMI IL CUORE?! Cosa? No no, non è possibile. Io... io non ho un cuore. Eh già sì, so che è una brutta notizia, ma sai ho fatto un trapianto anni fa..."

La sua stessa voce giungeva alle sue orecchie come quella di una bambola rotta e riparata malissimo. Sapeva che quelle parole non avrebbero convinto neanche il più idiota dei bambini. Non aveva calcolato però la stupidità della sua stessa creazione.

"Questo non me lo avevate detto. – si indispettì Crystal sbattendo un piedino calzato da un tacco assassino dotato di suola rossa inconfondibile. – mi avevate detto che dovevo prendere quello. Ma se non ce l'ha io cosa faccio? Le mangio una mano? Un occhio?"

"Ah, vorresti pure mangiarmelo il cuore? Ma cosa dici! Fa ingrassare!"

"Ah, e tu come fai a saperlo? Con tutte le schifezze che mangi la tua cellulite parla da sola. L'alimentazione e te vivete in due mondi opposti."

Era inutile che i tre libri malvagi tentassero di riguadagnare l'attenzione di Crystal, questa era ormai partita per la tangente.

"So cosa fa ingrassare, però mi piace la roba che fa ingrassare."

"Oh sì, l'ho notato Eliana. Sarà la prima cosa che cambierò quando..."

"Quando mi avrai strappato e mangiato il cuore che non ho. Corretto?"

Abbellì la sua ultima frase con una magistrale alzata di sopracciglio. 110. Lode. Bacio accademico.

Scoppiò quell'attimo di confusione che fu necessario a Eliana per sforzare il collo e guardare i suoi quattro mentori. La speranza le era rinata in petto come un piccolo fiore dopo l'inverno. Tutti quei fogli bianchi parevano aver soffocato il seme come una coltre di neve e ghiaccio, ma ora goccia dopo goccia, ora che poteva vedere in faccia cosa stava affrontando, sentiva germogliare il coraggio. La forza. Ma soprattutto stava rimettendo radici la cosa che sempre l'aveva caratterizzata da bambina, oltre all'appetito: la determinazione.

I suoi quattro libroni le annuirono decisi, anche loro rianimati dalla scena pietosa che avevano davanti.

E fu così che mentre Crystal litigava con le sue nuove datrici di lavoro Oriana lanciò l'accendino, un lancio perfetto, che atterrò perfettamente in mano a Eliana. La ragazza con un abile scatto di pollice - tutte le candeline di compleanno che aveva acceso, il numero lo sa solo Dio in persona - appiccò il fuoco alle fanfiction che le bloccavano la mano.

Libera una e il fiore della speranza iniziò a buttar fuori il suo primo petalo.

Prima che potessero bloccarla di nuovo Eliana si sporse e con un altro gesto affrettato liberò anche l'altra mano, bruciandosi forse un po' ma in quel momento non si sarebbe accorta nemmeno se un camion l'avesse investita in pieno. La libertà è più inebriante dell'alcool se ne si è privati per qualche minuto. Nella foga dell'agire si trovò a pensare anche a quanto poteva essere stata l'emozione degli schiavi romani liberati, o dei prigionieri scampati ai campi di concentramento... o a Jean Val Jean e al Conte di Montecristo. Potendosi finalmente strappare la carta dalla bocca prese una poderosa boccata d'aria, riempiendosi i polmoni fino a sentirli scoppiare.

Certe cose sono d'immenso valore, ma non ce ne rendiamo conto fino a quando non ci vengono tolte. Nel suo cervello capì qual era stato il suo grande errore. Provava pena per Crystal, così stupida e così fuori dal mondo, così imperfetta e reietta dalla sua stessa creatrice. Era tutta colpa sua in fondo se pensava che non avere avuto una famiglia o un'educazione fossero cose di poco conto. L'aveva privata di un giudizio autonomo, LEI l'aveva privata di tutto questo. E ora che se la trovava davanti così indifesa, se non fosse stato per le tre scrittrici, poteva anche comprendere come fosse stato ignobile da parte sua darle un'esistenza così becera.

Rinvigorita tanto dal desiderio di libertà quanto dalla pena nei confronti di Crystal, adeguatamente mescolata a senso di colpa, liberò i piedi e con un salto fu finalmente a terra. Non esitò nemmeno un secondo a correre verso i suoi adorati libri. Erano tutti interi, arrabbiatissimi ma ormai quasi privi di forze. Con un filo di voce Oriana si complimentò con la propria novella bambina.

"Piccola Eliana, hai coraggio da vendere."

"Hai compreso il tuo errore?" Aggiunse Stephen, che appena libero si era gettato in aiuto di Oriana, forse la più provata di tutti.

La ragazza, ancora in ginocchio davanti a quelli che erano stati i suoi muti maestri per anni, annuì. Il peso delle sue azioni le ricadeva sulle spalle, ma non l'avrebbe lasciato vincere.

"Sai cosa fare allora, piccola Eli. Sai... ho sempre avuto grande fiducia in te. Scrivi il tuo finale." Concluse Umberto lasciandosi abbracciare dalle stesse mani che tante volte lo avevano letto e riletto, sfogliato con la più grande delicatezza o con la foga di sapere cosa succedeva nella pagina successiva. 

All'improvviso una mano, di sicuro della londinese bionda - anche perché gli altri presenti erano decisamente sforniti di mano, come notato anche dai meno svegli, la prese per i capelli e la trascinò indietro con forza facendola cadere. Il trovarsi così d'un tratto in una posizione di svantaggio le fece rimpiangere di non aver mai seguito quel corso di autodifesa che si era sempre ripromessa di fare. Poi il pensiero venne sostituito da un'informazione ben più utile nell'immediato: Crystal non faceva sport esattamente come lei. Le stesse conoscenze che mancavano a lei mancavano anche alla sua nemica. Non si preoccupò più di tanto della velocità del calcio che avrebbe dovuto colpirla, limitandosi a rotolare di lato, sicura che non l'avrebbe colpita.

La cosa che non aveva calcolato era il pugnale. Non appena si sollevò in piedi, infatti, la sua nemica le corse incontro brandendo l'arma e menando dei fendenti che seppur ciechi e privi di qualsiasi tecnica erano pur sempre pericolosi, per non dire mortali. Allungando una mano artigliata riuscì a prendere un polso di Eliana ed entrambe in quel momento percepirono una scossa lungo tutto il corpo, come se avessero toccato un cavo scoperto.

"COSA SUCCEDE?! -  sbraitò la James - COLPISCILA, CRYSTAL! COLPISCILA E IL SUO MONDO SARÀ TUO!"

Entrambe le ragazze fecero fatica a staccarsi l'una dall'altra, ma ora Eliana si rese conto di un vantaggio che aveva sempre avuto nei suoi confronti: lei era in gradi di crescere e di cambiare, Crystal no. Come le bacchette di Voldemort e Harry interagivano perché avevano lo stesso cuore, ora loro avevano interagito, incapaci di distruggersi a vicenda, perché fatte della stessa materia umana. Tuttavia la vera materia umana ha una capacità di reimmaginare se stessa che gli umani stessi fanno fatica a capire. Incitata dalle tre scrittrici che avevano iniziato a cantilenare in sottofondo, Crystal tornò all'attacco ma con grandissima sorpresa di tutti, Eliana compresa, nella mano della giovane ragazza italiana era comparsa una lama. Una spada. Ma allo stesso tempo non una spada.

Era leggera come una piuma, lucidissima e argentea, dotata di un filo alquanto bizzarro. Per non parlare della sua punta! Verso la fine, infatti, la spada si restringeva improvvisamente a formare una rientranza per poi riallargarsi a formare la familiare sagoma di un pennino. Tutta la lunghezza dell'arma era attraversata da un sottilissimo solco che verso la fine presentava il tipico occhiello delle penne stilografiche e tutti gli strumenti ad inchiostro. L'impugnatura si adattava perfettamente alla sua mano piccola, come se fosse stata fatta apposta e solamente per lei.

"Che cos'è?!" Risuonò la voce stridula della Kate.

"È una spenna - Proferì colmo di ammirazione Tolkien - l'espressione materiale del potere creativo di uno scrittore. È rarissimo vederne una."

Eliana non riusciva a credere a cosa stringeva in mano, ma non si era mai sentita così padrona del suo essere anima e creatività come in quel momento. Poteva comprendere cosa Virginia Woolf aveva sempre detto, riguardo all'importanza di trovare nell'arte la propria integrità. Lei sentiva di averla trovata in quella spada.

"La tua spenna è senza filo." Osservò con finta sicurezza la biondina, in mano alla quale però il coltello tremava visibilmente. "Vuol dire che la tua creatività non è affilata, forse?"

"Non è il filo che mi interessa." Rispose la giovane scrittrice, improvvisamente sicura di quanto dovesse fare. "Non è così che la penna ferisce."

Con un movimento che le apparteneva, fin nel profondo del suo genoma, Eliana con la mano libera afferrò l'impugnatura bizzarra che vi era prima della punta a pennino. Immediatamente sentì l'inchiostro fluire da sé verso la scanalatura della spada, tingendo di nero la punta.

"Le penne, per ferire, devono scrivere. E per scrivere devono usare la punta."

Le fu addosso in un secondo e, da qual momento, il tempo sembrò rallentare. Caddero a terra ed Eliana, con quanta forza aveva nelle braccia, trapassò il petto della sua stessa creazione con la punta della sua Spenna. Fiotti di inchiostro uscirono dal corpo della giovane londinese, tanto quanto nemmeno il diario di Tom Riddle ne aveva dentro, e assieme all'inchiostro uscirono parole sconnesse, lamenti e grida. Grida. Soprattutto grida. Il dolore di un personaggio incompleto, un'esistenza menomata sul nascere. Prima che il fiotto si esaurisse la ragazza estrasse la sua arma e con dei bizzarri movimenti iniziò a vergare simboli e parole con l'inchiostro che sgorgava dalla ferita.

I segni si illuminarono e per un minuscolo lasso di tempo il mondo fu bianco agli occhi di tutti i libri presenti. Quando la luce tornò normale, John si rese conto che erano tornati al mondo reale. Il soggiorno era un po' disordinato, Lenticchia terrorizzato in un angolo nella sua cestina... ma non c'era più traccia né delle fanfiction né di Crystal. Tutto ciò che testimoniava la loro esistenza era Eliana, ferita e scarmigliata, in ginocchio sul pavimento freddo di casa sua, appoggiata alla sua Spenna come se fosse l'unica cosa in grado di darle sicurezza in quel momento.

Umberto subito corse verso di lei.

"Stai bene?"

Lei annuì.

"Cosa è successo?"

A rispondere a questa domanda fu Stephen. "L'ha corretta. Vero?"

Lei annuì di nuovo. "Ora ha una vita normale, nella Londra che ha sempre sognato. Con il ragazzo perfetto che ha sempre sognato. Ha un diploma e tanti amici. Ora ha un'esistenza."

"Quello che hai fatto oggi è stato un gesto mirabile, Eliana Sanzi. Noi tutti libri abbiamo tanto da imparare da te, siamo cresciuti. E sei cresciuta anche tu. Siamo tutti molto fieri di te."

Un sorriso prima debole e poi sempre più convinto si allargò sulle labbra della ragazza. Oh sì, era cresciuta parecchio.

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"Ehy Eridania, finita la pacchia da sola, stiamo tornando. Non potrai più dormire 24 ore al giorno. Ti tireremo fuori dalla tua noia"

Oh, Raffa, Raffa. Non hai idea di quanto la vita di tua sorella sia noiosa. Meno male che tutto ora è finito.

O forse no.

 

   
 
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