Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: TheGhostOfYou0    12/03/2018    3 recensioni
CatoCentric! Cato/Clove
Una notte fredda nell'arena.
Altri due sventurati amanti.
Inconfessabili paure.
"Nessuno t’ha mai insegnato cos’è l’amore, figurati a farlo.
Però a Clove non dispiace, perché siete fatti della stesa pasta, perché anche lei come te non sa definire il sentimento che vi lega, non sa come gestirlo, come dimostrarlo e allora lascia fare a te, che tutto quello che conosci bene è la rabbia e con la rabbia te la prendi, con rabbia la ami."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
N.a: Ho scritto questa storia nel lontano 2014, quindi non sarà certo il mio capolavoro. L'ho rivisitata, migliorata, ma non ho voluto stravolgerla ha cercato di rendere Cato quando più IC possibile, e così anche Clove, ma la storia di partenza era alquanto disastrosa. Spero di aver fatto un buon lavoro. 
Per un minimo di chiarezza, l'idea di base è che sia narrata dal punto di vista di una sorella immaginare di Cato morta nell'arena, che lo "osserva". 
Le frasi tra le parentesi quadre sono i suoi pensieri. 

 

Lay Down My Armor

Fa freddo, vero fratellino?
Tremi con una violenza che non ti sembra normale, in quell’Arena che, ormai ne sei certo, diventerà tua tomba.  
[Come era successo a me]
Lo sai, non dovresti nemmeno  pensare una cosa del genere.
Tu non puoi perdere, è una regola non scritta del gioco, tu sei un Favorito, anzi di più, sei il migliore di loro ed i Favoriti non perdono mai.
[A volte si]
Eppure non riesci a smettere di convincerti sempre più che non ce la farai.
 Perché fa freddo e c’è qualcosa di strano nell’aria, qualcosa di nuovo e sconosciuto che non riesci a riconoscere.
Paura.
Morirai, come tutte le tue vittime, perché no, non hai speranze.
Non contro Katniss Everdeen, non contro gli Sventurati Amanti.
 Se c’è una cosa che  a Capitol City amano più della violenza, della forza bruta,  questa è la tragedia. Qualcosa di più tragico di due innamorati contro la morte? No, un ragazzino infreddolito e troppo sicuro di se certo non è un degno rivale.
Peccato che quei due non si amino affatto, peccato che siano solo degli ottimi attori.
Gli riconosci l’intelligenza, l’astuzia. Insomma, una trovata niente male.
Forse meritano di vincere.
Lo sai, non sarai mai un eroe, diventerai la vergogna della nostra famiglia, un nome che non verrà pronunciato.
Cato.
Quasi vomiti al pensiero, senti l’ansia serrarti la gola e mozzarti il respiro e la bile salire rapida per soffocarti eppure non lo dai a vedere. Ancora una volta ti ripeti che non puoi avere paura, che devi conservare la lucidità e la dignità.
Ce la posso fare, ripeti sotto voce, come fosse una preghiera.  
No, scuoti il capo. Non hai paura, è solo un presentimento il tuo, è che sei stanco, sei umano e poi c’è questo maledettissimo gelo che ti entra dentro, fino alle ossa e non ricordi di aver mai provato nulla di così pungente.
E  continui a tremare, debole.
Ti stringi di più, ti rannicchi su te stesso nascondendoti completamente nel tuo sacco a pelo. Il freddo non passa e non riesci a comprendere il perché.
E tu odi non capire.
 
Ti succedeva spesso da bambino e ti faceva arrabbiare, ti faceva venir voglia di spaccare tutto.  Distruggere ogni cosa ti riusciva così bene invece. Ti hanno reso una macchina da guerra e ne vai fiero.  
Un sorriso si allarga sul tuo volto. Ti hanno sempre temuto al  centro d’addestramento, addirittura in tutto il distretto. 
Hanno paura paura di te, della tua forza, della tua follia.
Alle tue spalle, con piccoli sussurri e bisbigli impauriti, s’è sempre parlato di te.
Stupido.
Egocentrico.
Impulsivo.
Esagerato.
Un animale senza controllo.
Un ragazzo che sa amare solo la sensazione della vita che lascia il corpo d’una vittima.
Un tributo perfetto, il prossimo giocattolino di Capitol, forse troppo idiota per vincere ma sicuramente un gran bello spettacolo.
Addirittura gli istruttori non vedevano altro in te se non un mostro, un automa senza cervello, un ammasso di muscoli e cattiveria.
Non ti hanno mai stimato, Cato.
Forse lo hai sempre saputo, ma non hai mai voluto credere.
 [Lo farai  solo alla fine, quando la freccia sarà scoccata]
 
Perché tu sei grande Cato: forte, bello, ma più d’ogni altra cosa temuto, e nessuno avrebbe mai il coraggio di parlar male di te.  Eppure lo fanno tutti.
Ti giri, ancora e ancora, nel sacco a pelo, un po’ stretto per te così grande come sei.
Un gemito ti colpisce, come un pugno dritto nello stomaco, allora tenti di reprimerlo in ogni modo.
Non sai il perché di quel verso straziato,  forse il freddo, forse la stanchezza, forse i ricordi, o forse tutte queste cose insieme.
“Smettila di agitarti così” Ti rimprovera la tua compagna di distretto. Ti volti verso di lei istintivamente, uscendo il minimo indispensabile dal sacco.
 Eccola lì, la ragazza dei coltelli,  che nascosta nel suo giaciglio ti fissa con le sopracciglia nere incurvate e il volto contratto in una smorfia che non sapresti definire.
 Ti eri completamente dimenticato della sua presenza.
“Non mi sto agitando” Replichi irritato. Lei ridacchia.
“Un toro imbizzarrito sarebbe comunque più tranquillo di te questa notte”
Sbuffi, seccato.
“Con me puoi parlare Cato, lo sai” Ti ricorda Clove, con un tono che probabilmente vorrebbe essere dolce, ma che risulta apatico, privo d’ogni emozione o interesse. Come sempre. A volte ti domandi se abbia mai provato un’emozione quella ragazzina, se si sia mai arrabbiata fino a non capire più niente, se abbia mai riso davvero, se abbia mai voluto bene a qualcuno. Tu non ne sai molto di queste cose, ma sai di poter odiare profondamente, arrabbiarti e gioire e questo ti basta.
E poi, anche se non lo ammetterai mai, a qualcuno vuoi ancora bene.
Forse a lei. Forse un po’.
Rimani in silenzio per qualche istante, valutando la sua proposta. La conosci e sai che ha ragione, con lei puoi parlare, ti ascolterebbe perché le va.
Clove non fa mai quello che non ha voglia di fare.
“Lo so, ma non c’è nulla di cui parlare.”
“Tu hai paura Cato” Sussurra Clove, mettendosi a sedere e fissando un punto indefinito di fronte a se. Sembra incantata, non capisci neppure da cosa.
“No” Contrai la mascella e stringi le mani in due pugni.
“Tu hai paura di morire.  Hai paura della Everdeen. Hai paura di perdere” Continua senza la minima esitazione.
“Smettila di dire stronzate Clove”
“Smettila di mentirmi”
“Ho detto di stare zitta” Esplodi infine e se solo fossi più calmo, più lucido, la vedresti sorridere.
Impulsivo come sempre.
Non curante del freddo t’alzi di scatto, raccogli la spada e ti scagli contro la tua compagna, fermandoti così vicino al suo collo da farle provare un piccolo, impercettibile, brivido.
Nonostante ciò rimane immobile, impassibile. Sa che non le farai del male.
 Alza lo sguardo dopo alcuni istanti.
Le tue iridi blu risplendono alla luce del  piccolo fuocherello che non avete paura d’accendere.
[Nemmeno io avevo paura fratellino, poi sono arsa viva]
 
Non c’è più alcuna traccia di rabbia o astio nei tuoi occhi. Non c’era nulla se non il peso di un indicibile verità ed una dolorosa realizzazione. Le hai appena dimostrato di aver ragione.
Maledizione.
“Puoi parlare” Scandisce di nuovo lei, parola per parola, come fossi davvero uno scemo. La lama fredda è ancora premuta contro la sua pelle candida e morbida, ma non sembra interessarle.
Ti lasci cadere a terra, strusciandoti contro la parete della Cornucopia, lentamente.
C’ è silenzio.
Non trovi le parole.
"È la fortuna, quello che hai dimenticato. E' che a prescindere da quello che fai alla fine la fortuna, il fato, Dio o chissà cosa finirà sempre col giocare un ruolo più grande di te. Non devi avere paura di qualcosa che succederà e basta" La voce della ragazza dei coltelli è sicura, convinta di ogni singola parola che esce dalla bocca fine.
“Io non credo in Dio o nel fato, lo sai Clove. Sono solo una marea di balle. Credo solo che faccia tutto schifo alla fine, che ci hanno usato e preso per il culo. Anni e anni di allenamenti duri, di fatica, sudore e lacrime e sacrifici verranno cancellati da un qualcosa di finto come la storiella dei due innamorati” Confessi, il volto rosso di rabbia.
In questo momento ti stanno vedendo tutti, lo sai. Ma poi? Che importa?
La tua bocca sembra muoversi da sola, senza dare alcuna importanza alla tua mente che protesta, ti ricorda che stai sprecando la tua unica possibilità di sopravvivenza: gli sponsor.
No, cazzo. Non ti interessa davvero, che vadano tutti a quel paese.
“Quei due hanno cervello Cato, diamine se hanno cervello. Ma noi abbiamo delle capacità concrete, siamo bravi, siamo forti, siamo vincitori nati. Anche io, anche io ho temuto che la loro commedia potesse portarci addirittura alla morte, ma, Cato, mi sono resa conto di quanto fosse stupido anche solo pensarlo. Basterà uccidere uno di loro, possibilmente la Everdeen, e l’altro non avrà di conseguenza speranze. E vinceremo, insieme, come giusto che sia. Possono recitare quanto vogliono, ma noi abbiamo passato una vita intera a preparaci a questo.”
“La Ragazza di fuoco è forte” Affermi, senza mezzi termini. Quella ragazza è il diavolo fatto persona, sembra che non ne voglia sapere di crepare.
La tua compagna si volta verso di te e ti prende le mani, sono così grandi rispetto alle sue, così fredde.
“Noi lo siamo di più. Le pianteremo una fottutissima lama in gola, o nel petto. La uccideremo lentamente, così come faremo con gli altri. Ci macchieremo di sangue Cato, il loro,  viscido e caldo. Torneremo a casa, più temuti e famosi, più forti e orgogliosi, senza più bisogno di dimostrare nulla a nessuno, ma soprattutto torneremo vincenti e Katniss Everdeen finirà nel pozzo del dimenticatoio come merita. Ce la caveremo.”
Sorridi sadico al solo pensiero di quello che potresti fare a quella stronza. Clove, accovacciata davanti a te ricambia, malevola. Grosse ciocche di capelli neri e sporchi le coprono il volto a cuore costellato di lentiggini, che le rendono buffa,  anche se nessuno al di fuori di te può pensare di lei una cosa simile.
Clove mette paura, in realtà.  È solo che tu la vedi in una prospettiva diversa, anche se non riesci ancora a capire davvero quale diamine sia.
Clove è forte,  così tanto che se non ci fossero due vincitori non le permetteresti di avvicinarsi tanto, ma è allo stesso tempo così piccola da sembrare quasi fragile.
Ti da l’ idea che basti una folata di vento a portarla via, mentre non basterebbe un uragano. I suoi occhi, puntati su di te, sono grandi e profondi, scuri e vivi, illuminati da una scintilla di follia e sembrano quelli di una bambina.  Magari ancora lo è, magari non lo è mai stata.
Deglutisci, sotto il suo sguardo pressante.
Ne sei consapevole, c’è tra voi due, c’era stato fin dai primi anni al centro d’addestramento. Forse perché lei è sempre stata l’unica a capirti,  è come te.  
Allora la baci con violenza.
La violenza è l’unica cosa che conosci, che possiedi e forse  ne sei schiavo, forse ne sei vittima.                                          
[Alla fine non è nemmeno colpa tua]
 
È una parte di te e no, non sei capace di dolcezza di alcun genere, per nessuno.
Non la conosci, la dolcezza, nessuno ti ha mai spigato cosa sia, di cosa sia fatta, nessuno ne ha mai avuta per te.
Le mordi il labbro  inferiore facendo uscire il sangue di cui tanto ami il sapore metallico. Le fai male mentre le sfreghi con foga la pelle liscia,  le passi le mani tra i capelli intrecciati, la strattoni, la tiri, la schiacci e a lei piace, lo sai.
Le piace il dolore.
La fai alzare, la spingi contro la parete della Cornucopia  con rabbia.
Le tue mani grandi sono ovunque su di lei, che si lascia manovrare come una bambola, con le braccia distese inermi lungo i fianchi. Clove è apatica come sempre, incapace di mostrare alcun emozione e  tu ti senti  potente mentre giochi con lei.
E la possiedi, senza che lei possa obbiettare.
Il freddo è andato via insieme alle tue paure. Tu sei Cato, sei destinato a vincere.
Da solo o con Clove.
Posi baci umidi sul suo collo, con ferocia e desiderio, la schiacci con tutto il tuo corpo e lei geme, sentendo il tuo desiderio prepotente tra le gambe. Si stringe di più contro il suo corpo, tu la sorreggi. Le palpi il seno, la mordi dovunque e ti muovi veloce in lei, senza premura, senza rispetto.
Nessuno t’ha mai insegnato cos’è l’amore, figurati a farlo.
Però a Clove non dispiace, perché siete fatti della stesa pasta, perché anche lei come te non sa definire il sentimento che vi lega, non sa come gestirlo, come dimostrarlo e allora lascia fare a te, che tutto quello che conosci bene è la rabbia e con la rabbia te la prendi, con rabbia la ami.
Le vieni dentro, con un sospiro roco e profondo. Ma lei non è soddisfatta, lo capisci dal modo spasmodico in cui continua a cercarti e si muove su di te.
Non sai come ci si prenda cura di qualcun altro.
Esci da lei velocemente e posi una mano tra le sue cosce, Clove ti ordina senza troppe remore di sbrigarti, cercando di afferrare quell’orgasmo sfuggitole, ma non sarà la stessa cosa, ne sei consapevole. Sentirti dentro era diverso, le dava un senso di completezza che non avrebbe saputo spiegare mai a parole, che non t’avrebbe mai rivelato.
 
 
 
“Pensi ci stiano mandando in onda in questo istante?” Riesce a chiedere, tra un gemito e l’altro, staccandosi dalla tua bocca.
Annuisci.
Non puoi certo sapere che tutti gli sguardi sono invece puntati su due ragazzi come voi, vicini in una caverna, due che la dolcezza la conoscono e la condividono, che non si spogliano e si toccano come animali in gabbia, due che sono fatti di carezze e baci casti quando voi non conoscete nessuno dei due.
 Non puoi certo sapere che ruberanno la tua vittoria, la tua gloria, il tuo onore.
Si prenderanno tutto ciò che hai sempre desiderato, insieme alla tua vita stessa.
Vorrei dirti tante cose fratello mio, che la morte è una grande presa in giro, che dopo non c’è assolutamente niente, che il paradiso,  o nel nostro caso l’inferno, non esiste.
E’ solo un vuoto dove puoi osservare chi hai amato autodistruggersi, impazzire, morire e sua volta senza poter fare nulla.
Ed è orrendo.
Ma quando sei qui capisci l’ipocrisia, la falsità, l’inutilità dei Giochi e ti rendi conto che il nemico non è certo la ragazza del 12, o quello dell’11.
Il vero nemico sei tu, Cato, tu e la società, tu e Capitol.
Il problema è che  molti come noi lo capiscono troppo tardi, alcuni ancora non lo comprendono, altri cercano un perché dove non c’è.
Lasciati rassicurare, la morte non è brutta, è solo una vittima, perseguitata da noi umani.
Lei prende la tua anima, ti culla via stringendoti forte, e, no, non è un teschio con una falce.
Ha  l’aspetto di nostra madre, ha  gli occhi di pece e la pelle di seta e tu Cato, non puoi fare nulla per fermarla.
Non avere paura.
 
 


 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: TheGhostOfYou0