"𝑵𝒐𝒏 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒓𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒕𝒊 𝒂𝒃𝒃𝒂𝒏𝒅𝒐𝒏𝒊 𝒆 𝒓𝒊𝒏𝒖𝒏𝒄𝒊 𝒂 𝒔𝒆𝒈𝒖𝒊𝒓𝒕𝒊,
𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒅𝒐𝒗𝒆 𝒂𝒏𝒅𝒓𝒂𝒊 𝒕𝒖 𝒂𝒏𝒅𝒓𝒐̀ 𝒂𝒏𝒄𝒉'𝒊𝒐, 𝒆 𝒅𝒐𝒗𝒆 𝒕𝒊 𝒇𝒆𝒓𝒎𝒆𝒓𝒂𝒊 𝒎𝒊 𝒇𝒆𝒓𝒎𝒆𝒓𝒐̀. 
𝑰𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒐 𝒔𝒂𝒓𝒂̀ 𝒊𝒍 𝒎𝒊𝒐 𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒐, 𝒆 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝑫𝒊𝒐 𝒔𝒂𝒓𝒂̀ 𝒊𝒍 𝒎𝒊𝒐 𝑫𝒊𝒐. 
𝑫𝒐𝒗𝒆 𝒎𝒐𝒓𝒊𝒓𝒂𝒊 𝒕𝒖, 𝒎𝒐𝒓𝒊𝒓𝒐̀ 𝒂𝒏𝒄𝒉'𝒊𝒐 𝒆 𝒗𝒊 𝒔𝒂𝒓𝒐̀ 𝒔𝒆𝒑𝒐𝒍𝒕𝒐:
𝒍'𝑨𝒏𝒈𝒆𝒍𝒐 𝒇𝒂𝒄𝒄𝒊𝒂 𝒂 𝒎𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒆 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒊 𝒑𝒆𝒈𝒈𝒊𝒐 
𝒔𝒆 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒂 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒍𝒂 𝒎𝒐𝒓𝒕𝒆 𝒎𝒊 𝒔𝒆𝒑𝒂𝒓𝒆𝒓𝒂̀ 𝒅𝒂 𝒕𝒆."
-Giuramento dei Parabatai-


Il loro era un codice tutto particolare, che ad occhi esterni sarebbe figurato come odio incondizionato e insanabile, ma che ad uno sguardo più attento, più capace di scrutare nel profondo, sarebbe invece apparso per ciò che era in realtà.
"Non sopporto nulla di ciò che ti riguarda." significava "Adoro ciò che sei."
"Muori. " significava "Mi sei mancato."
"Ho bevuto la miglior bottiglia di vino del mondo quando te ne sei andato." voleva dire in realtà "Ho dovuto bere fino a dimenticare persino il mio nome perchè la tua assenza mi avrebbe distrutto."
Come "Ho messo una bomba sotto la tua auto" in realtà era un modo per dire "Ho voluto distruggere qualcosa di tuo per farmi odiare, per cancellare il ricordo di me dalla tua esistenza così da non ferirti irrimediabilmente."
Tale era il loro rapporto, un susseguirsi di detto e non detto, nonostante gli sguardi ed i gesti inconsci valessero più di molte parole.
Forse era solo orgoglio il loro, o più probabilmente paura, paura di quel sentimento che li aveva legati indissolubilmente nonostante le loro strade si fossero divise. 
Quale che fosse la motivazione però, le sillabe in grado di sciogliere quell'apparente e ormai futile rivalità non sarebbero mai state pronunciate ad alta voce e mai nemmeno sussurrate nella notte. Benchè gli occhi in realtà, le avessero dette milioni e milioni di volte.
Stupido... stupido Dazai.
Non che Chuuya si salvasse ovviamente. Anzi. Forse il rosso era proprio il più sciocco tra i due, così ostinato a inseguire l'ombra di un uomo che a volte non sembrava provare amore nemmeno per se stesso. Un uomo che ora viveva nella rettitudine, solo perchè aveva promesso ad un altro di farlo.
Quante volte il giovane appartenente alla Port Mafia si era ripromesso di non essere geloso, ed invece puntualmente finiva con l'esserlo fin dentro le proprie ossa? L'ombra di Odasaku era ancora lì tra loro, spingeva via Dazai verso una via luminosa, che forse lo avrebbe solo ferito sempre di più. Il castano era un angelo delle tenebre fatto e finito, forse quasi un bellissimo e disperato dio della morte. Che vivesse alla luce del giorno era difficile da credere, un'idea impossibile da mandare giù, soprattutto vista la motivazione che lo aveva spinto a tale cambiamento.
Chuuya se lo chiedeva spesso: se Oda non fosse morto, Dazai sarebbe rimasto? E del loro essere partner? Sarebbe sopravvissuto qualcosa, o la vicinanza del tuttofare dell'organizzazione li avrebbe comunque divisi?
Erano quesiti inutili ovviamente: nessuno vi avrebbe potuto rispondere poichè ormai le cose erano andate in tutt'altra direzione, il passato non si poteva cancellare e riscrivere, e soprattutto il vecchio compagno aveva dimostrato verso chi sarebbe sempre stato leale.
Per il rosso era un colpo allo stomaco mai realmente digerito.
Un'altra delle domande che si faceva di tanto in tanto, giusto per farsi ancora più male, era subdola e colma di quell'insicurezza che gli attanagliava le viscere: avrebbe fatto lo stesso per me? Se io gli avessi chiesto di scegliere una via differente per me, lo avrebbe fatto?
Perchè loro erano partner, ma Dazai e Oda avevano sempre avuto un modo tutto loro di comunicare, un mondo nel quale Chuuya non era mai riuscito ad entrare, anzi nemmeno vi era mai stato inviato.
Assurdo poi che dopo quattro lunghi anni fosse ancora fermo allo stesso punto, bloccato in quelle inquietudini, in quei quesiti privi di risposta che non servivano a  nulla se non alimentare la sua rabbia e la sua insoddisfazione interiore.
Perchè?
A volte quando la notte alzava lo sguardo verso il manto di stelle sopra Yokohama, si sentiva più che mai miserabile e maledetto, maledetto dall'ombra di quel dannato aspirante suicida dal sorriso malinconico, un clown dalle mille facce buffe che nascondeva sotto una maschera affascinante il suo vero io.
Era caduto nella trappola di quell'abile giullare Chuuya, e non vi era via d'uscita.
Nemmeno la lontananza era stata salvezza.
Perciò che cosa gli restava da fare? Soltanto trascinarsi con quelle pesanti emozioni difettose e fingere che non esistessero. Fingere di odiare Dazai dal profondo del suo cuore ogni volta che si incrociavano sul campo di battaglia. Urlare la propria rabbia per essere stato abbandonato, colpire quando poteva colpire per rifilargli lo stesso dolore, e ritirarsi quando non aveva altro modo per difendersi.
E fingere, fingere, fingere ancora, proprio come il castano faceva probabilmente da tutta la sua vita.
Fingere e attendere che un giorno quella voragine si colmasse, lasciando Chuuya libero.
Non era ironico però? Proprio lui che poteva manipolare la gravità, tanto che avrebbe potuto volare leggerissimo se lo avesse voluto, aveva il cuore più pesante di chiunque altro, incatenato al suolo, incatenato all'inferno in cui il suo vecchio partner lo aveva lasciato.
Dannato... dannatissimo Dazai.
Lo avrebbe amato per sempre.
Si sarebbero amati per sempre.
Scontrandosi senza incontrarsi mai.

- the end -