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Autore: Chiisana19    18/03/2018    7 recensioni
Gokan, ovvero i cinque sensi.
Nessuno di voi si è mai reso conto che quando conosciamo qualcuno sfruttiamo al massimo queste nostre sensazioni?
Succederà anche ad Inuyasha e Kagome, due ragazzi un po' particolari che per la società dei nostri giorni sono ritenuti inutili, ma tra di loro impareranno che in realtà sono semplicemente speciali.
Dedicata a Miyu87 e a tutte le persone che non si arrendono mai.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Naraku | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Miyu87 e a tutte le persone che non si arrendono mai


Gokan - 五感
 
Secondo un’enciclopedia, a parlare dei Cinque Sensi fu Aristotele, il famoso filosofo dell’antichità, che ha esercitato “un’influenza così duratura che molti parlano ancora dei cinque sensi, come se non ce ne fossero altri”
 
 



‘Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima’ diceva George Bernard Shaw, ma certe volte, l’essere umano non è solo in grado di vedere, ma anche di odorare, udire, toccare ed assaggiare.

Assaporare quelle piccole e piacevoli sensazioni, apprezzare la realtà e fregarsene dell’autenticità.. ormai non fanno più parte dell’essere umano.
Ogni persona decreta il suo posto nel mondo, o glielo impongono – forse anche il destino stesso -, e se fosse davvero così? Beh, esistono tre opzioni:
Accettazione.

Rifiuto.

Ribellione.

Forse la terza è la sua prelazione, fatta a modo suo. Insomma, si può essere anche dei ribelli buoni, mettendosi da parte e fare ciò che riteniamo giusto..
E il suo giusto è: solitudine. Dieci lettere; semplice, ma per l’uomo una grave forma di devastazione, ma per lei non era così; il sinonimo giusto era pace, libertà.. era così difficile per gli altri rispettare almeno questo?

«Ops, scusa Higurashi»

A quanto pare no.

Il suo compagno ghignazzò, dopo averle pestato il foglio «Ah già, dimenticavo.. non ha senso parlarti»

La fanciulla alzò lentamente il viso dal blocco bianco e nero, dove sull’angolo destro in alto spuntava un’impronta appena fatta dal piede del ragazzo. Se ne stava seduta sotto l’ombra dell’albero, in mezzo all’erba e gambe incrociate.

Scosse la testa affranta per poi riprendere il suo lavoro con la matita lievemente spuntata, mentre questo si allontanava con una risata divertita.
Con l’astuccio posto al suo fianco, prese una gomma da cancellare, sperando che la sagoma della scarpa potesse scomparire. Le ci vollero diversi minuti per toglierla.

«Kagome»

Una dolce e delicata mano sfiorò la sua spalla, facendole immediatamente capire di chi si trattava. Girandosi e alzando lo sguardo riconobbe immediatamente gli occhi scuri e accesi della giovane donna che fin da subito l’aveva accolta a braccia aperte, senza presunzioni, senza pregiudizio.

«Su vieni» la incitò, con tono lento e deciso, seguito da un cenno col capo.

La ragazza rimise i propri oggetti dentro l’astuccio e il blocco da disegno dentro la cartellina azzurra, per poi mettersi in piedi, mentre la sua insegnante l’attendeva sorridente vicino alla porta che conduceva dentro il piccolo edificio.

Raggiunta la propria aula Kagome prese posto in terza fila, vicino alla finestra e senza nessuno seduto di fianco a lei.

«Buongiorno classe!» esclamò raggiante la stessa donna che l’aveva chiamata, la professoressa Miura, anche se in realtà preferiva farsi chiamare per nome: Kikyo.

 «Questa settimana ci dedicheremo ad un progetto molto interessante che non vedo l’ora di comunicarvi» continuò, senza cambiare tono di voce e scandendo bene le parole, lanciando ogni tanto sguardi amichevoli verso la sua allieva preferita, che seguiva attenta.

«Ma prima l’appello»

Prese tra le mani un semplice foglio bianco, iniziando a chiamare per cognome i pochi alunni presenti in quella minuscola, ma deliziosa stanza, completamente ornata di colore e fogli creativi di tutte le età.

«Higurashi»

Notando da parte dell’insegnante il sorriso e gli occhi nocciola rivolti verso di lei, Kagome alzò lievemente la mano.

«Alza la voce non ci sentiamo!»

Kikyo incenerì con lo sguardo il ragazzo posto all’ultima fila, mentre delle lievi risatine echeggiarono in quell’ambiente – solitamente - accogliente. Non le era sfuggito il gesto di Byakuya che aveva fatto pochi minuti prima al disegno di Kagome; se avesse avuto la possibilità, l’avrebbe strozzato con le sue stesse mani, ma aihmè, non le era consentito.

«Vuole continuare a svolgere la lezione fuori signor Fujii?» lo minacciò la donna, assottigliando gli occhi, mentre lui, con sguardo sornione negò col capo, per niente intimorito.

Un lieve bussare fece voltare tutti verso la porta, mentre Kagome guardava pensierosa fuori dalla finestra, con il viso poggiato sulla mano destra.
Kikyo, dopo un raggiante sorriso, aprì personalmente la porta, attirando l’attenzione di tutti non appena i suoi occhi si illuminarono alla vista di un uomo mai visto prima, fermo e composto.

«Eccoli qua!» berciò, mettendosi da parte, permettendo così al nuovo ospite di entrare, peccato che non fosse solo; dietro di lui una decina di ragazzi con volti poco rassicuranti lo seguivano come cagnolini.

«Loro fanno parte del progetto di cui vi ho parlato» continuò Kikyo, indicando i nuovi arrivati, che entravano incerti dentro la stanza, attirando anche l’attenzione di Kagome, che smise di guardare fuori dalla finestra.

«Su entrate, non fate i timidi» l’intimò l’insegnante, mentre questi, in fila indiana, si fermavano vicino la cattedra, osservando gli studenti con espressioni non del tutto amichevoli.

Kikyo raggiunse quasi saltellando l’uomo che era entrato per primo, stringendoli le spalle come se fossero vecchi amici «Lui è il signor Onigumo e questi sono i suoi, diciamo.. allievi» spiegò entusiasta la donna, mentre l’interessato studiava freddo i giovani ‘cadetti’ della sua ex compagna di liceo.

«Piacere»

La sua voce fredda e ferma fece saltare sul posto alcuni di loro; quel tipo era davvero inquietante, per non parlare dei suoi studenti.

Kagome studiò ogni minimo particolare di quell’uomo; era molto bello e affasciante e quell’aria dura e raggelante gli regalava qualcosa di magnetico, forse perché combaciava perfettamente col suo aspetto: capelli lunghi neri e occhi scuri, con particolari sfumature rossastre.

Kagome si sistemò meglio sulla sedia quando quelle iridi si spostarono improvvisamente su di lei, facendola intimorire dalla sorpresa.

«Arrivano da una struttura molto particolare e simile alla nostra e noi siamo ben felici di aiutarli» spiegò Kikyo, osservando in particolar modo la sua allieva prediletta «Dovete sapere che questi ragazzi svolgono diverse attività per poter migliorare ogni giorno, ma al loro appello mancava ancora il disegno, così il mio amico qui Naraku, mi ha chiesto di aiutarlo»

Diversi ragazzi che si trovavano in piedi iniziarono a sbuffare, mentre altri a ghignare, lanciando sguardi di sfida a quelli seduti. Persino Byakuya ingoiò agitato un po’ di saliva; quei tizzi facevano paura.

«Mi raccomando classe: voglio serietà e disciplina» li raccomandò Kikyo, indurendo leggermente la voce, mentre l’uomo di nome Narku si girò verso i suoi studenti.

«Anche da parte vostra»

Questi in risposta alzarono lo sguardo o sbuffarono, per nulla intimoriti, a differenza degli allievi di Kikyo. In quel momento si ritenevano fortunati a non avere un insegnante come quello.

Kikyo, notando del disagio, decise in intervenire, cercando di rompere il ghiaccio «Come già saprete questa è una piccola scuola dove impariamo e condividiamo una passione comune: la pittura» iniziò a spiegare, indicando con la mano l’aula colorata.

«Per farvi orientare meglio io e il signor Onigumo abbiamo deciso di darvi il via libera nello scegliere un compagno con cui stare l’intera settimana per poter imparare qualcosa»

A quelle parole i ragazzi seduti tremarono, mentre Kagome rimase ferma, assottigliando gli occhi; Kikyo aveva parlato troppo velocemente.

«Alla fine vedremo i vostri risultati. Ora prego, scegliete pure la persona con cui volete stare» continuò la giovane donna, intimando i nuovi arrivati a scegliere.

Questi, tediati, cominciarono a camminare lungo i banchi, lanciando sguardi raggelanti verso le loro nuove ‘vittime’. Solo uno di questi era rimasto fermo, con le mani nascoste dentro le tasche dei suoi jeans scuri.

Cazzo, questa volta quello stronzo di Naraku aveva veramente perso la testa. Ma in che razza di posto li aveva portati? Osservò infastidito un disegno appeso vicino la porta, che raffigurava un orribile.. cosa diavolo era, un elefante? Oppure una giraffa? Beh, il problema era che in quel posto non ci voleva stare e poi.. lui odiava dipingere!

Sbuffò rumorosamente quando vide lo sguardo severo di Naraku che la diceva lunga; sghignazzò, adorava farlo incazzare. Sprezzante iniziò a camminare lungo i banchi e senza guardare nessuno si mise a sedere sul primo banco che aveva trovato libero.

Si grattò la guancia quando con la coda dell’occhio vide la persona di fianco a lui osservarlo. Senza timore si voltò, mentre Kagome, che aveva dilatato leggermente gli occhi non appena si era seduto, si girò di scatto verso la finestra a disagio.

Il ragazzo alzò un sopracciglio per poi sollevare gli occhi al cielo, mentre Kikyo, a disagio si avvicinò, timorosa «Emh.. com’è che ti chiami?» domandò con un sorriso tirato.

Il ragazzo, seccato, poggiò la schiena sulla sedia di legno «Inuyasha»

Questa si schiarì la voce «Ecco, Inuyasha.. forse è meglio che tu scelga un altro compagno» provò a dire.

Inuyasha, sorpreso, si guardò attorno, notando che tutti avevano scelto il proprio ‘amico di pittura’, solo due ragazzi erano rimasti da soli, e sembravo idioti quanto sfigati.

«Non cambio idea» disse spavaldo, poggiando entrambi i piedi sul banco e portando entrambe le mani dietro la testa; tanto non aveva intenzione di fare uno stupido disegno.

Naraku intanto si era avvicinato minaccioso, e con una spinta gli fece rimettere i piedi per terra «Modera i toni o ti porto via»
Inuyasha, per nulla allarmato, ricambiò lo sguardo.

I due si guardarono a lungo, mentre Kikyo cercò di rimediare «Bene, su.. siete liberi!» esclamò, intimando a tutti di alzarsi con un gesto delle mani.

«Se combinate qualche guaio non vi faccio uscire per un mese, chiaro?» aggiunse Naraku ad alta voce, rivolto ai suoi studenti, anche se i suoi occhi non si staccarono da quelli di Inuyasha, che ghignò divertito.



 
Giorno 1 – Vista
{Conoscenza}
Rendete visibile quello che, senza di voi, forse non potrebbe mai essere visto.
Robert Bresson
 


«Questo è il nostro giardino» spiegò raggiante Kikyo, mostrando ai nuovi arrivati il loro piccolo spazio verde «Siete liberi di cominciare da qui»

Inuyasha si sedette annoiato sotto un albero, osservando distratto le foglie che si muovevano e coprivano i raggi solari, anche se alcuni di questi sfuggivano lo stesso, posandosi sul suo volto leggermente abbronzato.

Chiuse un attimo gli occhi, per poi riaprirli, notando che quella tipa – che per i suoi gusti parlava troppo – diceva qualcosa alla ragazza che aveva ‘scelto’ come compagna. Alzò un sopracciglio quando notò i gesti che quella donna faceva; lì erano tutti pazzi.

Con la coda dell’occhio vide la ragazzina avvicinarci timida, per poi sedersi di fianco a lui, poggiando tutta la sua roba sull’erba. 
«Parlate, disegnate, comunicate.. l’importante è conoscersi» continuò ancora Kikyo, fissando tutti i ragazzi.

Inuyasha poggiò la testa sul tronco, per poi allungare la gamba sinistra, per poter tirare fuori il suo amatissimo pacchetto anti-stress. Si portò alla bocca la sua fidata sigaretta, ma senza neanche avere la possibilità di prendere l’accendino, si sentì strappare il mozzicone con cattiveria.

«Non si fuma qui idiota»

La voce dura di Naraku lo fecero ancora di più incazzare, ma dato che non aveva voglia di litigare l’ennesima volta decise di rimettere a posto il pacchetto con uno sospiro «Non si può fare un cazzo in questo posto» borbottò, mentre Naraku si allontanò.

Inuyasha iniziò a strappare nervoso i poveri fili d’erba che si ritrovavano sotto la sua mano, quando ad un certo punto si sentì osservato. Girato lo sguardo notò gli occhi chiari della ragazza posati su di lui.

«Che diavolo guardi?» ringhiò, minaccioso, ma questa, come se non l’avesse sentito, allungò una mano verso di lui, porgendogli un foglio bianco.
Leggermente sorpreso lo afferrò con poca grazia «Che ci devo fare con questo coso?» domandò sprezzante.

La ragazza, dopo aver osservato attenta le sue labbra, aprì il suo astuccio verde chiaro, tirando fuori un lapis nuovo e appuntito, per poi posarlo sul suo foglio.

Inuyasha, per un attimo confuso, intuì i suoi pensieri e senza pensarci negò agitato col capo «Te lo scordi, non mi metto a disegnare!» esclamò adirato.

Osservò la reazione della fanciulla vicino a lui, che aveva iniziato a disegnare qualcosa, senza alzare lo sguardo. Inuyasha, leggermente infastidito per non essere stato minimante ascoltato sogghignò «Il gatto ti ha mangiato la lingua per caso?» commentò sprezzante, posando la schiena sul tronco, osservando una sua replica, che sorprendentemente non arrivò. Continuava a muovere con naturalezza la matita, macchiando il foglio bianco.

«Ehi, sto parlando con te» sbuffò, ma niente.

«Ti sei beccato la compagna peggiore amico»

Infastidito, Inuyasha alzò lo sguardo verso il ragazzo che aveva appena parlato. Aveva una lunga coda nera e uno sguardo altamente fastidioso; se avesse avuto la possibilità gli avrebbe spaccato la faccia a suon di pungi.

Questo, ridacchiando, alzò in aria le braccia, facendo finta di cadere addosso alla ragazza che non smetteva di disegnare «Higurashi attenta!» gridò fintamente spaventato.

 Inuyasha, prendendolo per pazzo, alzò un sopracciglio. Ma che diavolo stava facendo quell’idiota?

«Byakuya!»

L’urlo di Kikyo fece ridacchiare ancora di più quello scemo, che si allontanò. Inuyasha, ancora leggermente confuso tornò a guardare la ragazza, che si voltò verso di lui tranquilla, come se non fosse successo nulla.

Lei sbirciò il suo foglio, constatando che era rimasto bianco. Un lieve cenno di dispiacere ornò i suoi occhi, che Inuyasha individuò subito; senza pensarci prese il foglio e la matita, restituendoglielo «Non sono bravo a disegnare» ammise, per la prima volta a disagio e osservando i fili d’erba.

Kagome, dopo diversi secondi di esitazione, spinse via la sua mano, costringendo il ragazzo a posare sulle sue gambe il foglio di carta. Afferrò il suo zaino e tirò fuori un piccolo block notes, iniziando a scrivere qualcosa. Inuyasha aggrottò le sopracciglia.

Una volta fatto, glielo mostrò.

Prova ad imitarmi. Basta guardare

Inuyasha sbatté diverse volte gli occhi, confuso, mentre lei, sorridendo, prese la sua mano, facendogli stringere la matita e posare la punta sulla pagina, macchiandola leggermente. Inuyasha ingoiò agitato, mentre la sua mano tremò, lei invece riprese a disegnare.

Il ragazzo la guardò diversi secondi; era molto attenta e concentrata, il suo viso era molto vicino e Inuyasha si chiese come facesse a non avere mal di schiena. I suoi capelli lunghi e scuri le coprivano leggermente il viso e ogni tanto se li sistemava dietro l’orecchio, privo di orecchini, a differenza sua.

Posò lo sguardo sul block notes ancora aperto e, senza rendersene conto parlò «Perché non parli? Sei così timida?» domandò, incerto.

Aspettò la sua risposta, ma per la seconda volta lei non fece nulla, continuando il suo lavoro. Forse era talmente concentrata da non rendersi neanche conto che cosa succedeva attorno a lei.

Sbuffando allungò una mano, portandola sotto il suo naso e l’agitò «Ehi!» esclamò, attirando finalmente la sua attenzione, che sorpresa sobbalzò «Ma mi senti?» chiese scocciato.

Vide i suoi occhi studiare ancora le sue labbra e improvvisamente li vide tremare. Una strana sensazione nacque dentro di lui, agitandolo; e adesso cosa diavolo le prendeva?

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma una seconda voce lo bloccò.

«Inuyasha?» infastidito si voltò verso la donna di nome Kikyo, che gli sorrideva teneramente «Vedo che Kagome è molto determinata, perché non provi anche tu? Sai, è molto brava»

Inuyasha guardò la sua compagna, che sorrise riconoscente alla sua insegnante. Si voltò verso di lui e quando vide nuovamente il suo foglio bianco sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Inuyasha alzò sorpreso le sopracciglia, mentre lei indicò col dito il suo foglio bianco, per poi colpire il proprio determinata, afferrando poi la sua mano che, solo in quel momento, si rese conto che stringeva ancora il lapis.

«Ti ho già detto che non so disegnare» borbottò, grattandosi esasperato la fronte. Quella ragazzina era veramente determinata quanto strana, ma perché cavolo non parlava? Stava cominciando ad innervosirsi.

Kagome si spostò, mettendosi completamente di fronte a lui, obbligandolo ad incrociare come lei le gambe, mentre i loro fogli quasi si sfioravano. Prese dall’astuccio una gomma e cominciò a cancellare quello che aveva fino ad ora disegnato.

Per un attimo Inuyasha si sentì in colpa, perché l’aveva fatto?

Kagome agitò la mano, attirando la sua attenzione; posò l’indice e il medio vicino i suoi occhi, per poi indicare i due fogli. Inuyasha, in difficoltà continuò a guardarla, mentre lei riprese il block notes.      
   
«Che devo fare?» domandò in un sussurro, più a se stesso che a lei; iniziava ad avere paura.

Segui me

Dopo aver letto, strinse timoroso la matita e seguì con lo sguardo la sua piccola e curata mano, che iniziò a fare un piccolo cerchio perfetto al centro della carta bianca, senza pigiare e continuando a girare la matita diverse volte.

Inuyasha, mordendosi l’interno guancia provò a fare lo stesso, mentre la sua mano tremava. Una volta fatto, la sua espressione divenne schifata; quel coso più che un cerchio sembrava un uovo.

Sbuffò «te l’avevo detto»

Una leggera risata lo obbligò ad alzare la testa, mentre i suoi occhi scuri studiarono la sua espressione divertita. Se fosse stato in altre circostanze non ci avrebbe pensato un attimo a mandare a fanculo tutto e strappare il foglio, ma qualcosa dentro di lui lo spingeva a trattenere la rabbia, per vedere cosa avrebbe fatto quella bizzarra ragazzina.

Senza abbandonare il sorriso cancellò quello scarabocchio e come se nulla fosse sfiorò la sua mano sinistra – dato che era mancino – e con una presa decisa lo aiutò a creare un cerchio in maniera differente. Non era una passata decisa, come aveva fatto lui, ma una serie di cerchi, anche se diverse volte uscivano dal bordo.

Una volta fatto Kagome lasciò la sua mano e una strana sensazione di freddo si impossessò del suo arto. Studiò il disegno appena fatto e dovette ammettere che non era male, sembrava quasi fatto col compasso, anche se c’erano diverse passate.

Kagome annuì contenta e, decisa, fece un altro cerchio, leggermente più grande, in alto e a destra rispetto al primo, nello stesso identico modo.
Inuyasha, leggermente più sicuro, la imitò, utilizzando il metodo che gli aveva appena insegnato.

Una volta fatto piegò il capo, costatando che non era venuto male, anche se quello di Kagome era molto più preciso. Lei sorrise, annuendo contenta e Inuyasha spostò lo sguardo da un’altra parte.

«Tzé»

Oh cazzo, ma era arrossito? Sperava con tutto se stesso di no.

Vide di nuovo Kagome riprendere a disegnare e senza pensarci la seguì, stando attento ad ogni suo minimo movimento; questa volta erano delle linee, che passavano da un cerchio a all’altro. Non aveva idea di cosa stesse facendo, ma doveva ammettere che era divertente, quasi una sfida per lui.

Per una decina di minuti rimasero in silenzio, assorti dal rumore delle foglie e lo strusciare delle loro matite sul foglio. Naturalmente, Kagome aveva movimenti molto più sicuri e decisi a differenza sua, che essendo anche mancino, impugnava abbastanza male il lapis.

Dopo aver disegnato un semplice e piccolo triangolo sopra il cerchio più grande, vide Kagome alzare soddisfatta lo sguardo. Studiò attentamente quello che aveva appena fatto, e per un attimo non si strozzò. Lui aveva appena disegnato.. una testa di cavallo di profilo!

Strabuzzò gli occhi incredulo, cercando di capire se quella roba l’avesse realmente fatta lui. Con la bocca leggermente aperta vide quello di Kagome che, come si era immaginato, era molto più preciso, delicato e bello rispetto al suo.

Kagome gli indicò col dito l’angolo del foglio, per poi scrivere una firma. Indeciso scrisse anche lui il suo nome con una calligrafia disordinata e in stampatello, osservando ancora quel cavallo; se glielo avessero detto non ci avrebbe mai creduto, e invece..

Kagome applaudì soddisfatta, attirando la sua attenzione. Guardava contenta la sua opera, come se fosse il ritratto di una testa di cavallo più bella che avesse mai visto, e questo lo fece sentire leggermente a disagio.

Gli occhi grigi della ragazza si posarono poi su di lui; emanavano una strana luce che lo fecero sentire in qualche modo.. bene. Sì, si sentiva bene; dopo tanto tempo.

Per un attimo si dimenticò di tutto.

Per anni le persone avevano cercato di aiutarlo, ma lui ogni volta si rifiutava, orgoglioso e stronzo com’era.

Non parlava quando era vicino a qualcuno e faceva di tutto pur di non incontrare gli occhi delle persone, perché sapeva perfettamente che cosa avrebbe visto: pietà, e lui li schivava come se potessero bruciarlo, evitava ogni contatto come se lo potessero uccidere.. e invece lei, quella ragazzina, in un solo pomeriggio aveva smontato tutto questo, senza neanche rendersene conto.

Per un attimo si sentì un idiota, frustrato, ma quegli occhi, quel sorriso, quel tocco sulla sua mano.. gli faceva dimenticare ogni cosa, smontava tutto quello che aveva costruito. Forse perché con lui si era comportata come se fosse in compagnia di un amico, un coetaneo, un ragazzo qualunque..
Si inumidì le labbra agitato e per la prima volta decise di tentare qualcosa che andava contro le sue regole: prendere l’iniziativa.

«Non ci siamo ancora presentati» sussurrò, studiando ogni sua minima mossa. Ancora una volta, la ragazza guardava le sue labbra e questo lo fecero agitare ancora di più.

Si schiarì la voce, girando poco la testa e osservando un cespuglio lì vicino «Io sono Inuyasha»

Rimase diversi secondi in silenzio, mentre una vocina dentro di lui continuava a mandarlo al diavolo.

Cosa diamine ti è preso Inuyasha, ora ti presenti anche alle ragazzine pazze? Non ti è bastato arrossire, balbettare e tremare?

Ghignò appena, tornando a guardare la ragazza. Sapeva già come si chiamava, aveva sentito il suo nome da quella tipa, ma dentro di lui sperava comunque di ricevere una risposta, udire il suono della sua voce..

La vide agitata. Diverse volte apriva la bocca, ma subito dopo la richiudeva; le sue mani, sicuramente sudate, grattavano con nervosismo le braccia, fino a lasciare lunghe linee bianche sulla pelle, che divenivano rosse.

Un lieve fastidio nacque dentro di lui; ecco cosa otteneva quando provava ad essere più umano. Per una volta aveva sperato che fosse diverso e invece..

«Ancora non ti fidi di me eh?» sghignazzò, senza guardarla e sentendosi irrimediabilmente stupido. Erano tutti uguali, ecco perché non faceva avvicinare nessuno, chissà cosa diavolo gli era preso..

«Bene classe, il tempo è scaduto» la voce gracchiante di Kikyo lo fecero risvegliare, notando invece lei prendere velocemente il block notes e scrivere qualcosa.

Era stufo di quel gioco.

Con rabbia lanciò lontano il suo foglio e la matita, per poi mettersi in piedi di scatto, facendola sussultare e senza dire una sola parola se ne andò.

Kagome osservò triste la sua muscolosa schiena, coperta dal giubbotto di pelle nero, per poi abbassare la testa; i suoi occhi si inumidirono.

«Vediamo un po’»

Kikyo, sorridendo, raccattò il disegno di Inuyasha e raggiante si avvicinò alla ragazza, poggiandosi sulle ginocchia, dato che era rimasta seduta per terra.

Con fare materno accarezzò con una mano la sua testa corvina «Kagome hai fatto un ottimo lavoro» le sorrise, ma lei non alzò lo sguardo, perché i suoi occhi continuava ad osservare le parole che aveva scritto sul suo block notes:

Mi dispiace

 

 
Giorno 2 – Olfatto
{Avvicinamento}
Se altri spiriti veleggiano sulla musica, il mio sul tuo profumo, o dolce amore, naviga
Charles Baudelaire
 


Kikyo osservava raggiante i suoi studenti, affiancata da Naraku, che non abbandonava mai la sua ‘docile’ espressione.

«Oggi siete liberi di andare dove volete» esclamò Kikyo, incrociando le braccia «Se vi può interessare c’è anche un parco qui di fronte» spiegò, attirando, come sperava, l’attenzione di tutti.

Questi, senza pensarci, uscirono velocemente dalla classe, seguiti dai loro insegnanti, solo Inuyasha e Kagome rimasero seduti nei loro rispettivi posti. La ragazza continuava a mordersi le labbra, mentre lui a dondolarsi sulla sedia, senza alcuna paura di cadere per terra come un sacco di patate.

Quella mattina l’idiota del suo compagno di stanza l’aveva svegliato con i suoi soliti stramaledetti versi mentre si faceva una.. beh quella, e come se non bastasse aveva distrutto una sedia perché quello stronzo di Naraku l’aveva obbligato a tornare in quel dannato posto.

Sbuffò rumorosamente, tirando fuori il cellulare e rimanendo sempre in equilibrio con le due gambe posteriori della sedia. Con la coda dell’occhio vide la ragazzina tirare fuori dalla sua tracolla un blocco, estraendo un foglio bianco.

Senza neanche darle il tempo di poggiarlo davanti il suo naso, si lasciò andare in avanti, permettendo così alla sedia di tornare sulle quattro gambe.
«Non voglio disegnare» esclamò duro, guardandola minaccioso.

Lei, che aveva abbassato lievemente la testa provò a sfiorarlo con la mano tremante. Inuyasha intanto aveva ripreso a scrivere sullo schermo del vecchio telefono, ma non appena percepì un lieve tocco sul suo arto superiore tremò.

«Lasciami in pace cazzo!» esclamò, scostando violentemente il braccio, facendola spaventare. La vide mordersi il labbro e incerta, ma nonostante questo, indicò ancora il foglio di carta che aveva tirato fuori, provando nuovamente a porgerglielo.

Lei sussultò non appena la mano di Inuyasha scattò, facendo sbattere sul banco il cellulare, senza neanche preoccuparsi se quell’azione l’avesse rotto o meno.

«Ti ho detto che non voglio disegnare!» urlò, mettendosi in piedi di scatto e facendo cadere così la sedia. Senza guardarla uscì di fretta dall’aula, raggiungendo il piccolo bagno.

Con un attacco di rabbia chiuse la porta e colpì il muro con un pugno e subito dopo lanciò lontano con un calcio il piccolo cestino «Fanculo!» mormorò, poggiando poi le mani sul lavandino e guardandosi allo specchio.

I capelli neri erano leggermente arruffati e le guance arrossate, il respiro affannato. Chiuse un attimo gli occhi e cercando di calmarsi tirò fuori il pacchetto di sigarette.

Sentì la porta aprirsi lentamente, ma non se ne preoccupò.

«Inuyasha» Naraku strappò di bocca come il giorno precedente la sigaretta, facendolo ancora di più incazzare «Vedi di comportanti a modo» lo rimproverò con tono calmo.

Inuyasha roteò gli occhi; ecco che ricominciava a fare le parti del ‘poliziotto buono’ e ‘poliziotto cattivo’, ieri era cattivo, oggi era buono, ormai conosceva la psicologia di quello stronzo «Non mi rompere le palle Naraku» ringhiò, incenerandolo «Voglio tornare alla struttura» continuò.

Naraku, per nulla atterrito, alzò leggermente le sopracciglia sottili «Ti sei già arreso» la sua non era una domanda, ma bastò lo stesso per farlo ancora di più innervosire.

«No affatto! Ma quella tipa mi dà sui nervi» gridò con tutta la rabbia che aveva. Se c’era una cosa che aveva capito in quei cinque anni era che con Naraku poteva sfogarsi quanto e come voleva, tanto lui non aveva paura e se voleva, poteva metterlo KO in qualsiasi momento. L’ultima volta si era ritrovato con un occhio nero e il labbro spaccato.

Naraku intanto aveva rimuginato alle sue parole «Kikyo mi ha parlato di lei» iniziò a dire tranquillo «Mi ha detto che è la sua allieva migliore» spiegò, ricordando perfettamente tutto quello che la vecchia amica aveva raccontato riguardo alla sua ‘brillante Kagome’.

Inuyasha ghignazzò, incrociando le braccia «Sicuramente perché è una lecca culo. Non parla mai e io mi sono stufato» sputò con tono sprezzante.

Naraku non mosse un muscolo, continuando a guardarlo impassabile «A quanto pare ieri sei stato l’unico a non aver conosciuto la tua compagna» ammise calmo, attirando così la sua attenzione. Chiuse gli occhi, sospirando «Tipico, c’era d’aspettarselo da parte tua» mormorò, dandogli le spalle, ma la voce del ragazzo lo bloccò.

«Di che diavolo parli?»

Senza farsi vedere accennò un sorriso «Del fatto che sei veramente stupido» senza aggiungere altro raggiunse la porta per uscire, ma prima di portelo fare si voltò un’ultima volta verso di lui «Se vuoi veramente andartene e lasciare questo progetto, torna da me fra dieci minuti»

Inuyasha assottigliò gli occhi, mentre Naraku usciva dal bagno, lasciandolo solo. Appoggiò la schiena sulle piastrelle azzurre, pensando; sicuramente quel bastardo aveva provato ad utilizzare la sua classica tattica ‘attacca l’orgoglio’ per fargli cambiare idea, ma lui non ci cascava.

Uscì dal bagno deciso, pronto a cercare lo stronzo, ma tastandosi le tasche si diete dell’idiota; aveva dimenticato nell’aula il cellulare.

Sbuffò.

Non aveva voglia di rivederla ancora, ma non aveva altra scelta, sarebbe entrato e subito dopo uscito, tanto non avrebbe detto nulla, ne era sicuro.

Entrò nervoso dentro la stanza, ma si bloccò subito quando non vide sia lei che il suo cellulare “E adesso dove diavolo è andata?” pensò scocciato.

Camminò lungo il corridoio, allungando ogni tanto il collo per vedere dentro le poche stanze, ma tutte quante erano vuote o chiuse a chiave, così decise di uscire. A quanto pare tutti avevano deciso di andare al parco, infatti non c’era nessuno.

Si guardò intorno, raggiungendo il retro dove si trovava il giardino. Assottigliando gli occhi riconobbe la figura sotto lo stesso albero del giorno prima; ispirando col naso si avvicinò, notando che la ragazza, seduta per terra, non era da sola.

«Perché non urli Higurashi?» esclamò altezzoso Byakuya «Avanti ho voglia di sentire la tua bellissima voce» continuò, stracciando un terzo disegno e buttandolo per terra.

Kagome però, rimase in silenzio, tenendo abbassato lo sguardo e facendo innervosire il ragazzo. Stizzito le diede una leggera spinta sulla spalla, facendola cadere.

«Ehi!»

Byakuya si voltò sorpreso verso Inuyasha, che si stava avvicinando velocemente.

«Che cazzo fai?» esclamò Inuyasha, allontanandolo con uno spintone. Se c’era una cosa che detestava era la violenta su persone che non erano in grado di difendersi, se erano femmine poi..

Byakuya, leggermente spaventato alzò entrambe le mani, sorridendo nervosamente «Niente, niente, stai tranquillo» provò a calmarlo, allontanandosi.
Inuyasha ispirò lentamente col naso, cercando di calmarsi, mentre Kagome tornò a sedersi sull’erba, raccattando i pezzi di carta. Lui si voltò verso di lei, per poi sospirare; si piegò sulle ginocchia «Stai bene?» domandò, ma come si aspettava, non ricevette risposta.

L’aiutò a recuperare i disegni che quello stronzo aveva distrutto, ma quando sfiorò la sua mano lei si ritrasse velocemente, spaventata. Inuyasha alzò un sopracciglio «Non ti faccio niente» borbottò.

Kagome guardò nervosa l’erba, tirando poi fuori dalla tasca il cellulare del ragazzo, che incerto, lo recuperò. Lo sentì mettersi in piedi e improvvisamente un enorme vuoto nacque dentro di lei, sicuramente era ancora arrabbiato e non aveva intenzione di rimanere lì con lei.

Si sentì in colpa perché sapeva che era solo colpa sua, ma.. come poteva? Come pensava di poterlo far stare meglio, non ne era in grado, non era in grado di comunicare..

I suoi occhi di inumidirono e senza accorgersene un singhiozzò sfuggì dalle sue labbra.

A quel suono Inuyasha si bloccò, guardando d’alto il piccolo corpicino della ragazza tremare. Dopo aver recuperato il cellulare era intenzionato a raggiungere Naraku per andarsene ma.. stava piangendo? Forse era ancora spaventata.

In difficoltà si mise nuovamente in ginocchio, di fronte a lei, scuotendola un poco «Ehi, emh.. non piangere» provò a dire, in difficoltà. Non aveva idea di come si consolassero le ragazze quando erano in certe condizioni, non gli era mai capitato.

Dilatò gli occhi quando sentì due esili braccia e qualcosa di umido bagnargli il collo. Kagome si era lanciata su di lui, abbracciandolo e prendendolo in contro piede, iniziando a piangere silenziosamente, anche se ogni tanto le sfuggiva un singulto.

Rimasero per diversi secondi in quella posizione.

Inuyasha non aveva mosso un muscolo, non aveva neanche il coraggio di parlare, ma non ce n’era bisogno, perché fu lei a farlo.

«.. usa»

Inuyasha tese le orecchie, dilatando leggermente gli occhi «Come?» mormorò.

Il suo corpo rimase immobile, come una statua di cera, mentre il suo petto continuava ad accogliere quel piccolo corpicino all’apparenza così fragile. Per un attimo pensò si essersi sbagliato, che fosse frutto del suo cervello, eppure..

Non aveva neanche la forza di dire o fare nulla. Abbassò semplicemente il capo, permettendo così al suo naso di sfiorare la sua chioma scura, che solo in quel momento si rese conto che profumava: vaniglia e limone; sicuramente troppo dolciastro per i suoi gusti, ma su di lei era perfetto.

Per un attimo sembrava che i suoi polmoni si fossero più ampliati, per cercare di ottenere più spazio e di bearsi ancora di quella fragranza. Sembrava una droga, un qualcosa di irresistibile e completo.

Senza rendersene conto Inuyasha chiuse gli occhi, mentre il suo naso si immergeva ancora di più tra quei lunghi filamenti, provocandogli un leggero pizzicore. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato, l’unica cosa certa era che la sua mente era completamente svuotata e il corpo rilassato.

Quella strana magia però finì, nel momento in cui Kagome dopo aver riacquistato un po’ di lucidità, si staccò lentamente da lui, osservandolo con i suoi occhioni grigi e ancora lucidi, lievemente arrossati.

Imbarazzata tornò a sedersi sull’erba con le gambe piegate, iniziando incerta a fare strani versi con le mani, mentre Inuyasha la guardava con un grande punto interrogativo sulla testa.

Aprì diverse volte le labbra rosee, ma mai, neanche per sbaglio, uscì un lieve suono.

Ad un certo punto cominciò ad indicarsi decisa, osservando dritto negli occhi Inuyasha che, per la prima volta, decise di collaborare. Sicuramente stava cercando di dirgli qualcosa.

Lei continuava a puntare il dito indice sul proprio petto e allo stesso tempo negava col capo. Inuyasha si schiarì la voce, incerto «Tu.. ‘tu non’ cosa?» provò a dire.

Soddisfatta Kagome continuò a fare le sue gesta e, questa volta, il suo dito indice, lungo, bianco e con l’unghia curata, denotò il proprio orecchio destro, senza smettere di muovere la testa che indicava una negazione.

Inuyasha studiò e collegò bene quelle azioni, arrivando ad un’unica conclusione «Ti fa male l’orecchio?» provò a dire, anche se era piuttosto dubbioso.

Kagome rimase per diversi secondi in silenzio, per poi schiaffeggiarsi la mano sulla fronte, come per darsi della stupida. Velocemente prese dalla sua tracolla il famoso block notes e scrisse velocemente. Una volta fatto lo guardò attentamente, come se stesse cercando di controllare accuratamente quello che aveva appena segnato, poi, decise di mostrarglielo.

Inuyasha prese tra le mani quel piccolo blocco e lesse immediatamente quelle poche lettere:

Sono sorda

In un attimo le parole di Naraku gli crollarono addosso come una frana:

A quanto pare ieri sei stato l’unico a non aver conosciuto la tua compagna

Ora capiva. I gesti e le insicurezze iniziali di Kikyo, la cattiveria di quel compagno, il block notes, il non parlare; tutto perché lei era..

Un soffocante magone si bloccò nella sua gola, impedendogli di respirare per diversi secondi. Per la prima volta si sentì terribilmente in colpa per tutto quello che aveva detto, pensato, fatto.. si sentiva un emerito vigliacco.

«Io..» mormorò intimorito, cercando di non guardarla negli occhi «Mi dispiace»

Non aveva idea di cosa dire, era come bloccato; si vergognava, si vergognava di se stesso, eppure lei fece qualcosa che andò contro ogni sua logica: sorrise.

Sussultò, mentre lei non sembrava intenzionata ad abbandonare quella sua angelica espressione. Inuyasha, ritrovandosi improvvisamente incuriosito si sistemò meglio sull’erba, incrociando le gambe.

«Come fai.. a capirmi?» provò a dire lentamente. Anche se era sorda diverse volte gli aveva risposto, no? Beh, per lo meno a modo suo.

Kagome si toccò leggermente le labbra, cominciando a muoverle, come se stesse parlando. Inuyasha capì al volo.

«Dal labiale?» domandò e lei annuì; ora capiva per osservava sempre le sue labbra..

Si tolse il cellulare dalla tasca – dato che gli dava fastidio - e il cappotto di pelle, rimanendo così con la maglietta nera e rossa a mezze maniche, dato che improvvisamente era divenuto caldo. Ormai era del tutto preso dalla situazione «E come comunichi?»

Kagome rimase un attimo ferma, grattandosi la testa, forse in difficoltà, poi, iniziò a muovere le mani, utilizzando diversi gesti e movimenti che Inuyasha, soddisfatto, riconobbe subito.

«Mio fratello conosce il linguaggio dei segni» chiarì subito, accennando un sorriso e facendo brillare gli occhi della ragazza «Ha adottato una bambina muta, si chiama Rin» iniziò a spiegare contento, mentre la sua mente gli ricordò quella piccola peste e il suo buffo codino laterale «Qualche volta vengono a trovarmi, credo che quella gnoma abbia una cotta per me» ghignò.

Alle sue parole Kagome sorrise intenerita, notando felice il cambio d’umore del ragazzo, ora brioso e sciolto. Velocemente prese il suo blocco, scrivendo qualcosa:

Dove vivi?

Alla sua domanda Inuyasha si morse un attimo il labbro. In effetti Kikyo non aveva spiegato con chiarezza la loro situazione e sicuramente lei non ne era a conoscenza. Si grattò incerto la guancia, poi, dopo un sospiro, decise di parlare.

«In una struttura» mormorò, ma stando ben attento nell’usare il labiale. I suoi occhi scuri rimasero puntati sulle sue ginocchia che spuntavano dai buchi dei jeans, ormai vecchi e logori «Sono un ex alcolista»

Per la prima volta si vergognò a pronunciare quelle parole. Solitamente, davanti ad altri ragazzi e strizzacervelli diceva senza problemi la sua situazione e.. sì doveva ammetterlo, anche con una punta d’orgoglio, perché non sopportava mostrarsi debole; e invece questa volta, davanti ad una ragazzina che si era ritrovato a giudicarla ingiustamente aveva paura, proprio perché forse, dopo questa scoperta, l’avrebbe fatto lei nei suoi confronti – anche se da una parte se lo meritava -.

Inuyasha non aveva il coraggio di guardarla mentre Kagome piegò lievemente il capo, capendo perfettamente il suo stato d’animo. Non voleva di certo farsi gli affari suoi, o peggio, rattristirlo di nuovo; si diete della stupida e cercò un modo per rimediare.

Aprì lievemente le labbra, cercando di tirare fuori quei suoni che non era in grado di sentire, nonostante uscissero dalla sua gola.

«.. ome»
Inuyasha alzò di scatto la testa «Cosa?»

La reazione di Inuyasha le fece capire che ci era riuscita, l’aveva sentito, doveva solo sforzarsi, cercare di essere più chiara possibile, anche se non aveva idea di come si pronunciassero esattamente quelle parole.

«.. I iamo.. aome» provò a dire, senza avere la minima idea di quello che diceva.

Per sua fortuna però Inuyasha capì perfettamente le sue intenzioni e con un lieve sorriso la ringraziò con gli occhi «Kagome?» pronunciò bene, anche perché tecnicamente conosceva già il suo nome.

La ragazza annuì felice, battendo le mani, per poi guardare quella grande del ragazzo, che porse verso di lei «Piacere» disse lui, ma sfortunatamente lei non lo capì, perché continuava a guardare timorosa quel grande palmo.

Decise poi di accettarla, stringendola con delicatezza, mentre un piacevole calore la scaldò; il suo cuore perse diversi battiti. Non era come il giorno precedente, quando gli aveva sfiorato la mano per aiutalo a disegnare, questa volta quella di lui era più forte, decisa, protettiva.. e lei non poté fare a meno di pensare quanto quella sensazione fosse così magica.

Una percezione di vuotezza colpì entrambi non appena si lasciarono e Inuyasha provò una leggera vergogna, spostando lo sguardo alla sua destra. Solo in quel momento notò alcuni fogli strappati a metà, abbandonati sul prato.

Quel bastardo, con che coraggio distruggere lavori di altre persone che avevano dato anima e corpo, ma soprattutto passione? Un lampo di rabbia accumulò la sua testa e dovette fare lunghi e rumorosi respiri per ingoiare quell’improvvisa incazzatura rabbia.

«Mi dispiace per i disegni» per dire quelle parole si era voltato verso di lei, per fargli intendere le sue parole.

Lei, in risposta, dopo aver lanciano un’occhiata ai suoi vecchi disegni – in realtà abbozzi – scrollò le spalle e la testa, facendogli capire che per lei non era un problema.

Ad un certo punto il suo sguardo si posò sui suoi avanbracci notevolmente sviluppati, notando un particolare tatuaggio abbastanza grande su quello sinistro, che arrivava quasi fino al gomito e spariva dentro la manica nera della maglietta.

Assottigliò gli occhi e curiosa si avvicinò, per studiarlo meglio.

Notando il suo interesse, Inuyasha sporse il braccio, per aiutarla ad esaminarlo meglio «Ti piace?» domandò, non appena lei lo guardò negli occhi «Me lo sono fatto di nascosto a diciassette anni col mio migliore amico» ghignò, ricordando perfettamente quel giorno.

Ricordava ancora la reazione di suo padre quando l’aveva scoperto, i suoi capelli divennero letteralmente bianchi.

Kagome intanto aveva preso il suo block notes.

Cosa rappresenta?

Alla sua domanda Inuyasha strabuzzò gli occhi, non aspettandosi una domanda simile, gli venne comunque spontaneo sorridere «Questo è un fiore di loto, ed è il preferito di mia mamma, mentre il teschio..» Inuyasha indicò le due figure, una rossa, l’altro nero e grigio, roteando leggermente il braccio «Raffigura il periodo che stavo passando» disse con amarezza.

In quel periodo il suo problemi con l’alcool lo attanagliavano già da un anno e dovette passarne un altro per far capire ai suoi genitori la situazione, ritrovandosi dopo una serata in coma etilico e in un letto di ospedale per tre giorni.

Sua madre aveva pianto per settimane e lui, vederla in quello stato, si sentì un verme.

Kagome, dispiaciuta, agitò la mano per attirare la sua attenzione. Subito dopo la posò delicatamente sul suo petto, esattamente all’altezza del cuore, che, involontariamente, fece una capriola. L’altra invece la chiuse a pugno, alzandola leggermente e agitandola.

Inuyasha la guardò un attimo, sperando di capire la sua interpellanza «Se sono guarito?» domandò.

Fortunatamente la ragazza annuì energica, per poi aspettare una sua risposta.

Inuyasha ghignò «Può o meno» borbottò, posando un gomito sulla gamba, mentre con la mano teneva il volto «Non bevo più ma, vogliono ancora tenermi sotto controllo per via del mio carattere.. difficile» spiegò annoiato, ma quando vide lo sguardo confuso della ragazza continuò «Diciamo che l’astinenza mi rende certe volte..» Si morse un attimo la lingua, anche se ormai il danno era fatto «.. violento»

Kagome sbatté diverse volte gli occhi, mentre lui iniziò a strappare alcuni fili d’erba. Vide con la coda dell’occhio la ragazza scrivere qualcosa, per porgergli il suo fidato blocco:

Io una volta ho preso a calci una macchinetta, mi aveva rubato i soldi

In un attimo si immaginò la scena: una ragazzina piccola e arrabbiata che colpiva inutilmente e senza forza una povera macchina da caffè. Scoppiò a ridere, sotto lo sguardo contento di lei e solo in quel momento Inuyasha si rese conto che per la seconda volta Kagome l’aveva tirato su di morale.

Anche lei sorrideva felice, non sembrava affatto turbata, sia per la sua presenza che la sua attuale situazione. Improvvisamente si sentì in dovere di indagare, di conoscerla meglio, anche se da una parte aveva paura di una sua reazione.

«Tu.. da quanto sei..» iniziò a balbettare, utilizzando questa volta le mani, indicando, come aveva fatto lei prima, e orecchie.

Con sua immensa sorpresa, lei prese tranquillamente il suo blocco, scrivendo qualcosa di più lungo; infatti aspettò diversi secondi, mentre lei era concentrata. Non sembrava turbata o offesa e questo gli fece scappare un sospiro di sollievo.

Una volta fatto Kagome glielo porse.

Ci sono nata

Non aveva idea del perché, non aveva una risposta chiara, ma quella rivelazione lo fece improvvisamente intristire. Quindi lei, fin da piccola non ha mai avuto la possibilità di udire un minimo suono..

Per la prima volta nella sua vita si sentì fortunato; essere nato sano, forte, normale. Era stato un dono per lui, mentre per lei no, lei non avrà mai la possibilità di udire la voce di sua madre, padre, amici.. la sua.

Il mio è un’ipoacusia congenita di tipo profondo*

Naturalmente non aveva idea di cosa volesse dire, non aveva mai studiato cose di quel tipo e, fino a quel momento, non era mai stato interessato.

Kagome invece, che fino in quel momento studiava ogni minimo particolare che individuava nel volto di Inuyasha, accennò un sorriso triste. Aveva capito il dispiacere del ragazzo nei suoi confronti, ma ormai ci aveva fatto il callo. Lei era nata così, non poteva farci nulla ormai, solo continuare ad andare avanti, come aveva sempre fatto.

Improvvisamente qualcosa la risvegliò, facendole tornare il sorriso; senza pensarci prese il suo fidato blocco, che per fortuna conteneva ancora tre fogli bianchi, e ne prese uno, insieme al suo lapis.

Inuyasha, notando i suoi movimenti, la guardò, posando subito sui suoi occhi sul pezzo di carta. Disperato si portò una mano sugli occhi «No ti prego, non ho voglia di disegnare» si lamentò.

Inaspettatamente però sentì un tocco gentile sfiorare il suo braccio sinistro e, stupito, notò Kagome che cercava di alzare di più la manica della maglietta, dove si trovava il tatuaggio.

«Che fai?»

La guardò confuso e Kagome, intuendo i suoi pensieri, indicò prima il suo tatuaggio, poi il proprio foglio poggiato sulle gambe.

Lei voleva.. disegnarlo?

«Aspetta» sussurrò, aiutandola. Si arrotolò la manica, scoprendo l’intera spalla, permettendo così alla ragazza di avere una visione completa del tatuaggio.

Soddisfatta, Kagome utilizzò il blocco come ripiano e cominciò il suo lavoro, sotto gli occhi curiosi e attenti del ragazzo.

Rispetto al giorno precedente, ora poteva studiare meglio i suoi movimenti. La posizione corporea era sempre la stessa, anche se ogni tanto alzava la testa per guardare il suo ‘modello’. La sua mano stringeva appena il lapis, che si muoveva sicuro e leggiadro sopra il foglio; ogni tanto usava l’indice per creare una sorta di sfumatura.

Inuyasha rimase come ipnotizzato e non ebbe alcun problema nel dover stare fermo. Ogni tanto allungava il collo per vedere meglio come stava vedendo, dato che i lunghi capelli della fanciulla gli coprivano la visuale, mentre lei ogni tanto gli toccava il braccio, muovendolo leggermente. Ogni volta che succedeva, un brivido diverso colpiva la sua pelle, divenendo quasi pelle d’oca, lungo la schiena e le gambe; per fortuna non sulle braccia, sennò se ne sarebbe accorta.

Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso, ma non gli importava perché sembrava che tutto quanto si fosse fermato; voleva che quel momento non finisse mai, ma a quanto pari i Kami non erano d’accordo.

«Inuyasha, Kagome» Kikyo si avvicinò timida, sfiorando la spalla della ragazza ancora concentrata «Il tempo è scaduto»

“Del tipo ‘mai una gioia’!” pensò scocciato Inuyasha, mentre Kagome mise via il disegno senza farglielo vedere.

Domani lo finisco

Segnò sul suo block notes, facendo scappare ad Inuyasha un sorriso che, dopo aver sistemato la manica, riprese il cappotto e il cellulare, mettendosi in piedi.

«Ci vediamo» la salutò, mettendosi le mani dentro le tasche. Anche lei si rizzò sulle sue gambe, e annuì, rispondendo al saluto.

«.. iao» provò a dire, agitando la mano, mentre Inuyasha non smise di sorridere timido.

Poco distante, Naraku osservò la scena, mentre un ghigno soddisfatto sfuggì dalle sue labbra pallide

«È sempre il solito stupido»
 

 
Giorno 3 – Udito
{Passioni}
Amo ascoltare. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando attentamente. Molte persone non ascoltano mai.
(Ernest Hemingway)
 


Inuyasha continuava a guardare seccato quel piccolo corpicino che l’affiancava. Si era reso conto solo in quel momento di quanto lei fosse bassa, oppure lui era troppo alto? In effetti non aveva mai trovato nessuno che lo superasse, a parte suo fratello, quel tipo era un gigante.. un ghiacciolo gigante.

Ridacchiò appena, mettendosi le mani dentro le tasche. Dopo la solita raccomandazione da parte di Kikyo e le minacce di Naraku, Kagome gli aveva fatto il gesto di seguirla, indicando il parco, e lui non se l’era sentita di dirle di no.

«Come mai andiamo al parco oggi?» domandò, dopo aver attirato la sua attenzione, così che potesse vedere le sue labbra.

Lei come risposta sorrise, aumentando il passo, mentre lui rimase leggermente indietro.

«Sinceramente preferivo restare sotto il solito albero» borbottò a bassa voce “Soprattutto perché non c’è nessuno”.

Si, ok doveva essere sincero; ormai aveva considerato quel punto il loro ‘posto speciale’ e da una parte gli dispiaceva cambiare la ‘postazione di lavoro’.

Socchiuse leggermente gli occhi non appena varcarono l’entrata. Come si aspettava non era nulla di speciale: c’erano diversi alberi alti e ricchi di foglie color verde smeraldo, dato che erano nel pieno della primavera. Un sentiero fatto di sabbia e sassolini permetteva alle persone di passeggiare tranquillamente lungo quel piccolo spazio naturale.

Inuyasha arricciò le labbra, ma sussultò non appena si sentì afferrare il polso – ornato da un bracciale nero e argento – da Kagome, che cominciò a trascinarlo chissà dove.

«D-dove mi stai portando?» balbettò imbarazzato, mentre i suoi occhi si posarono sulla sua piccola presa. La mano di lei era naturalmente molto più piccola; la pelle, curata e liscia, rilasciava una piacevole sensazione di calore e sicurezza.

Lo stava guidando in un luogo a lui sconosciuto, ma ancora una volta si stupì di se stesso quando decise di fidarsi di lei. Aumentò il passo e l’affiancò, mentre Kagome, improvvisamente, abbandonò il sentiero, inoltrandosi tra alcuni cespugli e alberi.

Inuyasha si morse a disagio le labbra, lanciando uno sguardo dietro di lui.

Cavolo Inuyasha cosa vai a pensare, non ha mica intenzione di stuprarti e poi ucciderti!

Sospirò rumorosamente e allo stesso tempo chiuse gli occhi.

Lei non aveva intenzione di lasciare il suo polso e a lui andava bene così. Sorrise appena mentre quella piacevole sensazione, insieme all’oscurità, lo fecero piacevolmente rilassare, ma non appena percepì i passi della ragazza rallentare, dovette fare lo stesso.

Aprì gli occhi curioso e per un secondo rimase accecato da un raggio di sole. Si portò la mano libera sulla fronte per farsi ombra, notando che sopra le loro teste non c’erano i folti alberi, ma il cielo.

Kagome lo aveva portato al centro di una piccola raduna, dove il verde delle foglie brillava e i fiori ai loro piedi si muovevano per la leggera brezza. Non era molto grande, ma quel luogo trasmetteva un strano, ma piacevole senso di pace.

«Ok, lo ammetto, non è male» commentò sorpreso, non appena lei lo guardò.

Sorrise come risposta e riprese a camminare, trascinandolo sotto uno dei tanti alberi, per rimanere in ombra.

Si sedettero sul prato, e mentre Kagome iniziava a tirare fuori tutte le sue cose Inuyasha abbassò emozionato la zip della felpa grigia.

Toccò la spalla della ragazza, obbligandola a voltarsi verso di lui, che stava seduto a gambe incrociate «Ho una sorpresa per te, guarda» disse felice, togliendosi completamente l’indumento, mostrando una maglietta nera senza maniche «Visto? Così puoi disegnare tranquillamente» esclamò soddisfatto, indicando il tatuaggio.

Kagome, notando i muscoli delle braccia altamente sviluppati, arrossì, distogliendo lo sguardo, non prima di aver annuito energicamente col capo.

Inuyasha rimase fermo, seguendo ogni suo movimento; pensava – sperava - di farla felice, cosa aveva sbagliato? Quella mattina aveva cercato di trovare qualsiasi cosa per farla sorridere.. prima aveva pensato ha dei colori, oppure un lapis, peccato che fossero tutte spuntate e sciupate – lì alla struttura non c’era niente - e così aveva meditato di dover mettersi una canottiera, per permetterle così di vedere il suo tatuaggio, senza dover slargare la manica.

Sbuffò appena, poggiando il gomito sulla scoscia e il mento sulla mano, mentre la sua mente tornò alla piccolo confronto avuto con Naraku quella mattina
 



«Non volevi ritornare alla struttura ieri?» sghignazzò Naraku, non appena vide Inuyasha raggiungere con uno sospiro il pulmino.

«Sono stato trattenuto» rispose acido.

Naraku continuò a guardarlo divertito, portandosi una mano sul fianco e l’altra sulla mandibola, grattandosela «Per fare il modello? Eri così carino»
A dire quelle parole le labbra di Naraku si addolcirono, ricordando quelle di un gatto.

«Piantala» sbottò, chiedendo gli occhi innervosito.

Naraku si ricompose, sistemandosi con un gesto disinvolto la frangia scura «Comunque non avrei mai pensato di dirlo, ma..»

Inuyasha, serio, lo studiò con la coda dell’occhio.

«Era l’ora che ti svegliassi»
 



Inuyasha strinse un attimo gli occhi quando sentì un verso di stizza da parte della ragazza. Era talmente assorto che non si era accorto che Kagome aveva già ripreso il suo lavoro di ieri e in quel momento stava cancellando frustrata una sfumatura del fiore.

Curioso allungò il collo, notando che ormai il teschio era completato e mancavano solo pochi petali. Sorrise, guardandola «Sta venendo bene» mormorò, ma si rese conto che lei non lo aveva visto, concentrata com’era. Il suo volto era leggermente arrosato e le guance gonfie; era così carina, ma allo stesso tempo determinata.

Con la mano destra sfiorò la sua spalla, attirando la sua attenzione, e senza neanche accorgersene parlò:

«Ti è sempre piaciuto disegnare?»

Non aveva idea del perché gli fosse uscita una domanda simile, era successo e basta; forse spinto dalla curiosità, dalla voglia di ‘parlare’ ancora con lei, condividere qualcosa.. qualsiasi cosa, e l’arte era stato il primo argomento che gli era venuto in mente.

“Che originalità, tzé” pensò scoraggiato.

L’ho scoperto col tempo

Inuyasha rimase un attimo interdetto per la risposta scritta. Solitamente le persone lo scoprono fin da subito la propria passione; insomma, inizi e poi, senza neanche accorgertene, non smetti più. Sorrise amaro.

«Sai, hai un bel talento» disse serio, posando lo sguardo su un fiore ornato di petali bianchi con sfumature rosa, mentre Kagome riprese a scrivere, per poi stringere e tirare la sua maglia.

Tu hai hobby?

Dilatò gli occhi, meravigliato. Quella domanda improvvisa l’aveva preso in contropiede, ma allo stesso tempo, si sentì sereno, costatando che anche lei, come lui, era curiosa di conoscerlo più a fondo.

«Escluso il bere?» scherzò un attimo, per poi schiarirsi la voce «Beh, in effetti si.. ce l’ho» mormorò, imbarazzato.
Kagome, radiosa, agitò le mani per spronarlo a continuare.

Completamente arrossito, Inuyasha deviò lo sguardo, cercando di evitare i suoi occhi limpidi e grigi «Ma è stupito, non può essere considerato un vero e proprio svago» borbottò, ma si sentì in dovere di voltarsi non appena sentì un lamento da parte della ragazza.

Kagome prese convinta il block notes, scrivendo velocemente, per poi mostrarlo ad Inuyasha, in imbarazzo. Per poco non glielo spiaccicò sul naso.
Niente è stupido se fa parte di te

Inuyasha socchiuse leggermente le labbra, colpito da quella semplice, ma profonda frase. Guardò la ragazza che, in difficoltà, si mordeva l’interno guancia e questo lo fece intenerire. Posò deliacamente una mano sulla sua testa, accarezzandola appena.

«Ecco.. mi piace la musica» ammise, sorridendo appena, continuando a sfiorare i suoi lunghi capelli setosi «E se devo essere specifico il rock anni settanta e ottanta» continuò, più convinto.

Kagome rimase immobile, facendo capire chiaramente al ragazzo che l’argomento era per lei sconosciuto, e senza accorgersene, Inuyasha si fece prendere dalle sue emozioni «Non lo conosci? Dovresti sentirlo.. Pink Floyd, Led Zeppelin, Red Hot Chili Peppers, Ramones, Guns N’ Roses..»
Inuyasha iniziò ad elencare esaltato nomi in inglese sconosciuti, utilizzando le dita delle mani per contarli. Il suo tono era completamente cambiato, così come i suoi occhi, e a Kagome questo non sfuggì.

Sorrise intenerita, mentre Inuyasha si bloccò di colpo, rendendosi solo in quel momento cosa aveva detto «Ah già.. scusa, me l’ero dimenticato»
Si grattò imbarazzato la nuca, dandosi dell’idiota; si era fatto condizionare dalla situazione e aveva parlato senza pensare.. “Sicuramente si è offesa” pensò, ma quando la vide negare col capo dovette ricredersi.

Lei prese di nuovo il suo blocco.

Continua ti prego

Sorrise, mettendosi meglio a sedere, mentre Kagome poggiò il volto sui pugni, curiosa «Questi che ti ho detto sono alcune delle rock band che più adoro, ma per me i migliori sono gli AC/DC» ammise fiero, gonfiandosi il petto «La prima volta che gli ho ascoltati avevo quindici anni. Il mio migliore amico Miroku mi aveva detto di aver sentito una canzone strana alla radio, di una band australiana, così li abbiamo cercati e..» Chiuse un attimo gli occhi, ricordando perfettamente quel giorno come se fosse ieri «Beh, mi si è aperto un mondo» concluse, tornando a guardarla, ma prima si indicò la propria maglietta.

«Questo è il loro logo» spiegò.

Kagome assottigliò gli occhi. Era una semplice canottiera nera, ma solo in quel momento notò una scritta bianca sul centro, esattamente le quattro lettere che componevano il nome della sua band preferita, con al centro una specie di fulmine.

Cos’è che ti appassiona di più di loro?

Inuyasha sorrise soddisfatto, sperava che glielo chiedesse.

«Non sono tanto le parole, ma il suono che compongono» espose sicuro e serio «Angus Young è il chitarrista e fa assoli da paura, anche se tecnicamente il migliore al mondo è stato Jimi Hendrix» ammise con un sospiro; quanto gli sarebbe piaciuto vederlo dal vivo..

«Pensa che mentre suonava faceva le capriole e una volta, durante un concerto, ha dato fuoco alla sua chitarra» disse sbalordito, agitando le mani e Kagome spalancò la bocca, facendolo ridacchiare.

«Tutti gli artisti sono strani» ammise, chiudendo un attimo gli occhi, per poi mordersi le labbra «Anche tu in un certo senso lo sei»

Arrossì di botto quando sentì lo sguardo di Kagome addosso; infondo quello che pensava era vero, lui la riteneva un’artista in tutti i sensi e non gliene fregava nulla di quello che pensavano gli altri.. per lui quei tipi italiani, com’è che si chiamano? Da Vichi? Mi.. Michelangelo! Oppure si l’altro tizio, Picasso – non era certo che fosse anche lui italiano -, beh, a lui facevano schifo, mentre lei era perfetta nella sua diversità.

E poi.. gli aveva insegnato a disegnare una testa di cavallo diamine!

Preso dai suoi pensieri non si era accorto che intanto Kagome, dopo le sue parole, era letteralmente sprofondata nell’imbarazzo. Si era sentita arrossire fino alla punta dei capelli e non aveva idea di che cosa fare.

Si stuzzicò le mani e, impacciata, decise di prendere il suo blocco per cercare di cambiare argomento.

Noi sordomuti associamo i suoni con i colori e immagini. Quale mi consigli per il rock?

Che domanda stupita! Ma per sua fortuna Inuyasha sembrava abbastanza preso da quell’interpellanza. Sospirò.

«Ecco, non lo so..» sibilò Inuyasha, portandosi pensieroso un dito sulle labbra «Quasi tutti.. insomma, se chiuso gli occhi e ascolto la chitarra elettrica il primo colore che mi viene in mente è il rosso fuoco»

Proprio come aveva detto, il ragazzo serrò le palpebre, mentre Kagome osservò affascinata il suo volto, pendendo dalle se labbra.

«Ma poi, quando si aggiunge la batteria diventa giallo, come se iniziasse una tempesta di fulmini che illumina il tutto. E poi, ecco che parte in sottofondo il basso e i colori diventano freddi, un blu notte, quasi viola, come lo scorrere dell’acqua..»

Quando, tre giorni prima, Kagome aveva incrociato per la prima volta il suo sguardo aveva subito immaginato* che Inuyasha era una creatura che viveva nella notte. Il suo abbigliamento, il suo atteggiamento scontroso, lo sguardo spento e maligno, niente in lui sembrava luce.. eppure, in quel momento, sembrava un angelo, un essere divino che respirava e viveva, come un normale ragazzo della sua età.

Era felice di conoscere questo suo lato, ma soprattutto, felice che si mostrasse così davanti a lei, senza timore e vergogna, come se fossero due semplici amici. I suoi occhi si inumidirono e sostenne lo sguardo quando lui finalmente mostrò di nuovo le sue iridi nere come il petrolio.

«E tutti insieme creano qualcosa, un’opera d’arte, come i tuoi disegni» concluse profondo, indicando il foglio poggiato sulle gambe della fanciulla, che lo guardò attenta.

«Alla fine i disegni e la musica non sono così diversi» sussurrò ancora Inuyasha, continuando a guardarla intensamente, convinto delle sue parole.

Grazie

Inuyasha sorrise. Questa volta aveva usato il linguaggio dei segni per comunicare e per sua fortuna la sua nipotina acquisita Rin gli aveva insegnato qualcosa. Poggiò entrambe le mani sul prato e incrociò le gambe, ma allo stesso tempo spiò i movimenti di Kagome che stava ultimando il disegno.

Dopo quindici minuti buoni, finalmente lo finì, mostrandoglielo incerta.

Inuyasha lo prese tra le mani e pienamente soddisfatto constatò che era decisamente meglio della versione originale «È bellissimo» sussurrò, per poi sorriderle «Perché non lo firmi?» domandò, indicando l’angolo del foglio.

Kagome ridacchiò appena e annuì, ma senza neanche avere il tempo di afferare la penna sentì una goccia bagnarle il naso e contemporaneamente, i due ragazzi alzarono lo sguardo verso l’alto.

Una spaventosa nuvola nera stava scaricando su di loro un’imminente pioggia, o meglio tormenta, così furono costretti ad alzarsi in fretta e furia.
«Maledizione» borbottò Inuyasha, iniziando a correre.

In un attimo si ritrovarono completamente zuppi. Inuyasha sbuffava e Kagome rideva

 
 
 
Giorno 4 – Tatto
{Pensieri}
“Il tatto consiste nel sapere quanto devi andare oltre per andare troppo oltre”
(Jean Cocteau)
 
 

Inuyasha continuava a vagare i suoi occhi lungo l’aula. Quella mattina si era svegliato stranamente di buon umore, nonostante il temporale del giorno precedente avesse quasi rischiato di fargli prendere un bel raffreddore.

Forse lei si era ammalata? Pensare che quel giorno non avrebbe visto Kagome lo fece leggermente agitare.

«Inuyasha» si voltò scocciato alla sua destra, trovando l’insegnante della ragazza vicino a lui sorridente «Tranquillo, Kagome sta arrivando, ha avuto un contrattempo» spiegò, poggiando amichevolmente la sua mano sulla sua spalla – cos’è tutta questa confidenza? – per poi indicargli la porta dell’aula.

«Se vuoi puoi aspettarla in giardino» continuò, intimandolo di seguirla.

Stranamente fece come richiesto e si sedette stanco sotto il solito albero, poggiando la schiena sul tronco. Ispirò col naso, mentre i suoi nervi si rilassarono; non aveva idea del perché fosse così rincuorato, ma su una cosa era sicuro: era felice che Kagome non fosse malata, ma soprattutto, che sarebbe venuta quel giorno.

«Veloce sorellona!»

Aprì infastidito gli occhi, mentre una piccola figura rumorosa raggiunse in corsa Kikyo. Poco dietro, vide finalmente la fonte dei suoi pensieri e senza neanche accorgersene si irrigidì, non appena gli sorrise.

Intanto, il bambino che aveva parlato, o meglio urlato, salutò la giovane donna «Salve» esclamò radioso.

«Ciao Sota» ricambiò Kikyo, poggiando la mano sulla sua testa – ma quella deve sempre toccare tutti? - «Kami, stai diventando alto! Sei venuto ad assistere ad una lezione?» ridacchiò, non appena vide la reazione del ragazzino.

«No, volevo solo darle i compiti di questa settimana, dato che Kaede è malata» spiegò velocemente, porgendole una busta bianca.

Kikyo annuì, accettandola «Ha un po’ di febbre, ma credo che rientrerà lunedì» spiegò con un’alzata di spalle «Ti ringrazio Sota»
Questo gonfiò orgoglioso il petto, per poi fare un leggero inchino «Non c’è di che, saluti Kaede da parte mia» la salutò, per poi raggiungere Kagome, che si era seduta sotto il suo solito albero, in compagnia di uno strano ragazzo.

«Ciao» enunciò Sota alla sorella, seguito dal gesto della mano, mentre Kagome gli disse qualcosa col linguaggio dei segni talmente velocemente che Inuyasha non capì nulla.

Sota sbuffò «Si, non ti preoccupare» borbottò, continuando le sue gesta «Io vado sorellona» continuò, fino a quando il suo sguardo non cadde su Inuyasha, che per tutto il tempo era rimasto curiosamente in silenzio.

«È il tuo ragazzo?»

Inuyasha dilatò gli occhi mentre Kagome, completamente arrossita agitò rapidamente le mani e allo stesso tempo le sfuggirono diversi lamenti.

Sota roteò gli occhi, sbattendo un piede «Lo sai che al nonno non piacciono i tipi macchiati e bucati» parlottò, come se nulla fosse. Kagome infatti si schiaffeggiò la fronte; suo fratello delle volte era un vero e proprio baka.

Ma tanto il nonno non è qui, e tu non dirai nulla!

«Va bene, va bene» si arrese Sota e dopo aver lanciato un ultimo sguardo ad Inuyasha si sentì ancora in dovere di parlare, senza pensarci «Bella la maglietta» mormorò incantato, indicando l’indumento col capo.

Istintivamente Inuyasha la guardò, per poi alzare sorpreso un sopracciglio «Conosci i Motörhead?» domandò, dato che si trattava di una loro maglietta.
Imbarazzato, Sota si grattò la nuca, annuendo «Ho sentito di nascosto qualcosa..»

Alle sue parole Inuyasha ridacchiò, incrociando incuriosito le gambe «Sono dei grandi, se vuoi ti presto un loro CD» gli propose, senza rifletterci, mentre gli occhi del ragazzino si illuminarono.

«Davvero?»

Non appena Inuyasha annuì, Sota si voltò verso Kagome, riprendendo il linguaggio dei segni «Sorellona posso? Ti prego, ti prego!»

Kagome aprì leggermente la bocca, guardando prima lui e poi il ragazzo al suo fianco.. per caso cercavano entrambi di convincerla con gli occhioni da cucciolo? Beh, tanto ormai il danno era fatto.

Ok, ma vedi di non sciuparlo

Rispose seria e Inuyasha guardò il fratello di Kagome, facendogli l’occhiolino «Te lo porto domani»

In fondo non gli dispiaceva diffondere questa musica e se si trattava poi di un bambino la cosa gli faceva più che piacere.. peccato che la maggior parte sono sempre ad ascoltare la robaccia commerciale..

«Grazie fratellone!» urlò Sota, alzando le braccia al cielo.

“Fratellone?”

Saltellò per altri cinque secondi per poi agitare la mano «Ciao Kagome, dopo viene a prenderti la mamma» la salutò, allontanandosi in corsa.

Rimasti fermi come statue per almeno trenta secondi, Kagome sospirò rumorosamente, portandosi affranta una mano sulla fronte, scompigliandosi la frangia scura. Si voltò lentamente non appena percepì il tocco delicato e gentile di Inuyasha sulla sua spalla, facendola leggermente sussultare.

«È carino» commentò questo divertito, mentre Kagome roteò gli occhi.

«.. ese» mormorò.

Inuyasha trattenne una risata capendo perfettamente la sua affermazione: ‘peste’. Sicuramente la loro era la classica relazione sorella maggiore matura e fratello piccolo pestifero.

Sorrise rincuorato, ripesando che, nonostante la sua diversità, Kagome avesse un fratello in gamba e intelligente che gli volesse bene, e qualcosa gli diceva che anche il resto della sua famiglia lo era e la cosa lo rasserenava.

«Tutti i fratelli minori lo sono, lo ero anche io» raccontò Inuyasha, ripensando all’innumerevoli zuffe che si era ritrovato a fare con Sesshomaru, naturalmente provocato da lui.

Si voltò verso Kagome quando gli porse il blocco.

Tuo fratello ti manca?

Alla sua domanda rimase abbastanza sorpreso. Solitamente, quando si trattava di parlare della sua famiglia con qualcuno cercava di raggirare il discorso oppure rimaneva zitto, soprattutto quando si trattava dello strizzacervelli e.. beh, un vaffanculo non mancava mai.

Da una parte si sentiva in imbarazzo, ma dall’altra ci teneva a raccontargli qualcosa di sé.

Ma perché?

Si schiarì leggermente la voce, mentre  i suoi occhi vagarono lungo i fili d’erba, ma allo stesso tempo stando attento col labiale «Un po’» l’aveva lievemente sussurrato e col rischio che lei non avesse capito si voltò a guardarla, senza neanche rendersi conto che le sue iridi erano diventate leggermente lucide.

Kagome rimase a contemplarlo per diversi secondi, poi, come sempre, sorrise serena chiudendo gli occhi. A quella visione Inuyasha arrossì di botto, deviando lo sguardo, mentre la ragazza riprese a scrivere.

Ho una sorpresa per te

Inuyasha iniziò ad agitarsi sul posto quando lesse quelle cinque parole. Lei gli aveva comprato un regalo? Perché? E poi.. che diamine di problema aveva il suo cuore? Non era mica la prima volta che qualcuno gli faceva un pensiero!

«Cos’è?» sussurrò curioso, mentre Kagome si inginocchiò di fronte a lui, cercando qualcosa dalla sua tracolla e quando la trovò, la tirò fuori vittoriosa, mostrandogliela.

Inuyasha prese il piccolo libro tra le mani, studiandolo «Prendi in giro?» borbottò, non appena capì di che cosa si trattava «Come disegnare le lettere.. e cosa mi dovrebbe servire?» domandò contrariato, dopo aver letto il titolo del piccolo libricino per bambini.

Kagome batté le mai emozionata, per poi spiegarglielo per scritto:

Così impari a disegnare il lobo della tua band preferita

Tentennò. Tutto si aspettava, tutto, tranne quello.

Il suo silenzio fece sorridere ancora di più Kagome che, emozionata, iniziò a tirare fuori il materiale necessario dalla tracolla. Il ragazzo studiò attento i suoi movimenti, mentre i suoi occhi si posarono inavvertitamente sulle piccole e lisce mani della ragazza.

Solo in quel momento il moro notò quanto la sua pelle fosse bella e curata; sembrava di porcellana. Anche le unghie avevano un buon aspetto, leggermente lunghe e accudite, prive di smalto, proprio come piacevano a lui. Ogni volta che vedeva una donna con quegli artigli finti e colorati attaccati gli veniva ribrezzo.

“Chissà come deve essere bello toccarle..” pensò, ormai privo di ragione, dandosi poi immediatamente dello stupido. Se ricordava bene, aveva già avuto quell’esperienza, esattamente il primo giorno, quando Kagome lo aveva aiutato a disegnare quella pseudo testa di cavallo che, a fine lavoro, si presentò sorprendentemente guardabile ad occhio nudo.

Quel giorno però non ci aveva fatto caso, mentre ora, a ripensarci.. sentiva le proprie mani tremare.

Strizzò un attimo gli occhi quando si rese conto che Kagome aveva poggiato sulle sue gambe un foglio bianco e un lapis perfettamente appuntito, mentre il piccolo libricino l’’aveva aperto e poggiato sull’erba ancora umida.

Sorridente, indicava la prima pagina, che mostrava come realizzare in diverse forme e scritture la lettera ‘A’. Da una parte si sentiva un bambino di prima elementare pronto ad affrontare uno dei primi ostacoli della scuola, ma dall’altra, osservare quel sorriso di incoraggiamento solo e unicamente per lui lo.. ricompensava.

«Questa è la prima volta che provo a fare una cosa del genere» affermò, più a se stesso che a lei, stando comunque attento con le labbra «Grazie»
Non aveva idea di che faccia avesse in quel momento, ma su una cosa era certo: l’aveva imbarazzata. Trattenne una risata mentre la mora cercava con goffaggine di nascondere l’improvviso rossore, riportando l’attenzione sul libro.

Inuyasha si morse leggermente il labbro, cercando in un qualsiasi modo di ricopiare quella lettera apparentemente semplice, ma allo stesso tempo troppo difficile per i suoi canoni. Era talmente incerto che la linea che aveva appena tracciato era leggermente tremante e.. orrenda.

Sbuffò scocciato, trattenendo l’impulso di lanciare lontano l’oggetto, utilizzandola come freccetta e, naturalmente, usare la fronte di Naraku come suo bersaglio.

Sussultò sorpreso quando Kagome, esteriormente appartata, si avvicinò a lui, affiancandolo. Iniziò a sudare freddo mentre i suoi occhi si posarono sui suoi capelli scuri, setosi e piacevolmente profumati per poi scendere lungo il suo cardigan grigio, che circondava leggermente la maglietta bianca aderente, che gli permetteva di vedere con precisione le forme del suo…

No! Stop! Alt!

Inuyasha.. che cazzo combini?! Ma come ti salta in mente di guardargli..

Ingoiò turbato, mentre Kagome continuò a sorridergli per trasmettergli più sicurezza, senza neanche capire il vero perché della sua agitazione.
“Meno male” pensò, agitato.

La ragazza indicò la sua mano sinistra che stringeva ancora la matita e, senza neanche dargli il tempo, la strinse leggermente con la sua, proprio come il primo giorno.

Inuyasha cercò con tutte le forze di trattenere un sussultò quando percepì il suo tocco freddo e delicato, mentre i suoi pensieri ritornarono a prima, ma quando si era immaginato di come sarebbe toccare la sua pelle e beh.. cazzo se era bello.

Nonostante la sua mano fosse piccola, la sua presa era forte e decisa, mentre i suoi occhi seguivano attenti i loro movimenti, mentre macchiavano quella superficie bianca. I brividi continuavano imperterriti a ricoprire il suo arto, fino ad arrivare dietro la schiena – meno male aveva le maniche lunghe.

Per un attimo, Inuyasha si domandò se anche lei stava provando in quel momento le sue stesse sensazioni. La studiò per un attimo con la coda dell’occhio, notando le sue iridi fisse e concentrare, ma allo stesso tempo un lieve rossore sulle gote morbide.

Era più che sicuro che al tatto sarebbero state ancora più morbide di come sembravano.

Ad un certo punto provò un fastidioso freddo e solo in quel momento notò che Kagome aveva lasciato la sua mano e per lui fu istintivo cercare di memorizzare il più possibile quei minuti appena trascorsi.

Studiò un attimo il suo sguardo soddisfatto e poi il foglio. Un ghigno schifato uscì dalle sue labbra mentre osservava quella scurrilità che doveva essere in grassetto la prima lettera dell’alfabeto inglese.

«È orrenda» gli sfuggì, mentre lei negò col capo convinta, acciuffando il suo blocco.

È adorabile

Inuyasha scosse le spalle per niente convinto, mentre Kagome sfogliò la pagina del libro, senza prenderlo in mano, arrivando alla lettera “C”, forse con quella sarebbe stato più fortunato, sembrava molto più semplice.

Intanto, da lontano, Kikyo osservava sorridente i due ragazzi seduti ai piedi dell’albero.

«Non sono carini?» domandò convinta all’uomo – o meglio amico d’infanzia – che, in risposta, commentò con un lieve verso stizzito.

La donna scosse la testa «Andiamo Naraku, Kagome ha fatto un miracolo» continuò convinta Kikyo, spostando finalmente il suo sguardo color cioccolato su di lui, che manteneva tranquillo le braccia incrociate e gli occhi chiusi.

«Questo non posso negartelo» affermò, pacato «Non l’avrei mai detto che la tua allieva prediletta avrebbe stupito anche me, e lo sai che non è facile» mormorò appena, facendo sorridere l’amica. Naraku studiò attento i due giovani, mentre lei riprese a parlare.

«Te l’avevo detto!» esclamò radiosa, dandogli una forte pacca sulla schiena, senza neanche smuoverlo di un centimetro. Improvvisamente si rabbuiò, osservando distratta le due figure lontano, attirando l’attenzione di lui.

«Domani è l’ultimo giorno.. come passa il tempo, eh?» la prima frase l’aveva più che alto sussurrata, per poi concluderla con un sorriso tirato, facendo leggermente annuire l’uomo, stando naturalmente attendo a non mostrare anche il suo di dispiacere.

«Comunque Naraku, se hai notato sui tuoi ragazzi un cambiamento o una sorta di interesse, non avrei alcun problema ad ospitarli nella mia scuola» continuò lei, voltandosi completamente verso di lui, per cercare di trasmettergli il più possibile la possibilità delle sue parole, ma da una parte lo sapeva che con Naraku non ne aveva bisogno, lui era sempre stato un bravo ascoltatore, ma si sentì comunque in dovere di farlo.

Questo, sempre mantenendo le braccia incrociate sospirò rumoroso «Lo farei volentieri ma..» iniziò, per poi bloccarsi un attimo «Sono ingestibili, e anche se si tratta di un solo ragazzo noi non possiamo permetterci di mandare un collega per controllarlo» tentò di spiegare nel miglior modo possibile, sperando che l’amica capisse.

Questa infatti annuì amaramente «Me ne rendo conto, ma.. guardarlo» affermò convinta, tornando a guardare Inuyasha e Kagome poco lontano, sfiorando allo stesso tempo il braccio di Naraku, per costringerlo a fare lo stesso.

Questo aprì gli occhi, notando quel ragazzo così indisciplinato tentare in un qualche modo a disegnare qualcosa, sotto l’aiuto sicuro e rassicurante di lei. Ogni tanto sbuffava ed era assolutamente convinto che per una o due volte gli era passato in mente la voglia di lanciare lontano il lapis, sicuramente in mezzo ai suoi occhi, però.. non lo faceva, ingoiava il magone e continuava, apprezzando le tecniche che lei gli mostrava con gioia e lui, sembrava perfettamente a suo agio. Non l’aveva mai visto comportarsi così, mai.

«Sembra così sereno, tranquillo.. se non sapessi la sua storia li scambierei per due ragazzi normali» le parole di Kikyo lo fecero risvegliare, cercando di scacciare quei pensieri.

Aveva a che fare con Inuyasha ormai da quasi sei anni e con lui era sempre stata una guerra. Rispetto agli altri ragazzi lui era l’unico a non aver paura di fronteggiarlo, o peggio, di provocarlo e, allo stesso tempo, lui era l’unico di tutta la struttura a gestirlo. Era anche capitata più di una volta di arrivare persino alle mani, specialmente nei primi periodi quando arrivò, ma delle volte, si soffermava a guardare quel ragazzino spaccone e orgoglioso, notando nei suoi occhi un’immagine ben diversa di quello che tutti credevano; l’avevano notato quando veniva a trovarlo suo fratello con quella bambina oppure sua madre. Quello non era uno sguardo freddo e staccato, ma pieno di amore e dispiacere e, per la prima volta, lo stava mostrando anche ad un’altra persona.

Ispirò col naso, cercando di calmarsi, tutti quei pensieri lo avevano agitato «Domani parlerò con il direttore e.. vedrò cosa posso fare» mormorò.
Kikyo si voltò a scrutarlo e, sorridendo, lo spintonò leggermente «Si vede che gli vuoi bene»

Naraku sentì il suo sopracciglio tremare «Tanto da spaccargli il naso» borbottò, iniziando a camminare «Lo vado a chiamare»

Kikyo osservò la scena divertita mentre si allontanava; era rimasto il solito ragazzo timido e orgoglioso.
 

~


Sei stato bravissimo!

Inuyasha arrossì leggermente dopo aver letto il commento di Kagome. Alla fine – non ne aveva idea come – era riuscito a disegnare le quattro lettere che componevano la sua band preferita, con addirittura il fulmine, ma per quello non aveva problemi, perché gli ricordava perfettamente la coda di Pikachu – il Pokémon, si – perciò.. ecco il risultato.

Sorrise leggermente, mentre Kagome rimise dentro l’astuccio il lapis.

«Ma quanto sei bravo» un commento ironico, ma allo stesso tempo freddo colpì le orecchie di Inuyasha, che si pietrificò all’istante, mentre la ragazza osservava da terra l’uomo appena arrivato «E io che pensavo che fossi neanche capace di scrivere il tuo nome» continuò Naraku, ghignando con le braccia incrociate.

Inuyasha strinse i denti, mentre istintivamente strinse il disegno sul suo petto, per non farglielo vedere «Sta zitto!» enfatizzò, senza guardarlo; in quel momento era troppo imbarazzato.. mostrarsi invulnerabili al proprio nemico era inammissibile!

Naraku continuò a scrutarlo svagato, per poi fare un gesto col capo «Dobbiamo andare, ti ricordo che oggi abbiamo le visite» gli ricordò, mentre lui borbottò un: “lo so”.

Mutando completamente espressione si voltò verso Kagome, che aveva osservato tutta la scena confusa, sicuramente aveva capito poco o niente.

«Oggi vado via prima, vengono a trovarci i parenti» spiegò Inuyasha, grattandosi la nuca e accennando un sorriso; senza rendersene conto Naraku sogghignò.

Kagome, leggermente dispiaciuta annuì, senza però smettere di sorridere.

Ci vediamo domani

«Porterò il CD a tuo fratello» disse Inuyasha, per poi mettersi in pedi e salutando la ragazza con la mano, che ricambiò.

A testa bassa si mise a seguire Naraku, che lo precedeva di due passi «E io che speravo in un bel bacio romantico» commentò improvvisamente questo, facendolo arrossire.

«Piantala!»

 
 
 
Giorno 5 – Gusto
{Bacio}
La felicità sta nel gusto e non nelle cose; si è felici perché si ha ciò che ci piace, e non perché si ha ciò che gli altri trovano piacevole.
(François de La Rochefoucauld)
 

 
«Come stai?»

Inuyasha alzò con un movimento naturale le spalle, guardando senza alcun interessa la superficie di legno del tavolo «Bene» aggiunse infine, mentre suo fratello non si mosse.

Rimasero diversi secondi in silenzio ed Inuyasha iniziò ad agitasi, dato che gli occhi freddi di Sesshomaru non avevano intenzione di staccarsi dalla sua figura tesa.

 
Intanto una piccola sagoma continuava a giocare con la sua bambola dai lunghi capelli neri di fianco a lui.

Innervosito, Inuyasha tremò leggermente, prese coraggio e affrontò gli occhi glaciali, ma allo stesso tempo simili ai suoi di suo fratello maggiore «Che c’è?» ringhiò, attirando anche l’attenzione della bimba.
«Hai qualcosa di diverso» fu il suo commento fermo e distaccato, ma allo stesso tempo forte e deciso.

Inuyasha tentennò leggermente, non aspettandosi un commento simile. Ghignò leggermente, tornando a guardare il piano del tavolo «Stai cominciando a delirare fratello»

Rin abbandonò la sua compagna di giochi e senza timore si avvicinò ancora di più ad Inuyasha, abbracciandogli la vita con forza. A quel gesto il ragazzo sorrise, accarezzandole la testa corvina, dove un buffo codino spuntava dalla parte destra.

«I tuoi occhi brillano»

Inuyasha roteò gli occhi lottando con tutte le sue forze per cercare di non guardarlo, regalando tutte le sue attenzioni alla bambina che in quel momento sembrava vogliosa di coccole da parte dello zio acquisito.
Rimasero diversi secondi in silenzio fino a quando Sesshomaru non riprese parola.

«Chi è la sfortunata?»
 


Inuyasha scosse la testa.

La visita di suo fratello il giorno prima lo aveva abbastanza scombussolato. Solitamente non era così diretto e chiacchierone, anzi, sicuramente la maggior parte delle sue visite erano più che altro per fare un piacere a Rin, che si era abbastanza affezionato a lui.

‘I tuoi occhi brillano’

Che stronzata! Come fanno gli occhi a risplendere? Solo nei cartoni animati succedono cose simili, oppure diventano a forma di stella?

“Ma che me ne importa!” pensò scocciato, portando la sua attenzione sulle due figure appena entrate in aula.

«Ciao a tutti ragazzi!» esclamò raggiante Kikyo, mentre Inuyasha sentì il solito fastidio alle orecchie «Come ben sapete oggi è l’ultimo giorno» continuò, questa volta con meno entusiasmo «Forse per alcuni di voi non lo è stato ma, spero che tanto che sia stata una bella e ricca esperienza!»

La schiena di Inuyasha di rizzò. L’ultimo giorno? Era già passata una settimana..?

«Perciò mi raccomando: sfruttate al meglio queste ultime ore!» concluse la donna, mentre la classe si mise in pieni per uscire.

Kagome invece rimase a sedere, torturandosi leggermente le mani con sguardo basso. Inuyasha si soffermò un attimo sul suo volto; anche lei era dispiaciuta?

Improvvisamente la ragazza si voltò verso di lui sorridente, facendolo sussultare dalla sorpresa, o forse perché era stato beccato ad osservarla. Kagome si mise in piedi ed iniziò a gesticolare in maniera più veloce ed agitata rispetto al solito, tanto che Inuyasha, rimasto seduto, non capì.

«Cosa?» sussurrò.

Arrossì di bottò quando la mora lo afferrò per un braccio, iniziando a strascinarlo con leggera difficoltà, dato che rispetto a lui era molto più piccola e minuta.

Imboccarono il corridoio, ma invece di raggiungere l’uscita sul retro dovesi trovava il giardino presero un’altra strada in una zona in cui Inuyasha non era mai stato «Dove andiamo?» domandò, anche se sapeva perfettamente che Kagome non lo aveva sentito, dato che si trovava leggermente più avanti rispetto a lui.

Dopo aver superato tre porte la ragazza di fermò di fronte alla terza, per poi aprirla.

Anche questa era una semplice aula, ma priva di banchi. C’erano diverse tele al centro, tenute in piedi da dei cavalletti di legno chiaro, mentre il pavimento era ricoperto da diversi giornali, forse per impedire agi studenti di non sporcarlo. Kagome, senza aver lasciato il suo braccio, lo condusse fino in fondo, esattamente verso l’angolo sinistro, per poi fermarsi d’avanti ad una di queste tele.

Una volta liberato – cos’era quella sensazione di freddo? – Kagome indicò col dito la stoffa bianca, che Inuyasha guardò incuriosito.

Rimase abbastanza sorpreso quando su di esso non vi vide un disegno, ma una scritta, che, una volta letta, lo fecero bloccare sul posto: 靈氣 – Reiki*.

Lo conosceva bene, tutti in Giappone lo conoscono. L’ideogramma era stato fatto con un semplice pennello spesso e nero, con mano ferma e precisa, ricoprendo per lungo lo spazio a disposizione. Si voltò sorpreso verso Kagome che, sorridente, lo scrutava curiosa.

«L’hai fatto tu?» domandò, e solo in quel momento Inuyasha sentì che la sua voce tremava. Kagome annuì e dopo aver indicato la testa posò il dito indice sul suo petto, all’altezza del cuore.

È per te

Non poteva averlo fatto, lei non.. sapeva qual era il vero significato di quel simbolo, ma lui.. non lo meritava, non c’entrava niente di tutto quello!

«Non posso accettarlo» disse duro, voltandosi dall’altra parte «E’ un bel lavoro e io non.. io..»

Cos’era quel fastidio agli occhi? L’ultima volta che lo aveva percepito era stato quando aveva incrociato lo sguardo perso e sofferente di sua madre all’ospedale, dopo essersi risvegliato, quando aveva scoperto che suo figlio era un alcolista. Era stata la sensazione più brutta della sua vita, come se qualcosa fosse morta dentro di lui, ma questa volta.. era diverso. Sembrava che l’oggetto che si era spezzato anni fa ora si stesse pian piano ricomponendo da solo, o forse no?

No, non da solo, ma grazie a lei.

«Grazie» sussurrò, senza neanche avere il coraggio di guardarla.

Percepì i passi della ragazza allontanarsi e, sfruttando questa occasione, si passò la manica sugli occhi, catturando in tempo la delicata lacrima che stava per scorrere sul suo viso.

Quando Kagome tornò, Inuyasha ispirò col naso, per poi voltarsi verso di lei che, raggiante, teneva in mano due pennelli e tempere di diversi colori.

Capendo le sue intenzioni, il ragazzo iniziò ad agitare la braccia nel panico «Oh no, no, no.. non so neanche disegnare.. figurati dipingere» balbettò.

Lei però non lo ascoltò e dopo aver versato il colore verde su un piattino si macchiò il palmo della mano. Inuyasha strabuzzò gli occhi «Ma che fai?» senza neanche avere il tempo di realizzare le vere intenzioni della ragazza, vide quella piccola manina scattare sulla tela, dipingendola di quel colore.

Inuyasha rimase di sasso mentre lei mise sullo stesso piatto di plastica il colore rosso. Lo indicò col capo e dopo un sospiro Inuyasha ridacchiò «Ok, va bene»
Immerse nella tempera sia l’indce che il medio e, senza alcuna logica sporcò anche lui la tela intorno alla scritta nera.

Kagome batté le mani felice e anche lei riprese in lavoro, non prima di aver aggiunto altri colori.

Ridendo, continuarono a colorare la tela, rendendola molto più ricca e personale. C’erano diverse forme di mani, dita, linee o semplicemente schizzi fatti col pennello, naturalmente da parte della ragazza dato che Inuyasha non aveva idea di come utilizzarlo. Alcuni tinteggi si erano mischiati tra di loro, dando così vita ad uno nuovo.

Inuyasha non aveva idea che pitturare fosse così divertente, o almeno in questo modo privo di logica.

«Ah.. quasi dimenticavo» disse ad un certo punto, dopo diversi secondi che si erano fermati, per aspettare che la tempera di asciugasse «Questo è il CD per tuo fratello»
Stando attendo a non macchiarlo troppo lo tirò fuori dalla tasta del capotto che, solo in quel momento, si rese conto non si era ancora tolto, appoggiandolo sul tavolo.

Kagome guardò l’oggetto e poi lui, senza smettere di sorridere.

Grazie

Lui ricambiò il sorriso.

Per tutto

Il ragazzo, ancora una volta sorpreso, scosse la testa e incrociò le braccia in maniera strana, dato che non voleva macchiarsi gli abiti «No.. grazie a te» disse sincero, guardando il pavimento.

Rimasero diversi secondi in silenzio fino a quando Inuyasha non sentì un tocco leggero e fresco sul suo naso; alzò di scatto gli occhi mentre Kagome scoppiò a ridere. Non capendo si sfiorò la stessa parte rendendosi conto che era macchiata di vernice gialla «Ma che..?»

Kagome continuò ancora a ridere indicandolo mentre lui assottigliò gli occhi, ma ghignando appena «Ora ti faccio vedere io!»

Senza pensarci immerse l’intera mano sul piatto vicino, sporcandola di arancione; capendo le sue attenzioni Kagome dilatò gli occhi e iniziò a correre per la stanza cercando di raggiungere la porta, ma per sua sfortuna non era un asso con l’attività fisica e il ragazzo ci mise poco ad acciuffarla.

Scoppiò a ridere cercando di coprirsi come meglio poteva la faccia, mentre Inuyasha le strofinò vittorioso la mano sulla guancia. Non se ne rese conto, ma anche lui rideva, rideva come non lo faceva da anni, con gioia, allegria e sincerità.

Dopo essersi fermati ripreso fiato e Inuyasha osservò la sua opera sul volto della fanciulla «Scusa, ti ho sporcato i capelli..» ridacchiò ancora, scostando leggermente la frangia leggermente tinta di arancio.

Lei arrossì e solo in quel momento si rese conto di quanto fossero vicini. Percepiva perfettamente il fiato corto di Kagome sfiorare la sua pelle; era qualcosa di rilassate, ma allo stesso tempo eccitate. I suoi occhi andarono istintivamente a scrutare quelle labbra che per fortuna erano rimaste del loro colore naturale: rosee. Sembravano così morbide al tatto e invitanti, chissà se anche il loro sapore era così ammaliante..

Completamente ormai ubriaco di queste emozioni Inuyasha non ci pensò su e chiuse gli occhi piegando il capo di lato e un momento dopo le sue labbra avevano catturato quelle di lei. L’aveva sentita sussultare, ma non ci badò perché improvvisamente un sapore colpì il suo palato; Cos’era, pesca? O forse ciliegia? Qualunque cosa fosse sapeva solo che era dolce e dannatamente buono.

Era una sensazione così piacevole e rilassante e la voglia di andare oltre era tanta, voleva percepire meglio tutto quello, ma, a lei andava bene? E se avesse rifiutato?

Spalancò gli occhi incredulo, fissando il suo stesso riflesso rispecchiato negli occhi di Kagome che per tutto quel tempo era rimasta immobile con le iridi spalancate. Atterrito di allontanò con un leggero schiocco e di morse le labbra, mentre lei sfiorò le sue con le dita pitturate.

Il colore rosso della vernice che avevano usato pochi minuti prima non era nulla in confronto a quello che aveva circondato i loro volti, sembravano pronti a prendere fuoco da un momento all’altro. Fu Inuyasha a sciogliere quella tensione, dopo un leggero colpe di tosse.

«Kagome..» la chiamò, ma lei non lo stava guardando e si maledì ancora di più. Sfiorò con delicatezza la sua spalla e senza neanche avere il coraggio di guardarla in faccia continuò «Scusa»

Non aveva idea di cosa stesse pensando. Forse era arrabbiata, o peggio schifata; se fosse stato davvero così non aveva idea di come avrebbe reagito dato che per lui era stato letteralmente il contrario, il solo ripensarci gli veniva voglia di rifarlo. Ispirò col naso e tentò nuovamente a guardarla, ma questa volta fu lui a rimanere bloccato.

Quelle belle e delicate labbra erano ancora posate sulla sua guancia quando se ne rese conto. Kagome si era giustamente messa sulle punte per arrivarci e non appena si staccò da lui si torturò le mani toccò il suo petto, esattamente all’altezza del cuore e successivamente sfiorò il suo dove si trovava il seno generoso, ricoperto dalla maglietta macchiata di vernice. Inuyasha sentì l’intero corpo tremare e quando la ragazza gli sorrise timida lui non poté fare a meno di ricambiare.

Kagome prese il CD e successivamente la tela e gli intimò di seguirla all’uscita dell’aula, ma poco prima di superare l’uscio, il ragazzo strinse leggermente la sua mano, intrecciando le loro dita in una presa delicata, ma allo stesso tempo forte.


 ~


Seduti sotto il solito albero i due ragazzi guardavano soddisfatti la tela.

Diversi ragazzi, non appena avevano visto come si erano conciati, erano rimasti interdetti. Byakuya era pronto a fare una delle sue solite battutacce, ma un’occhiata severa da parte di Kikyo e una fredda di Naraku lo avevano costretto a mordersi la lingua; quell’uomo era davvero inquietante.

«Oggi è l’ultimo giorno» mormorò Inuyasha.

 Kagome abbassò il capo improvvisamente abbattuta ed iniziò a strappare nervosa i fili d’erba, ma il tocco leggero della mano di Inuyasha, oltre a farla rabbrividire, la obbligarono a riportare i suoi occhi su di lui.

«Puoi venirmi a trovare in struttura se vuoi» sorride lui, o almeno ci provava, dato che era lievemente spento e tirato «Ormai Naraku ti conosce e non avrebbe problemi a farti entrare»

“O almeno spero” continuò, nella sua mente.

Kagome annuì, ma quelle parole non bastarono per farla stare meglio. Sospirò rumorosamente e, dopo aver chiuso le palpebre, poggiò la testa sulla sua spalla.

Il ragazzo guardò distratto le loro mani ancora tinte dalla tinta ormai secca, mentre il suo pollice accarezzava con lievi movimenti la sua pelle delicata; era ingiusto.

«Inuyasha»

Questo ringhiò appena «Parli del diavolo..» mormorò, alzando il capo verso l’uomo in piedi di fronte a loro.

«Ma che diamine hai fatto?» borbottò, notando solo in quel momento lo stato in cui riversava: sembrava un’opera di quel tipo, come si chiamava.. Picasso?

«Ho dipinto» ghignò questo, prendendolo in giro, come se fosse la cosa più ovvia, ma lui non si scompose.

«Vieni.. dobbiamo andare»

Kagome sentì la mano di Inuyasha stringere ancora di più la sua obbligandola ad aprire gli occhi, notando solo in quel momento Naraku. No, non poteva già andare via, era troppo presto!
Si morse le labbra affranta e tornò a guardare le loro mani; erano così belle e aveva una voglia matta di disegnarle..

Sentì invece l’altra posarsi sul suo mento e una pressione leggera la spinsero ad alzare lo sguardo su quei bellissimi occhi che solo in quel momento notò lievemente lucidi, sicuramente come i suoi.
«Mi mancherai» riuscì a leggere dalle sue labbra e lei annuì, spiegando con un gesto veloce che anche per lei sarebbe stato lo stesso.

Lo abbracciò di slancio e lui ricambiò. Una mano era salita per accarezzare i capelli neri del ragazzo, morbidi e lisci tra le sue dita, ne aveva stretto alcuni ciuffi tra le dita tirandoli delicatamente per sentirne la consistenza sulla pelle, ma soprattutto per fargli capire quanto lei gli fosse vicino.

Sembrava fosse passata una vita, ma quando lui si staccò si rese conto che invece era passato troppo poco tempo. Si mise in piedi e afferrò la tela e lei fece lo stesso e, poco prima di allontanarsi con Naraku, il ragazzo poggiò un lieve bacio sulla sua fronte, per poi sorriderle.

Lei ricambiò e lo salutò con la mano mentre se ne andava col resto del suo gruppo. Allo steso tempo, Kikyo la raggiunse, abbracciando le sue spalle.

«Inuyasha..»

Lui alzò il capo verso Naraku che come suo solito guardava dritto e fiero davanti a sé «Non rompere» mormorò stanco; non aveva voglia di litigare, ma lui continuò come niente fosse.

«Devo dirti una cosa..»

 
 
Un mese dopo
 


«Rin» La bambina, ancora saltellante, si voltò verso il padre adottivo «Andiamo» lei annuì raggiante e dopo aver abbracciato ancora Inuyasha lo raggiunse.

Lui ridacchiò insieme alla donna che stava al suo fianco che, saldamente, teneva la valigia.

«Guardala, è così felice» confermò lei commossa.

«Già»

Lei si voltò verso di lui, facendo così ondeggiare i suoi lunghi e bellissimi capelli scuri «E lo sono anch’io» ammise, accarezzando il suo braccio «Sono fiera di te Inuyasha» continuò.

«Lo so mamma»
 
«Devo dirti una cosa..»
«Cosa?»
«Ho parlato col direttore dei tuoi progressi con questo progetto»
«E allora?»
«Mi ha detto che se ti comporterai bene e ti impegnerai, fra un mese potrai uscire»
 
 

«Hai preso tutto vero?» domandò l’ennesima volta Izayoi, scrutando con attenzione il figlio.

«Si tranquilla» sbuffò, superando il cancello leggermente arrugginito. Un sensazione di libertà lo travolse e istintivamente chiuse gli occhi.

«Oh, guarda chi c’è!»

 
«Sul serio?»
«A patto che almeno due volte a settimana venga a trovarti anche la fonte del tuo miglioramento improvviso»
«Cosa..?»
«Diciamo che ho costretto il direttore a dare a Kagome un permesso speciale»
 
«Ciao Kagome!» la donna salutò la ragazza che li raggiunse felice. Inuyasha trattenne una risata quando sua madre tentò di fare il segno giusto, peccato che fosse ancora acerba.

«Porto la valigia in macchina!» affermò, trascinando il trolley fino alla macchina dove li aspettava Sesshomaru e Rin.

Inuyasha si voltò verso di lei.

Sono così felice!

Sorrise, prende una sua mano scivolò sulla sua «Anch’io»

 
«Naraku.. grazie»
«Pfh!»

 
 
La strinse con forza «Grazie Kagome»







A.A. (Angolo Alieno):

* Ipoacusia congenita di tipo profondo: L'ipoacusia è l'indebolimento dell'apparato uditivo dovuta a un danno o alla degenerazione di uno o più dei suoi componenti. Quella di tipo profonda è praticamente vicino o meglio simile alla sordità.
* Reiki: ammetto che è leggermente difficile spiegarlo perché è un insieme di tanti significati, ma in poche parole in Giappone è il simbolo dell’energia vitale e forza interiore, per chi fosse interessato qui c’è la spiegazione completa à  http://www.alkaemia.it/reiki_ideogramma.php
* Gokan: In giapponese significa i 5 sensi

Saaalve a tutti! Sono ancora viva, già eheh..
Chiedo umilmente scusa, ma questo è un periodaccio che mi porto dietro ormai da alcuni mesi ed è andato a peggiorare, ma per mia fortuna esiste questo sito che mi permette di dimenticarmi, almeno per un attimo, del mondo esterno.
Che dire.. ammetto che questa è una OS che affronta dei temi piuttosto delicati, ma soprattutto difficili da scrivere. Non è stato per niente facile descrivere le azioni e i pensieri di Kagome che praticamente non parla mai, ma alla fine è la realtà che alcune persone realmente affrontano nella vita tutti i giorni perciò spero di aver reso onore a queste persone che stimo dal profondo del cuore e spero anche che siano state chiare a voi lettori.
Ci tenevo davvero a finirla e spero non sia troppo lunga.. per un attimo avevo pensato di dividerla, ma poi ho cambiato idea.
Come ho già scritto in alto questa OS è particolarmente dedicata a Miyu87 la mia amica e beta, ti voglio bene tesoro!
Spero davvero che abbiate apprezzato questa cosa un pochino particolare perché sinceramente ci tengo molto. Statemi bene, un bacione a tutti :*
PS: Perdono per gli errori che sicuramente ci saranno, farò immediatamente la revisione quando ne avrò il tempo!
Marty


 
  
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