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Autore: Rebecca_Daniels    20/03/2018    1 recensioni
Louis&Harry!Valentine'sDayAU
Ovvero di quando Louis ha il cuore spezzato in un bar ed un Harry, sbucato fuori dopo anni di nulla, vi entra per caso.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Broken Hearts On Valentine's Day


Entrò in quel locale perché sperava che un tea avrebbe risollevato quella giornata. Sperava che per lo meno la facesse sembrare sopportabile. Essere lasciati a San Valentino non rientrava nei piani di nessuno, ma essere scaricati a cinque ore dalla cena in cui si era progettato di fare la propria proposta di matrimonio, non era nemmeno concepibile. Non per Louis, che si lasciò letteralmente cadere nel primo tavolino vicino alla vetrata appannata a causa del freddo e della pioggia battente che sembravano in coordinato con il suo stato d'animo. Era persino stato dal parrucchiere quella mattina ed il suo ciuffo caramello era disciplinatamente posato sulla sua fronte, risaltando ancora di più gli zigomi cesellati che, gli era sempre stato detto, “facevano innamorare chiunque”. Eccetto chi sperava lui, a quanto pareva. Osservò il menù scritto su un patetico cartoncino rosso a forma di cuore e si chiese come avesse fatto ad essere cieco al punto tale da comprare quello stupido anello. Non si era accorto di nessuna avvertenza? Nessun segnale che potesse dirgli come Lucas non fosse neanche lontanamente intenzionato a passare il resto della sua vita con lui? Louis cercò di ripercorrere quell'ultimo anno, quell'anno in cui, finalmente, dopo essersi nascosto per anni agli occhi del grande pubblico, aveva trovato il coraggio di dire al mondo e a tutti i suoi fan che era gay. Era stato un anno frenetico, in cui spesso la sua carriera da cantante era passata in secondo piano rispetto all'interesse che la sua vita privata suscitava, forse perché chi l'aveva seguito sin dagli albori con la band sembrava aver vinto una battaglia che portava avanti da tanto tempo quanto lui. Aveva visto valanghe di post su lui e... Beh, tutti sapevano chi. Ma stava divagando: non stava forse cercando dei segnali che giustificassero il rifiuto di Lucas? Probabilmente era stato proprio perché voleva vivere la sua storia alla luce del sole che aveva trovato il coraggio di fare coming out e questa, dal suo punto di vista, sarebbe dovuta essere una prova piuttosto tangente dell'amore che provava per Lucas. Ma allora perché il ragazzo non l'aveva fermato in quel momento? Perché non gli aveva semplicemente detto che non era pronto o che non se la sentiva di vivere la loro relazione con i riflettori puntati contro? Perché, in verità, non era stato quello il problema. Anzi: Lucas si era ben adattato a tutto quell'interesse nei suoi riguardi e questo aveva tranquillizzato Louis, lo aveva fatto sentire meno in colpa per averlo trascinato in un simile circo mediatico. Ripensandoci, però, in quel tetro pomeriggio di metà Febbraio, si rendeva conto che forse aveva semplicemente giocato al gioco che Lucas aveva preparato per lui. Era caduto nella trappola. Riusciva davvero a pensare così male dell'uomo che fino ad un'ora prima era pronto a sposare? Forse sì. O forse erano la delusione e la sensazioni di sentirsi incredibilmente sciocco a parlare.
-Posso portale qualcosa?
Alzò la testa verso la cameriera comparsa al suo fianco e si rese conto, troppo tardi, di avere gli occhi ancora rossi e gonfi di pianto. Cercò di mascherarlo il più possibile nascondendosi dietro a quel ridicolo menù, ma servì a ben poco: la ragazza glielo tolse dalla mani, si allontanò verso il bancone e tornò dopo qualche secondo con in mano un menù normale, che gli porse con un sorriso gentile.
-L'avevo detto al mio capo che erano imbarazzanti.
Louis si sforzò di ringraziarla con un sorriso e, nonostante non fosse molto convinto del risultato, la cameriera sembrò apprezzarlo lo stesso e gli disse che gli avrebbe aggiunto una fetta della torta del giorno al tea che aveva ordinato.
Rimasto di nuovo solo, Louis cercò di non pensare al macigno che sembrava volergli sfondare la giacca del giubbotto di jeans che aveva indosso: per qualche assurda motivazione si era portato dietro la scatoletta di velluto blu che avrebbe dovuto consegnare a Lucas nell'arco di qualche ora, come se inconsciamente avesse sperato che la situazione potesse ribaltarsi ulteriormente. Non che un colpo di scena del genere l'avrebbe convinto del tutto, ma se Lucas lo avesse richiamato per dirgli che aveva urgenza di parlargli e gli avesse confessato che era semplicemente andato nel panico quando aveva per sbaglio trovato la scatoletta e che, però si era accorto che in realtà non vedeva l'ora di passare il resto della sua vita con lui, beh: Louis si sarebbe volentieri inginocchiato per chiederglielo. Non ebbe il tempo di darsi di nuovo dello stupido, perché la cameriera di prima ricomparve con tea e dolce, che gli lasciò sul tavolino con un sorriso complice, come a dirgli che sapeva perfettamente chi era ma che non aveva alcuna intenzione di disturbarlo perché c'era passata anche lei. Louis si chiese quante informazioni si potessero ottenere da un solo sguardo o da un sorriso, eppure lui non era riuscito a cogliere nessuna avvisaglia sul volto di Lucas per più di sei mesi. O almeno quella era stata la tempistica che gli aveva dato mentre gli spiegava perché tra loro doveva finire: non lo amava più ormai da sei mesi e, come se non fosse sufficiente, si era trovato un amante per tutto quel tempo.
Louis ricacciò indietro il conato che gli salì alla gola, ricordando a sé stesso che era pur sempre un uomo di ventotto anni, in un luogo pubblico, con almeno un paio di ragazzine che gli stavano scattando foto dall'altra parte del locale. Versò il tea nella tazza e aspettò solo qualche secondo prima di circondare la ceramica ora bollente con le mani: gli sembrò di essersi finalmente aggrappato ad una qualche sorta di ancora di salvezza. Non solo era stato cieco di fronte alla perdita di interesse da parte di Lucas, ma non si era minimamente reso conto del tradimento che si stava consumando sotto ai suoi occhi. Forse perché aveva sperato così tanto che funzionasse. L'aveva voluto così tanto.
Percepì una lacrima calda sondargli la guancia ricoperta da un sottile strato di barba e la lasciò scendere, consapevole che così avrebbe fatto meno male. La sentì planare sui jeans chiari che aveva indosso e finì per fissare quel misto di sali e dolore espandersi sul tessuto pesante, mostrandogli come quello che lui aveva creduto amore, si fosse invece rivelato un cancro infestante. Si sentiva vuoto e il brusio del locale attorno a lui non faceva che ricordarglielo: forse non era stata una grande idea quella di lenire il suo dolore in un bar affollato.
Poi sentì il campanello appeso alla porta squillare, vide il battente aprirsi lento ed un beanie verde oliva precedere un paio di gambe lunghe e fasciate in un paio di jean stretti che avrebbe riconosciuto anche se fosse stato cieco.
Non era possibile.
Insomma: quante dannate possibilità c'erano che nel giorno in cui la sua proposta di matrimonio veniva rifiutata, in cui scopriva che il suo fidanzato l'aveva tradito per mesi, in cui tutti i bar dell'intero pianeta erano aperti, per colpa di quella stramaledettissima festa degli innamorati, da quella porta potesse entrare nient'altro che Harry Styles?
Louis sentì il cucchiaino che aveva appena preso in mano ricadergli rumorosamente sul piattino, attirando così l'attenzione del nuovo arrivato su di sé. Erano anni che non percepiva il calore di quelle iridi sulla sua pelle. Perché quando Harry lo guardava, Louis non si sentiva solo osservato ma accarezzato da quello sguardo ed era sempre stato così, anche l'ultima volta in cui si erano visti, tre anni prima, nei camerini di Xfactor, dopo l'esibizione per la morte di sua madre. Si erano anche abbracciati quella sera e rivedere quelle braccia lunghe e muscolose a così poca distanza da lui, fece improvvisamente stringere lo stomaco di Louis. Perché, in fin dei conti, era impossibile dimenticarsi degli abbracci di Harry, erano sempre stati un'esperienza difficilmente descrivibile per lui che, di solito, gli abbracci li donava a sorelle, fan e figlio. Invece, quando stava con Harry era lui quello di cui bisognava prendersi cura e per la prima volta da quando aveva sentito Lucas rifiutare la sua proposta di matrimonio, si rese conto di non sentirsi coccolato da anni. Da quando Harry era uscito dalla sua vita.
Quel pensiero lo investì come un treno e non riuscì a contenere l'ondata di malinconia e solitudine che si insinuò in ogni fibra del suo corpo, scuotendolo in un singhiozzo fin troppo rumoroso.
Distolse lo sguardo dal ragazzo ancora in piedi di fronte alla porta, ormai circondato da un piccolo gruppo di persone che gli chiedeva foto e autografi e si stupì per l'improvviso peso sulla sua coscia, dovuto ad una serie di lacrime che erano cadute senza preavviso come macigni su un terreno. Louis si passò una mano sul viso stanco e respirò a fondo: forse era il caso che se ne andasse a casa, ma la certezza che Lucas non avesse già portato via tutta la sua roba lo congelò sul posto. Magari avrebbe fatto bene ad andare nella sua vera casa, da Lottie e dai bambini e rimanerci per qualche tempo, almeno finché tutto il caos mediatico causato dal comunicato stampa che Lucas aveva rilasciato giusto un'ora prima, non si fosse calmato. Prese il portafoglio per lasciare sul tavolo qualche banconota, con una lauta mancia per quella cameriera che non aveva fatto alcuna domanda ma aveva capito tutto, quando una mano gli si posò sulla spalla e niente al mondo gli avrebbe mai impedito di riconoscere quel peso e quel calore a dir poco familiari. Aspettò solo una frazione di secondo prima di alzare la testa, giusto il tempo di assicurarsi che non si stava immaginando tutto e poi lasciò che il suo volto stanco e i suoi occhi feriti si scontrassero con quelli apprensivi ed accoglienti di Harry. Dio, se l'aveva amato. Gli parve che nulla fosse cambiato, che non fosse trascorso neanche un solo singolo istante dal loro ultimo bacio. Invece ne era passata di acqua sotto i ponti e loro non erano più quelle stesse persone che si erano donate così tanto l'una all'altra da modificarne per sempre l'anima.
-Posso sedermi?
Quella gentilezza innata, quel sapere sempre che cosa dire al momento giusto, quella capacità di capire di che cosa avesse bisogno la persona di fronte a lui, questo e molto altro aveva fatto sì che Louis si innamorasse perdutamente di Harry e l'unica cosa che poté fare, su annuire, indipendentemente dalle foto che sarebbero girate sul web, incurante di ciò che avrebbe potuto pensare Lucas, indifferente a quello che il mondo avrebbe pensato o detto. Harry gli era mancato ed il quel momento voleva che qualcuno si prendesse cura di lui.
Harry prese posto di fronte a lui e la cameriera che aveva servito prima Louis comparve alle sue spalle, prendendo l'ordinazione come se nulla fosse, ma dall'occhiata che lanciò a Louis si capì che sapeva perfettamente come stesse accadendo più di qualcosa a quel tavolo.
Il ragazzo riccio di fronte a lui non disse una sola parola finché il suo tea non fu arrivato e Louis valutò come non gli capitasse da secoli di essere così in ansia in presenza di qualcuno, ma non quel tipo di ansia da timore di fare una cattiva impressione, ma quella positiva, portatrice di buone sensazioni.
Louis lo vide versare un goccio di miele nel suo tea e mescolarlo con quel cucchiaino che nelle sua mani grandi ed eleganti appariva come uno di quegli oggetti della casa delle bambole. Ma lui non ne parve particolarmente indispettito, anche se Louis sapeva che quasi nulla poteva indispettire Harry se non ciò che lui riteneva un'ingiustizia. Lo osservò rapito dai suoi gesti lenti ed accurati, quasi come se stesse compiendo una sorta di danza davanti a lui e gli ci volle qualche secondo per riconnettersi alla realtà, quando vide le labbra di Harry muoversi.
-Allora, che succede?
Gli parve come se quella conversazione si fosse interrotta solo il giorno prima, che Harry sapesse perfettamente quale fosse la sua situazione con Lucas e che attendesse di conoscere solo gli ultimi sviluppi della storia, perché tutto il resto gli era già noto. Louis dovette ammettere che Harry lo conosceva davvero, forse più di quanto si conoscesse lui stesso.
-Stavo per chiedergli di sposarmi e mi ha detto che mi tradiva da sei mesi.
Se c'era una cosa in cui Louis era un campione incontrastato era la sintesi: odiava i giri di parole, le messe verità e tutto ciò che poteva starci in mezzo. Preferiva la gente che era chiara e sincera fin dall'inizio. Si diede nuovamente dell'idiota per non essersi reso conto prima di che genere di persona fosse Lucas.
-Non è colpa tua.
Louis aveva sentito quella frase così tante volte nella sua vita che dovette sedare la voglia di mettersi ad urlare in mezzo al locale, così strinse i pugni sotto il tavolo e fece un respiro profondo perché, in realtà, sapeva che cosa significassero dette da Harry. Era ciò che si ripetevano in continuazione l'un l'altro poco prima di decidere che la loro relazione non sarebbe stata positiva per il futuro del gruppo e per le loro carriere. Se lo sussurravano come due sposi avrebbero fatto con le loro promesse matrimoniali, come se potesse lenire tutto il dolore che di lì a poco avrebbero sopportato. Era un palliativo a qualcosa che li avrebbe lacerati per sempre, ma andava bene così. Era stato giusto così. Magari non per loro, ma per tutti gli altri sì.
-Dici? Perché onestamente mi pare che l'unico che si è fatto prendere per il culo sia stato io, quindi sì: è colpa mia.
Lo notò fin troppo bene lo scatto della mano di Harry in direzione del suo braccio, ma notò anche, con una certa fitta di dolore, che il ragazzo lo bloccò quasi immediatamente, intrecciando le mani davanti a lui. Perché stava mantenendo quelle distanze da lui?
-Louis ti sei semplicemente donato a qualcuno e questo si è rivelato un grande stronzo: non ne hai alcuna colpa.
Primo: Harry non usava mai parolacce e questo voleva dire che era più incazzato di quanto desse a vedere. Secondo: gli ci volle qualche secondo per riprendersi da come quelle splendide labbra carnose e quella voce carezzevole avessero pronunciato il suo nome. C'era qualcosa nel modo in cui Harry accarezzava ogni lettera che lo mandava in confusione ogni volta, un metodo solo suo di rendere quel nome qualcosa di più di un semplice insieme di vocali e consonanti. Era come se Louis si sentisse richiamato alla vita ogni singola volta.
-Già... Forse ho solo perso la testa e fatto cose che non avrei mai fatto prima, per la persona sbagliata.
Louis non si era accorto del reale significato di quella frase finché non gli fu sgusciata fuori dalle labbra, incapace di ritrattarla. Vide gli occhi di Harry allargarsi un poco, come se non si aspettasse nemmeno lui una confessione del genere. Perché, in tutta onestà, quella era una confessione in piena regola: aveva appena detto ad Harry che tutto ciò che si era spinto a fare per Lucas, era stato per la persona sbagliata ed entrambi sapevano come Louis non avesse avuto altre relazioni importanti oltre a lui.
-Beh, l'importante è che tu le abbia fatte... Per chi non ha importanza.
Ecco qualcos'altro che non avrebbe mai potuto negare ad Harry: l'innata capacità di scorgere il positivo in qualsiasi situazione. Anche la peggiore. Anche quando era morta sua madre o Robin. Anche quando sembrava che non ci fosse più un motivo valido per andare avanti. Harry scovava la luce in fondo al tunnel per tutti. Così Louis valutò come, indipendentemente da Lucas, lui era riuscito a fare uno dei passi più importanti della sua vita, si era liberato dalle catene della paura, del timore del pregiudizio ed aveva deciso di vivere alla luce del sole per quello che era. Esattamente ciò che non aveva avuto il coraggio di fare cinque anni prima, proprio con Harry. Ed il ragazzo davanti a lui l'aveva capito, gli aveva detto che andava bene e che poteva prendersi tutto il tempo che gli sarebbe servito, ma che la loro relazione sarebbe dovuta finire, per il bene di tutti. Era stato difficile, ma Louis gli aveva dato ragione. Ora, però, con la sensazione di coerenza che lo pervadeva da quando aveva fatto coming out, si rese conto di aver ferito enormemente Harry. Si chiese chi all'epoca avesse mostrato a lui la luce in fondo al tunnel.
Allora fu Louis ad avere l'urgenza di toccarlo, di sentire che era ancora il ragazzo con cui aveva fatto l'amore per la prima volta, di fargli sapere che gli dispiaceva per tutta la sofferenza che gli aveva causato. Ma lui non sapeva nulla di quell'Harry che aveva di fronte, non sapeva se fosse fidanzato, impegnato o se magari avesse deciso di darsi all'ascesi: non si sarebbe stupito di nulla. Per cui si trattenne dal sfiorarlo e strinse più forte i pugni, sentendo delle piccole mezzelune comparire sul palmo della sua mano per colpa delle unghie.
-Che ne dici di andare a fare una passeggiata?
Louis alzò la testa che non si era nemmeno accorto di aver abbassato, forse incapace di sostenere quello sguardo ancora per molto e lo vide sorridere, uno di quei sorrisi che gli facevano comparire appena un accenno di fossette, ma che prometteva molto di più se solo gli si fosse detto di sì. Così Louis accettò e lasciò abbastanza banconote per pagare per entrambi e per ringraziare la cameriera: fanculo quello che avrebbe pensato la gente vedendoli uscire assieme.
Uscirono dal locale uno dietro all'altro e Louis si accorse di come fossero già le sei di sera: sarebbero mancate solo due ore alla sua fatidica proposta se tutto non fosse andato al contrario quel giorno. Vide Harry svoltare tranquillo verso destra e lo seguì, domandandosi per la prima volta che cosa stesse facendo lui, da solo, in un bar a metà pomeriggio, nel centro di Londra e quali piani avesse per la serata. Decise di affiancarglisi, le mani ficcate in fondo alle tasche del giubbotto di jeans imbottito e glielo chiese.
Harry non parve sorpreso da quella domanda, ma anzi continuò a camminare in mezzo al fiume di persone che inondava i marciapiedi durante l'ora di punta, come se nulla fosse.
-Vuoi sapere se ho qualcuno con cui trascorrere San Valentino? No, Louis. Non c'è nessuno. O meglio: c'è sempre stato qualcuno, ma non che potessi avere.
Louis percepì chiaramente lo stomaco attorcigliarsi su sé stesso, gli occhi diventargli improvvisamente umidi e il cuore battere come se gli fosse andato in corto circuito qualche ingranaggio. Aveva sentito bene? Che Harry si stesse riferendo proprio a lui? E se così non fosse stato: come si sarebbe sentito?
Il ragazzo dalle gambe lunghe svoltò per un vicoletto e Louis si ritrovò improvvisamente a camminare per un parco illuminato da deboli lampioni ottocenteschi che non aveva mai visto prima. Harry, nel suo cappotto blu, la sciarpa che ondeggiava mossa dal leggero vento che si era alzato, su quel sentiero di ciottoli in mezzo a schieramenti di alberi spogliati dall'inverno, gli apparve come una visione che per anni aveva desiderato poter vivere nella realtà. Più volte, in quell'arco di tempo in cui si erano allontanati l'uno dall'altro, Louis si era ritrovato ad immaginare un loro possibile incontro e per qualche irrazionale motivazione (in fin dei conti sarebbe stato più semplice imbattersi in lui durante qualche serata di premi o qualche red carpet), se l'era sognato così: nel bel mezzo di un parco semi-deserto, poco dopo il tramonto. Non aveva senso, lo sapeva, però quella specie di premonizione gli diede un certo coraggio, così allungò il passo e si mise a camminare affianco ad Harry, le braccia che si sfioravano ogni tanto per qualche passo un po' storto.
-Posso...
-Sapere chi è quella persona?
Harry si era fermato in mezzo al sentiero ed il vento ora mandava i corti ricci in qualsiasi direzione e a Louis parve una creatura soprannaturale, di quelle dotate di una bellezza che trascendeva la comprensione umana. Non era un segreto per nessuno che avesse sempre venerato un po' Harry.
Annuì semplicemente alla domanda del ragazzo ed attese una risposta come uno scolaretto avrebbe atteso l'esito del suo esame più importante, standosene dritto davanti a lui, a solo un passo di distanza. Erano incredibilmente vicini e questo non aiutava Louis a respirare in maniera regolare.
-Tu, Louis. Sei sempre stato tu la persona con cui avrei voluto trascorrere tutti i miei San Valentino e tutti gli altri giorni della mia vita. E se stai pensando che sono un gran bello stronzo a dirti tutto questo quando sei appena stato lasciato da quello che volevi rendere tuo marito, beh: sappi che non me ne pento neanche un po'. Ho aspettato cinque maledettissimi anni per dirtelo e non permetterò più a nessuno di distruggerti così, senza che tu sappia che con me non avresti alcun motivo per cui piangere.
C'erano momenti nella vita di ognuno, Louis ne era piuttosto sicuro, che riuscivano ad imprimersi per sempre non solo nella memoria, ma sotto la pelle, rendendo ogni sensazione ed emozione impossibili da dimenticare. Il primo bacio. La prima volta. Quando si perdeva qualcuno di caro. Quando si riceveva una dichiarazione d'amore. E Louis era certo che quel momento lo aveva appena marchiato sottopelle.
Osservò per qualche secondo le iridi di Harry, scoprendole del tutto brillanti per un fervore che gli aveva visto addosso solo quando si esibiva su un palco; passò alle guance che un tempo erano più morbide e che ora sembravano scolpite nel marmo, ma che si stavano lo stesso arrossando per il freddo; terminò sulle labbra che lo avevano accolto, eccitato, rassicurato così tante volte in passato da fargli tremare le ginocchia. Fu su quelle che si fiondò senza pensarci due volte ed immerse le dita rovinate dalla nicotina tra quei capelli che per anni aveva sognato di poter carezzare ancora. Il sapore familiare di quella bocca, il calore incendiante di quelle mani fatte apposta per circondargli il volto e per aggrapparsi al suo fianco, il ritmo noto eppure eccitate di quel bacio infinito. Era un ritrovarsi, ma soprattutto era un ritrovare sé stesso.
Lasciò che Harry si prendesse cura di tutte le sue ferite, di ciò che Lucas aveva tentato di portargli via ma senza sapere che non gli era mai appartenuto davvero.
Eppure sentiva al tempo stesso di star facendo anche lui qualcosa per Harry, era come se ad ogni sua stretta sui capelli, ad ogni tentativo di stringerlo di più a sé, il ragazzo si risvegliasse da una specie di torpore ed era una sensazione stupefacente.
Quando entrambi non ebbero più fiato per respirare, si allontanarono lentamente quel tanto che bastava per creare un soffio tra le loro labbra, ma rimasero così vicini che chiunque, passando, avrebbe detto si stessero ancora baciando.
Louis vide un sorriso pieno incurvare le labbra carnose di Harry e gli parve che milioni di farfalle nel suo stomaco si fossero risvegliate per assistere a quello spettacolo.
-Mi sei mancato così tanto.
Aveva la voce roca e così profonda che Louis la percepì dentro le ossa, come una scossa che lo portò a parlare d'impulso, dando voce a quello che per troppo tempo aveva fatto finta di non sentire.
-Ti amo Harry. Ti amo così tanto.
Harry sorrise e si riappropriò di nuovo delle sue labbra, cosa che Louis gli lasciò fare con una sorta di gratitudine, perché sapeva che quello valeva più di mille parole.
Sentiva chiaramente il rumore delle macchine fotografiche che scattavano tutto intorno a loro, sapeva che quando quel bacio sarebbe finito per loro sarebbe cominciato un tram-tram mediatico che li avrebbe messi duramente alla prova, ma la verità era che a Louis non importava. Non se poteva urlare al mondo di essere amato e di amare Harry Styles.




Hi sweethearts.
Irreale? Può darsi. Impossibile? Altrettanto. Necessaria per la sottoscritta? Assolutamente. E' la prima cosa che riesco a concludere da secoli e sostanzialmente è nata per il rifiuto del ragazzo che frequentavo a festeggiare San Valentino. Stupido no? Sì, se non fosse che quello era uno dei primi segnali che mi avrebbero portata ad essere lasciata dopo aver investito tutta me stessa in quella storia. Bene, fine del momento commiserazione, passiamo alla storia: volevo che a Louis le cose andassero meglio e, per come la vedo io, lui sta meglio se in giro c'è Hazza. Che se poi gli confessa pure il suo amore, allora siamo a cavallo.
Volevo solo scrivere una storia con un lieto fine. Perché per continuare a credere nell'amore, bisogna sciverne.
Vi attendo con qualche parere, se ne avete voglia.

Lots of Love xx

  
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