Broken Hearts On Valentine's Day
Entrò
in quel locale perché sperava
che un tea avrebbe risollevato quella giornata. Sperava che per lo
meno la facesse sembrare sopportabile. Essere lasciati a San
Valentino non rientrava nei piani di nessuno, ma essere scaricati a
cinque ore dalla cena in cui si era progettato di fare la propria
proposta di matrimonio, non era nemmeno concepibile. Non per Louis,
che si lasciò letteralmente cadere nel primo tavolino vicino
alla
vetrata appannata a causa del freddo e della pioggia battente che
sembravano in coordinato con il suo stato d'animo. Era persino stato
dal parrucchiere quella mattina ed il suo ciuffo caramello era
disciplinatamente posato sulla sua fronte, risaltando ancora di
più
gli zigomi cesellati che, gli era sempre stato detto,
“facevano
innamorare chiunque”. Eccetto chi sperava lui, a quanto
pareva.
Osservò il menù scritto su un patetico cartoncino
rosso a forma di
cuore e si chiese come avesse fatto ad essere cieco al punto tale da
comprare quello stupido anello. Non si era accorto di nessuna
avvertenza? Nessun segnale che potesse dirgli come Lucas non fosse
neanche lontanamente intenzionato a passare il resto della sua vita
con lui? Louis cercò di ripercorrere quell'ultimo anno,
quell'anno
in cui, finalmente, dopo essersi nascosto per anni agli occhi del
grande pubblico, aveva trovato il coraggio di dire al mondo e a tutti
i suoi fan che era gay. Era stato un anno frenetico, in cui spesso la
sua carriera da cantante era passata in secondo piano rispetto
all'interesse che la sua vita privata suscitava, forse
perché chi
l'aveva seguito sin dagli albori con la band sembrava aver vinto una
battaglia che portava avanti da tanto tempo quanto lui. Aveva visto
valanghe di post su lui e... Beh, tutti sapevano chi. Ma stava
divagando: non stava forse cercando dei segnali che giustificassero
il rifiuto di Lucas? Probabilmente era stato proprio perché
voleva
vivere la sua storia alla luce del sole che aveva trovato il coraggio
di fare coming out e questa, dal suo punto di vista, sarebbe dovuta
essere una prova piuttosto tangente dell'amore che provava per Lucas.
Ma allora perché il ragazzo non l'aveva fermato in quel
momento?
Perché non gli aveva semplicemente detto che non era pronto
o che
non se la sentiva di vivere la loro relazione con i riflettori
puntati contro? Perché, in verità, non era stato
quello il
problema. Anzi: Lucas si era ben adattato a tutto quell'interesse nei
suoi riguardi e questo aveva tranquillizzato Louis, lo aveva fatto
sentire meno in colpa per averlo trascinato in un simile circo
mediatico. Ripensandoci, però, in quel tetro pomeriggio di
metà
Febbraio, si rendeva conto che forse aveva semplicemente giocato al
gioco che Lucas aveva preparato per lui. Era caduto nella trappola.
Riusciva davvero a pensare così male dell'uomo che fino ad
un'ora
prima era pronto a sposare? Forse sì. O forse erano la
delusione e
la sensazioni di sentirsi incredibilmente sciocco a parlare.
-Posso portale qualcosa?
Alzò la testa verso la cameriera
comparsa al suo fianco e si rese conto, troppo tardi, di avere gli
occhi ancora rossi e gonfi di pianto. Cercò di mascherarlo
il più
possibile nascondendosi dietro a quel ridicolo menù, ma
servì a ben
poco: la ragazza glielo tolse dalla mani, si allontanò verso
il
bancone e tornò dopo qualche secondo con in mano un
menù normale,
che gli porse con un sorriso gentile.
-L'avevo detto al mio capo che erano
imbarazzanti.
Louis si sforzò di ringraziarla con un
sorriso e, nonostante non fosse molto convinto del risultato, la
cameriera sembrò apprezzarlo lo stesso e gli disse che gli
avrebbe
aggiunto una fetta della torta del giorno al tea che aveva ordinato.
Rimasto di nuovo solo, Louis cercò di
non pensare al macigno che sembrava volergli sfondare la giacca del
giubbotto di jeans che aveva indosso: per qualche assurda motivazione
si era portato dietro la scatoletta di velluto blu che avrebbe dovuto
consegnare a Lucas nell'arco di qualche ora, come se inconsciamente
avesse sperato che la situazione potesse ribaltarsi ulteriormente.
Non che un colpo di scena del genere l'avrebbe convinto del tutto, ma
se Lucas lo avesse richiamato per dirgli che aveva urgenza di
parlargli e gli avesse confessato che era semplicemente andato nel
panico quando aveva per sbaglio trovato la scatoletta e che,
però si
era accorto che in realtà non vedeva l'ora di passare il
resto della
sua vita con lui, beh: Louis si sarebbe volentieri inginocchiato per
chiederglielo. Non ebbe il tempo di darsi di nuovo dello stupido,
perché la cameriera di prima ricomparve con tea e dolce, che
gli
lasciò sul tavolino con un sorriso complice, come a dirgli
che
sapeva perfettamente chi era ma che non aveva alcuna intenzione di
disturbarlo perché c'era passata anche lei. Louis si chiese
quante
informazioni si potessero ottenere da un solo sguardo o da un
sorriso, eppure lui non era riuscito a cogliere nessuna avvisaglia
sul volto di Lucas per più di sei mesi. O almeno quella era
stata la
tempistica che gli aveva dato mentre gli spiegava perché tra
loro
doveva finire: non lo amava più ormai da sei mesi e, come se
non
fosse sufficiente, si era trovato un amante per tutto quel tempo.
Louis ricacciò indietro il conato che
gli salì alla gola, ricordando a sé stesso che
era pur sempre un
uomo di ventotto anni, in un luogo pubblico, con almeno un paio di
ragazzine che gli stavano scattando foto dall'altra parte del locale.
Versò il tea nella tazza e aspettò solo qualche
secondo prima di
circondare la ceramica ora bollente con le mani: gli sembrò
di
essersi finalmente aggrappato ad una qualche sorta di ancora di
salvezza. Non solo era stato cieco di fronte alla perdita di
interesse da parte di Lucas, ma non si era minimamente reso conto del
tradimento che si stava consumando sotto ai suoi occhi. Forse
perché
aveva sperato così tanto che funzionasse. L'aveva voluto
così
tanto.
Percepì una lacrima calda sondargli la
guancia ricoperta da un sottile strato di barba e la lasciò
scendere, consapevole che così avrebbe fatto meno male. La
sentì
planare sui jeans chiari che aveva indosso e finì per
fissare quel
misto di sali e dolore espandersi sul tessuto pesante, mostrandogli
come quello che lui aveva creduto amore, si fosse invece rivelato un
cancro infestante. Si sentiva vuoto e il brusio del locale attorno a
lui non faceva che ricordarglielo: forse non era stata una grande
idea quella di lenire il suo dolore in un bar affollato.
Poi sentì il campanello appeso alla
porta squillare, vide il battente aprirsi lento ed un beanie verde
oliva precedere un paio di gambe lunghe e fasciate in un paio di jean
stretti che avrebbe riconosciuto anche se fosse stato cieco.
Non era possibile.
Insomma: quante dannate possibilità
c'erano che nel giorno in cui la sua proposta di matrimonio veniva
rifiutata, in cui scopriva che il suo fidanzato l'aveva tradito per
mesi, in cui tutti i bar dell'intero pianeta erano aperti, per colpa
di quella stramaledettissima festa degli innamorati, da quella porta
potesse entrare nient'altro che Harry Styles?
Louis sentì il cucchiaino che aveva
appena preso in mano ricadergli rumorosamente sul piattino, attirando
così l'attenzione del nuovo arrivato su di sé.
Erano anni che non
percepiva il calore di quelle iridi sulla sua pelle. Perché
quando
Harry lo guardava, Louis non si sentiva solo osservato ma accarezzato
da quello sguardo ed era sempre stato così, anche l'ultima
volta in
cui si erano visti, tre anni prima, nei camerini di Xfactor, dopo
l'esibizione per la morte di sua madre. Si erano anche abbracciati
quella sera e rivedere quelle braccia lunghe e muscolose a
così poca
distanza da lui, fece improvvisamente stringere lo stomaco di Louis.
Perché, in fin dei conti, era impossibile dimenticarsi degli
abbracci di Harry, erano sempre stati un'esperienza difficilmente
descrivibile per lui che, di solito, gli abbracci li donava a
sorelle, fan e figlio. Invece, quando stava con Harry era lui quello
di cui bisognava prendersi cura e per la prima volta da quando aveva
sentito Lucas rifiutare la sua proposta di matrimonio, si rese conto
di non sentirsi coccolato da anni. Da quando Harry era uscito dalla
sua vita.
Quel pensiero lo investì come un treno
e non riuscì a contenere l'ondata di malinconia e solitudine
che si
insinuò in ogni fibra del suo corpo, scuotendolo in un
singhiozzo
fin troppo rumoroso.
Distolse lo sguardo dal ragazzo ancora
in piedi di fronte alla porta, ormai circondato da un piccolo gruppo
di persone che gli chiedeva foto e autografi e si stupì per
l'improvviso peso sulla sua coscia, dovuto ad una serie di lacrime
che erano cadute senza preavviso come macigni su un terreno. Louis si
passò una mano sul viso stanco e respirò a fondo:
forse era il caso
che se ne andasse a casa, ma la certezza che Lucas non avesse
già
portato via tutta la sua roba lo congelò sul posto. Magari
avrebbe
fatto bene ad andare nella sua vera casa, da Lottie e dai bambini e
rimanerci per qualche tempo, almeno finché tutto il caos
mediatico
causato dal comunicato stampa che Lucas aveva rilasciato giusto
un'ora prima, non si fosse calmato. Prese il portafoglio per lasciare
sul tavolo qualche banconota, con una lauta mancia per quella
cameriera che non aveva fatto alcuna domanda ma aveva capito tutto,
quando una mano gli si posò sulla spalla e niente al mondo
gli
avrebbe mai impedito di riconoscere quel peso e quel calore a dir
poco familiari. Aspettò solo una frazione di secondo prima
di alzare
la testa, giusto il tempo di assicurarsi che non si stava immaginando
tutto e poi lasciò che il suo volto stanco e i suoi occhi
feriti si
scontrassero con quelli apprensivi ed accoglienti di Harry. Dio, se
l'aveva amato. Gli parve che nulla fosse cambiato, che non fosse
trascorso neanche un solo singolo istante dal loro ultimo bacio.
Invece ne era passata di acqua sotto i ponti e loro non erano
più
quelle stesse persone che si erano donate così tanto l'una
all'altra
da modificarne per sempre l'anima.
-Posso sedermi?
Quella gentilezza innata, quel sapere
sempre che cosa dire al momento giusto, quella capacità di
capire di
che cosa avesse bisogno la persona di fronte a lui, questo e molto
altro aveva fatto sì che Louis si innamorasse perdutamente
di Harry
e l'unica cosa che poté fare, su annuire, indipendentemente
dalle
foto che sarebbero girate sul web, incurante di ciò che
avrebbe
potuto pensare Lucas, indifferente a quello che il mondo avrebbe
pensato o detto. Harry gli era mancato ed il quel momento voleva che
qualcuno si prendesse cura di lui.
Harry prese posto di fronte a lui e la
cameriera che aveva servito prima Louis comparve alle sue spalle,
prendendo l'ordinazione come se nulla fosse, ma dall'occhiata che
lanciò a Louis si capì che sapeva perfettamente
come stesse
accadendo più di qualcosa a quel tavolo.
Il ragazzo riccio di fronte a lui non
disse una sola parola finché il suo tea non fu arrivato e
Louis
valutò come non gli capitasse da secoli di essere
così in ansia in
presenza di qualcuno, ma non quel tipo di ansia da timore di fare una
cattiva impressione, ma quella positiva, portatrice di buone
sensazioni.
Louis lo vide versare un goccio di
miele nel suo tea e mescolarlo con quel cucchiaino che nelle sua mani
grandi ed eleganti appariva come uno di quegli oggetti della casa
delle bambole. Ma lui non ne parve particolarmente indispettito,
anche se Louis sapeva che quasi nulla poteva indispettire Harry se
non ciò che lui riteneva un'ingiustizia. Lo
osservò rapito dai suoi
gesti lenti ed accurati, quasi come se stesse compiendo una sorta di
danza davanti a lui e gli ci volle qualche secondo per riconnettersi
alla realtà, quando vide le labbra di Harry muoversi.
-Allora, che succede?
Gli parve come se quella conversazione
si fosse interrotta solo il giorno prima, che Harry sapesse
perfettamente quale fosse la sua situazione con Lucas e che
attendesse di conoscere solo gli ultimi sviluppi della storia,
perché
tutto il resto gli era già noto. Louis dovette ammettere che
Harry
lo conosceva davvero, forse più di quanto si conoscesse lui
stesso.
-Stavo per chiedergli di sposarmi e mi
ha detto che mi tradiva da sei mesi.
Se c'era una cosa in cui Louis era un
campione incontrastato era la sintesi: odiava i giri di parole, le
messe verità e tutto ciò che poteva starci in
mezzo. Preferiva la
gente che era chiara e sincera fin dall'inizio. Si diede nuovamente
dell'idiota per non essersi reso conto prima di che genere di persona
fosse Lucas.
-Non è colpa tua.
Louis aveva sentito quella frase così
tante volte nella sua vita che dovette sedare la voglia di mettersi
ad urlare in mezzo al locale, così strinse i pugni sotto il
tavolo e
fece un respiro profondo perché, in realtà,
sapeva che cosa
significassero dette da Harry. Era ciò che si ripetevano in
continuazione l'un l'altro poco prima di decidere che la loro
relazione non sarebbe stata positiva per il futuro del gruppo e per
le loro carriere. Se lo sussurravano come due sposi avrebbero fatto
con le loro promesse matrimoniali, come se potesse lenire tutto il
dolore che di lì a poco avrebbero sopportato. Era un
palliativo a
qualcosa che li avrebbe lacerati per sempre, ma andava bene
così.
Era stato giusto così. Magari non per loro, ma per tutti gli
altri
sì.
-Dici? Perché onestamente mi pare che
l'unico che si è fatto prendere per il culo sia stato io,
quindi sì:
è colpa mia.
Lo notò fin troppo bene lo scatto
della mano di Harry in direzione del suo braccio, ma notò
anche, con
una certa fitta di dolore, che il ragazzo lo bloccò quasi
immediatamente, intrecciando le mani davanti a lui. Perché
stava
mantenendo quelle distanze da lui?
-Louis ti sei semplicemente donato a
qualcuno e questo si è rivelato un grande stronzo: non ne
hai alcuna
colpa.
Primo: Harry non usava mai parolacce e
questo voleva dire che era più incazzato di quanto desse a
vedere.
Secondo: gli ci volle qualche secondo per riprendersi da come quelle
splendide labbra carnose e quella voce carezzevole avessero
pronunciato il suo nome. C'era qualcosa nel modo in cui Harry
accarezzava ogni lettera che lo mandava in confusione ogni volta, un
metodo solo suo di rendere quel nome qualcosa di più di un
semplice
insieme di vocali e consonanti. Era come se Louis si sentisse
richiamato alla vita ogni singola volta.
-Già... Forse ho solo perso la testa e
fatto cose che non avrei mai fatto prima, per la persona sbagliata.
Louis non si era accorto del reale
significato di quella frase finché non gli fu sgusciata
fuori dalle
labbra, incapace di ritrattarla. Vide gli occhi di Harry allargarsi
un poco, come se non si aspettasse nemmeno lui una confessione del
genere. Perché, in tutta onestà, quella era una
confessione in
piena regola: aveva appena detto ad Harry che tutto ciò che
si era
spinto a fare per Lucas, era stato per la persona sbagliata ed
entrambi sapevano come Louis non avesse avuto altre relazioni
importanti oltre a lui.
-Beh, l'importante è che tu le abbia
fatte... Per chi non ha importanza.
Ecco qualcos'altro che non avrebbe mai
potuto negare ad Harry: l'innata capacità di scorgere il
positivo in
qualsiasi situazione. Anche la peggiore. Anche quando era morta sua
madre o Robin. Anche quando sembrava che non ci fosse più un
motivo
valido per andare avanti. Harry scovava la luce in fondo al tunnel
per tutti. Così Louis valutò come,
indipendentemente da Lucas, lui
era riuscito a fare uno dei passi più importanti della sua
vita, si
era liberato dalle catene della paura, del timore del pregiudizio ed
aveva deciso di vivere alla luce del sole per quello che era.
Esattamente ciò che non aveva avuto il coraggio di fare
cinque anni
prima, proprio con Harry. Ed il ragazzo davanti a lui l'aveva capito,
gli aveva detto che andava bene e che poteva prendersi tutto il tempo
che gli sarebbe servito, ma che la loro relazione sarebbe dovuta
finire, per il bene di tutti. Era stato difficile, ma Louis gli aveva
dato ragione. Ora, però, con la sensazione di coerenza che
lo
pervadeva da quando aveva fatto coming out, si rese conto di aver
ferito enormemente Harry. Si chiese chi all'epoca avesse mostrato a
lui la luce in fondo al tunnel.
Allora fu Louis ad avere l'urgenza di
toccarlo, di sentire che era ancora il ragazzo con cui aveva fatto
l'amore per la prima volta, di fargli sapere che gli dispiaceva per
tutta la sofferenza che gli aveva causato. Ma lui non sapeva nulla di
quell'Harry che aveva di fronte, non sapeva se fosse fidanzato,
impegnato o se magari avesse deciso di darsi all'ascesi: non si
sarebbe stupito di nulla. Per cui si trattenne dal sfiorarlo e
strinse più forte i pugni, sentendo delle piccole mezzelune
comparire sul palmo della sua mano per colpa delle unghie.
-Che ne dici di andare a fare una
passeggiata?
Louis alzò la testa che non si era
nemmeno accorto di aver abbassato, forse incapace di sostenere quello
sguardo ancora per molto e lo vide sorridere, uno di quei sorrisi che
gli facevano comparire appena un accenno di fossette, ma che
prometteva molto di più se solo gli si fosse detto di
sì. Così
Louis accettò e lasciò abbastanza banconote per
pagare per entrambi
e per ringraziare la cameriera: fanculo quello che avrebbe pensato la
gente vedendoli uscire assieme.
Uscirono dal locale uno dietro
all'altro e Louis si accorse di come fossero già le sei di
sera:
sarebbero mancate solo due ore alla sua fatidica proposta se tutto
non fosse andato al contrario quel giorno. Vide Harry svoltare
tranquillo verso destra e lo seguì, domandandosi per la
prima volta
che cosa stesse facendo lui, da solo, in un bar a metà
pomeriggio,
nel centro di Londra e quali piani avesse per la serata. Decise di
affiancarglisi, le mani ficcate in fondo alle tasche del giubbotto di
jeans imbottito e glielo chiese.
Harry non parve sorpreso da quella
domanda, ma anzi continuò a camminare in mezzo al fiume di
persone
che inondava i marciapiedi durante l'ora di punta, come se nulla
fosse.
-Vuoi sapere se ho qualcuno con cui
trascorrere San Valentino? No, Louis. Non c'è nessuno. O
meglio: c'è
sempre stato qualcuno, ma non che potessi avere.
Louis percepì chiaramente lo stomaco
attorcigliarsi su sé stesso, gli occhi diventargli
improvvisamente
umidi e il cuore battere come se gli fosse andato in corto circuito
qualche ingranaggio. Aveva sentito bene? Che Harry si stesse
riferendo proprio a lui? E se così non fosse stato: come si
sarebbe
sentito?
Il ragazzo dalle gambe lunghe svoltò
per un vicoletto e Louis si ritrovò improvvisamente a
camminare per
un parco illuminato da deboli lampioni ottocenteschi che non aveva
mai visto prima. Harry, nel suo cappotto blu, la sciarpa che
ondeggiava mossa dal leggero vento che si era alzato, su quel
sentiero di ciottoli in mezzo a schieramenti di alberi spogliati
dall'inverno, gli apparve come una visione che per anni aveva
desiderato poter vivere nella realtà. Più volte,
in quell'arco di
tempo in cui si erano allontanati l'uno dall'altro, Louis si era
ritrovato ad immaginare un loro possibile incontro e per qualche
irrazionale motivazione (in fin dei conti sarebbe stato più
semplice
imbattersi in lui durante qualche serata di premi o qualche red
carpet), se l'era sognato così: nel bel mezzo di un parco
semi-deserto, poco dopo il tramonto. Non aveva senso, lo sapeva,
però
quella specie di premonizione gli diede un certo coraggio,
così
allungò il passo e si mise a camminare affianco ad Harry, le
braccia
che si sfioravano ogni tanto per qualche passo un po' storto.
-Posso...
-Sapere chi è quella persona?
Harry si era fermato in mezzo al
sentiero ed il vento ora mandava i corti ricci in qualsiasi direzione
e a Louis parve una creatura soprannaturale, di quelle dotate di una
bellezza che trascendeva la comprensione umana. Non era un segreto
per nessuno che avesse sempre venerato un po' Harry.
Annuì semplicemente alla domanda del
ragazzo ed attese una risposta come uno scolaretto avrebbe atteso
l'esito del suo esame più importante, standosene dritto
davanti a
lui, a solo un passo di distanza. Erano incredibilmente vicini e
questo non aiutava Louis a respirare in maniera regolare.
-Tu, Louis. Sei sempre stato tu la
persona con cui avrei voluto trascorrere tutti i miei San Valentino e
tutti gli altri giorni della mia vita. E se stai pensando che sono un
gran bello stronzo a dirti tutto questo quando sei appena stato
lasciato da quello che volevi rendere tuo marito, beh: sappi che non
me ne pento neanche un po'. Ho aspettato cinque maledettissimi anni
per dirtelo e non permetterò più a nessuno di
distruggerti così,
senza che tu sappia che con me non avresti alcun motivo per cui
piangere.
C'erano momenti nella vita di ognuno,
Louis ne era piuttosto sicuro, che riuscivano ad imprimersi per
sempre non solo nella memoria, ma sotto la pelle, rendendo ogni
sensazione ed emozione impossibili da dimenticare. Il primo bacio. La
prima volta. Quando si perdeva qualcuno di caro. Quando si riceveva
una dichiarazione d'amore. E Louis era certo che quel momento lo
aveva appena marchiato sottopelle.
Osservò per qualche secondo le iridi
di Harry, scoprendole del tutto brillanti per un fervore che gli
aveva visto addosso solo quando si esibiva su un palco;
passò alle
guance che un tempo erano più morbide e che ora sembravano
scolpite
nel marmo, ma che si stavano lo stesso arrossando per il freddo;
terminò sulle labbra che lo avevano accolto, eccitato,
rassicurato
così tante volte in passato da fargli tremare le ginocchia.
Fu su
quelle che si fiondò senza pensarci due volte ed immerse le
dita
rovinate dalla nicotina tra quei capelli che per anni aveva sognato
di poter carezzare ancora. Il sapore familiare di quella bocca, il
calore incendiante di quelle mani fatte apposta per circondargli il
volto e per aggrapparsi al suo fianco, il ritmo noto eppure eccitate
di quel bacio infinito. Era un ritrovarsi, ma soprattutto era un
ritrovare sé stesso.
Lasciò che Harry si prendesse cura di
tutte le sue ferite, di ciò che Lucas aveva tentato di
portargli via
ma senza sapere che non gli era mai appartenuto davvero.
Eppure sentiva al tempo stesso di star
facendo anche lui qualcosa per Harry, era come se ad ogni sua stretta
sui capelli, ad ogni tentativo di stringerlo di più a
sé, il
ragazzo si risvegliasse da una specie di torpore ed era una
sensazione stupefacente.
Quando entrambi non ebbero più fiato
per respirare, si allontanarono lentamente quel tanto che bastava per
creare un soffio tra le loro labbra, ma rimasero così vicini
che
chiunque, passando, avrebbe detto si stessero ancora baciando.
Louis vide un sorriso pieno incurvare
le labbra carnose di Harry e gli parve che milioni di farfalle nel
suo stomaco si fossero risvegliate per assistere a quello spettacolo.
-Mi sei mancato così tanto.
Aveva la voce roca e così profonda che
Louis la percepì dentro le ossa, come una scossa che lo
portò a
parlare d'impulso, dando voce a quello che per troppo tempo aveva
fatto finta di non sentire.
-Ti amo Harry. Ti amo così tanto.
Harry sorrise e si riappropriò di
nuovo delle sue labbra, cosa che Louis gli lasciò fare con
una sorta
di gratitudine, perché sapeva che quello valeva
più di mille
parole.
Sentiva chiaramente il rumore delle
macchine fotografiche che scattavano tutto intorno a loro, sapeva che
quando quel bacio sarebbe finito per loro sarebbe cominciato un
tram-tram mediatico che li avrebbe messi duramente alla prova, ma la
verità era che a Louis non importava. Non se poteva urlare
al mondo
di essere amato e di amare Harry Styles.
Hi
sweethearts.
Irreale? Può
darsi. Impossibile? Altrettanto. Necessaria per la sottoscritta?
Assolutamente. E' la prima cosa che riesco a concludere da secoli e
sostanzialmente è nata per il rifiuto del ragazzo che
frequentavo a
festeggiare San Valentino. Stupido no? Sì, se non fosse che
quello
era uno dei primi segnali che mi avrebbero portata ad essere lasciata
dopo aver investito tutta me stessa in quella storia. Bene, fine del
momento commiserazione, passiamo alla storia: volevo che a Louis le
cose andassero meglio e, per come la vedo io, lui sta meglio se in
giro c'è Hazza. Che se poi gli confessa pure il suo amore,
allora
siamo a cavallo.
Volevo solo
scrivere una storia con un lieto fine. Perché per continuare
a
credere nell'amore, bisogna sciverne.
Vi attendo con
qualche parere, se ne avete voglia.
Lots of Love xx