Fumetti/Cartoni europei > I Dalton
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Autore: jarmione    21/03/2018    3 recensioni
Immaginatevi se le dodici fatiche di Asterix le compissero i Dalton.
Cosa accadrebbe? Ci riuscirebbero?
Ed Evelyn? sarà di aiuto ai fratelli in queste dodici fatiche, o Joe la considererà la solita palla al piede? (da cui, si sa, non riesce a staccarsi alla fine)
ATTENZIONE: OOC - AU - CROSSOVER - WHAT IF?
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Dalton ed Evelyn'
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Avete letto la intro? Bene, mi risparmio un pezzo di storia XD
Premetto solo che NON ci saranno ne Asterix ne Obelix ma solo Caius Pupus, Cesare, i luoghi e le prove.
 
Ho storie in sospeso? SI
Ho idea di quello che sto facendo imbarcandomi in questa long? NO
Ho la più pallida idea che continuo a scrivere senza concludere un acca? SI
E secondo voi me ne frega qualcosa? NO!
 
Ok scherzo, sono consapevole di tutto, ma quando sento l’impulso irrefrenabile di scrivere non riesco a fermarlo.
 
Ad ogni modo, vi avviso che sono CONSAPEVOLE che le vicende dei Dalton e quelle di Asterix si svolgono in due epoche completamente diverse e lontane ma, si sa, il bello delle storie è poterle mischiare…finché si può.
 
ULTIMA NOTA!!!! In questa storia Jack ed Evelyn si amano ma non sono sposati, restano fidanzati! Quindi prendiamo per buono che questa storia si svolge prima del loro matrimonio (per chi non lo sapesse, Evelyn è un MIO personaggio)
 
Buona lettura
 
 
Era la classica giornata di sole.
Nel penitenziario più famoso del Nevada c’era una calma piatta, quasi irreale.
Persino le guardie erano stupite.
Di solito i Dalton combinavano qualche disastro durante i tentativi di evasione, ma quel giorno non fu così.
Tutti i detenti erano radunati al centro del cortile e osservavano verso la finestra di Peabody, in attesa di qualcosa.
L’unico suono era quello degli ergastolini che mormoravano fra loro, chiedendosi cosa stesse per accadere e perché erano tutti radunati lì.
“Tu ne sai qualcosa?” cheise Evelyn a Jack, che scosse la testa.
William guardò Averell, ma evitò di chiedere a lui.
Avrebbe risposto con cose inerenti al cibo.
Si voltò verso Joe “Ma che succede? Perché siamo qui”
“Ed io che ne so!” disse sbuffando “siamo qui fermi da un ora, fa un caldo della malora e tutti i miei piani di evasione vengono rimandati a causa di peabody!” ed iniziò a borbottare.
“La prossima volta chiedi ad Averell” mormorò Jack al gemello, mentre il più alto dei fratelli si massaggiava lo stomaco che brontolava dalla fame.
Evelyn alzò gli occhi al cielo e si girò verso l’ergastolano dietro di lei.
“Ehi Stinky Bill, tu hai idea di cosa debba dirci Peabody?”
Lui alzò le spalle “Non ne ho idea” rispose
La ragazza sbuffò “Non sopporto l’attesa”
“A me lo dici?” chiese Stinky Bill “devo scontare altri 257 anni e venti giorni, almeno tu non sei una detenuta”
“Finchè sto qui dentro sono uguale a voi”
“Ma tu sei una femmina!” intervenne l’ergastolano vicino a Stinky Bill “non sei uguale a noi!”
Evelyn li fulminò con lo sguardo.
Fece per ribattere ma venne interrotta dal rumore di una finestra che si apriva.
La signorina Betty apparve e sorrise.
“Carissimi detenuti, la vostra attesa è stata premiata!” cinguettò con voce irritante.
Evelyn avvertì un brivido lungo la schiena e si chiese come facesse suo fratello William a farsi piacere una befana come quella donna.
Anche se si chiedeva come facesse, invece, Jack ad amare una come lei, che di bello non aveva nulla.
Era solo una ragazzina e, per lo più, ancora minorenne.
“E’ giunto un messaggio da Roma, capitale della famosa Italia, in cui ci dicono…”
Venne interrotta da Peabody, che la fece scansare e proseguì il discorso.
Per comportarsi in quel modo significava che a lui sarebbero entrati parecchi soldi nelle tasche.
La signorina Betty fu indignata e, a passo deciso, scese e si unì agli ergastolani.
“Vi leggerò il messaggio io stesso, ci vuole calma e chiarezzitudine signorina Betty”
Lei fece la linguaccia e si voltò dall’altra parte.
Peabody si schiarì la voce e lesse il foglio che aveva in mano.
“Il nostro paese è lieto di informare che, grazie ad un metodo innovativo, è riuscito ad ottenere il maggior numero di sconti di pena e più ergastolani felici” chiuse un attimo il foglio “e un ergastolano felice è sempre la massimitudine per me”
“E vada avanti!” sbottò Joe, già stufo di sentirlo parlare.
Peabody sgranò gli occhi e proseguì “Il metodo in questione è ispirato alle dodici fatiche di Ercole”
Tra gli ergastolani partì un brusio.
“Grazie a queste dodici prove si valuterà l’onore, la resistenza ma soprattuto la lealtitudine che gli ergastolani hanno verso il paese a cui hanno derubato o scotennato”
Qualcuno sorrise, ripensando ai “bei vecchi tempi”.
“Ma!” il direttore attirò di nuovo l’attenzione su di se “non avendo noi i mezzi e nemmeno i luoghi adatti, queste prove si svolgeranno fra Gallia e Italia”
Tutti si guardarono.
Nessuno aveva idea di dove si trovassero questi luoghi, nemmeno Evelyn.
Quest’ultima si trovò costretta a chiedere alla signorina Betty.
“Lei sa dove si trovano?”
Quando qualcuno poneva alla donna una domanda, di cui solo lei sapeva la risposta, sorrideva a trentadue denti e quasi saltellava sul posto.
“Sono due paesi confinanti e si trovano oltre oceano, il viaggio sarà lungo ma conoscerete posti meravigliosi, e poi conoscerete Roma! La capitale di Italia” i suoi occhi erano sognanti.
Lo divennero di più quando William si avvicinò a lei
“Roma, capitale d’Italia, popolzione 2.874.605 abitanti e attualmente governata dall’Imperatore Giulio Cesare”
La signorina Betty quasi si sciolse a quelle parole “Signor William, lei è così colto”
Lui sorrise, sotto lo sguardo furioso di Joe ed esterrefatto degli altri fratelli
“Che c’è? Leggo mi informo” disse “dovreste provare a farlo anche voi ogni tanto”
“Sai su cosa ti fare informare in questo momento?” Joe si tirò su le maniche, ma si fermò quando Peabody riprese a parlare.
“Faremo una selezione” disse, mentre la signorina Betty tirò fuori dal nulla un vaso “vi dividerete in coppie e scrivete i vostri nomi su un foglietto, chi verrà estratto dovrà affrontare queste dodici prove”
Nel giro di due secondi le coppie erano formate
Joe alzò la mano e Peabody sbuffò “Si Joe?”
“Noi siamo in quattro! Non possiamo dividerci in coppia! O tutti insieme o nessuno!”
“Ne siamo consapevoli, Joe” rispose “infatti voi gareggerete insieme”
Joe si sfregò le mani, pregustando nuovamente la futura evasione.
“Ma ti ricordo che sarete in cinque!” aggiunse Peabody “la signorina Dalton è sotto la vostra responsabilità”
Joe sgranò gli occhi.
“Ma…”
“Niente ma Joe Dalton” piegò il foglietto e chiuse la finestra.
Tutti gli ergastolani iniziarono a scrivere i loro nomi, compresi i “nomi di squadra” ed a metterli nel vaso.
“Problemi?” domandò Evelyn a Joe, ovviamente in tono sarcastico e con i fratelli che osservavano la scena.
“Parecchi! Tu sei una femmina!”
“E tu un nano da giardino, come la mettiamo?”
Joe ringhiò di rabbia “William!” chiamò il fratello “scrivi tu i nostri nomi e mettili nel vaso, tanto epggio non può andare”
William eseguì e si mise in un angolo a preparare il foglio, assieme a Jack e ad Averell
“Spero che queste prove prevedano da mangiare” si lamentò, sentendo il suo stomaco brontolare.
Evelyn guardò Joe.
“Sii serio, perché ti do così fastidio?”
“Fastidio?”
“Si fastidio”
Joe volse lo sgaurdo al cielo, tenendo però il broncio “Non so che prove sono e non voglio che tu ti faccia male”
Evelyn sgranò gli occhi poi, dopo un attimo di smarrimento, scoppiò a ridere.
“Perché ridi adesso?”
“Oh Joe, ho le stesse probabilità di farmi male che avete voi” poi si abbassò e lo abbracciò.
Lui divenne rosso come un peperone, scatendo le risa degli altri detenuti.
“Perché mi abbracci?”
“Perché ti adoro di più quando ti preoccupi per me” gli baciò il naso e poi si alzò, raggiungendo Jack e gli altri.
Joe non poteva diventare più rosso di quanto già fosse, ma qualcuno giurò che stesse per mettersi a fluttuare.
Quando tutti i biglietti furono all’interno del vaso, gli ergastolani dovettero attendere ancora.
La signorina Betty aveva portato il contenitore nell’ufficio di Peabody.
Uno si aspetta che un’estrazione avvenga nel giro di, massimo, cinque minuti.
Passò quasi mezz’ora in cui, a volte, si sentivano i piagnistei disperati di Peabody.
La finestra, finalmente, si riaprì.
“Abbiamo i vicintori!” cinguettò la signorina Betty.
Come facesse ad avere tutta quella felicità lo sapeva solo lei.
Peabody apparve da dietro di lei, il volto sconsolato e sul punto di una crisi.
Guardò la donna, che lo spronò a parlare.
Il direttore sospirò.
“Me ne pentirò amaramente” borbottò “fratelli Dalton…farete voi le prove”
Jack e Willia si batterono il cinque, Joe sorrise e programmò ogni singolo dettaglio della sua fuga (anche se non sapeva che prove avrebbe dovuto fare, si basava solo sul fatto che avrebbero dovuto passare l’oceano), Evelyn già pensava a cosa avrebbe combinato, per l’appunto, Joe mentre Averell sorrise felice e… “Ci sarà da mangiare in Italia?”
Silenzio per alcuni istanti, poi un sonoro ceffone risuonò per il cortile.
  
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