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Autore: Francine    21/03/2018    10 recensioni
“Diventare dei racconti? Questo, proponi?”
“Sì”, sospira il Fuoco. “Racconti che sopravvivranno nel tempo. Chi s’è abbeverato alla fonte di Mimir, il Viandante o io? Per certe cose, ci vuole duttilità, Tuono.”
“E chi può saperlo meglio di te, Serpe?”
“Lo prendo per un complimento”, ribatte il Fuoco posando un calamaio di ceramica sul tavolo della taverna di Reykolt, mentre fuori il vento ulula insinuandosi nei fiordi e sbatacchiando l’insegna di legno. “Non vi ho portato qui per bere quest’idromele che sa di piscio. Allora, Viandante, questa goccia di saliva arriva, sì o no?”

(Storia prima classificata ex aequo alla V edizione dell'iniziativa Una Challenge per Amica indetto dal sito "Writer's Wing")
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Gocce di memoria
 



“La tua idea non mi convince.”
Il Fuoco rotea gl’occhi verde chiaro – cocci aguzzi di bottiglia in controluce – e sbuffa: “Non avevo dubbi.”.
“Le rune s’incidono. Sono sacre. Non puoi rimangiartele. Quest’idea, invece, sbiadisce col tempo e si scioglie nell’acqua.”
“Il tempo delle rune è finito. Passato. Kaputt.” Il Fuoco solleva il proprio boccale, poi lo riabbassa con una smorfia. “Le pergamene sono il futuro. Hai visto come ha iniziato ad espandersi, l’Uno&Trino, una volta che sono circolate copie su copie delle sue storie? Ha spazzato via Olimpi e Nubiani e i suoi sacerdoti ci hanno dichiarato fuorilegge. Dobbiamo prendere delle contromisure, prima che sia davvero troppo tardi.”
Il Viandante tace, lo sguardo guercio perso a scrutare chissà cosa sulle assi sbeccate. Le alzate d’ingegno del Fuoco hanno risolto questioni ben più spinose di un dio che ha soggiogato l’Europa colla stessa velocità di un’erba infestante o d’un vento troppo caldo, ma c’è sempre un prezzo da pagare, quando fai scendere in campo un simile cavallo di razza. E il Viandante si chiede quale possa essere.
“Non volete che l’Uno&Trino spazzi via anche noi, giusto?”
“No, non voglio”, e l’occhio azzurro del Viandante l'inchioda spuntando da sotto la falda del cappellaccio. Il Fuoco sorride. “Quali sarebbero, queste contromisure?”
“Una goccia del mio sangue e una della tua saliva”, ribatte il Fuoco.
“E cosa te ne farai?”, domanda il Viandante.
“Vedete quel tizio laggiù?” Il Fuoco indica con un cenno discreto della spalla un uomo in fondo alla sala, lo sguardo a cercare nel suo bicchiere le risposte a chissà quali domande. “Si chiama Snorri. È un bravo skald, ma gli manca l’inchiostro giusto.”
“Diventare dei racconti? Questo, proponi?”
“Sì”, sospira il Fuoco. “Racconti che sopravvivranno nel tempo. Chi s’è abbeverato alla fonte di Mimir, il Viandante o io? Per certe cose, ci vuole duttilità, Tuono.”
“E chi può saperlo meglio di te, Serpe?”
“Lo prendo per un complimento”, ribatte il Fuoco posando un calamaio di ceramica sul tavolo della taverna di Reykolt, mentre fuori il vento ulula insinuandosi nei fiordi e sbatacchiando l’insegna di legno. “Non vi ho portato qui per bere quest’idromele che sa di piscio. Allora, Viandante, arriva questa goccia di saliva, sì o no?”
Il Viandante prende la boccetta e vi sputa dentro. Il Fuoco l’imita, facendo ruscellare dalla pelle candida del polso alcune gocce d’icore, poi rimesta l’inchiostro con un bastoncino di frassino e dice: “Fatto.”.
“Basterà?”, domanda il Tuono, scettico.
“Ce lo faremo bastare”, risponde il Viandante alzandosi e facendo segno ai suoi compagni d’attenderlo fuori. Raggiunge lo skald. Si siede al suo tavolo. Scambiano qualche parola.
“Non m’alletta la prospettiva di diventare un racconto”, commenta il Tuono, scrollando la testa mentre s’alza.
“Male. I racconti sono gocce di memoria”, filosofeggia il Fuoco. “Piuttosto che arrenderci, meglio resistere e trasformarci in storie, in attesa di un momento propizio.”
“E quando arriverà, questo momento propizio?”, domanda il Tuono, aprendo la porta. Il Fuoco si stringe nelle spalle.
“E chi lo sa? Abbiamo tutta l’eternità davanti.”


 
Era opinione comune che il Viandante (Odino), il Tuono (Thor) e il Fuoco (Loki) compissero delle scorribande, di tanto in tanto, su Midgard, per conoscere meglio i mortali e godere della loro ospitalità (Zeus e Hermes, anyone?). 
Tuttavia, dopo che il Cristianesimo si diffuse in Scandinavia, Odino e gli altri dei norreni furono assimilati ad entità demoniache e maligne e rischiarono l'estinzione. Se i loro nomi sono sopravvissuti sino a noi, lo dobbiamo all'opera dello skald Snorri Sturluson, il quale, in un'Islanda oramai cristiana, mise per iscritto le gesta degli dei di Asgard nell'Edda Poetica. Inutile dire che qualcuno potrebbe aver aiutato Snorri. Una spintarella, ecco tutto, e, conoscendo i miei polli - o, per meglio dire, le mie serpi - non me ne stupirei affatto.
   
 
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