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Autore: DanieldervUniverse    23/03/2018    3 recensioni
Dopo la fine di SCV, Pyrrah e Patroklos fuggono dal Sacro-Romano Impero, cercando una via per tornare in Grecia. Fuggono dal loro destino, dalle spade che hanno sconfitto assieme, dalla guerra, e dai malfestati. Ma non realizzano ancora qual è il vero nemico da cui avrebbero dovuto guardarsi.
Se la storia piacerà potrei anche farci una serie.
Genere: Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Siegfried Schtauffen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La battaglia lasciava sempre dietro di sé l’odore del sangue e della terra bruciata dalle torce e dai proiettili incendiari. Anche l’aria sembrava essersi consumata in quegli acri di morte, affaticando il respiro dei giovani che stava attraversando la distesa. Patroklos s’inginocchio affianco al corpo carbonizzato di un soldato, non riuscendo neanche a riconoscere quali simboli o bandiere portasse per quanto annientato era.

-Patroklos?- lo chiamò Pyrrha, ma il ragazzo non aveva risposte da dare al perché ci fosse stata battaglia.

Gli stendardi erano bruciati, i vessilli e gli stemmi frantumati, i corpi sfigurati; non c’era verso di capire chi o cosa si fosse scontrato su quel terreno. O perché si fossero sforzati tanto per distruggere. La guerra con i Malfested doveva essersi conclusa con la distruzione di Soul Edge e Soul Calibur, e i frammenti della spada maledetta con essi, eccetto per Pyrrha.

-Andiamo, dobbiamo tornare in Grecia prima che ci trovino- disse alla sorella, prendendole la mano malfestata nella propria e riprendendo il viaggio, con il loro silenzioso accompagnatore in coda.
-Siamo sicuri che tutto questo sarà risolto?- chiese esitante la ragazza.
-Non possiamo fare niente che non abbiamo già fatto- rispose Patroklos, voltandosi verso di lei.
-Ma le persone…- provò a insistere la giovane, e al ragazzo dolé il fatto di essere impotente.
-Pyrrha- disse il giovane, arrestando il passo e prendendola per le spalle con entrambe le mani -Abbiamo combattuto, ma adesso non serve più. Non troveremo pace se non scapperemo da queste terre maledette, dovessimo anche andare oltre il Nuovo Mondo.
-La guerra è solo una pila di cadaveri- intervenne il loro compagno, con voce profonda e piatta -Per quanto si voglia aiutare, non si riuscirebbe a fare altro che aumentare la pila dei corpi, uccidendo o venendo uccisi.
-Ma è possibile impedire a qualcun altro di morire- insisté la ragazza -Possiamo vincere questa guerra e porre fine alle ostilità.
-A che prezzo?- intervenne ancora il compagno misterioso -Per vincere una guerra devi per forza combatterla, e in guerra bisogna uccidere. Altrimenti non sarebbe una guerra.
-E potremmo coinvolgere persone che non intendono combattere- continuò Patroklos -È sbagliato combattere.
-Ma la pace…
-La pace è un miraggio fintanto che saranno i più forti a voler combattere- insisté il ragazzo -Ognuno vuole vendetta per i propri morti.
-Andiamo- li avvertì il compagno -Siamo allo scoperto qui.

Ci vollero diversi minuti per superare il margine del massacro, prima che i tre potessero inoltrarsi nella foresta vicina. Proseguirono finché il sole non cominciò a sorgere, e allora si accamparono. Amichevoli o meno, i Malfested erano malvagi di natura, e non pochi erano i motivi per odiarli, per cui Patroklos preferiva evitare di esporre la sorella al pericolo di eventuali viaggiatori aggressivi.

-Patroklos- chiese Pyrrha, mentre riposavano proni sotto gli alberi -Come abbiamo fatto a smettere di combattere?
Il ragazzo sollevò il sopracciglio, genuinamente sorpreso.
-Perché siamo fratelli…
-Si, ma perché?- insisté la ragazza.

Lei e Patroklos erano fratello e sorella, sì, ma si erano appena ritrovati, ed erano stati manipolati dalle due spade per combattersi a vicenda. Eppure erano riusciti a rompere il cerchio e a fuggire. Assieme.

-Perché…- mormorò il ragazzo, fermandosi a contemplare il vuoto nel tentativo di trovare una risposta.
Il loro attendenteguardiano era momentaneamente lontano per ricognizione, quindi erano soli.
-Credo sia perché abbiamo deciso di dare ascolto a noi stessi- provò a spiegare il ragazzo, anche se nemmeno lui comprendeva il perché avrebbe dovuto continuare a lottare contro sua sorella.
Insomma, non era cattiva era solo posseduta. E se fosse stato così anche per gli altri Malfested?
-Non credi che sia così anche per gli altri?- chiese Pyrrha proprio in quel momento.
-Me lo stavo chiedendo in questo momento- ammise il giovane -Ma questo come può influenzare la guerra? Sono in troppi ad essere coinvolti per convincerli tutti.
-Ma ci potrebbe essere un modo…
-Un modo, bestia!?

Entrambi i ragazzi balzarono in piedi, voltandosi giusto in tempo per vedere il busto antropomorfo di un lupo d’argento, con una lunga lama a mezzaluna che si sviluppava dall’addome al retro della testa, apparire nel nulla dietro di loro.

-Un modo dopo quello che mi hai fatto!?- insisté Z.W.E.I., apparendo dietro alla sua creatura, con un’ampia fasciatura lungo il torace e lo sguardo truce.
Aveva gli occhi infossati e iniettati di sangue, la pelle più pallida di quanto Patroklos ricordasse, e i suoi abiti sembravano assai più strappati e luridi. Pyrrha deglutì rumorosamente, incapace di reagire.
-Z.W.E.I. basta- intervenne Patroklos alzando la mano verso il vecchio alleato -Non è più sotto l’influenza di Soul Edge. L’abbiamo distrutta assieme.
-E allora perché scorgo nei suoi occhi la luce dei Malfested?- insisté il giovane tedesco -La Spada è ancora viva, e sfrutterà ogni chance per tornare.
-Lasciala fuori da questa storia- insisté il giovane greco, mettendo mano alla suona nuova spada -Non mi costringere a combatterti.
-Te l’abbiamo spiegato già una volta, maledetto idiota- Z.W.E.I. strinse i denti, mentre il busto del lupo argenteo allargava le sue ampie braccia , preparandosi a colpire -Un Malfested non può rinnegare la sua natura, continuerà ad essere richiamato dall’influenza della Spada.
-L'abbiamo sconfitta assieme ti dico!- esclamò Patroklos, estraendo l’arma di fronte all’aperta ostilità dell’altro, spingendo Pyrrha delicatamente indietro per difenderla -C’eravamo entrambi, abbiamo sconfitto Soul Edge e con essa anche Soul Calibur.
-Ci hai condannati tutti!- sputò l’altro -Soul Calibur era l’unica chance che avevamo per sconfiggere Soul Edge!
-Ma Soul Edge è distrutta, la guerra è finita!- gridò il greco.
-Sei…!
-Basta così- intervenne un’imperiosa voce maschile,

Siegfried si fece avanti, sempre con portamento nobile e orgoglioso e l’armatura impeccabile; i baffi ben curati e i capelli biondi ben pettinati, uniti alla sua immagine calma e apparentemente perfettamente in controllo della situazione, ebbero un effetto calmante sull’animo di Patroklos. La fiducia di Siegfried valeva ancora molto per lui. Il guerriero più anziano si fece avanti senza esitare, offrendo gentilmente la mano perché il giovane la stringesse.

-Signore…- disse esitante lui, rispondendo al saluto.
-Hai adempiuto al tuo compito vedo- riprese il vecchio comandante.
-Ho dovuto farlo.
-Hai agito bene. Le due spade compongono un circolo vizioso a cui non si può scappare, a meno che non le si distrugga entrambe- spiegò il cavaliere, posando una mano sulla spalla del giovane.
-Con tutto il rispetto, signore- rispose il ragazzo, voltandosi verso Pyrrha -È anche merito di mia sorella se siamo riusciti nell’impresa.
Siegfried non rispose, si limitò a spostare il suo sguardo sulla ragazza; rimase in silenzio per diversi secondi, tanto che Patroklos temette che avrebbe attaccato.
-È difficile da credere- disse infine il tedesco.
-Ma è la verità- insisté il greco, prendendo l’uomo per la spalla -Abbiamo spezzato il ciclo assieme. Altrimenti ci saremmo uccisi a vicenda.
-Ti ha già ingannato una volta- replicò il guerriero, scostando il ragazzo da sé.
-Non mi ha ingannato! Sono stato io a fuggire di fronte a lei, ad avere paura!- protestò il ragazzo mettendosi in mezzo ancora una volta.
-Non mi costringere a combatterti- supplicò Patroklos.
-No. Basta combattere- intervenne Pyrrha -Così non finirà mai.
-Hai il coraggio di ripeterlo dopo quello che mi hai fatto?- sibilò Z.W.E.I., avvicinandosi con un ringhio.
Una decina di altri guerrieri apparve da dietro gli alberi, circondandoli.
-La guerra finirà solo se anche l’ultimo frammento di Soul Edge sarà annientato, Patroklos. Altrimenti la lama maledetta tornerà sempre a tormentarci- spiegò Siegfried.
-È ridicolo!- esclamò il giovane.
-Questo è il motivo per cui le guerre non finiscono mai- intervenne con voce profonda il loro misterioso compagno, apparendo alle spalle dei due ragazzi senza preavviso -Le due parti non sono capaci di ascoltare ragioni e intendono assicurarsi che l’altro fronte resti impotente di fronte a loro.
-Ma noi possiamo ascoltare ragioni- opinò Pyrrha.
-Non basta- replicò l’altro, sollevando la sua immensa spada e appoggiandola sulla sua spalla -A loro non interessa la tua opinione.
-Smettetela di dire idiozie e consegnate il mostro. Ora- minacciò Z.W.E.I.
-Non intendo provocare un’altra guerra- intervenne Siegfried, alzando il braccio in direzione dei suoi sottoposti, ordinandogli di abbassare le armi.
-Allora lasci andare Pyrrha. È innocente!- supplicò Patroklos.
-Questo non posso farlo ragazzo- rispose il tedesco, scuotendo il capo.
-Lo vedi? È perché esistono persone come te e lui che le guerre accadono- spiegò il terzo guerriero -Non c’è possibilità di accordo, solo le armi che decidono chi avrà torto o ragione.
Patroklos afferrò d’istinto la mano di Pyrrha e la tirò a sé, mentre il loro alleato si stringeva schiena contro schiena con loro.
-Perché?- chiese la ragazza, ma la risposta, come sapevano già tutti, non esisteva.

  
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