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Autore: Anmo    27/03/2018    0 recensioni
Questa FanFiction è incentrata sul mondo Pokémon ma la storia non ha nulla a che fare nè con i manga, nè con gli anime e tanto meno con i giochi. L'ho incluso tra i crossover soltanto perchè ho usato nomi di personaggi di tante opere diverse, spero riusciate ad individuarli tutti!
Entrerete in un nuovo mondo scoprendo una storia totalmente inedita. L'ho scritta circa due anni fa (per questo i "720 Pokémon") e mensilmente veniva pubblicata sulla rivista PikaMania, venduta in edicola. Oggi sono venuta a conoscenza della chiusura della rivista, per questo motivo proporrò a voi la mia FF! Fino ad adesso ho ricevuto critiche positive da amici ma anche da sconosciuti, sono curiosa di ricevere anche le vostre. Di seguito la trama:
"Peeta è un ragazzo di 20 anni che, per colpa di un incidente nei boschi, ha perso la gamba sinistra sostituendola con una protesi. Per questo motivo, perse l'occasione che hanno tutti i ragazzini della sua regione dai 10 ai 16 anni: avere l'abilitazione per diventare Allenatore Pokémon! Peeta vide frantumare il suo sogno, ma il destino gli offrirà un'altra opportunità..."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Capitolo 23

Tutto accadde velocemente. Peeta, dopo essersi allontanato da Leo per dargli più spazio nella battaglia, rimase in equilibrio sulla sua unica gamba. Dopo tanto viaggiare, era diventata ormai robusta e, anche se con qualche difficoltà, riusciva a rimanere in piedi. Aveva persino rifiutato l'aiuto di Gus, non poteva contare sempre su di lui, soprattutto dopo ciò che era avvenuto. I suoi occhi puntarono Palkia, uscito dall'enorme porta della Sala C3, Gus si lanciò dalle sue braccia per poterlo salutare. Senza preavviso, Peeta si sentì spintonare, cadde a pancia in giù, si girò velocemente con impeto. Voleva dirgliene di tutti colori a chi lo aveva spinto, ma davanti a se trovò Susan, riuscì ad intravedere i suoi occhi impauriti, prima che il ghiaccio la ricoprisse del tutto. Non riusciva a credere ai suoi occhi, ciò che era appena avvenuto poteva solo essere frutto del Vuototetro di Murtagh. Le braccia tremarono, la bocca spalancata, il respiro veloce, quella sensazione di avere un pezzo di piombo nel petto che si faceva sempre più grande, pesante, fino a smozzargli il fiato. Una lacrima gli scese dall'occhio sinistro e fu quello il momento in cui provò il puro dolore. Un fuoco gli risalì dalle viscere, espellendo con un grido quella palla di piombo che cresceva incessantemente.
-NOOO!
L'adrenalina gli fece dimenticare di avere una gamba sola, si rimise in piedi, cercando di raggiungere i bracconieri. Era una mossa troppo pericolosa con un Lugia davanti, Gus lo tenne stretto, al sicuro.
-Tsk! Ve l'avevamo detto che...
-HAI UCCISO TUA FIGLIA!
-Cosa?
-SUSAN!! LEI ERA TUA FIGLIA SUSAN! SUSAN CARAWAY!! LA FIGLIA CHE HAI ABBANDONATO A CASALINO!!!
A quelle parole, Julia impallidì. La Masterball le cadde dalle mani, i piedi le si mossero da soli, cominciando a correre verso quell'ammasso di ghiaccio. Provò a scavarlo con le sue stesse unghie, che si ruppero ad ogni presa. Gus prese le forme di un Ponyta e, delicatamente, fece sciogliere il ghiaccio con piccole fiammelle, finchè il corpo della ragazza non ne fu completamente libero. Julia la prese in braccio, le scrutò il viso, cercando indizi che le confermassero che quella davanti a sé, non fosse sua figlia. Riconobbe il piccolo neo dietro l'orecchio, l'invisibile cicatrice sotto l'occhio sinistro, l'attaccatura dei capelli irregolare, come la sua. La strinse forte al petto, gridando il suo nome.
Mancava poco all'alba, Peeta pianse al cielo, supplicando le stelle. Palkia era ancora lì, a guardare quella strana situazione, gli si avvicinò per poi annusarlo, mentre Peeta lo guardava con lacrime agli occhi. Le pupille di entrambi si incrociarono per alcuni secondi, come se Palkia stesse cercando qualcosa nella sua anima. Ridrizzò il collo, urlò al cielo, per poi scomparire in un portale da lui creato. E proprio in quel momento, nella direzione in cui Peeta vide scomparire il Pokémon spazio, vide una stella brillare più delle altre, cadere dietro una rupe a pochi kilometri da lì.
-GUS! Vieni! Presto! Trasformati in un Rapidash!
Il Pokémon galoppo' velocemente da lui, aiutandolo a salire in groppa. Il ragazzo gli indicò la direzione, partirono velocemente. Leo provò a rincorrerli, implorando spiegazioni, ma ormai erano andati.
Corsero e corsero per tutta la valle, superando torrenti e boschetti di larici. Gli zoccoli calpestarono l'erba colma di rugiada, foglie giallastre, scalciarono ciottoli e rami abbandonati sulla terra incolta. La notte fece posto al giorno, il sole si affacciò salutando ogni anima che viveva sul pianeta, trasformando tutto attorno a sé di un arancione delicato. I versi dei Pokémon notturni andavano a svanire, mentre si accendevano quelli dei Pidgey.
La velocità del battito cardiaco di Peeta aumentava con l'avvicinarsi alla rupe. Arrivati lì, Gus rallentò il passo, si guardarono intorno, cercando qualcosa, perchè nemmeno loro sapevano cosa cercare. Continuarono ad andare al passo, scrutando in ogni direzione, su ogni ramo di Eucalipto, dietro ogni sasso. Quella piccola stella caduta dal cielo, era stata recepita come un segno, ma più andavano avanti, più sembrava fosse solo una roccia spaziale in collisione con l'atmosfera.
-Piacere di conoscerti, Peeta.
Il ragazzo si voltò di scatto, ma continuava a non vedere nulla.
-Ma dove guardi? Sono qua!
Gus si fermò, Peeta riprese a guardare avanti e, di fronte a sé, Jirachi lo salutò con un sorriso.
-Sai parlare?
-Non farti ingannare... uso la telepatia. È da molto che ti osservo, vai spesso al Pozzo.
-Si, avevo bisogno del tuo aiuto, ma non ti ho mai trovato...
-Mi dispiace, ma viaggio molto e poi, non posso esaudire qualsiasi desiderio, è raro che lo faccia.
-Perchè? Hai un dono così importante, così essenziale!
-Il mio non è un dono, è ciò che voi umani chiamate "mossa" o "attacco", sono un Pokémon, non un Dio. E come qualsiasi Pokémon, richiede energia ogni mio attacco. In special modo il mio. Più è importante il desiderio, più energia devo consumare. Posso rischiare la mia stessa vita.
-Perciò... aiutare le persone ed esaudire i loro desideri, non è un tuo compito?
-No, è una possibilità. Passo la mia vita a fare ciò che qualunque Pokémon fa, anche io lotto per la sopravvivenza. Alcune volte mi imbatto in persone speciali, le osservo, le studio e, dopo aver capito che meritano un po' di felicità, mi ingozzo di cibo, accumulo un po' di grasso e torno da loro, esaudendo il loro desiderio. Ma è veramente raro... e adesso starai cercando di capire quanto ho mangiato, giusto?
-Ehm... si.
-Come ho detto prima, ti ho osservato per molto tempo, ho ascoltato i tuoi desideri, tutte le volte. Ma adesso noto che il tuo desiderio è cambiato...
-Jirachi! Ti prego!
-Lo so... vuoi far tornare in vita una tua persona cara... però come ti ho già detto, c'è un problema di energia... più è grande il desiderio, più sarà grande il mio sforzo, e riportare in vita una persona, rischia di uccidermi.
Peeta scoppiò a piangere, comprendendo la realtà.
-Perchè stai dando per scontato che non ti aiuterò? Sarà rischioso, per me, ma non impossibile.
-Stai dicendo... che rischieresti la tua vita... per Susan?
-Se farai ciò che ti dirò, il rischio sarà veramente basso...
-Cosa devo fare??
-Intanto, dovrai rinunciare a vita a tutti i tuoi antecedenti e futuri desideri, in pratica non potrai più chiedermene nemmeno uno, al di fuori di questo.
-Ti donerei anche la mia gamba buona se fosse necessario!
-No, non saprei che farmene, volare è più bello!
Peeta scoppiò in una risata.
-Ma non è finita qui. Questo desiderio è molto complicato. Hai presente un qualsiasi elettrodomestico? Se colleghi la spina alla corrente gli darai energia, ma dovrai premere il pulsante per farlo attivare.
-In... in che senso?
-Voglio dirti che darò tutta l'energia possibile, ma dovrai anche dare del tuo. E adesso dovrò farti una domanda indiscreta: cosa provi per Susan?
-Bè... ecco... è una mia amica e...
-Sicuro?
Peeta abbassò gli occhi, un piccolo sorriso si intravide sulle labbra.
-Quando ero a casa, a Casalino, ero sempre con lei. Quando mi salvò, a 10 anni, la vedevo come la mia eroina, poi come la mia migliore amica, poi... bè, si cresce e un po' di attrazione l'ho avuta. Quando ho trovato Gus però, mi son fatto prendere dalla felicità, dalla foga di voler diventare indipendente. Volevo fare per la prima volta qualcosa da solo. Volevo solo vivere. Quando mi ha visto con Menma e ha pensato quelle cose... ero distrutto. Pensavo che comunque, quando tutto sarebbe finito, avrei avuto il tempo di spiegarle la verità. Più pensavo alla sua reazione, più mi piaceva l'idea che quel sentimento fosse reciproco. Quando ho capito che da solo non ce l'avrei fatta, ho coinvolto sia lei che Leo, in questo modo lei stessa avrebbe capito come erano effettivamente le cose. E poi... sapevo che Julia era sua madre.
-Si, ricordo anche i suoi desideri.
-L'ho portata a morire... più i secondi passano, più mi chiedo come potrà essere il mio futuro senza di lei! Non faccio altro che pensarci... mi sento come se i miei organi stiano implodendo, il dolore che sto provando è cento volte peggio di quello che ho sentito quando ho perso la gamba! Io... io... non la voglio perdere!
-Erano proprio le parole che volevo sentire. Torna da lei.
Peeta scoppiò in lacrime di gioia, Jirachi gli stava dando la sua benedizione. Il suo desiderio era stato esaudito.
-Ah, credo che Gus abbia sbagliato qualche calcolo durante il suo ultimo Teletrasporto... me ne sono accorto per fortuna, tieni lo zaino, l'uovo è ancora intatto.
Ringraziò infinitamente il Pokémon, per poi correre più che potevano al campo base. Il cuore batteva forte, felice. Non appena arrivarono, Peeta gridò forte il suo nome.
Al campo trovò le forze di polizia, chiamate probabilmente da Leo. Intravide Meis, Mattron, Menma e persino Julia, tutti ammanettati, salire su un camioncino della polizia. In lontananza vide Leo, corse felice da lui.
-Leo!
-Peeta...? Dov'eri andato... i bracconieri si sono consegnati tutti autonomamente.
-Si, li ho visti. Dov'è Susan?
-I medici la stanno salendo sull'autombulanza.
-Si è ripresa?? Come sta!
-Peeta... hai sbattuto la testa? Susan... non c'è più.
-Cos... cosa?? Devo vederla! Fammela vedere!
Leo gli fece cenno di seguirlo, teneva le mani in tasca, ma per quanto ci provasse, non poteva nascondere le braccia tremanti. I medici l'avevano appena caricata sulla barella, erano sul punto di salirla sul veicolo, Leo spiegò la situazione, si allontanarono tutti lasciando l'area solo a lei e a Peeta. Scese dalla groppa, appoggiandosi su Gus. Era lì adagiata, con un lenzuolo totalmente bianco che le copriva l'intero corpo. Peeta le si avvicinò, credeva che da un momento all'altro Jirachi facesse la sua mossa, che lei cominciasse a muoversi, respirare. Sollevò il lenzuolo dal suo viso, aveva la pelle e le labbra bluacee, sembrava dormisse in un lungo e profondo sonno. Continuava a guardarla, non si muoveva. Continuava a sperare, forse Jirachi era solo in ritardo, cominciò a sentirsi tradito, Gus gli leccò ogni lacrima che scendeva copiosa sulle guancie. Ad un tratto, un piccolo insetto si appoggiò sulle labbra della ragazza. Aveva una forma tondeggiante, un rosso acceso colorava l'intero corpo, con qualche puntino nero qua e là.
-Ma... è una coccinella... questo insetto è considerato estinto, che ci fa qui?
Avvicinò il dito, la coccinella gli volò sopra, camminò fino al polso, poi volò via. Peeta continuò a guardare quel viso spento, freddo, senza vita, accarezzandolo. Staccandosi da Gus, si appoggiò alla barella, mise la mano sotto la nuca di Susan, sollevandole la testa. Avvicinò il suo viso, le sue labbra calde toccarono quelle sue, fredde come la neve, la baciò. Cercò di concentrare tutto il suo sentimento in quel lungo ed intenso bacio. Sentiva un'emozione indescrivibile, sembrava che una parte di sé si stesse spostando tramite le sue labbra, sempre più calde. Delicatamente, le riappoggiò la testa sul cuscino, senza distoglierle lo sguardo.
Una lacrima gli cadde scivolando giù dal mento, bagnando la guancia destra della ragazza. Il sole continuava ad alzarsi, illuminando la sua pelle. Sembrava più rosea, più viva e al tatto anche più calda. Peeta cercava di convincersi che fosse un effetto ottico, illudersi poteva fare solo più male. Ma quando Susan mosse le palpebre, non trovò nessuna scusa per pensare che fosse tutta una sua illusione.

1 MESE DOPO
-Peeta! Muoviti, muoviti!
-Che c'è mamma?
-Guarda! L'uovo si stà muovendo!
-Non ci credo! Finalmente! Susan! Leo! Venite! L'uovo!!
-Si stà schiudendo?? Secondo me stava solo aspettando che venissi a farvi visita!
-Leo, sicuramente sei stato molto fortunato... prova a far uscire Murtagh, sarebbe un'esperienza positiva per lui.
-Susan... conosci la sua fobia. Quella volta è uscito solo perchè la paura che ci potessimo fare male era più grande della sua fobia per le persone.
-Duiiiii!
-Manaphy!!!!
-Ehi, voi due! State un po' calmi!
-Vedo che Manaphy ti sta ancora alle calcagna...
-Si, non ne voleva sapere di allontanarsi da Gus. Per fortuna, grazie alla cattura dell'intero team Maya, mi hanno dato l'attestato di Allenatore ad honorem.
-E le uova?
-Le abbiamo consegnate ai ranger, conoscono un posto dove possono schiudersi in totale tranquillità.
-Ragazzi! Vi prego! Pensate al vostro uovo! Ahhhhhhhhhhh! Una crepa!
-Mamma, calmati!
-AHHHHHH! Non ho avvisato tuo padre!
-È a lavoro... non arriverebbe mai in tempo.
L'uovo continuava a muoversi, a scheggiarsi, piccoli colpetti fecero forza su una crepa, si aprì uno spiraglio, facendo intravedere un piccolo occhietto vivace. Peeta sollevò il guscio, aiutando il cucciolo ad uscirne. Davanti a loro, un piccolo Charmander dorato dava il suo primo sguardo alla vita.
-Ma... è un Charmander shiny!
-Oh, tesoro! Non ti bastava un Ditto, adesso anche un Charmander cromatico!
-Susan, non posso darti torto! Però qualcosa mi puzza... John aveva un Charizard e Gus è cromatico... cosa hai da dire in tua discolpa?
-Dui... di.. dui didi ditto! (Ehm... bè... è stato un incidente!)
   
 
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