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Autore: SpookyFit92    28/03/2018    0 recensioni
In un'afosa notte d'estate un vecchio custode di una villa settecentesca deve affrontare il buio orrendo che si cela nel mezzo del bosco dopo aver sentito strane voci attorno alla sua abitazione.
"Due occhi gialli si accesero sul limitare del bosco"
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Estote Parati*
Sguardi Innocenti

di SpookyFit92

“Uno di noi, uno di noi”.

Il vecchio custode si svegliò di soprassalto; tastando per terra trovò il telecomando e spense la televisione. Si stropicciò gli occhi stanchi e acciaccati e si guardò attorno frastornato, dirigendo lo sguardo prima verso la finestra e poi verso l’orologio; erano le 2:45 e aveva un sonno terribile anche se si era appisolato in poltrona guardando quel noiosissimo dibattito elettorale che stava offuscando la mente di tutti in città. Noioso, ma a detta sua bisognava farsi un’idea, mica si può lasciare il paese in mano a dei giovinastri scapestrati. Ma il sonno aveva trionfato sui suoi propositi di bravo cittadino e quando sì destò il dibattito aveva ormai lasciato il posto ad uno dei soliti filmacci in bianco e nero della domenica notte. 

Il condizionatore non andava e il caldo infernale lo stava appesantendo e ormai stava grondando di sudore. Si era ingegnato con diverse borse dell’acqua calda riempiendole di ghiaccio e tenendo le finestre aperte, ma entrava troppo caldo assieme a qualche passero o pipistrello che aveva smarrito la via.

Imprecando, si promise di chiamare il tecnico della villa l’indomani per dirgliene quattro.

Così, coi pensieri annebbiati dal sonno, iniziò a slacciarsi i pantaloni. Vecchio com’era faceva una gran fatica a spogliarsi per andare a letto, tant’è che spesso ci si sdraiava così com’era, ma quella notte avrebbe fatto un’eccezione. Sul più bello, quando riuscì a sfilarseli del tutto sentì un colpo sordo e improvviso alla finestra che dava sul bosco della villa settecentesca di cui era custode. 

Vi si avvicinò per sbirciare: la villa sorgeva maestosa proprio lì accanto e da quella posizione poteva vederne l’oscura facciata. Convintosi che si trattasse di qualche ramoscello staccatosi dall’albero che cresceva lì accanto e che aveva colpito i vetri cadendo, avanzò verso la camera da letto a passi lenti quando un altro colpo, questa volta più forte e accompagnato da vari schiamazzi, fracassò uno dei vetri della finestra. 

Un sasso dipinto di diversi colori grande come un’arancia gli si fermò ai piedi e il vecchio gli lanciò un’occhiata truce e incredula e lo raccolse. Rimase qualche secondo a rimuginare sulla bizzarria di quell’evento e a rigirare il sasso, ma presto se lo mise in tasca borbottando imprecazioni e si infilò di nuovo i vestiti, prese la torcia e il suo coltello a serramanico e uscì in cortile, puntandoli entrambi verso il vuoto. 

Senza i suoi occhiali faceva fatica a mettere a fuoco le sagome e perciò il bosco gli sembrava una fittissima macchia scura, cosa che effettivamente era. Rimase in ascolto voltandosi di scatto ad ogni rumore reale o immaginario. Era talmente confuso, in parte a causa del sonno atroce che lo avvolgeva, che era sull’attenti per ogni minimo fruscio. Fece un paio di volte il giro della casa ma non trovò nessuno, così decise di tornare in casa. Eppure qualcuno aveva lanciato un sasso in casa sua. Era chiaro come il sole che c’erano dei vandali che si volevano prendere gioco di lui. Si ricordò di quella notte in cui dei ragazzi avevano intagliato a forma fallica uno dei cespugli decorativi che adornavano l’entrata della villa: aveva dovuto sradicarlo e ripiantare un nuovo cespuglio, con somma gioia della sua povera schiena malandata. Tornato all’abitazione, mentre esaminava i danni notò sul limitare del bosco un bagliore arancione, che aveva tutto l’aspetto di un fuoco che stava per divampare. Furente e sbigottito, il vecchio prese un secchio e lo riempi d’acqua, strinse la torcia e il coltello che aveva in mano e si trascinò barcollante ma deciso in direzione del fuoco. L’aria era secca, per tutto il giorno non aveva tirato neanche un soffio di vento e il bosco si era impregnato di quell’odore di erba essiccata e maleodorante a causa degli scarti delle vacche che pascolavano attorno alla villa; non vi era traccia della Luna e il custode cercava di farsi luce con la piccola torcia elettrica che aveva messo in bocca in modo da poter mantenere una presa salda sul coltello a serramanico in una mano e il secchio nell’altra. Se gli si fosse rotta la luce probabilmente sarebbe dovuto rimanere fuori tutta la notte per via dell’oscurità che lo avvolgeva, talmente fitta che chiudere le palpebre e guardare il loro interno sarebbe stato più facile che cercare di vedere oltre il suo naso. Aveva il timore che il fuoco avrebbe divorato tutto il bosco se non lo avesse estinto al più presto e perciò diede un’ulteriore scossa alle sue povere ossa anchilosate, che in chissà quanto tempo avrebbero raggiunto il bagliore.

Quando finalmente arrivò allo spiazzo erboso dove giurava di aver visto la fiamma, trovò resti ancora fumanti di un focolare appena spento. Si accorse che c’erano degli zaini e degli indumenti sparsi tutt’attorno. Appoggiò il secchio e si grattò il capo con aria confusa, prese la torcia che aveva in bocca con la mano libera e si mise a rovistare fra le cose: trovò diverse spille mangiucchiate, cappelli da scout a brandelli, cibo in scatola sparso ovunque, come se qualche bestia avesse fatto razzia di ogni cosa. Cosa diavolo era successo? Non aveva di certo visto né tantomeno autorizzato un campeggio scout quella sera. Di sicuro nessuno aveva avuto accesso al bosco, sarebbero dovuti passare proprio davanti ai suoi occhi per poter raggiungere quel punto. Ma la cosa peggiore era il fatto che gli indumenti fossero a brandelli e gli averi dei poveri ragazzi fossero sparpagliati e strappati. Raccolse una grande spilla e un distintivo che rappresentavano rispettivamente un lupo e una serie di alberi e subito dopo sentì un rantolio basso provenire dai cespugli. Si accorse di aver appoggiato la mano su uno dei foulard che contraddistinguono tutti gli scout ma ciò che lo impietrì fu che attorcigliato ad esso c’era un groviglio di capelli attaccato allo scalpo che aveva tutta l’aria di essere appartenuto ad una testa umana. Lo lanciò lontano inorridito lasciandosi sfuggire un gemito di disgusto. “Poveri ragazzi”, pensò, ormai convinto di esser testimone di qualcosa di raccapricciante. All’improvviso dietro di sé si erano levati diversi gridolini, rantolii e voci sommesse; foglie che si muovevano, rami che come ossa si spezzavano; fiumi di un nauseante odore di sterco e di bruciato avevano ormai invaso l’aria. Gli si gelò il sangue nelle vene e in preda al terrore cercò di gridare ma gli uscì soltanto un flebile vagito e gli schiamazzi si intensificarono. La voce gli tornò e iniziò ad urlare contro le foglie di andare via e che avrebbe chiamato la polizia. Iniziò compulsivamente a dilaniare gli arbusti affondando il coltello più e più volte dove aveva visto muoversi i rami. Sentì un lamento familiare e una pozza di sangue giunse ai suoi piedi da dietro il cespuglio. Il suo piccolo border collie giaceva al suolo respirando affannosamente finché in un ultimo rantolo di morte lasciò il suo padrone in tutta la sua agonia che gli squarciava il petto, fra le risate provenienti dagli alberi. Il vecchio inorridito puntò la torcia sul suo povero cane e poi sugli alberi e sui cespugli che circondavano la piccola radura. Improvvisamente, dal nulla tutto tacque. Nemmeno una folata di vento osava interrompere quell’infausto silenzio. Due occhi si accesero sul limitare del bosco. Piccoli tondi occhi giallognoli che si spalancarono silenziosi nella notte di pece. Seguì il risveglio di un’interminabile serie di sfere gialle, tutte intorno al custode, nascoste fra le fronde. Ad un tratto, da dietro un cespuglio un ragazzino si fece avanti, a piccoli passi, lentamente, fissando l’uomo con i suoi occhi vitrei senza dire una parola. Il vecchio, colto di sorpresa, gli puntò addosso la torcia e il coltello e vide che era senza dubbio uno dei ragazzi scout che dovevano aver campeggiato lì. Gli urlò di tornarsene a casa e di non rimettere più piede in quel posto, che non era sicuro stare lì. Non gli chiese nemmeno che cosa fosse successo, perché in fondo poco gli importava, era successo e basta, ora voleva solo scappare correre via senza badare al male che gli avrebbero fatto le vecchie e stanche gambe. Il ragazzino levò il braccio nella direzione del custode che rimase impietrito, passando lo sguardo dal ragazzo alla carcassa del suo povero animale, ai brandelli di indumenti che erano stati lasciati attorno al focolare. Non capiva, non capiva cosa stesse succedendo, il cuore anziano gli batteva a mille e il respiro lo stava soffocando; un ragazzino non poteva mettergli così tanta paura eppure stava tremando come una foglia avvizzita. Fece un passo verso il ragazzo con il coltello sguainato ma tanti piccoli bambini strisciarono fuori  dai loro nascondigli, facendo uscire dalle loro labbra una dolce e sinistra cantilena che il vecchio non avrebbe mai dimenticato:
 

Prometto di fare del mio meglio, 

di compiere il mio dovere verso Dio e verso il Re, 

di osservare la Legge del Branco, 

e di fare una buona azione per qualcuno ogni giorno


Allo stremo della sopportazione, con le gambe che cedevano, non potè fare altro che indietreggiare mentre i fanciulli avanzavano verso di lui quasi senza far rumore, sogghignando e canticchiando. La luce della torcia illuminò il viso di uno di loro che sgranò gli occhi gialli e scoprì i denti affilati, con in bocca i brandelli dei vestiti scout che indossava. Tra grida e risolini i bambini continuarono ad avanzare lentamente e si sentiva il risucchio della bava delle bocche di alcuni. Il vecchio iniziò ad indietreggiare sempre di più finché non inciampò sul catino consumato che aveva appoggiato poco prima e cadde a terra. Il coltello gli scivolò dalle mani e con uno scatto si richiuse ferendogli un dito. L’oggetto a cui il vecchio custode si era affidato per difendersi gli si ritorse contro: l’odore del sangue eccitò gli esseri a tal punto che che tutti insieme, come uno sciame nero e rantolante, lo avvolsero, e fra risate sinistre e guaiti rochi straziarono selvaggiamente la carne che componeva il suo corpo.


*Il titolo si riferisce ad uno dei motti degli Scout e tradotto dal latino significa "State pronti"

   
 
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