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Autore: Rosebud_secret    29/03/2018    6 recensioni
“Ti sei mai domandato il perché delle mie azioni? Che cosa mi abbia spinto?”, domandò Loki.
Thor non esitò neppure un istante.
“Sei avido, Loki. Di potere, di attenzioni di... affetti. E folle al punto da aver distrutto ciò che avevamo. Persino questo momento.”
L’altro gli rivolse un lungo sguardo limpido, ma presto lo distolse per pudore.
“Può darsi…”, bisbigliò.
“Spero che, dal tuo punto di vista, ne sia valsa la pena.”, aggiunse Thor, gelido, “Abbiamo finito.”
“Un’altra domanda. Una soltanto e poi torneremo a discorrere di facezie!”, esclamò alzandosi e protendendosi verso di lui come per frenarlo.
Thor si limitò ad annuire, seccato e gli diede le spalle.
“Perché vuoi che resti?”, lo udì chiedere.
[post!Ragnarok] [pre!InfinityWar] [Thor/Loki!incest]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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“Se fossi qui potrei persino abbracciarti.”
“Sono qui.”
Loki si mosse con lentezza, giocherellando con il tappo della bottiglia. “Che c’è?”, domandò poi, scrutandolo con curiosità, “La cosa ti sorprende?”
“No. Non direi.”
Thor attese che l’altro gli si fermasse di fronte. Lo osservò per un lungo istante, assottigliando l’occhio rimastogli. Sapeva che la cosa lo avrebbe messo a disagio e non resistette alla tentazione di dargli un brusco schiaffo sulla nuca.
“Ah!”, si lamentò Loki, “Perché diamine..?”
Si interruppe quando si ritrovò stretto tra le sue braccia e gli mancò il fiato per un istante. Chiuse gli occhi, appoggiando la fronte contro la sua spalla e prese un profondo respiro.  Cercò di ricordare l’ultima volta in cui si era trovato stretto a lui, ma non riuscì a richiamarla alla memoria. Troppe cose erano avvenute nel frattempo, a sufficienza da confondergli la mente. Sentì la sua mano risalire dalla schiena per affondargli tra i capelli.
“Idiota…”, lo sentì mormorare.
“Sono qui.”, ripeté.
Levò appena gli occhi per incontrare il suo sguardo e si nascose dietro a un sogghigno.
“No.”, lo frenò Thor, “Non dire nulla. Voglio preservare quest’attimo.”
Loki si scostò un poco, arretrando sino a posare le spalle contro la parete della cabina.
“È così che mi vuoi? Mansueto e silenzioso?”, gli chiese, levando un poco il mento.
“Smettila.”
Lo sguardo di Loki si inasprì in fretta.
“Meglio che ti lasci riposare.”, disse, avanzando verso la porta.
Thor si sentì pervadere da un brivido di paura. Irrazionale, irragionevole, profonda e sentì il bisogno di trattenerlo.
“Resta.”, gli comandò, “Per favore.”, aggiunse con maggior garbo.
“Per quale ragione?”
Thor si voltò verso di lui. Prese un profondo respiro, ricercando qualcosa da dire. Senza successo.
“Non lo so.”
Loki sorrise, divertito e si sedette sul letto.
“Prenditi il tuo tempo.”
“Non… Non so da dove cominciare.”
“Lo hai già fatto, concludendo, per di più. In ascensore.”
Thor trasalì.
“Io non… Stavo solo cercando di...”
Loki si lasciò sfuggire uno sbuffo.
“Lo intendevi. Lo intendevi eccome. Non fingere. Mentire non è fra le tue virtù.”, lo precedette per poi prendersi una pausa di riflessione, “Del buono in me…”, lo citò, riflessivo, “Secondo quali termini?”
“Non ti seguo.”
Un altro sorriso smaliziato.
“Che sorpresa…”, lo canzonò, “Bene e male non sono forse punti di vista? Nessuno è convinto di fare del male, al limite può essere consapevole di star compiendo un male necessario. Sembrano la medesima cosa, ma la differenza è radicale, Thor. È la volontà il motore principale di ogni azione. Bene o male non sono altro che il riflesso di ciò che ancora ci è precluso. Comunque vada, ottenerlo va sempre a discapito di un terzo e di se stessi. Convieni?”
“Non cercare giustificazioni, né il mio perdono. Non li meriti.”
Loki ridacchiò.
“Del tuo perdono non saprei che farmene.”, ammise, divertito, “Lascia che ti faccia una domanda…”
“No. Non gradisco questo discorso. È chiedere tanto l’avere qualche istante di serenità?”
“Ti sei mai domandato il perché delle mie azioni? Che cosa mi abbia spinto?”, lo ignorò l’altro.
Thor non esitò neppure un istante.
“Sei avido, Loki. Di potere, di attenzioni di... affetti. E folle al punto da aver distrutto ciò che avevamo. Persino questo momento.”
L’altro gli rivolse un lungo sguardo limpido, ma presto lo distolse per pudore.
“Può darsi…”, bisbigliò.
“Spero che, dal tuo punto di vista, ne sia valsa la pena.”, aggiunse Thor, gelido, “Abbiamo finito.”
“Un’altra domanda. Una soltanto e poi torneremo a discorrere di facezie!”, esclamò alzandosi e protendendosi verso di lui come per frenarlo.
Thor si limitò ad annuire, seccato e gli diede le spalle.
“Perché vuoi che resti?”, lo udì chiedere.
Si irrigidì.
“Sei l’unica famiglia che mi sia rimasta.”, sentenziò con tanta sicurezza che le sue parole tremarono di radicata incertezza.
“Non sono tuo fratello.”, ribadì Loki, raggiungendolo, “Non lo sono mai stato. Non ti rincuora? Non rimette a posto i frammenti del tuo pudore? Non rinvigorisce la tua coscienza?”
“Loki…”
“Sii sincero, per una volta. Con me. Con te stesso.”, fece una smorfia colma di sarcasmo, “Ironico che sia io a dirlo. La vita ha una sua poesia.”
“Basta!”, sentenziò Thor, voltandosi per fronteggiarlo. “Perché mi tormenti? Non ho sopportato a sufficienza?”
Un altro sorriso più tagliente di una lama sovrastato da occhi colmi di rassegnazione.
“Potrei porti la stessa domanda, ma non lo farò. So essere magnanimo.”
Thor serrò i pugni in una morsa e il suo sguardo si fece ostile.
“Non ho mai fatto nulla che potesse nuocerti!”, si difese.
“Vero, ma solo in parte: non hai mai fatto nulla. Il resto è il triste conforto che ti concedi per misericordia. Odino era un maestro di tale arte e tu il più attento dei discepoli. Anche di questo non mi sorprendo.”, ribatté l’altro.
“Per quanto ancora dovrò scontare il peso dei fantasmi nella tua mente? Di cosa sono responsabile, Loki? Vuoi parlare? Ti ascolto. E che sia finita.”
L’altro si limitò a scuotere il capo.
“Non importa. Neppure tu puoi essere tanto stupido da non capire quale sia il punto. Ci stai solo girando intorno e io sono stanco di questa danza.”, concluse per poi avviarsi nuovamente verso la porta.
“Eravamo ragazzi ed è stato solo un gioco!”
“Finalmente!”, esultò Loki, esasperato, “Era davvero così difficile?”
“Non vedo ragioni per rievocare la faccenda.”, lo frenò l’altro con uno sguardo glaciale.
“Codardo.”
Thor trasalì, come schiaffeggiato e sbuffò di collera.
“Ripetilo.”, lo sfidò, serrando il pugno una nuova volta.
“Codardo.”, ribadì Loki, andandogli di fronte, “Oh sì, è semplice menare la mani sul campo di battaglia, ma qui? I sentimenti saranno sempre la tua debolezza, fratello. E di ciò sei ben consapevole, per fortuna. Colpiscimi, se credi, ma non illuderti: non servirà ad alleviare il tuo turbamento.”
Thor chinò il capo, evitando il suo sguardo e distese la mano, rinunciando alla lotta.
“Eravamo due ragazzini.”, ripeté, “Non sapevamo nulla della vita, né degli affetti.”
“Mentre ora possiamo definirci esperti, dico bene?”, ironizzò Loki, “La nostra vita è davvero meravigliosa.”
Thor fece un passo indietro, smarrito.
“Qual è il punto, Loki? Dove vuoi arrivare? Io non capisco… Dopo tutto questo tempo! Dopo tutto quel che è successo! Asgard è caduta e tu...”
“Io cosa, Thor? Credi davvero che sia qui perché mi reputo tuo fratello?”
L’altro arretrò ancora, scuotendo il capo con timore.
“Loki…”
“Ti spavento? Ma certo”. Una risata di scherno scosse l’ingannatore. “Provo pena per te.”, sentenziò, spietato. Attese per qualche istante una reazione, una qualsiasi reazione, ma Thor rimase inerte. Se ne stava immobile nell’angolo, chiuso in un ostinato mutismo. Non lo forzò a proseguire, ma non distolse gli occhi da lui.
“Quindi è questa la ragione…”, lo udì bisbigliare.
“No.”, corrugò la fronte, incerto, “Forse in parte, ma non è la sola. Né la principale.”
“E allora parla!”
Tremava, Thor, ma non solo di collera. Loki gli donò un altro sorriso. Malinconico.
“A tempo debito. Ti ho posto due domande. Giochiamo ad armi pari. Sarò sincero.”
Thor prese un respiro profondo, grave e sofferto.
“Quando eravamo ragazzi… Sì, un tempo tu… tu provavi per me un affetto che..?”
“Le parole hanno un peso, Thor. Usale senza insultare il mio intelletto e senza abusare della mia pazienza.”, lo ammonì Loki, “Io ti ho rispettato. Se è una risoluzione che brami, essa non può prescindere da questo discorso. Dal qui e dall’adesso. In caso contrario, lascia che le nostre strade si dividano. Non avanzo pretese. Non più. Come ho detto: sono molto stanco.”
Thor lo guardò di nuovo e fu come scrutare un frammento del passato. Loki era tornato a sedersi sul letto e adesso evitava il suo sguardo. Si sforzava di ostentare tranquilla noncuranza, ma la tensione traspariva dalla sua postura e dal pallore sul suo volto. Rivide quel ragazzino fragile, timido e ormai dimenticato che lo aveva accompagnato nella sua giovinezza e la cosa lo ferì in profondità.
“Eri innamorato di me?”, gli chiese e la voce gli uscì tanto flebile che a stento l’altro riuscì ad udirla.
Gli occhi di Loki si fecero incerti e fu costretto a sbattere le palpebre un paio di volte per riuscire a occultare il suo turbamento. Aveva creduto di essere pronto a quella domanda, che sciocca pretesa... Pensò di nascondersi dietro a una battuta sprezzante, ma abbandonò l’intento. Sarebbe stato controproducente.
“Sì.”, rispose, senza voltarsi e senza connotare la conferma di alcuna intonazione.
Non riuscì a trattenersi, tuttavia, dal controllarne l’effetto e non si sorprese nel vedere Thor afferrare la bottiglia di liquore per svuotarla in un solo sorso.
“Un altro?”, scherzò, ricolmandola con la magia.
“Tu sei…”
“Se le tue prossime parole saranno mio fratello, ti giuro che…”
“Crudele e ridicolo.”, concluse Thor, sollevando lo sguardo, per poi frantumare la bottiglia contro la parete.
Loki guardò i frammenti di vetro spargersi sul pavimento e serrò le labbra, risentito.
“È un modo di vedere la cosa.”, sibilò.
“È l’unico modo.”, ribatté Thor, scoccandogli un’occhiata ostile, “Cosa dovrei risponderti, adesso?”
Loki si rialzò e scrollò le spalle.
“Niente. Lasciamo stare.”
Le luci della stanza cominciarono a sfarfallare ben prima che raggiungesse l’uscita e un piccolo fulmine serpeggiò sulla superficie metallica della porta. Si voltò, incredulo.
“Far saltare i sistemi della nave è senz’altro la miglior soluzione al problema. Bravo!”, commentò, “Io darei anche due pugni al timone, giusto per...”
“Silenzio!”, tuonò Thor, facendolo ammutolire, “E siediti.”, aggiunse afferrandolo per il bavero e scaraventandolo sul letto.
“È questo che mi è sempre piaciuto di te: il tocco gentile.”, ironizzò Loki, massaggiandosi il collo e risollevandosi a sedere, ma Thor non era in vena di scherzi: minaccioso, incrociò le braccia al petto e lo fissò a lungo senza pronunciare neanche una parola.
“Il silenzio ti terrorizza.”, disse, poi, al vederlo mostrare i primi segni di impazienza.
L’altro sbuffò, divertito e seccato.
“Che ne sai tu del silenzio? Non hai fatto altro che camminare fra cori di ammirazione per tutta la tua miserabile esistenza. No, Thor. Il silenzio è un valore che le parole rendono frivolo, superficiale e inconcludente. Il silenzio è pieno e perfetto di per sé. Temo molto di più le scemenze che la tua bocca potrebbe partorire.”
“Non stordirmi di parole, Loki. Tu hai voluto intraprendere questa strada e insieme la percorreremo sino alla fine.”
“Allora rispondi.”
“Perché adesso?”
“Perché adesso cosa?”
“Loki...”, lo ammonì Thor con un’occhiata dura.
Sorrise, nervoso e incredulo.
“C’è stato forse altro tempo, prima? Tra una catastrofe e l’altra?”
“Che cosa mi stai ancora nascondendo?”
Loki esitò, sorpreso, e si rialzò persino in piedi per cercare di riprendere le redini della situazione.
“Aspetta, aspetta…”
“Lo sei ancora?”, lo interruppe Thor, impedendogli di trincerarsi dietro alle mura della sua eloquenza.
“Cosa? Fermati per un istante, ragioniamo con ordine!”
“È la mia seconda domanda, Loki. Hai promesso.”
L’altro si fermò, gli occhi sbarrati dallo smarrimento. Distolse lo sguardo.
“Io…”, mormorò, interrompendosi, “È molto più complesso di quanto tu creda.”, confessò sinceramente.
“Non c’è nulla di complesso in un sì o in un no.”
“Come se stessimo parlando di assoluti!”
“Rispondi.”
“Non ne sono più così sicuro, va bene?”, confessò Loki.
Thor fece un passo indietro, come stordito.
“Vattene…”, sibilò.
“Thor…”
“Vattene!”
“Basta!”, gridò Loki, “Non lo capisci? Dopo tutto quel che è successo, Thor, il beneficio del dubbio è quantomeno legittimo. Mi hai lasciato da solo, mi hai ignorato, tu…”
“ERO SOLO UN RAGAZZO!”
“E io non lo ero?”
“No, Loki. Tu volevi troppo, sin dal principio...”
L’altro scosse il capo, ferito.
“Volevo solo che tu ci fossi. Per me.”, aggiunse, premendosi una mano sul petto, “In qualsiasi modo tu volessi. Avevo bisogno di te e tu non c’eri.”
“Quindi è questa la mia colpa? Non essere stato un idiota dissennato?”, esclamò Thor, la voce arrochita e distante.
Loki scosse la testa e inspirò profondamente per calmarsi.
“Stai perdendo il senso del discorso. È acqua passata e da molto tempo, ormai.  Non sono qui per muoverti un’accusa. Le tue ragioni le conosco e le condivido, persino. Eri giovane, l’erede al trono, il primogenito su cui si concentravano tutte le attenzioni…”
“Ancora con questa storia?!”
“Se tu avessi la compiacenza di farmi finire, ti renderesti conto che neppure questa è un accusa!”, gli rispose Loki, tagliente. Lo sfidò con lo sguardo, prima di ammorbidire la sua espressione e tornare a sedersi sul letto, “Le aspettative ti soffocavano. Avevi paura di non essere all’altezza. Il popolo ti reclamava, Odino riponeva in te tutte le sue speranze e incombeva sulle tue scelte come un’ombra nefasta. Non potevi starmi accanto, e saresti stato stupido a volerlo. Semplicemente.”, gli fece cenno di tacere, “Ti sei mai domandato perché abbia protetto Jane Foster dagli elfi di Malekith, Thor?”
“No…”
Loki levò gli occhi al soffitto.
“Supposizioni?”
“Parla.”
“Perché credevo che tu l’amassi davvero. Per la prima volta avevi messo in discussione la volontà di tuo padre pur di poterla avere al fianco. Stavi facendo per lei quel che non avevi fatto per me e, anche se può apparire contorto, ne ero fiero. Ero dalla tua parte: la sua vita andava preservata. Quando ti ho guardato andare via, dall’alto del trono, ho davvero sperato che potessi essere felice, lontano da Asgard.”
“Ma ti sei tenuto il regno.”, ribatté l’altro.
“Ed era anche il minimo!”, rispose Loki, sprezzante.
Si guardarono per un lungo istante e, malgrado la tensione, Thor non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito, poi, però, il suo occhio così limpido si velò di angoscia. Esausto andò a sedersi sul letto.
“A volte fai sembrare così semplice dimenticare le tue colpe…”, sospirò, prendendosi la testa tra le mani, “Guerra, rovina e morte solo per pascere i tuoi capricci.”
Loki socchiuse le labbra per parlare, ma le richiuse.
“Hai ragione.”, accondiscese, “È quel che sono e non posso cambiare, ma tu, fratello, sarai il migliore dei re. Su questo non ho dubbi.”
Thor bisbigliò qualcosa di inudibile.
“Come hai detto?”
L’altro sollevò lo sguardo.
“Non sono tuo fratello.”, ripeté.
Nella stanza cadde un silenzio pesante che nessuno dei due sembrava voler infrangere.
“Hai reso la mia vita miserabile, Loki.”, riprese, infine, Thor, “Mi hai privato dei miei affetti, della mia casa e per due volte mi hai fatto credere di averti perduto.”
“E ciò ha rafforzato il tuo spirito.”
“Non osare, vipera!”, tuonò, levandosi in piedi, “Non osare farmi credere che fosse per il mio bene!”
“Datti la risposta che più ti aggrada, allora. Non è davvero importante.”, gli rispose Loki, placido.
“Se anche potessi perdonarti per tutto il resto, come credi che potrei superare questo?! Mi hai ferito per null’altro che il tuo sadico piacere e lo hai fatto in maniera consapevole! Se mi fidassi di te in questo momento, cosa mi garantirebbe che non lo faresti ancora e ancora e ancora sino alla nostra morte?”
“Smetti di frignare come un infante! Quel che sei diventato è frutto del mio solo merito, Thor. Non tuo, non di tuo padre e neppure di Frigga: mio. Ciò che ho fatto di te è un prodigio. Ti ho reso forte, ti ho reso saggio, ti ho reso compassionevole. Sei un sovrano adesso. Non striscerò per ottenere un perdono che mi insulterebbe.”
“Tu non hai fatto nulla.”, ringhiò l’altro, fronteggiandolo.
“Sei libero di pensarlo, ma in cuor tuo sai che ho ragione. Lo capirai. Presto.”, Loki fece una pausa, per poi prendere una decisione, “Ora basta. Chiamo una tregua. Entrambi abbiamo bisogno di dormire.”
Gli scivolò accanto, leggero e sussultò quando l’altro lo afferrò per un braccio.
“Sparisci ancora e non verrò a cercarti. Dimenticherò il tuo volto e il tuo nome.”, lo ammonì Thor.
Sorrise, divertito.
“Sarò solo nella stanza accanto. È forse troppo distante per te?”, lo provocò, divincolandosi dalla sua stretta. Attese per un lungo istante che l’altro prendesse una decisione, poi scosse il capo, disilluso e guadagnò la porta.
“Non ti ho detto perché voglio che tu rimanga. La vera ragione...”, lo frenò Thor.
Sorrise, incredulo e si voltò.
“È evidente.”
L’altro avanzò, costringendolo con le spalle contro l’uscio.
“Davvero?”, gli chiese.
“Oh, Thor, potrei descrivere con minuzia di dettagli la battaglia che si sta svolgendo nella tua mente.”, rispose Loki, levando una mano per sfiorargli la tempia, “Non ho bisogno di sapere altro. I tuoi sentimenti non sono più deboli dei miei e questo è un fatto. Il come tu decida di amministrarli, tuttavia, non mi compete. Puoi abbracciarli o puoi rifuggirli, è una decisione che non posso forzare.”, chinò il capo, celando la sua tristezza dietro a una smorfia sarcastica, “C’è sempre la lussuria, ma è una strada già battuta che non ci ha portato a grandi risposte.”
Thor lo strinse tra le braccia e lo fece improvvisamente, sorprendendolo.
“Resta.”, gli sussurrò all’orecchio, affondando le dita tra i suoi capelli.
“E le mie colpe? Vere e presunte.”, domandò Loki in un sospiro spezzato.
“Shhh… Riprendiamoci la nostra innocenza.”
Si allontanò da lui e si sedette sul letto, dove si levò i calzari, il mantello e la giubba, prima di distendersi.
Loki piegò le labbra in un sorriso malinconico e lo osservò a lungo, prima di decidersi a imitarlo. Gli si sdraiò accanto e puntò lo sguardo al soffitto della cabina.
“Domani sarai re.”, gli disse.
E Thor sentì un brivido di disagio pervaderlo. D’improvviso ebbe freddo e si sentì solo, perché Loki, pur standogli vicino, aveva eretto tra loro un muro di antichi rancori. Avevano già vissuto quella scena, la notte prima della sua mancata incoronazione ad Asgard. Non avevano parlato altrettanto, in quella circostanza, anzi, non avevano quasi parlato, se non per quella frase che adesso Loki gli stava riproponendo con crudele puntualità. Lo stava mettendo alla prova? Non ricordava con esattezza che cosa gli avesse risposto allora. Probabilmente lo aveva baciato al solo fine di evitare di pronunciarsi, o forse aveva detto la prima tronfia scemenza che gli era passata per la testa, qualcosa come: Puoi ben dirlo. Me lo merito.
Sì, probabilmente era andata in quel modo.
L’istinto gli suggerì di riproporre la solita frase al fine di rifuggire la spiacevolezza della circostanza, ma era cambiato da allora e non si riconosceva più in quel distante imbecille di cui si vergognava.
“Stanotte sono nessuno”, rispose, “E domani parimenti sarò nessuno, ma con una corona sul capo.”
“Ne abbiamo fatta di strada…”, fu la laconica risposta di Loki.
Non disse nulla e tornò ancora indietro con il pensiero a quella notte, domandandosi perché non avessero parlato allora e perché avessero perso tutto quel tempo. Forse Loki aveva tentato ma non era stato capace di intuirlo? No. Questo lo ricordava più che bene: al termine del banchetto se lo era ritrovato in camera da letto, affamato di lussuria come il più seducente dei demoni. Non avevano neppure raggiunto il letto, quella volta.
Con il senno di poi, si sentì in colpa. Non aveva dato alcun peso a quella nottata, né si era fatto lo scrupolo che per Loki avesse potuto significare qualcosa di più profondo di un saltuario rapporto carnale destinato a non ripetersi. Si voltò per sbirciare cosa stesse facendo e lo trovò intento a giocare con il tappo della bottiglia. Lo lanciava e lo riprendeva, ruotando con eleganza il polso. Non sembrava turbato, ma neppure felice. Era assorto in pensieri che non osava ipotizzare. Tornò a fissare il soffitto. In realtà c’era stato un momento, immediatamente successivo a quella lontana sera in cui si era sentito rimordere la coscienza: era stato prima della sua incoronazione, quando Loki lo aveva raggiunto e gli aveva ribadito il suo affetto. Ricordò i serpenti che aveva fatto comparire dalla coppa di vino, terrorizzando il povero servo, e anche il saccente rimprovero che gli aveva rivolto: Uno spreco di buon vino.
Non l’aveva capito, allora. I serpenti… i suoi animali preferiti. Loki stava solo cercando di farlo sentire a suo agio senza pretendere nulla in cambio. Lo aveva respinto anche in quella circostanza così semplice e innocente e chissà quante altre volte lo aveva fatto...
Ripensò anche alla sua sorpresa nel vedersi reclutato per la loro disastrosa impresa su Jotunheim. Poco importava che l’avesse architettata ai suoi danni, ormai. Non era quello il punto. Loki si era aspettato di essere lasciato indietro, dimenticato, come in molte altre circostanze. Il sorriso che gli aveva donato dal basso di quel gradino della sala da pranzo gli riaffiorò alla memoria con dolorosa dirompenza. Era stato sincero, malgrado le trame del suo inganno.
“Mi dispiace.”, mormorò.
“Mh?”
Loki si distrasse dal suo gioco e il tappo gli scivolò dalle dita, cadendo al di là del bordo del letto.
“Per quel che ti ho fatto. È stato ingiusto.”
L’altro tacque e scosse debolmente il capo.
“Non ho bisogno delle tue scuse. E poi me le hai già poste, in un certo qual modo.”
Thor ripensò a quando aveva pregato Loki di rivolgere la sua ira contro lui solo e di risparmiare la vita degli abitanti di quella cittadina midgardiana. Anche in quel caso, per quanto avesse ragioni sacrosante per farlo, lo aveva posto in secondo piano.
“Mi hai quasi ucciso in risposta.”, gli fece notare.
“Ti sfiorai appena.”
“E comunque è diverso.”, riprese il discorso Thor, “In quel momento non conoscevo il motivo del tuo rancore. Adesso sì.”
Loki si voltò per guardarlo negli occhi.
“Quanta arroganza…”, commentò, divertito, “Ricordo il tuo sorriso. Fu quello a farmi perdere il lume della ragione. Eri convinto che per ottenere quel che volevi fosse sufficiente chiedermi scusa e... sorridere come avresti fatto con una delle tue meretrici. Non ero più disposto ad accettarlo, ma, per quel che vale, non ti avrei ucciso.”
“Comodo a dirsi, adesso.”, commentò, facendolo ridere.
“Può darsi che abbia esagerato.”, lo sentì ammettere.
“Siamo pari, adesso?”
Loki lo guardò, incerto, riacquistando serietà.
“Lo siamo?”, gli fece eco.
“L’ho chiesto prima io.”
L’altro si puntellò contro il suo petto per sollevarsi a sedere.
“Le tue mani sono sempre state fredde.”, mormorò Thor, sfiorandogli il polso con la punta delle dita, “Ora so perché.”, mormorò.
Realizzò in ritardo l’entità del suo errore. Solo quando Loki si allontanò bruscamente dal suo tocco.
“Non intendevo…”, cercò di recuperare, afferrandolo per una spalla per impedirgli di fuggire.
“Non mi toccare!”, tuonò l’altro, colpendolo dritto in faccia a mano piena.
“Loki! Loki, aspetta! Sta’ fermo!”
Evitando un altro manrovescio, Thor riuscì a bloccargli entrambi i polsi. E finalmente poté vederla quell’anima in frantumi. Era proprio lì, sulla superficie dei suoi occhi verdi, priva di filtri, disperata e sincera come non la era mai stata prima, quanto meno con lui.
“Non mi importa!”, si affrettò a chiarire, “Non mi è mai importato…”, aggiunse con maggior dolcezza, allentando un poco la stretta sui suoi polsi, “Non cambia nulla.”
Loki chiuse gli occhi e due lacrime silenziose gli rigarono le guance. Deglutì, soffocando un singhiozzo quando Thor gli prese il volto tra le mani per posare la fronte sulla sua.
“Nulla, Loki, te lo giuro…”, bisbigliò.
Avvicinò le labbra alle sue, desideroso di baciarlo per lenire l’angoscia che li stava soffocando entrambi e, trasalì, sgomento e impreparato, quando l’altro lo allontanò con una brusca spinta. Crollò con la schiena sul letto e, impotente, lo guardò alzarsi e recuperare la sua casacca da terra.
“Mi dispiace…”, gemette, “Non volevo ferirti.”
“L’essere Jotun non c’entra.”, gli rispose Loki con tono asciutto.
“E allora resta. Spiegami! Che cosa ho fatto di tanto orribile negli ultimi istanti da farti tornare così ostile?”
Loki gli diede le spalle, affondando le unghie nella pelle della sua giubba.
“Non sei tu. Sono io.”, rispose, “Sono maturato a sufficienza da capire cosa non voglio più sopportare.”, fece una pausa sofferta sempre senza guardarlo, “Non sono più quello di un tempo. Ho smesso di aspettarti. Di sperare di poter avere un posto al tuo fianco. Puoi tenerti la nostra ennesima ultima notte. Non la voglio. Sono stanco.”, concluse, cominciando a rivestirsi.
“Loki…”
“No. Abbiamo finito. Ora siamo pari.”, lo fermò, incamminandosi verso la porta.
Thor gli si avventò contro e lo abbracciò da dietro.
“Lasciami andare.”, lo ammonì Loki.
Conosceva quel tono, sapeva che era pronto a lottare, violentemente, se necessario. Non si lasciò intimidire.
“Voglio che sia la prima notte di molte altre!”, gli disse, affrettato.
Loki si levò le sue braccia di dosso e si voltò per rivolgergli il più crudele degli sguardi.
“Domani sarai re.”, sibilò, crudele.
Thor gli rivolse uno sguardo puro.
“E ti vorrò al mio fianco. Come mia madre sedeva accanto a Odino! Che il popolo dica quel che vuole, non mi importa. Non ci saranno più segreti, né fughe. Sono disposto a fare qualsiasi cosa pur di....”
“Ti inginocchieresti, persino?”, lo interruppe l’altro con crudele ironia.
E Thor non esitò neppure un istante prima di decidersi a piegare la gamba per posare a terra il ginocchio.
“Sei ben più importante di una tale schiocchezza.”, gli rispose, spalancando le braccia come per dire: Ecco, l’ho fatto. Sei contento? Adesso, ti prego, smettila.
Si rialzò, attendendo una risposta, ma era stato sciocco a illudersi che il suo gesto potesse rasserenarlo o addirittura farlo sorridere. Loki, barcollando, lo superò in silenzio e dovette reggersi al letto per non crollare a terra. Tremante si era tappato la bocca con una mano, lo stomaco torto da un dolore improvviso dovuto alla tensione che lo pervadeva da capo a piedi. Si sedette, pallido e scosso e nascose il viso tra le mani, espirando profondamente.
“No.”, decretò, dopo una sofferta riflessione.
“Perché no, maledizione?!”, tuonò Thor.
Loki levò lo sguardo, gli occhi lucidi e addolorati.
“Perché ho fatto troppi sbagli.”, ammise, sincero, “E non posso risolverli.”
Thor serrò i pugni e chiuse l’occhio, chinando il capo.
“Hai il mio perdono.”, disse, roco.
“Va’ a farti fottere.”
Trasalì e fece persino un passo indietro quando Loki balzò in piedi.
“L’universo non ruota attorno a te, Thor!”, gridò quest’ultimo, il petto scosso dall’affanno, “Ho dei nemici. Nemici potenti che non si daranno pace finché non mi avranno trovato.”, sorrise, disperato e altre lacrime gli corsero lungo le guance pallide, “Non voglio che la loro ira ricada su di te.”
“Li sconfiggeremo insieme!”
Loki lo schiaffeggiò.
“Non ti ho reso saggio a sufficienza.”, sibilò, proseguendo a grandi passi verso la porta.
“Preferisco morire proteggendoti piuttosto che farlo vendicandoti!”
Loki si fermò, pietrificato, per poi voltarsi. Sollevò il braccio, ruotando il polso e nel suo palmo apparve il Tesseract. Thor si portò una mano al volto.
“Lasciami andare.”, gli intimò l’altro, facendo svanire il potente manufatto, “Hai altre responsabilità, mio re.”
“Ti prego, non farlo.
“Thor…”
“Non lasciarmi adesso.”, gemette, il volto trasfigurato in una maschera di dolore, “Tu hai dei nemici, io degli alleati. Insieme possiamo trionfare.”
“Perché mai prendersi il rischio?”
“Per te, Loki.  Di riflesso: per me stesso.”
“Sei un folle!”, esclamò, ma la sua protesta aveva già perso buona parte della sua potenza.
Thor, intuendolo, si sforzò di sorridere.
“Ho avuto un buon maestro.”, scherzò.
“Ho bisogno di tempo.”, concluse Loki, svanendo nel nulla.

Thor non provò a seguirlo. Avrebbe voluto, ma sapeva che sarebbe stato inutile: non si sarebbe lasciato trovare, era evidente. Esausto si buttò sul letto dove si coprì il volto per occultare un pianto silenzioso e dolente.
Dormì poco, quella notte, e quando si risvegliò era ancora solo. Heimdall aprì la porta per comunicargli che l’ora era giunta. Si rivestì, arreso al fatto di affrontare da solo la sua incoronazione, e uscì in corridoio, ma si fermò dopo pochi passi, sentendosi osservato.
“Nervoso, fratello?”, mormorò Loki, alle sue spalle.
“Sei qui.”, disse senza voltarsi.
“Non me la sarei persa per nulla al mondo.”
“Resterai?”
“Per ora.”
“Non mi basta.”
“Resterò.”
Thor si voltò a guardarlo.
“Sei sincero?”
Loki piegò le labbra in un sorriso consapevole.
“Non sono forse incapace di essere sincero?”
Thor lo costrinse contro la parete e premette la bocca sulla sua, desideroso di sentirlo prossimo. Erano stati distanti per troppo tempo, non lo avrebbe più permesso. Era pronto a scontrarsi con l’universo tutto pur di preservare la loro unione.
Loki gli donò un paio di baci a fior di labbra, prima di ruotare il volto con un sospiro frustrato.
“Heimdall ci sta guardando...”, lo avvertì, bisbigliando.
“Lascialo fare.”, ribatté, incurante, tornando a conquistare la sua bocca e questa volta non trovò alcuna resistenza. Loki gli gettò le braccia al collo, stringendolo a sé e premendosi contro il suo corpo con febbrile bisogno. Voleva che Thor lo toccasse e, per quanto la situazione fosse difficile, a tratti insostenibile, voleva rimanere al suo fianco. Fremette quando sentì le sue mani discendere sino ai lacci dei suoi calzoni. Per un lungo istante pensò di lasciarlo fare, poi, però, lo respinse.
“Il popolo ti attende.”, gli fece notare, “Avremo tempo. Dopo.”
Thor annuì, ma si allontanò con reticenza.
“Andiamo.”, rispose, facendogli cenno di camminare al suo fianco.
Loki scosse il capo.
“No, questa volta vai tu per primo. Devi essere solo.”
“Sei sicuro?”, gli domandò l’altro, turbato, “Non stai per andartene?”
“Sarò subito dietro di te.”, lo rassicurò, chinando il capo.
“Come ti sembro?”
“Come il mio re.”
“Ti inginocchierai?”, scherzò Thor.
“Adesso non esagerare. Cammina.”, sbuffò Loki, divertito, sospingendolo verso la fine del corridoio.
Si fermò alle porte della sala e lo osservò avanzare lungo la stiva della nave, circondato da un popolo che lo rispettava e lo adorava.
Per le giuste ragioni, finalmente.
“Mi hai reso fiero.”, mormorò, per poi scivolare, non visto, tra le persone per raggiungere il pulpito del trono. Non si avvicinò molto e rimase sul lato, defilato, per osservarlo prendere la sua prima decisione da sovrano: dove portare il loro popolo.
Sulla Terra.
La cosa non lo stupì, ma lo rese inquieto. Terminato il momento, abbandonò Thor all’incombenza di occuparsi delle preoccupazioni dei suoi sudditi e lo precedette nella stanza da letto, fermandosi a osservare la vastità dello spazio.
Fu una lunga attesa, ma non gli pesò. Si sentiva al sicuro e ciò non accadeva da molto, moltissimo tempo.
“Perché te ne sei andato?”, gli domandò Thor, quando finalmente lo raggiunse.
“Sarei stato più d’intralcio che d’aiuto.”
L’altro fece una pausa, studiando con attenzione quel suo profilo malinconico.
“Sei stato un buon re, in verità. Tutti lo hanno visto. Un artista.”
Loki sorrise, socchiudendo gli occhi.
“Non sono un guerriero. Non ho mai voluto esserlo.”, ammise quasi con reticenza, “Credi che sia una buona idea tornare sulla Terra?”
“Certo, gli abitanti della Terra mi adorano, sono molto popolare...”
“Riformulo: credi che sia una buona idea riportare me sulla Terra?”
“Probabilmente no, a essere onesto. Non preoccuparti sento che tutto si risolverà per il meglio.”
E Loki si sentì pervadere da una sensazione di rinnovato benessere, qualcosa di simile alla felicità, ma non durò a lungo.
D’improvviso un’ombra nera oscurò la brillante lucentezza delle stelle.
Il giorno della sua condanna era giunto.



N.d.A: Buonasera a tutti. Era da una vita che non mi prendevo il tempo di scrivere qualcosa. Con l'approssimarsi di Infinity War, questo tempo ho voluto prendermelo. Questa one-shot non rispecchia per niente il piano che avevo quando ho cominciato a scriverla. Ho lasciato che scorresse così come veniva, perché sentivo il bisogno che Loki e Thor dopo (quella gran vaccata del) Ragnarok avessero quel chiarimento che, nelle trame deliranti del film, era stato tutt'altro che sviscerato. Ovviamente l'ho fatto in chiave slash, perché li shippo e non posso non farlo. Non so se dopo Infinity War scriverò mai qualcos'altro su di loro. Dipende dal film. Dipende da Loki.
Vi ringrazio per avermi accompagnata sin qui, se vorrete lasciarmi un commento, sarò più che felice di leggerlo. Vi prego, non cose del tipo che skifo sono fratelli! Ci sono tante altre storie a tema non incest da leggere, se non vi piace la tematica, la direzione è quella. Perdonate la franchezza, ma sono troppo vecchia, ormai, per voler ancora combattere questa battaglia.
Un abbraccio a tutti.
Ros.
   
 
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