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Autore: Beeanca    01/04/2018    4 recensioni
[Everlark, What if?, one shot]
E se, alla fine dei 74^ Hunger Games, Peeta avesse inghiottito i morsi della notte prima del tre di Katniss?
La ragazza in fiamme sarebbe sopravvissuta al dolore, o sarebbe sprofondata in un abisso infinito di follia?
DAL TESTO:
"Claudius annunciò la vincitrice dei 74^ Hunger Games, ma Katniss non ascoltò le sue parole. Non fece caso a nulla, nemmeno ai medici che le infilavano tubicini ovunque.
Vedeva solo il volto di Peeta, e sprofondò in un vortice senza fine, una spirale illimitata dalla quale non sarebbe più uscita."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho immaginato cosa sarebbe successo se alla fine dei 74^Hunger Games Peeta avesse inghiottito i morsi della notte, con la successiva reazione di Katniss.
Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Un abbraccio, 
Bianca
 
No winners, only survivors

Il cannone sparò, e l'hovercraft prelevò ciò che era rimasto di Cato dopo ore e ore di atroce agonia.
Il sole stava sorgendo, e flebili raggi illuminavano la Cornucopia, dove Katniss stringeva il laccio emostatico di Peeta, aspettando che qualcuno li portasse a Capitol.
Il ragazzo del Distretto 12 continuava a perdere sangue, la sua gamba era ridotta a brandelli e trasudava pus: la sua alleata non poteva far nulla, se non tamponare la ferita e aspettare invano.
Fu la voce di Claudius Templesmith a rompere il silenzio e le speranze dei due giovani: per l'ennesima volta Capitol City si era presa gioco dei distretti, questa volta aveva revocato la regola che prevedeva due vincitori.
Uno solo sarebbe tornato a casa.
Katniss non si accorse nemmeno di aver puntato una freccia al cuore di Peeta, fu un riflesso incondizionato. E quando si rese conto di ciò che aveva fatto lasciò cadere l'arco con il viso in fiamme per la vergogna, mentre Peeta, con il volto esangue e pallido per il dolore, buttò per terra il coltello.
Nessuno dei due avrebbe mai ucciso l'altro, e il ragazzo cercava di far capire a Katniss che lei aveva qualcuno che l'aspettava a casa, ma lei non ascoltandolo tirò fuori delle bacche violacee.
I morsi della notte.
La ragazza ne passò una manciata a Peeta, e contò fino a tre, fissando i boschi e dicendo addio alla vita.
Uno. Peeta avvicinò le bacchè alla bocca, mentre Katniss osservava i pini.
Due. Peeta inghiottì i morsi della notte e Katniss si rese conto di ciò che era successo.
Tre. Peeta si accasciò sul prato mentre Katniss urlava il suo nome e un hovercraft le si avvicinava.
Claudius annunciò la vincitrice dei 74^ Hunger Games, ma Katniss non ascoltò le sue parole. Non fece caso a nulla, nemmeno ai medici che le infilavano tubicini ovunque.
Vedeva solo il volto di Peeta, e sprofondò in un vortice senza fine, una spirale illimitata dalla quale non sarebbe più uscita.

Dopo tre giorni trascorsi in un letto a lottare contro i fantasmi dell'arena, Katniss non fu più sola. Haymitch e Effie la raggiunsero nella sua stanza, ed entrambi mascherevano a stento un dolore recente: il mascara sbavato di Effie e le occhiaie di Haymitch la dicevano lunga su come avevano reagito alla morte di Peeta.
Solo Haymitch era a conoscenza della recita di Katniss, e non avrebbe mai immaginato che la sua morte l'avrebbe scossa così tanto. Nemmeno Cinna le disse nulla, la abbraciò e le disse di mostrarsi forte davanti alle telecamere.
Il giorno dell'intervista la ragazza indossava un vestito giallo, semplice, e delle scarpe nere senza tacco; i capelli erano sciolti in morbide onde e il viso appena illuminato con del trucco leggero. Era un outfit che non rispettava gli standard della Capitale, ma Cinna non creava mai nulla casualmente.
Tutti i vincitori erano acclamati e idolatrati, ma la ragazza del 12 fu accolta dal pubblico in modo diverso.
Non mancarono gli applausi, ma per la prima volta erano accompagnati da sguardi pieni di pietà e compassione. Katniss avrebbe voluto ucciderli, ma fece buon viso a cattivo gioco, sorridendo e cercando di essere credibile, mostrando la maschera che indossava dalla morte del padre.
Caesar cercò di metterla a suo agio, ma Katniss non aveva bisogno del suo aiuto. Riuscì a fingere anche davanti al video che riassumeva in tre ore quanto accaduto in tre settimane, o almeno resistette fino alla morte di Rue: la morte della ragazzina fu mostrata per intero, e la ragazza ringrazio silenziosamente Cinna per non averle messo il mascara. Una lacrima solitaria le aveva rigato il volto, seguita da tante e tante altre.
Caesar le passò un fazzoletto e il pubblico si commosse, qualcuno ebbe anche il coraggio di alzare le tre dita al cielo. Katniss avrebbe tanto voluto avere un arco e una faretra con sé.
Mostrarono le varie reazioni all'annuncio dei due vincitori: la gioia sadica di Cato e Clove, l'indifferenza di Thresh e Faccia di volpe, lo schock di Katniss e la ricerca disperata di Peeta.
E dopo aver visto morire nuovamente Cato, Katniss strinse il bracciolo della poltrona.
Non doveva piangere, non poteva piangere. Capitol non poteva averla vinta ancora.
Ma i suoi occhi tradivano la sua apparente forza, e tutti gli spettatori erano ormai in lacrime, i loro amati giochi avevano infranto una coppia così bella.
Katniss non amava Peeta, ne era certa. I capitolini erano convinti di quest'amore platonico, ma no, non lo amava.
Ma aveva imparato a volergli bene, e sapeva che avrebbero dovuto vincere insieme, sarebbe stato un'ancora a cui aggrapparsi di fronte ai ricordi degli Hunger Games.
E ora che era un fantasma anche lui, l'invincibile ragazza di fuoco non era altro che un'adolescente spezzata, priva di senno.
Katniss rispose con falsa, falsissima gentilezza alle domande dell'intervistatore, e raccontò qualche aneddoto sulla loro infanzia.
Citò la storia del pane e quella del dente di leone tra le lacrime e generali, anche Caesar aveva gli occhi lucidi, solo Katniss era apparentemente insensibile.
Ma appena le telecamere si spensero fuggì via da quell'inferno.
Corse tra le braccia di Cinna, che la strinse e la portò a letto, congratulandosi per l'ottima intervista. Katniss sorrise, e si addormentò subito. E gli incubi arrivarono altrettanto presto.

Lo vedeva ovunque. Bastava una semplice passeggiata nel Distretto, e sentiva Peeta camminare con lei. Le faceva compagnia silenziosamente, e lei era scossa dai brividi, finchè non tornava a casa e gli occhi azzurri di Prim la scrutavano.
Lo vedeva nei dipinti che decoravano la panetteria, nei dolcetti glassati che le mandava quotidianamente il signor Mellark.
La famiglia di Peeta non la odiava, nessuno ce l'aveva con lei nel Distretto.
Ma lei odiava se stessa, lo specchio le restituiva l'immagine di un mostro, di una pedina sottomessa alla mercè di Capitol City.
Peeta era riuscito a rimanere puro fino alla fine, e lei invece?
Riuscì ad andare avanti per mesi, sicuramente senza il sostegno della sua famiglia e di Gale non ce l'avrebbe fatta.
Ogni giorno andava a caccia, un modo come un altro per spendere il tempo: ciò che uccideva non lo vendeva al forno ma lo passava ad Hazelle, eppure anche i boschi non erano più gli stessi.
Colpire un animale con una freccia le ricordava il ragazzo del Distretto 1, e pensare ai tributi le faceva venire in mente l'imminente Tour della Vittoria. Come avrebbe potuto affrontare i Distretti senza Peeta al suo fianco?
Proprio qualche giorno prima del tour Katniss ricevette la più inaspettata delle visite: il presidente Snow era seduto sulla sedia dove solitamente Prim faceva i compiti, stringeva una rosa bianca tra le mani e la fissava con occhi serpenteschi.
A differenza delle aspettative andò dritto al sodo: le disse che contava molto sul Tour, si aspettava la ragazza forte che tutti avevano visto alle interviste, una giovane che era riuscita ad accettare il suo destino, non la ribelle che aveva smosso i distretti col giochino delle bacche.
Katniss non fece in tempo a riflettere su queste parole, che Snow aggiunse altro: “Può anche non citare il signor Mellark, indubbiamente la plebe dei Distretti ha capito che di quel dolce innamorato non le importava nulla.”
E senza aggiungere altro se ne andò, trascinandosi un odore di rose e sangue. Le sue parole avevano scosso Katniss, ma pochi secondi dopo la vincitrice sapeva già cosa fare.
Corse al lago, un altro posto pieno di ricordi, stranamente felici. Bagni col padre, ore trascorse schizzando il suo babbo e cacciando pesciolini che poi lasciava ricadere in acqua. Ma la vecchia Katniss ora era stata sostituita da una sua versione forse più matura, ma anche più debole e a pezzi.
Katniss si immerse.
Non avrebbe mai pensato di farlo, aveva sempre pensato al suo futuro prima dei giochi. Non si sarebbe sposata e non avrebbe avuto figli, ma avrebbe vissuto in pace nel Distretto 12. Sarebbe stata povera, ma felice.
Non tornò più in superficie. Voleva raggiungere Peeta, e lo fece.
Tutti l'avrebbero etichettata come vigliacca, ma un sorriso enorme le attraversava il volto mentre sentiva il suo cuore rallentare.
Chiuse gli occhi, abbandonandosi al dolce abbraccio della morte.
Peeta sarebbe stato al suo fianco, e il resto non contava più nulla.

   
 
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