Nick su EFP e sul forum:
JulyChan
Titolo: Fino a perdersi
Personaggio/i scelto/i: Fred Weasley e Hermione Granger
Genere: angst, triste, introspettivo
Rating: giallo
Avvertimenti: /
Nda: a fine storia
Fino
a perdersi
Non
è Hermione quella che incontra la notte, quando le ombre diventano spaventose e
sua madre rinforza le protezioni e la Tana piomba nel buio più totale. Fred l’ha
vista aggirarsi come un fantasma per le scale, esile come un fuscello e
guardinga come un ladro, e l’ha seguita con lo sguardo fino all’ultimo piano,
fino all’estinguersi del rumore dei suoi passi.
*
Ma
Fred non sa essere discreto, e dopo due notti le va dietro fino alla fine,
segue il fruscio della sua camicia da notte, l’odore tenue che sa di fiori e di
buono. La guarda tra le crepe della porta ammuffita, la vede seduta in un
angolo della soffitta, ed è lei in tutto e per tutto: Hermione che si perde in
un libro, nei suoi pensieri, nella sua razionalità.
E
poi il legno sotto i suoi piedi lo tradisce e scricchiola, e lei non è più
Hermione: è una donna in fuga, dal proprio letto che è diventato una gabbia,
dai mostri negli armadi e da quelli nella sua testa. E Fred capisce di aver
violato qualcosa, lo capisce dal suo sguardo sorpreso e ferito – Vuoi restare sola? –, ma poi lei rimane a guardarlo e non dice nulla, scuote solo la
testa – Se l’avessi voluto, ti avrei già
schiantato.
*
«Ammiro il coraggio di Fleur e Bill.
Io forse…»
«Spero che domani il piano per
scortare Harry…»
«Ron è un idiota! Oggi…»
Hermione
parla tanto. Ha il tono greve e spezzato di chi è a una veglia funebre, ma si
sforza di non smettere. Parla di quando sogna di combattere, parla di quando
sogna di scomparire; vive nel terrore di perdere ogni cosa, ma la sua paura più
grande è quella di dimenticare, eppure Fred pensa che ogni tanto forse le
farebbe bene.
A
volte gli legge una fiaba o un passo dai suoi libri preferiti, e lui l’ascolta
affascinato da quell’espressione distesa che lei si concede solo in quei pochi
attimi.
Parla
per entrambi e Fred la ringrazia in silenzio, perché a lui invece tocca già
parlare di giorno, e di notte le parole gli muoiono in gola – di notte preferisce perdersi in un silenzio
ornato solo della sua voce.
Hermione
e le sue domande spontanee, Hermione e le sue frasi troncate, Hermione e la sua
logica in frantumi, fino a che il sole sorge e loro fuggono come vampiri.
*
«Mi dispiace molto per George, ma almeno…»
«Povera Edvige, chissà se Harry…»
«Non riesco a crederci, Malocchio…»
La
sua voce lo consuma e a volte è solo un ronzio fastidioso, ma non se la sente
di zittirla; è ormai una costante saperla sempre lì, a parlare e a indignarsi, a
immaginare paure e a cercare un futuro. È la sua certezza, la sua distrazione;
ha un che di catartico riportare a galla tutto quel sangue dopo ore passate a
sopprimerlo.
Vorrebbe
urlarle di smetterla di fare il nome di suo fratello, che non ha bisogno di
ricordarsi tutto quell’orrore, quando George per un attimo non c’era e lui
marciva dentro, con la bocca asciutta e la mente assente e il terrore ovunque.
Vorrebbe urlarle che non vuole più pensarci, che ora è tutta acqua passata e
non succederà più nulla del genere, ma sa che sarebbe un’enorme menzogna, sa
che devono ancora prepararsi al peggio.
Sa che devono smetterla di pensare di
aver perso tutto, perché in realtà non hanno ancora perso nulla.
*
«Pensi mai alla fine della guerra?».
«Pensi mai che non ci sia più
tempo?».
«Domani notte tornerai?».
Si
incontrano sempre lì, in soffitta, tutte le volte, ogni singola notte sdraiati
nella polvere, lo sguardo rivolto al cielo al di là del lucernario per evitare
di posarlo altrove – sulle sue gambe
nude, sui suoi occhi tanto vivi e tanto assenti, sulla sua bocca così vicina…
*
«Hai paura di morire?».
Lui
non le risponde quasi mai, ma Hermione ha imparato a leggerlo e ama vedere le
reazioni sul suo viso: la ruga di sconforto quando parla dei caduti, la mascella
che si contrae a ogni domanda scomoda, le pupille che tremano ogni volta che
lei lo sfiora, ma lui non distoglie mai lo sguardo dal cielo scuro – «Hai paura di morire, Fred? O di
sopravvivere?».
*
E
poi una notte Hermione smette di parlare e Fred annaspa alla ricerca di una via
d’uscita, ma la sua peggior paura si è già avverata: è arrivato il suo turno,
ma parlare è ormai diventato impossibile.
È
un guscio vuoto senza le sue parole – Parlami!
–, è in apnea senza la sua voce a riempirlo di aria – Mi hai consumato fino all’osso e ora scarti gli ultimi brandelli?.
Il
cielo quella notte è coperto e forse non vale più la pena fissarlo, forse non
c’è davvero più tempo se non per aspettare la morte. Fred distoglie lo sguardo
e trova lei già a guardarlo, e sente il suo respiro inumidirgli il mento e poi
infrangersi sulle sue labbra – Presto
perderemo tutto, ora possiamo anche perdere noi stessi.
*
La
notte li culla mentre si fanno strada a vicenda tra i propri disordini, mentre le
mani cercano frenetiche appigli e le bocche mordono la carne per non urlare. La
notte li sommerge in un torpore irreale in cui è più facile perdersi che fare
domande.
Hermione
ha un rivolo di sudore lungo la spina dorsale, lui lo segue con lo sguardo mentre
con le dita le sfiora la schiena; lei rabbrividisce quando lui le respira sul
ventre, e l’aria è calda e odora di fiori stantii.
Non
guardano più il cielo, ma solo la polvere.
*
È
l’ultima volta, Fred lo sa.
Lo
sente dal modo in cui Hermione sospira quando pensa che lui non stia
ascoltando, anche se Fred in realtà non ha mai smesso di farlo. Quando la
prende per mano, ora la sente come esitare, perché forse per un lucido istante
capisce che lì dovrebbe esserci qualcun altro.
Fred
capisce che ormai è rimasto solo lui a vagare sperduto, mentre lei è alla
ricerca della sua strada: Hermione che cade davanti a ogni ostacolo, ma poi si
rialza e tenta ancora; Hermione che sfida l’oscurità e cerca una via di fuga,
ma ancora alla cieca perché non sa dove andare.
*
«Non ha nessuna logica…»
«Non possiamo fare del male a noi
stessi…»
«Non possiamo perdere così la
ragione…»
Fred
ormai l’ascolta per inerzia, perché sa che non c’è nulla da fare, che Hermione
è inattaccabile quando si tratta di portare avanti le sue convinzioni, lei che
lotta con le unghie e con i denti e con il cuore quando crede in qualcosa – Hermione è di nuovo Hermione e la notte è
finita.
L’ha
lasciato dietro, ancora ad arrancare in un dedalo di insicurezze e timori, ma
lui non riesce a fargliene una colpa. Si sono aggrappati a un’illusione, si
sono aggrappati l’uno all’altra, ma poi è diventato così facile continuare a
perdersi piuttosto che ritornare con i piedi per terra – è così facile continuare a perdersi nelle sue parole.
Sono
al matrimonio di Bill e Fleur, c’è un’estate intera per ritrovare la strada.
NOTE:
Prima classificata
al contest “Il
vento dell’est” di erzsi, ma valutato da Mary Black, con la citazione “Accade facilmente, a
chi ha perso tutto, di perdere se stesso” di Primo Levi.
Prima classificata al
contest “tenderly
– destroy me” di blu
petrolio con il pacchetto numero 10 “what you can’t choose”, che prevedeva
l’utilizzo della coppia Fred/Hermione e della canzone “Blame” dei Tender.
Premetto
di non aver scritto mai una Fred/Hermione, e quindi mi sono presa un bel po’ di
tempo prima di mettere “su carta” un’idea che mi frullava in testa da secoli.
In realtà non sono mai nemmeno stata una grande fan della coppia… come credo di
aver detto svariate volte “semplicemente,
insieme non li capisco”. Questo prima di leggere circa le metà delle
Fremione della bravissima Rosmary, che posso
senza alcun dubbio reputare la fanwriter per eccellenza di questa coppia,
capace di donare grande naturalezza a una coppia che, ai miei occhi, è stata
per lungo tempo così improbabile. È solo grazie a lei se sono finalmente
riuscita a capire questi due insieme
:D Ciononostante, ammetto di dover fare ancora grandi passi da gigante, e non
so se mi cimenterò di nuovo nello scrivere qualcosa su questi due personaggi…
dire che è stata un’impresa è dire poco. Ma mi sono divertita a distruggerli,
questo non lo nego… spero però di non averli distrutti troppo xD
Qualche
piccola precisazione:
-
le frasi tra
caporali («…») sono frasi effettivamente dette da Hermione; quelle solamente in
corsivo sono pensieri di Fred o semplicemente incisi evidenziati in questo modo
per dar loro maggior risalto;
-
Per quanto
riguarda l’ambientazione (anche se credo sia ben chiaro), ci
troviamo durante l’estate del 1997, quella descritta ne I Doni della Morte,
precisamente a cavallo tra luglio e agosto (Bill e Fleur si sposano il 1 agosto
1997): sappiamo che Harry è stato prelevato da casa degli zii il 27 luglio, ma
che Hermione si trovava lì alla Tana già da qualche giorno, quindi la finestra
temporale in cui la storia è ambientata non credo pecchi di plausibilità;
-
il finale,
come al solito, non poteva non essere così amaro… sappiamo tutti cosa succederà
dopo il matrimonio, sappiamo tutti che Fred e Hermione non avranno più tutta un’estate davanti per risolvere la
situazione, sappiamo tutti che non si incontreranno più.
That’s all, folks!
Buona lettura,
July