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Autore: JulyChan    03/04/2018    8 recensioni
«Hai paura di morire?».
Lui non le risponde quasi mai, ma Hermione ha imparato a leggerlo e ama vedere le reazioni sul suo viso: la ruga di sconforto quando parla dei caduti, la mascella che si contrae a ogni domanda scomoda, le pupille che tremano ogni volta che lei lo sfiora.
«Hai paura di morire, Fred? O di sopravvivere?».
[Prima classificata ai contest "tenderly - destroy me" di aware_ e "Il vento dell'Est" di erzsi]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nick su EFP e sul forum: JulyChan 
Titolo: Fino a perdersi 
Personaggio/i scelto/i: Fred Weasley e Hermione Granger 
Genere: angst, triste, introspettivo 
Rating: giallo 
Avvertimenti:
Nda: a fine storia

 

 

 

 

 

Fino a perdersi

 

 

 

Non è Hermione quella che incontra la notte, quando le ombre diventano spaventose e sua madre rinforza le protezioni e la Tana piomba nel buio più totale. Fred l’ha vista aggirarsi come un fantasma per le scale, esile come un fuscello e guardinga come un ladro, e l’ha seguita con lo sguardo fino all’ultimo piano, fino all’estinguersi del rumore dei suoi passi.

 

*

 

Ma Fred non sa essere discreto, e dopo due notti le va dietro fino alla fine, segue il fruscio della sua camicia da notte, l’odore tenue che sa di fiori e di buono. La guarda tra le crepe della porta ammuffita, la vede seduta in un angolo della soffitta, ed è lei in tutto e per tutto: Hermione che si perde in un libro, nei suoi pensieri, nella sua razionalità.

E poi il legno sotto i suoi piedi lo tradisce e scricchiola, e lei non è più Hermione: è una donna in fuga, dal proprio letto che è diventato una gabbia, dai mostri negli armadi e da quelli nella sua testa. E Fred capisce di aver violato qualcosa, lo capisce dal suo sguardo sorpreso e ferito – Vuoi restare sola?, ma poi lei rimane a guardarlo e non dice nulla, scuote solo la testa – Se l’avessi voluto, ti avrei già schiantato.

 

*

 

«Ammiro il coraggio di Fleur e Bill. Io forse…»

«Spero che domani il piano per scortare Harry…»

«Ron è un idiota! Oggi…»

 

Hermione parla tanto. Ha il tono greve e spezzato di chi è a una veglia funebre, ma si sforza di non smettere. Parla di quando sogna di combattere, parla di quando sogna di scomparire; vive nel terrore di perdere ogni cosa, ma la sua paura più grande è quella di dimenticare, eppure Fred pensa che ogni tanto forse le farebbe bene.

A volte gli legge una fiaba o un passo dai suoi libri preferiti, e lui l’ascolta affascinato da quell’espressione distesa che lei si concede solo in quei pochi attimi.

Parla per entrambi e Fred la ringrazia in silenzio, perché a lui invece tocca già parlare di giorno, e di notte le parole gli muoiono in gola – di notte preferisce perdersi in un silenzio ornato solo della sua voce.

Hermione e le sue domande spontanee, Hermione e le sue frasi troncate, Hermione e la sua logica in frantumi, fino a che il sole sorge e loro fuggono come vampiri.

 

*

 

«Mi dispiace molto per George, ma almeno…»

«Povera Edvige, chissà se Harry…»

«Non riesco a crederci, Malocchio…»

 

La sua voce lo consuma e a volte è solo un ronzio fastidioso, ma non se la sente di zittirla; è ormai una costante saperla sempre lì, a parlare e a indignarsi, a immaginare paure e a cercare un futuro. È la sua certezza, la sua distrazione; ha un che di catartico riportare a galla tutto quel sangue dopo ore passate a sopprimerlo.

Vorrebbe urlarle di smetterla di fare il nome di suo fratello, che non ha bisogno di ricordarsi tutto quell’orrore, quando George per un attimo non c’era e lui marciva dentro, con la bocca asciutta e la mente assente e il terrore ovunque. Vorrebbe urlarle che non vuole più pensarci, che ora è tutta acqua passata e non succederà più nulla del genere, ma sa che sarebbe un’enorme menzogna, sa che devono ancora prepararsi al peggio.

Sa che devono smetterla di pensare di aver perso tutto, perché in realtà non hanno ancora perso nulla.

 

*

 

«Pensi mai alla fine della guerra?».

«Pensi mai che non ci sia più tempo?».

«Domani notte tornerai?».

 

Si incontrano sempre lì, in soffitta, tutte le volte, ogni singola notte sdraiati nella polvere, lo sguardo rivolto al cielo al di là del lucernario per evitare di posarlo altrove – sulle sue gambe nude, sui suoi occhi tanto vivi e tanto assenti, sulla sua bocca così vicina

 

*

 

«Hai paura di morire?».

Lui non le risponde quasi mai, ma Hermione ha imparato a leggerlo e ama vedere le reazioni sul suo viso: la ruga di sconforto quando parla dei caduti, la mascella che si contrae a ogni domanda scomoda, le pupille che tremano ogni volta che lei lo sfiora, ma lui non distoglie mai lo sguardo dal cielo scuro – «Hai paura di morire, Fred? O di sopravvivere?».

 

*

 

E poi una notte Hermione smette di parlare e Fred annaspa alla ricerca di una via d’uscita, ma la sua peggior paura si è già avverata: è arrivato il suo turno, ma parlare è ormai diventato impossibile.

È un guscio vuoto senza le sue parole – Parlami! –, è in apnea senza la sua voce a riempirlo di aria – Mi hai consumato fino all’osso e ora scarti gli ultimi brandelli?.

Il cielo quella notte è coperto e forse non vale più la pena fissarlo, forse non c’è davvero più tempo se non per aspettare la morte. Fred distoglie lo sguardo e trova lei già a guardarlo, e sente il suo respiro inumidirgli il mento e poi infrangersi sulle sue labbra – Presto perderemo tutto, ora possiamo anche perdere noi stessi.

 

*

 

La notte li culla mentre si fanno strada a vicenda tra i propri disordini, mentre le mani cercano frenetiche appigli e le bocche mordono la carne per non urlare. La notte li sommerge in un torpore irreale in cui è più facile perdersi che fare domande.

Hermione ha un rivolo di sudore lungo la spina dorsale, lui lo segue con lo sguardo mentre con le dita le sfiora la schiena; lei rabbrividisce quando lui le respira sul ventre, e l’aria è calda e odora di fiori stantii.

Non guardano più il cielo, ma solo la polvere.

 

*

 

È l’ultima volta, Fred lo sa.

Lo sente dal modo in cui Hermione sospira quando pensa che lui non stia ascoltando, anche se Fred in realtà non ha mai smesso di farlo. Quando la prende per mano, ora la sente come esitare, perché forse per un lucido istante capisce che lì dovrebbe esserci qualcun altro.

Fred capisce che ormai è rimasto solo lui a vagare sperduto, mentre lei è alla ricerca della sua strada: Hermione che cade davanti a ogni ostacolo, ma poi si rialza e tenta ancora; Hermione che sfida l’oscurità e cerca una via di fuga, ma ancora alla cieca perché non sa dove andare.

 

*

 

«Non ha nessuna logica…»

«Non possiamo fare del male a noi stessi…»

«Non possiamo perdere così la ragione…»

 

Fred ormai l’ascolta per inerzia, perché sa che non c’è nulla da fare, che Hermione è inattaccabile quando si tratta di portare avanti le sue convinzioni, lei che lotta con le unghie e con i denti e con il cuore quando crede in qualcosa – Hermione è di nuovo Hermione e la notte è finita.

L’ha lasciato dietro, ancora ad arrancare in un dedalo di insicurezze e timori, ma lui non riesce a fargliene una colpa. Si sono aggrappati a un’illusione, si sono aggrappati l’uno all’altra, ma poi è diventato così facile continuare a perdersi piuttosto che ritornare con i piedi per terra – è così facile continuare a perdersi nelle sue parole.

Sono al matrimonio di Bill e Fleur, c’è un’estate intera per ritrovare la strada.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE:

Prima classificata al contest “Il vento dell’est” di erzsi, ma valutato da Mary Black, con la citazione “Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso” di Primo Levi.
Prima classificata al contest “
tenderly – destroy me” di blu petrolio con il pacchetto numero 10 “what you can’t choose”, che prevedeva l’utilizzo della coppia Fred/Hermione e della canzone “Blame” dei Tender.

 

Premetto di non aver scritto mai una Fred/Hermione, e quindi mi sono presa un bel po’ di tempo prima di mettere “su carta” un’idea che mi frullava in testa da secoli. In realtà non sono mai nemmeno stata una grande fan della coppia… come credo di aver detto svariate volte “semplicemente, insieme non li capisco”. Questo prima di leggere circa le metà delle Fremione della bravissima Rosmary, che posso senza alcun dubbio reputare la fanwriter per eccellenza di questa coppia, capace di donare grande naturalezza a una coppia che, ai miei occhi, è stata per lungo tempo così improbabile. È solo grazie a lei se sono finalmente riuscita a capire questi due insieme :D Ciononostante, ammetto di dover fare ancora grandi passi da gigante, e non so se mi cimenterò di nuovo nello scrivere qualcosa su questi due personaggi… dire che è stata un’impresa è dire poco. Ma mi sono divertita a distruggerli, questo non lo nego… spero però di non averli distrutti troppo xD

Qualche piccola precisazione:

-         le frasi tra caporali («…») sono frasi effettivamente dette da Hermione; quelle solamente in corsivo sono pensieri di Fred o semplicemente incisi evidenziati in questo modo per dar loro maggior risalto;

-         Per quanto riguarda l’ambientazione (anche se credo sia ben chiaro), ci troviamo durante l’estate del 1997, quella descritta ne I Doni della Morte, precisamente a cavallo tra luglio e agosto (Bill e Fleur si sposano il 1 agosto 1997): sappiamo che Harry è stato prelevato da casa degli zii il 27 luglio, ma che Hermione si trovava lì alla Tana già da qualche giorno, quindi la finestra temporale in cui la storia è ambientata non credo pecchi di plausibilità;

-         il finale, come al solito, non poteva non essere così amaro… sappiamo tutti cosa succederà dopo il matrimonio, sappiamo tutti che Fred e Hermione non avranno più tutta un’estate davanti per risolvere la situazione, sappiamo tutti che non si incontreranno più.

That’s all, folks!

Buona lettura,

July

 

 

 

 

   
 
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