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Autore: FernandaDiMarte    03/04/2018    0 recensioni
Vicende tragicomiche tra un lui e una lei un po' così
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EZIO  &  ROMINA.  1 - L' aggiustore     
                        
Fu solo per una circostanza fortuita e imprevista che Ezio divenne cornuto.
La sua Romina, discretamente appagata, era la più fedele delle compagne ma, desiderando preparare al partner delle torte ancora più buone, scorse le Pagine Gialle in cerca di un tecnico idoneo a regolarle il forno.
Fatto il suo lavoro e stimando giusta l'atmosfera il gasista ci provò. Romina non lo aveva provocato, non intenzionalmente almeno, ma si lasciò toccare e baciare per un buon quarto d'ora. Ne rimase così piacevolmente sconvolta che nel chiedergli di smetterla si sentì una povera scema.
"Sì, è meglio" concesse lui. "E poi ciò un po' da fa'. Chiamami su questo telefonino e ci accordiamo meglio."
Se ne andò senza chiederle alcun compenso.
Romina non riusciva a distogliere la mente da quella storia pur indulgendo al sesso coniugale con la consueta generosità. L'invito dell'aggiustore la tentava estremamente e finì col considerarlo un'occasione che andava sfruttata assolutamente.
"Michele" telefonò appena si sentì il coraggio, "puoi venire non oltre le quattro. Sì sì, per regolarmi il forno."
Quel tipo di regolazione si ripetè più volte e Michele era diventato una specie di vizio fisso per Romina.
Ma una volta si sentì rispondere sul telefonino:
"A signo'! Io ci’avrei puro da fa'. È stato bello, ma mò basta!"
Carica di meraviglia, umiliata e con la sensazione che le mancasse il sole a mezzogiorno cominciò a guardare i rubinetti dell'acqua con più interesse.
Chiamò l'idraulico con il negozietto in quell'altro quartiere, uno che nel passare aveva considerato esteticamente apprezzabile.
Quello giunse, guardò sia lei che l'impianto e sentenziò:
"Signora, voi non avete nessun guasto."
"No?" fece lei facendosi forza in cerca di faccia tosta. "Quanto devo per il disturbo?" e gli posò una mano sulla mano.
"Niente niente" mormorò quello, imbarazzato; "è che ci’hò n'sacco da fà."
"Se ti chiamo fra qualche giorno ... Mio marito va fuori."
"Ecco sì, famo così. Mò scappo."
Le passò la lingua in bocca frettolosamente e la lasciò.
Anche a letto l'idraulico, quando Romina riuscì a portarcelo, non fu all'altezza di Michele. Inoltre quando provò a invitarlo ancora si sentì rispondere:
"Senti, cocca bella, io vengo puro ma, quarcosa te devo fatturà: tengo famija e l'importante so' li sordi."
"Ti devo pagare?" si stupì lei.
"E certo. Se non ci’hai gnente da riparà, te smonto e te rimonto quarche tubbo. Così, pe esse onesti. Vabbene? E un po' de cose che te piaceno se ponno puro fà ... . Vabbene? Però il conto se ha da pagà."
"Ma tu sei pazzo!" sbottò lei prima di chiudere.
Passeggiando lontano da casa notò l'insegna 'Elettricista TV' col telefono. L'uomo all'interno non le sembrò niente male.
Lo attese a casa dopo aver guastato le sintonie di alcuni canali.
Quello, Gennaro, non ci mise molto a rimettere tutto a posto e a capire le intenzioni della donna, specie quando sussurrò:
"Sai, mio marito è fuori e mi sento sola."
"Non c'è problema, signò. Mi succede spesso."
Gennaro a letto le diede una sgrullata veloce e si alzò per rivestirsi senza troppi indugi.
"Mò te senti più elettrizzata, signò?" scherzò.
"Col mestiere che fai" lo rimbeccò, piccata " è la battuta che sfrutti di più con le clienti?"
"Già" si raggelò lui. Appena rivestito le presentò il conto.
"Ti fai pagare?" chiese, rassegnata.
"E sì, ma non per il letto, no no. Per quello non voglio niente. È l'uscita, capito? Er tempo che se perde.
Io campo di questo. Se tutte le signore che vonno mette le corna al marito le visito e non becco avrei a campà d'aria."
Così, per la sua incapacità di gestire convenientemente certe situazioni, capitò che Romina rinsavisse dedicando tutta la sua foga amorosa a Ezio, come la più fedele delle mogli.
Dal suo canto lui ha ricambiato sempre con passione ... e gratuitamente.
 
Fernanda Di Marte
 
 
 
 EZIO  &  ROMINA.   2 - Lo sbocco 
 
 La signora Romina si alzò nervosa e non le venne neanche voglia di portare il caffè a letto al suo compagno come di solito faceva.
Sapeva che quelle piccole cose facevano perdonare gravi mancanze.
Il suo Ezio si era lamentato spesso che lei si accaparrava di tutte le coperte lasciandolo al gelo notturno. Lui si svegliava intirizzito, si riappropriava del maltolto e mugugnando atroci rappresaglie tornava a dormire. Tornava a dormivegliare in effetti perché ormai l’effetto sonno profondo (REM?) era svanito.
Così se era Ezio a uscire dal letto nervoso era per quel motivo probabilmente.
Però quella mattina lei non riusciva a pensarci e non era propensa a dare la dolce sveglia (bacione e caffè d’accompagno) al suo beneamato dormiglione.
Insoddisfatta, si disse, tremendamente insoddisfatta. E non era cosa su cui era più disposta a transigere.
Quando si trovò di fronte il compagno di vita a fare colazione con lei lo mise subito di fronte alle sue gravi responsabilità:
“Ezzy, ma tu mi ami veramente?”
“Ma sicuro!” cercò si pronunciare bene lui mentre un biscotto spalmato di marmellata gli si sbriciolava in bocca. “Ti amo tantissimo, tesoro di Ezzy tuo. Non te l’ho dimostrato prima di addormentarci?”
“Senti, Ezzy del… , lasciamo stare. Tu, ti sei addormentato. Girato a ronfare come un facòcero. Io no.”
“No-o? O bella, e perché?”
“Cose mie” e Romina lasciò cadere il discorso.
Ezio non desiderava che quello e si sbrigò a finire per dedicarsi a immaginarie faccende. Conosceva bene la partner come una testarda che quando si metteva in testa qualcosa era capace di dare i tormenti a vita.
Infatti a pranzo Rominà, come gli piaceva chiamarla quando pensava ruminasse le idee prima di buttarle fuori, sembrava un fiume in piena. Parlava e le spuntavano le lacrime:
“Insomma, sono una donna, se non te ne sei accorto” eccetera eccetera. “Io non sono un oggetto” eccetera eccetera. “Io non ce la faccio ad andare avanti di questo passo” eccetera eccetera. “Guarda che se continua quest’andazzo torno da mia figlia” eccetera eccetera.
Anche Ezio dovette avere idea che qualcosa non funzionasse a dovere nel suo perfetto menage coniugale.
“Ma, Romy, ho forse fatto qualcosa di sbagliato?”
“Sei tu sbagliato!” pianti pianti. “Sono io sbagliata!” pianti pianti. “Non lo so” e pianti come sopra.
“Se mi dici che succede, forse capirò meglio, tesoro di Ezzy tuo.”
“Basta con questo Ezzy del… ! Non lo dico perché sono una signora!”
“Occhei. Dimmi cosa posso fare.”
Lei si accorse che quello era il momento giusto:
“Iscriviamoci all’ ‘A and A’.”
“E che roba è?”
“È un privè.”
“Un ?”
“Uffa! Ma non sai un… Non lo voglio dire.”
“Perché sei una signora, lo so. Ho capito. ‘Aphrodites and Adons’, il club privato di cui parlava la nostra amica Priscilla, le vengano dei pruriti dove non dico. Sono un signore anch’io.”
“E allora? Io ci voglio andare, con te o con altri. Quello è uno sbocco per me e potrebbe risolvere la nostra esistenza assieme.”
“Ma tesoro di… Quello è un locale dove si pratica lo scambio di coppia.”
“Ah, sì? E allora? Lo vedi che qualcosa la sai pure tu? Ti avverto che non accetto rifiuti né, tantomeno, indecisioni. Se va bene per me, dovrebbe andare bene anche per te.”
 
Davanti all’ ‘A. and A.’ Ezio tentò un’ultima volta di distogliere Romina, ma quella era testarda, no?
Al botteghino ci furono delle difficoltà.
“Siete sposati?” chiese uno dei tre addetti.
“Veramente no” rispose lei mentre lui voleva scomparire. “È una cosa importante?”
“Assolutamente no, signora. Però questo le consente di riprovare a iscriversi con un altro accompagnatore e torni a trovarci quando vuole.”
“Ma… , ma…”
“Signora, non insista. Ha letto la nostra insegna? Noi diamo molta importanza all’estetica.”
“Lo so e ho letto bene. Lui non è un Adone, certamente, ma neanche io sono una Venere.”
“Abbiamo notato. Le donne le ammettiamo con una certa larghezza di maniche ma gli uomini se non sono un tantino decenti e presentabili no. Ne va della nostra reputazione.”
Ora avrebbe voluto scomparire anche Romina. Sottobraccio al suo Ezio si avviò verso il parcheggio.
 
Fernanda Di Marte
 
 
 
 EZIO  &  ROMINA.  3  - Gli spiaggiati     
      
“Ezio, ma questi sono nudi! Mi hai portato su di una spiaggia per nudisti?”
“Romina bella, ma se hai fatto tutto tu. Hai detto tu di fermarmi qui perché c’è sia la sabbia che le rocce.”
“E non potevi avventurarti avanti per vedere?”
“Seee, in esplorazione in lande sconosciute!
Romy, qui stiamo in Corsica, mica su di un’isola piena di cannibali.”
“Di quelli non lo so, ma di nudisti sì.
Lo sai che fanno un po’ schifo? Con quell’affare pendulo.”
“Dimenticavo che tu gli affari li preferisci in altra posizione. E poi, schifo. Sì, un po’ ma mica tanto.”
“Ezzy! Non distogliere lo sguardo adesso. Ossia, distoglilo subito! Ho visto che guardavi quella stesa. Quella. Sta con tutte le gambe aperte…”
“Romy, piantala e basta. Sai affliggere anche in vacanza, e che… No, niente volgarità. Ce ne sono già tante esposte e io non so proprio dove guardare. Va meglio così?”
“Facciamo la parte indifferente, Ezio. Continuiamo a camminare. Forse più in là troviamo gente col costume.”
“Sulla sabbia bollente? Magari per chilometri?
Io direi di fermarci qui.”
“Non è per le oscenità che ci tocca subire, Ezio. Mi dà fastidio che questi ci credano i soliti italiani cafoni e arretrati.”
“E allora, che dici? Dobbiamo toglierci il costume?”
“Seee, scusa se mi viene da ridere. Hai visto come stanno messi bene questi francesi? E tu col tuo cosettino… No, caro, niente da fare. Tu non ti togli proprio niente. Già mi vergogno abbastanza di stare qui. Facciamoci conoscere dallo straniero anche per la scarsa virilità, adesso!”
“No, Romina, questo non te lo permetto. Sai bene che non lo merito. Ricorda la settimana scorsa, per esempio, in quell’alberghetto…”
“Si, certo, come vuoi. Sennò non la pianti più.
Io comincerei a mettermi a mio agio in top less. Il pezzo di sotto me lo tengo.”
“E lo sapevo. Forse tu eri al corrente che qui c’era la spiaggia dei nudisti e hai fatto tutta la manfrina. Tu vuoi spogliarti, questo è il fatto.
Io non posso, ma tu invece puoi. Il pezzo di sotto. Vedrai che anche quello troverai il modo di toglierlo.”
“Ti ho detto che lo tengo, parola mia. Mi adeguo parzialmente all’ambiente col top less e basta.”
“Tu non desideri altro che esporre la tua quarta appena rifatta.”
“E se anche fosse? Che l’ho fatto a fare l’intervento? Solo per beneficiare te?
Più insisti e più mi viene voglia di metterle fuori.”
“No, Romy bella, ti prego. La spiaggia è affollata.”
“Eh, già, affollatissima.”
“E vuoi un fuggi-fuggi generale? Lo sai che una protesi va in su e l’altra in giù.”
“Torniamo subito in macchina! Non mi sono mai sentita più offesa in vita mia.
Questa te la farò scontare finchè campi!”
“No, perdono, Romina adorata. Caccia pure tutto quello che vuoi. Dai, non fare la cocciuta. E poi, finchè campi no, finchè campi no.”
“No-o. Mi hai rovinato un momento tanto atteso.
Finchè campi no? Allora te la farò scontare finchè crepi.”
 
Fernanda Di Marte
 
 
 
 EZIO  &  ROMINA.   4  - Gli ascensori          
 
“Romy” corse Ezio, euforico, a riferire l’agognato avvenimento, “me l’hanno data, me l’hanno data.”
La compagna Romina lo accolse col ciglio sollevato:
“Chi sarebbero queste che te l’hanno data?”
“Ma no, che vai a pensare? La rappresentanza. Me l’hanno data. Quegli indiani a cui ho risposto per l’annuncio su Internet. Sarà che parlo bene l’inglese, ma ce l’ho fatta. Ora sono un rappresentante.”
Romina aveva messo a riposo il sopracciglio ma atteggiato il labbro a ridere:
“Sai la conquista! Ci vanno i ragazzi a bussare alle porte, oggi, non chi è anziano.”
“Anziano?”  Ezio aveva perso ogni baldanza e guadagnato un acceso risentimento.
“Dai, tesoro, mica ho detto vecchio. Bisogna accettare l’età che avanza. Tu non puoi certo fare quello che fanno i ragazzi.”
“Tipo bussare alle porte come un testimone di Geova qualsiasi? È questo credi facciano i rappresentanti?”
“Beh, sì. O no?”
“No, no! Tu confondi i rappresentanti coi commessi viaggiatori.
Io, cara mia, avrò un ufficio e si farà la fila per comprare un mio ascensore. Andranno alle stelle vedrai.”
“Lo sai che una decina di anni fa si parlava di un ascensore che andava nello spazio, a un decimo della distanza dalla Luna.”
“Davvero? Ma quella è fantascienza.”
“No no, è scienza. Stanno lavorando a materiali super-resistenti per attuare questa idea. Ma non guardarmi con gli occhi a palla. Mica l’ho inventato io.”
“Non lo so. Tu col tuo cervellino pieno di trovate non smetti di stupirmi. Occhei. Torniamo con i piedi su questa madre Terra?”
“Sì, Ezio Tesoro, dimmi tutto sui tuoi ascensori e sugli indiani. Chi ti ha affidato l’incarico? Nuvola Nera? Geronimo? Invece di firmarlo il contratto lo avete fumato nei calumet?”
“Dai, piantala. India, dove si fanno cose avveniristiche fra mucche che cagano dappertutto e bimbi attaccati alle tette, non Far West. I miei ascensori andranno come il pane: sono fantastici, stupendi, meravigliosi…”
“Spaziali? Scusa, continua.”
“Sì.
Io, Romina, sarò un libero professionista invidiato, vedrai e le nostre cose miglioreranno, andranno su…”
“Come gli ascensori?”
Ezio aveva la vaga impressione che la sua adorata compagna lo stesse prendendo per il… Ma le volgarità esulavano dal pensiero del nostro.
“Sì, Romy. Io non sarò al livello di un piazzista.
Cambieremo vita in meglio e, tieni presente che non tutti quelli come noi della classe media, i mediocri insomma, sanno organizzarsi e inventarsi continuamente un nuovo stile di vita. In questo bisogna rifarsi alle esperienze che hanno arricchito la vita precedente.”
“Ezio mio, sono stupita. Non hai mai fatti un discorso così lungo. No, mi correggo. Volevo dire un discorso assennato così lungo.”
Ezio non disse altro fino a quando a cena chiese a Romina di passargli l’olio. Aveva avuto la netta sensazione che quella lo stesse davvero prendendo per il…
 
Fernanda Di Marte
 
(Grazie a chi apprezza. Conto di pubblicare settimanalmente. Appuntamento, quindi, al prossimo martedì, 10 aprile con altre vicende di E & R)
   
 
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