Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Gian_Snow_91    05/04/2018    4 recensioni
L'attesa per l'ottava stagione è talmente lunga da causarmi un hype immenso. Per questo ho deciso di scrivere la mia versione della storia, incentrata particolarmente su Jon e Daenerys anche se cercherò di descrivere i punti di vista di più personaggi. spero di fare un buon lavoro e di lenire un pò l'attesa. la storia comincia subito prima della partenza per Grande Inverno. in pratica gli unici avvenimenti della settima a non essere ancora avvenuti sono la caduta della Barriera e la scena d'amore tra Jon e Daenerys
Vi prego lasciatemi le vostre recensioni e fatemi sapere cosa ne pensate.
Genere: Azione, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jaime Lannister, Jon Snow, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 1
 
 
[JON]
Le ultime casse con il Vetro di Drago erano state caricate sulle scialuppe che le avrebbero portate alle navi. La flotta era schierata, in attesa della partenza, e Jon e Davos passeggiavano sulla spiaggia della Roccia del Drago. Davos lo stava aggiornando sulla quantità di Ossidiana estratta e sul numero di uomini che sarebbero riusciti ad armare, quando Ser Jorah Mormont si avvicinò a loro.
“Siamo pronti per la partenza Ser?” chiese Davos.
“Non ancora Ser Davos. Vorrei parlare con Re Jon se non ti dispiace” Ser Davos chinò il capo verso il suo re e si congedò.
“Solo Jon” gli sorrise “Non sono più Re, Ser Jorah. Di cosa mi vuoi parlare?”
“Di lei” disse senza giri di parole, con un pizzico di rassegnazione. Daenerys aveva passato le ultime ore chiusa nella sua stanza a Roccia del Drago. E Jon sapeva bene il perché. Uno dei suoi draghi era morto e anche se lei si era dimostrata di ghiaccio per tutto quel tempo, sapeva quanto stesse soffrendo, lo aveva visto con i suoi occhi.
“Vorrei poter fare qualcosa”
“Sei l’unico che può fare qualcosa” disse il vecchio cavaliere.
“Cosa intendi?”
“Sono al servizio della Regina Daenerys da molti anni. La conosco meglio di chiunque altro. Ho visto suo fratello venderla in cambio di un esercito che non ha mai avuto, ed ero lì quando il principe Viserys è stato ucciso da Khal Drogo. Poco dopo il Khal è stato ferito in battaglia, e la ferita si è infettata, qualcosa di evitabilissimo. Lei ha cercato di salvarlo ma una maegi le ha mentito e le ha portato via anche suo figlio. Ma non si è arresa nemmeno allora, Jon. Ha allestito la pira funeraria per il suo Khal e sistemato le sue uova di drago intorno a lui prima di legare la maegi alla pira. E vi è entrata lei stessa. Credevi che Non Bruciata fosse solo un nome? Beh non è così. Quando il fuoco si è spento, pensavo di dover solo raccogliere le sue ceneri. E invece no, lei era viva, con tre piccoli draghi avvolti intorno alle braccia e alle gambe. E adesso che uno dei suoi figli è morto. Non può perdonarselo, capisci?”
“Certo. Ma perché io, Jorah? Perché lo stai dicendo a me?” Ma Jon conosceva la risposta.
“Ho visto come la guardi, Jon Snow, ed ho visto il suo sguardo preoccupato prima della spedizione a nord della Barriera. Non ha mai guardato nessuno così dopo Drogo, e forse nemmeno lui” Jorah riprese fiato rumorosamente prima di concludere. “Salva la mia Regina, Jon. Non permettere che si spezzi” disse prima di dargli le spalle e allontanarsi.
 
“Cosa voleva?” chiese Ser Davos quando lo raggiunse al piccolo porto.
“Parlarmi della Regina” tagliò corto Jon.
“Beh anch’io vorrei farlo” continuò il Cavaliere delle Cipolle.
“So cosa diranno i Lord, sarà difficile tenerli a bada. Penseremo a loro quando sarà il momento” Jon sbuffò sonoramente. La morte marciava verso di loro e quegli uomini si sarebbero accapigliati per uno stupido Trono.
“Non accetteranno un Targaryen come regnante” convenne Davos “Ma credo di avere una soluzione a questo. Dovresti sposarla”
“Un bastardo non è degno di una Regina, Davos”
“È vero, maestà. Ma tu non sei solo un bastardo. Sei stato Re, e per la tua gente lo sei ancora”
Sposarla. Dovette reprimere un sorriso. Daenerys le suscitava emozioni dimenticate. Emozioni che non aveva più provato da quando era tornato dalla morte. Ma pensare di chiederle di sposarlo era una follia. Lei non avrebbe accettato, e lui non sarebbe stato così stupido da proporlo, rischiando di rompere la loro alleanza. Però non poteva negare a se stesso la sensazione di aver conosciuto una persona con un animo affine. Era una convinzione più che una sensazione. Lei aveva sacrificato tanto per salvarli, proprio come aveva fatto lui per salvare il Popolo Libero. E le parole di Ser Jorah lo turbavano. Solo con una personalità di ferro qualcuno avrebbe potuto sopravvivere a quelle avversità.
Fuoco! Non ferro.
Si ritrovò a pensare alla presunta maledizione che la strega le aveva lanciato, e alla convinzione che lei aveva di non poter avere figli. Aveva creduto fosse solo una sciocca storiella, ma le parole del Cavaliere dell’Orso gli avevano fatto sorgere dei dubbi. Magari non avrebbe potuto sposarla, ma di certo avrebbe tenuto fede al suo giuramento. E se questo significava reprimere i suoi impulsi e tacitare i suoi pensieri, l’avrebbe fatto senza remore.  
 
 
[DAENERYS]
“Mia Regina” Missandei si era fatta precedere da un leggero bussare che lei nemmeno aveva sentito. “È tutto pronto per la partenza”.
Si asciugò frettolosamente le guance prima di allontanarsi dalla finestra. Il ricordo di quello che era accaduto oltre la Barriera la tormentava ancora, anche a distanza di molti giorni. Non riusciva a scacciare il ricordo degli occhi azzurri del Re della Notte pronto a scoccare la sua lancia, o l’urlo di Viseryon mentre crollava nel lago di ghiaccio. E continuava a rivivere quegli attimi interminabili in cima alla Barriera aspettando che Jon tornasse. Per quanto avesse voluto negarlo a se stessa, il suono del corno dei Guardiani era stata l’unica cosa che l’aveva tenuta lontana dall’oscurità, che le aveva mostrato di nuovo la luce. Era come se fosse stata sull’orlo del baratro di follia in cui era caduto anche suo padre. Era per quello che Aerys era impazzito? Per il dolore della perdita di suo figlio?
“Sono pronta Missandei” le rivolse un sorriso stanco, indossando la sua mantella nera con ricamato il drago rosso a tre teste.
Sulla tolda della Mhysa, la nave ammiraglia della flotta della Regina, Tyrion e Ser Jorah la attendevano guardando da lontano l’isola di Roccia del Drago, probabilmente pregando di rivederla. Il Cavaliere dell’isola dell’Orso le tese la mano per aiutarla a salire a bordo, poi aiutò Missandei.
Anche Jon era sulla tolda della nave. Se ne stava a prua, lo sguardo perso chissà dove nel mare e una mano poggiata sul rostro a forma di testa di drago.
“Mia Regina” la salutò sorpreso quando lei gli si affiancò.
“Confido che tutto sia stato organizzato al meglio, mio Lord” disse reprimendo un brivido di freddo. O almeno credeva che lo fosse finché Jon le sorrise. Un sorriso che fece fare al suo stomaco una bella capriola, effetto che Jon le faceva sempre più spesso, fin da quella volta nella cava d’Ossidiana.
“Tutto come previsto. Non ci aspettiamo nessun intoppo, almeno fino a quando arriveremo a Grande Inverno” il suo sorriso si spense sostituito da uno sguardo preoccupato. “Tu stai bene, Altezza? Tieni indossa questo” aggiunse slegando il mantello dal suo collo e posandolo sulle sue spalle in un unico gesto aggraziato. Le sue dita armeggiarono delicatamente con la spilla a forma di testa di lupo, sfiorandole appena il mento.
“Ti ringrazio” si strinse nel mantello concentrandosi per non arrossire. Quelle piccole attenzione che Jon le riservava riuscivano a distrarla dai suoi patimenti. Il giuramento di fedeltà davanti a tutti i presenti alla Fossa del Drago poi, non aveva fatto altro che confermarle il genere d’uomo che aveva davanti a se. Leale a costo della vita, oltre che guerriero eccezionale, e pronto a sacrificare se stesso e il suo onore per gli altri. Le era ben chiaro perché il Nord lo aveva eletto Re, anche a discapito della sua condizione di bastardo. Jon Snow era nato per esserlo, nel temperamento oltre che nell’aspetto.
“Sai Jon, quando sono partita per Westeros il mio obiettivo era quello di salvare il popolo spezzando il braccio di ferro tra le grandi casate nobiliari. Volevo distruggere la ruota”. Jon la guardava con la bocca socchiusa con un’espressione metà curiosa e metà stupita. “Ma più di tutto, volevo vendetta per la mia famiglia, per mio fratello Rhaegar e la sua famiglia, per mia madre e anche per mio padre, quali che fossero i suoi difetti. Viserys mi ha insegnato ad odiare l’Usurpatore e i suoi cani. Così li chiamava. Se lui avesse comandato la mia armata sarebbe stata la fine di tutto” si strinse ancora nel mantello ricordando la paura in cui l’aveva costretta l’unico uomo al mondo che avrebbe dovuto proteggerla. “Ho bisogno di un comandante che guidi il mio esercito, Jon Snow, e voglio che quel comandante sia tu” allacciò il suo sguardo a quello di Jon con tale intensità che le parve di scottarsi, una sensazione letteralmente mai provata prima.
Lui sembrava stupito, forse dubbioso. “Hai molti uomini che possono guidare il tuo esercito: Ser Jorah, Verme Grigio o il capo dei Dotraki. Ma se questo è il tuo volere non disattenderò ad un tuo ordine, Altezza” chinò il capo in segno di rispetto.
Daenerys allungò una mano per interrompere il suo gesto, e strinse le sue dita intorno al polso di lui che rialzò di colpo la testa. “Non te lo sto ordinando Jon. Te lo sto chiedendo perché sono sicura che tu sia l’uomo giusto. Dovrai solo imparare un po’ di Valiryano e magari qualche parola Dotraki”
“Temo sia più facile sconfiggere il Re della Notte che farmi capire da Jhago o Rollo” Jon le sorrise ancora, intrecciando le dita alle sue. “Avrò bisogno di un insegnante, dunque”
“Sei fortunato. Missandei è la migliore” scherzò ricambiando la stretta.
“Non vorrai appesantirla con un compito così gravoso, Altezza. Una Regina ha il dovere di farsi carico degli incarichi peggiori” scherzò lui con finto tono di rimprovero.
“Temo tu abbia ragione, mio Lord. Dopotutto Valyrio muño ēngos ñuhys issa il valyriano è la mia lingua madre” sorrise abbassando lo sguardo sulle loro mani giunte. “Ora dovremo scendere sotto coperta”
“Tieni pure il mantello” le disse quando lei armeggiò goffamente con la spilla per slacciarlo. “Farà sempre più freddo”. Coprì ancora la mano di lei con la sua.
“Grazie Jon”. Lo ringraziò rivolgendogli l’ennesimo sorriso. E prima di poter fare qualcosa di cui pentirsi scese i pochi scalini che portavano alla sua cabina. Si voltò un attimo prima di chiudere la porta alle sue spalle. Jon l’accompagnava con lo sguardo, chinò appena il capo quando si accorse che lei si era voltata a guardarlo.
 
 
[ARYA]
Jon le aveva informate che stava tornando a Grande Inverno con la Regina Daenerys Targaryen e tutto il suo esercito. Non vedeva l’ora che arrivasse. Da quando aveva capito che essere Nessuno voleva dire tornare ad essere Arya Stark, o meglio significava poter scegliere chi essere, se c’era qualcuno che le era mancato più di tutti, quello era Jon. Forse per via di Ago, che per anni era stata l’unico ricordo della sua casa, l’unico ricordo della sua famiglia.
Prima regola: infilzali con la punta.
Non aspettava altro che sentirlo sussurrare sorellina mentre le scompigliava i capelli. Sempre se il Re del Nord non si era montato troppo la testa. Sarebbe stato fiero di come aveva imparato ad usare la spada che lui le aveva regalato. E di sicuro l’avrebbe sfidato a duello e battuto. Sansa diceva che Jon era diventato uno spadaccino straordinario, ma la sua Danza dell’Acqua lo avrebbe messo in seria difficoltà. Arya ne era certa.
Bran bruciava dalla febbre. Passare ore intere nel Parco degli Dei sotto la neve non era stata una buona idea da parte sua. Arya aveva passato molto tempo con il fratello, mentre Sansa si occupava di gestire Grande Inverno e le terre degli Stark. Non che avesse altro da fare, si allenava per qualche ora al mattino e qualche volta usciva insieme a Spettro nella Foresta del Lupo. Ma ora anche il Meta-Lupo di Jon sembrava preferire il tepore della camera di Bran al freddo e alle tempeste di neve dell’esterno. Sansa li raggiungeva di sera, quando i suoi compiti di Lady le davano un po’ tregua, perciò si stupì quando la vide arrivare in pieno giorno.
“Non li sopporto più” esclamò dopo essersi sincerata delle condizioni di Bran, perso in uno dei suoi Sogni dell’Oltre.
“A chi ti riferisci?” chiese Arya distrattamente.
“A Lord Glover, Lord Cerwyn e a quel ciccione di Lord Manderly. Non fanno altro che lamentarsi di questo o di quello. Perfino Lady Mormont comincia a dubitare di Jon, l’hai sentita. E ancora non sanno che lui ha giurato fedeltà alla Targaryen. Tu cosa ne pensi?”
“Sai cosa penso di loro. Ne abbiamo già parlato”
“Intendevo cosa pensi della Targaryen. Ho smesso di ascoltare i tuoi consigli su come rapportarmi con i nostri Lord”.
Anche battibeccare con Sansa le era mancato molto. Il ricordo della loro ultima conversazione ad Approdo del Re prima della sua fuga, un litigio per l’appunto, l’aveva fatta soffrire per molto tempo. Quando non era sicura di rivederla soffriva per averla lasciata nelle mani dei Lannister senza poter far niente.
“Io mi fido di Jon. Sapeva a cosa andava incontro inginocchiandosi, sapeva che i nostri Lord avrebbero protestato e sbraitato. Ho sentito molte cose su Daenerys Targaryen quando ero a Braavos. Ha liberato tutti gli schiavi della Baia degli Schiavisti. E non dimenticare che nonostante i suoi tre draghi non ha attaccato Approdo del Re, e può averlo fatto solo per non uccidere migliaia di innocenti”.
“Di sicuro non può essere peggiore di Cersei Lannister” convenne Sansa.
“Ma avresti voluto che Jon si consultasse con te prima” capì al volo Arya. “Lo capisco. Ma Jon è Jon. L’onore che nostro padre gli ha insegnato mitiga la sua impulsività. Ha fatto la scelta giusta, ne sono certa”
“Sai dove lo ha portato quell’onore Arya? Alla morte”
“Per i Sette Dei Sansa, sei la persona più pessimista che conosco”
“Sansa dice il vero, Arya” Bran si era risvegliato dal suo stato di trance, e probabilmente aveva ascoltato il loro scambio di opinioni in silenzio. “Jon è stato ucciso dai suoi confratelli dei Guardiani della Notte”
“E una strega rossa lo ha riportato in vita” concluse Sansa.
“Cosa?” Arya era senza parole.
“Si Arya. Se non fosse stato per Melisandre di Asshai, Jon non sarebbe con noi”
Melisandre di Asshai era sulla sua lista, un tempo. E aveva giurato a se stessa che avrebbe completato quella lista.  “Questo non cambia le cose” esclamò.
“Cosa non cambia?” chiese Sansa colpita da quella frase fuori luogo.
“Anche Melisandre è sulla sua lista” intervenne ancora Bran.
La loro piccola riunione venne interrotta da un soldato che bussò alla porta per annunciare il ritorno di Brienne e Podrick. Sansa si lasciò andare ad un sorriso felice. “Finalmente. Vieni con me Arya? Scopriamo cosa è successo ad Approdo del Re”. Jon, nella sua lettera, aveva accennato ad un incontro con i Lannister per persuaderli a combattere al loro fianco. Fidarsi di Daenerys Targaryen poteva rivelarsi una scelta giusta, Arya ne era certa, ma un’alleanza con Cersei Lannister era un azzardo enorme anche in quella situazione.
Brienne raccontò dell’incontro e delle difficoltà che avevano incontrato per raggiungere un accordo.
“Sapevo che Lord Tyrion avrebbe trovato una soluzione efficiente” asserì Sansa alla fine del racconto di Brienne. “Mi chiedo solo cosa possa aver convinto Cersei”
“Non lo so, mia Signora. So solo che gli eserciti Lannister ci aiuteranno”
“E cosa succederà una volta sconfitti gli Estranei? Se mai ci riuscissimo” chiese Arya fino a quel punto silenziosa. “Le terre del Nord saranno in balia di eserciti stranieri”
“Mie signore, Ser Jaime mi ha promesso che una volta finita la Grande Guerra riporterà i suoi eserciti a sud. Mi fido di lui” le rassicurò Brienne.
“Grazie Brienne” Sansa sorrise a lei e al giovane Podrick che arrossì vistosamente “Andate pure a riposare un po’. Il viaggio è stato lungo e faticoso ne sono certa”
Quando Brienne e Podrick furono usciti dalla Sala Grande, Sansa richiamò l’attendente e il capo della guardia di Grande Inverno, Adrian Cassell, nipote del compianto Ser Rodrik: “Voglio che i turni sulle mura siano raddoppiati. Dobbiamo prepararci per un eventuale assedio. Tutte le squadre di cacciatori partiranno oggi stesso. E dobbiamo dare il via al razionamento delle scorte”
L’attendente si congedò con un inchino, mentre il giovane Cassell si trattenne ancora qualche attimo. “Mia Lady, è arrivato un altro uomo mentre eravate nella camera di vostro fratello” si rivolse a Sansa con un po’ di imbarazzo. “Dice di essere stato mandato da Re Jon per gestire la fucina di Grande Inverno”
“Mi occupo io di lui. Se è una spia dei Lannister condividerà la sorte di Ditocorto. Dove lo trovo?”
“L’ho mandato alla fucina, ma non gli ho permesso di prenderne il comando, spetta a voi, Mia Lady” rispose il giovane.
“Ottimo lavoro Adrian, me ne occupo io” Arya li lasciò da soli. Aveva notato una certa tensione nascere tra sua sorella e il giovane comandante delle guardie quando lui le aveva rivolto la parola. Solo gli Dei sapevano quanto Sansa meritasse un uomo forte ed onesto al suo fianco, e da quanto aveva potuto vedere Adrian Cassell era un vero uomo del Nord. Dopotutto era cresciuto a Grande Inverno allenandosi con Robb e Jon, ed era uno dei pochi ad essere tornati dalla Guerra dei Cinque Re, quando era solo uno scudiero.
La fucina di Grande Inverno era dall’altra parte del Castello, vicino alla palestra degli allenamenti e all’armeria. Alcuni cavalieri della Valle si allenavano in una sorta di torneo che organizzavano tutti i giorni. Arya aveva partecipato il primo giorno tra le risate generali. Risate che erano terminate quando tre o quattro uomini erano caduti sotto i colpi di Ago.
Già dal cortile poté sentire i colpi di diversi martelli battere l’acciaio. La fucina di Grande Inverno era in piena attività da settimane per armare al meglio il Nord.
“Sto cercando il nuovo arrivato” esordì Arya entrando.
“Sapevo che saresti venuta a controllare l’intruso, mia Lady” uno dei fabbri la salutò enfatizzando particolarmente le ultime parole.
Gendry se ne stava in piedi davanti a lei, il martello da fabbro in una mano, una spada incandescente nell’altra, a torso nudo. I muscoli del suo petto erano imperlati di sudore, e un sorriso gli illuminava il volto.
Molte emozioni si susseguirono. La felicità di rivederlo fu presto affiancata dalla rabbia per averla abbandonata. “Allora sei vivo. Forse ti metterò nella mia lista sai, si è liberato un posto da poco”. Suo malgrado rispose al sorriso di lui.
 
 
[JAIME]
Viaggiare con Bronn nel suo stato d’animo non era stato facile. Il mercenario cantava le sue canzoni sconce per metà del tempo e per l’altra metà continuava a chiedere come si sarebbero comportati e cosa avrebbero fatto. La sera quando si accampavano era il momento peggiore perché non poteva evitare le domande del mercenario semplicemente spingendo il cavallo al galoppo. Così si era trovato a condividere con Bronn il suo piano.
“Se non ricordo male volevi un castello, Ser Bronn. Si dà il caso che ce ne sia uno poco lontano da qui sprovvisto di Lord. Se sei in grado di riunire l’esercito dei Frey e condurlo al Moat Cailin, alla fine della guerra mi assicurerò che quei castelli siano tuoi” gli disse una sera, dopo essersi accampati lungo la sponda sud dell’Occhio degli Dei.
“Lord Blackwater delle Torri Gemelle. Cosa te ne pare, ser?” il mercenario si pavoneggiò compiaciuto. “Ma non fingere che sia un regalo. Quel dannato castello me lo sono meritato cento volte”.
Così si erano separati con la promessa di incontrarsi al Moat Cailin, prima di proseguire verso Nord.
Gli ultimi giorni di viaggio in solitaria erano trascorsi dannatamente lenti. E senza nient’altro da fare se non condurre il cavallo si era ritrovato a pensare a Cersei, al suo sguardo folle quando l’aveva lasciata nel suo solarium e alla rabbia repressa quando lei aveva finto di ordinare alla Montagna di ucciderlo. Poi aveva attraversato il Bosco dei Sussurri, e si era sorpreso nello scoprire che quella sconfitta contro Robb Stark non gli rodeva più come un tempo.
Delta delle Acque era esattamente come la ricordava. Era stato lì non più di un anno prima. Rimasta senza Lord dopo la morte dei Frey, la fortezza era gestita dalla guarnigione Lannister che lui stesso aveva lasciato a protezione delle Terre dei Fiumi. O almeno così credeva.
Quando giunse al cancello si rese subito conto che qualcosa gli era sfuggito. Sul mastio principale sventolava la trota argentea su sfondo rosso e blu di casa Tully. Non gli ci volle molto per capire che i Tully avevano ripreso possesso del loro castello.
Il ponte levatoio fu abbassato davanti all’unico visitatore e Jaime Lannister entrò nel cortile in sella al suo destriero nero. Mezza dozzina di soldati lo accerchiarono non appena smontò.
“Cosa ci fa qui il dannato Sterminatore di Re?” domandò quello che sembrava essere il capo, di certo puzzava più degli altri.
“Sono qui per incontrare il vostro Signore” rispose Jaime con tranquillità. L’ultima cosa che voleva era scontrarsi con quegli uomini. Magari un tempo ne avrebbe atterrati la metà senza problemi, perché ne aveva le capacità ma anche per via della sua testa calda. Ora non più. Jaime Lannister non era più uno dei migliori spadaccini dei Sette Regni, ma di certo era diventato un uomo migliore.
“Riposo soldati” ordinò una voce autoritaria. Lord Edmure Tully si avvicinò a loro. “Lannister. Cosa ci fai qui? Credevo che tutto quello che volessi era tornate dalla tua amata sorella” lo schernì il Lord di Delta delle Acque.
“Ho bisogno di conferire con te di una questione della massima urgenza, Lord Edmure”
Probabilmente il Tully notò la sua preoccupazione perché si girò verso i suoi uomini e ordinò: “Trovate a Ser Jaime un alloggio degno del suo sangue e portategli del cibo” poi si rivolse di nuovo a lui. “Fa un bagno ser, e rifocillati. Io ti aspetto nel mio solarium, ho un’altra questione di cui occuparmi. Diciamo che tra un’ora andrà bene” lo salutò con un altro sguardo preoccupato.
 
Lord Edmure Tully lo attendeva nel suo solarium insieme ai suoi Lord alfieri seduti intorno ad un tavolo ovale. Due soldati montavano la guardia alla porta.
“Ser Jaime” lo salutò “Lei è mia moglie, Lady Roslin Tully”.
La giovane piegò il capo in segno di rispetto. “Mia Signora, è un piacere fare la tua conoscenza. Spero che tuo figlio stia crescendo in salute” ricambiò il saluto.
Lei ebbe uno sguardo dubbioso. “Ti… ti ringrazio, mio Lord”
Edmure riprese la parola presentando gli altri alfieri intorno al tavolo: i Lord Bracken, Mallister e Piper.
“E di certo ti ricorderai di mio zio, ser Brynden” concluse il Tully.
Una delle due guardie alla porta si fece avanti quando il Lord lo chiamò. “Sterminatore di Re. Non volevo crederci quando mi hanno detto che eri venuto qui da solo” esordì con freddezza il Pesce Nero. Ancora quel nomignolo, si era illuso che un giorno potesse finalmente cancellarlo ma aveva abbandonato quell’idea da tempo. Ricordo le parole di suo fratello Tyrion. Fanne la tua armatura e non potranno usarla contro di te. Credi che a me importi se mi chiamano Folletto o nano. Lasciali fare, tanto li fotto tutti.
“Pesce Nero” rispose a tono “Mi avevano detto che eri morto. A quanto pare sono parecchie le cose che non so” rivolse il suo sguardo a Edmure.
“È stato solo un trucco. Mio nipote ha trovato il modo di far vivere tutti quando ti ha consegnato il castello, e non ti nascondo che mi ha piacevolmente stupito” confessò Ser Brynden.
“Beh meglio così. Ci servirà la tua spada nella prossima guerra. Che ne è stato della guarnigione Lannister?”
“Credevo fossi qui per parlare non per chiedere” Lord Edmure lo scrutò a lungo prima di continuare. “I tuoi uomini sono rinchiusi nelle celle, stanno un po’ stretti ma la maggior parte di loro è ancora viva e in salute. Sono morti solo quelli che non hanno abbassato le armi”
“Ti ringrazio per questo, Lord Edmure”.
“E ora dicci perché sei qui o finisci nella cella più affollata” intervenne ancora Ser Brynden col suo solito tono rude.
“Dobbiamo mobilitare immediatamente tutti i nostri eserciti e andare a Nord. La morte marcia verso la Barriera”
Intorno al tavolo la tensione si fece palpabile. Sicuramente quegli uomini avevano udito voci sulla minaccia incombente, e magari avevano deciso di credere che fosse solo la solita storiella sull’inverno.
“Abbiamo ricevuto un corvo dal Re del Nord, un po’ di tempo fa. E non mi fido del bastardo di Stark, Catelyn diffidava di lui e io intendo seguire le sue orme” asserì Lord Edmure.
“Lady Sansa siede al suo fianco come consigliera, mio Lord. Credi che seguirebbe quell’uomo se non fosse meritevole di fiducia? Lady Catelyn era una gran donna, ma non era infallibile. Io l’ho conosciuto. E andrò a Nord con o senza di te. In tal caso ti chiedo solo di permettere ai miei uomini di seguirmi”
“Quindi tu ritieni vere queste voci sui morti?” chiese uno degli uomini al tavolo. Ovviamente Jaime aveva già dimenticato il suo nome. Lord Mallister forse.
“Mio malgrado ne ho visto uno. Jon Snow e la Targaryen lo hanno condotto ad Approdo del Re per ottenere una tregua con mia sorella”
Lady Tully sospirò e il marito le pose una mano sulla spalla per tranquillizzarla. Fu il Pesce Nero a parlare. “Credo che Ser Jaime abbia ragione. Dobbiamo radunare gli eserciti e marciare per raggiungere Grande Inverno”
Edmure era ancora molto dubbioso, cercando di venire a capo di quella situazione.
“E perché dovremo fidarci di un bastardo senza madre e dello Sterminatore di Re?” un altro degli alfieri delle Terre dei fiumi, Lord Pyper, non nascose il suo disprezzo.
“Se posso chiedere, di quanti uomini disponete?” ser Jaime si rivolse direttamente al Pesce Nero, decidendo di lasciar correre gli insulti di quel giovane sbarbatello.
“Contando gli uomini di Mallister, Piper e Bracken, gli uomini di Delta delle Acque e i tuoi uomini nelle segrete arriviamo appena a duemila” contò velocemente l’uomo.
“Non era quello che mi aspettavo, ma meglio di niente. Un mio uomo sta riunendo l’esercito dei Frey. Potrebbero raddoppiare il nostro numero”
“Bene. Anche perché non mi sentirei sicuro a lasciare la mia famiglia con l’esercito Frey ancora in giro” Lord Edmure si alzò in piedi. “Lasceremo cento uomini a proteggere Delta delle Acque, mia moglie e il mio erede. Miei Lord radunate i vostri eserciti, e ogni uomo in grado di impugnare un arma. Partiremo il prima possibile” concluse con un sospiro.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Gian_Snow_91