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Autore: Shadow Man    06/04/2018    0 recensioni
Questa è una piccola antologia horror, nata con l'idea di capovolgere gli schemi. Gli schemi classici del genere horror, ma anche quelli del nostro modo di vedere la realtà. Cosa intendo? Beh, forse sarà più chiaro dopo aver letto almeno una storia...
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Theresa stese il telo sull’erba e cominciò a tirare fuori i panini e le bevande dalla borsa. Guardò in alto per controllare se il bel tempo promettesse di durare per tutto il giorno: nemmeno una nuvola. Anzi, il paesaggio sembrava un vecchio cartone animato per bambini: il sole nel cielo azzurro, il prato fiorito, gli alberi, gli uccellini che cantavano, lo stagno poco lontano… e poi loro, i genitori, che preparavano tutto il necessario per il picnic, e le bambine - Jenny e Mary - che giocavano allo stagno. Non le vedeva, perchè erano oltre gli albri; ma del resto, se c’era un posto sicuro al mondo, era proprio quello. Non aveva di che preoccuparsi. Venivano lì spesso, in primavera, a godersi la tranquillità in mezzo alla natura.

Ma allora perchè, ogni volta che guardava in alto per controllare il tempo, nel vedere le forme di quei rami sentiva un brivido lungo la schiena? Certo, se li immaginava immersi nel buio della notte o nella nebbia, quei rami diventavano minacciosi. Ma che sciocchezze! Il suo istinto di mamma la spingeva a cercare pericoli anche dove proprio non potevano essercene.

- Mamma, è vero che in questo stagno è affogato un bambino e il suo corpo si trova ancora qui?
Era Jenny che gridava, dallo stagno. Theresa lanciò un’occhiataccia al marito.
- Certo che no! Non credere a tutte le stupidaggini che ti racconta tuo padre!
Lui tentò di difendersi:
- Ma non gliel’ho detto io. E poi un bambino qui è morto davvero, ho sentito anch’io questa storia.

Theresa ebbe un altro brivido. Il posto dove andavano ogni primavera per i picnic era la tomba a cielo aperto di un bambino? Perchè nessuno le aveva mai detto niente? Ma comunque, i morti non devono fare paura. Anzi, come aveva detto qualcuno, i morti non mordono.

Mary urlò dallo stagno:
- Allora non è vero che è invidioso dei vivi, e che li prende per i piedi quando nuotano nello stagno, per fare affogare anche loro?
Theresa ebbe uno scatto di rabbia e gettò a terra la bibita che teneva in mano, e sussurrò adirata al marito:
- Cosa le hai raccontato? Questa volta hai superato ogni limite!
- Ti dico che non sono stato io! E comunque basta dirle che non è vero…
- Cara, i morti non esistono. Cioè, esistono, ma sono morti. Non si muovono, non parlano, non pensano… non cercano vendetta. E ora venite a mangiare, e non parliamone più.
- Un attimo, mamma!

Il piedino di Jenny sguazzava nell’acqua, e schizzava gocce limpide sui fiori di loto, facendoli brillare al sole di Maggio. Si fermò quando qualcosa spuntò dall’acqua. Fu subito chiaro che era una testa di bambino. Ma il cranio era scoperto, con pochi brandelli di pelle ancora attaccati e pochissimi ciuffi di capelli, qua e là, lunghi fino alle spalle. Il volto aveva un po’ più di carne, ma le orbite erano vuote e buie. Tra i denti storti era impigliata un’alga che pendeva fino allo specchio d’acqua.

Parlò senza muovere la bocca, e la sua voce era rauca, innaturale:

Mi chiamavo Johnny. Anch’io venivo qui ogni primavera per i picnic. Mi piaceva sguazzare nello stagno, ma non ho mai imparato a nuotare. La mia matrigna mi odiava, e un giorno… lei stava seduta sui sassi, proprio come te. Io mi avvicinai per mostrarle un petalo di fiore di loto che avevo staccato. Guardando in alto verso di lei mi sarei aspettato di vedere il suo solito sorriso falso, o un volto indifferente. Ma quella volta no, quella volta vidi… il suo piede. Che mi spinse sotto la superficie dell’acqua. Sono sicuro che all’inizio non volesse farmi del male. Per quanto quella donna sapesse essere crudele, nelle sue intenzioni doveva essere solo una minaccia più spaventosa di quando avesse pensato; o forse uno scherzo sadico che doveva durare pochi secondi. Ma poi si accorse che, per quanto mi agitassi, non riuscivo a liberarmi. Il suo piede mi teneva sotto. E il sole rendeva l’acqua uno specchio. Io e la mia disperazione eravamo invisibili.
Non so se fossi già morto, quando cominciai a vedere ciò che accadeva in superficie pur non essendo lì. Vidi mio padre iniziare a preoccuparsi, e chiedere a Eliana se mi avesse visto. Vidi lei mostrare uno sguardo preoccupatissino, e dire di no quasi sconvolta. Mentre allungava le dita del piede sulla mia testa, per controllare se mi muovessi ancora.
Ogni primavera, la vita si risveglia: nascono gli uccellini, sbocciano i fiori… e io emergo dalle profondità di questo bello stagno per portare un po’ di giustizia. Perchè, se io sono morto mentre cercavo di giocare con la mia matrigna… non è giusto che gli altri bambini siano vivi!

Mary si era addormentata. Genny sbadigliò.
- Hai detto che non hai mai imparato a nuotare, vero?
- Eh? Ma cosa c’entra?

Il piedino di Genny schizzò le limpide acque sui fiori di loto. E nelle orbite vuote di Johnny. Poi, con dolcezza, lo spinse sotto l’acqua. Il sole di maggio ne faceva uno specchio, e nessuno avrebbe potuto dire cosa si trovasse là sotto.

La voce del padre la fece sussultare:
- Ah, siete qui! Forza, venite a mangiare. Ho una fame…
- Ancora cinque minuti, papà! E’ così bello questo laghetto…
Lui sorrise, e si sedette accanto a lei, senza immergere i piedi nell’acqua:
- Hai proprio ragione. Restiamo qui un poco, se ti va. Sono contento che tu non abbia paura di quel bambino…

Genny fece spallucce e sorrise, mentre con le dita del piede controllava se Johnny si muovesse ancora.

   
 
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