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Autore: Giovievan    07/04/2018    3 recensioni
«Credi che non si noti?»
Alzo le sopracciglia, dubbioso ma fermo. Non ho intenzione di mostrare a questo ragazzino neanche la minima esitazione.
«Di che stai parlando?»
«Del fatto che non ti importa. Di lei. Del Concilio. Di Nemanan. Non ti interessa di nulla, Zarbon, solo del potere. Non so come facciano tutti a essere cosi ciechi… eppure è palese. Traspare da ogni tuo movimento, dalla superbia con cui parli; te lo si legge persino negli occhi.»

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Sul pianeta Nemanan sono trascorsi ottant'anni da quando il Concilio, formato dai tre saggi regnanti, ha eletto il Gran Sapiente: è tempo di trovare il suo successore tra i tre migliori allievi e studiosi del Palazzo, che si preparano a competere per aggiudicarsi il trono. Zarbon non ha dubbi sul fatto che sarà lui il degno erede: il potere è tutto ciò che desidera, anche più di quei due occhi dorati che deve a tutti i costi dimenticare. Eppure non tutto va come previsto: l'arrivo di un'incredibile minaccia, un tiranno che si fa chiamare Lord Freezer, sconvolge Nemanan... e non solo.
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Questa storia è uno spin-off di Freezer:Origins, e si ambienta tra i capitoli 10 e 11.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nuovo personaggio, Zarbon
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Origins: come tutto ebbe inizio'
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 «Sei forse impazzito?»
La barba del Gran Sacerdote trema dalla collera così come le sue mani, che si stringono assieme in un gesto disperato. Potrebbe sembrare colui che è rimasto più colpito dall'accaduto, eppure sono pronto a scommettere che il più turbato qui sia io. Comunque comprendo lo sgomento: ciò che ha detto e fatto il mio Maestro non è per niente da lui.
«Gli hai consegnato il pianeta sotto gli occhi del popolo! Cosa ti è passato per la testa?» continua a inveire il Gran Sacerdote. Non riesce a crederci. Eppure il Gran Sapiente non interviene e il Gran Giudice, inaspettatamente, sorride. Non credo che la situazione non gli sia chiara: l'unica alternativa è che abbia un piano.
«Vecchio ingenuo» sorride. «Hai visto anche tu come si è messo in mostra. Ha tenuto a dimostrare che per lui la vita non vale nulla e che non avrebbe esitato a prendersi la nostra. Cosa credi che fosse opportuno fare? Sfidarlo e farci ammazzare?»
«Ma consegnargli il pianeta!»
«Non gli abbiamo consegnato nulla. Non ancora.»
Attendiamo con pazienza che sia lui a parlare, senza incalzarlo; si schiarisce la voce, poi continua.
«Ci ha dato tre ore per deliberare. Abbiamo tre ore per capire come ingannarlo.»
I presenti annuiscono. È chiaro che adesso serviranno tutte le nostre doti di strateghi per affrontare la minaccia.
«Abbiamo convenuto che dovremo usare l'astuzia» annuisce il Gran Sapiente. «In fondo le sue condizioni sono vantaggiose sul serio. Se non fosse che pretende di sequestrare i nostri uomini migliori potremmo persino accettare.»
«Concordo con te, ma credo che se accettassimo rischieremmo più del previsto» interviene il Maestro. «Ha detto che potremmo aspettarci un suo ordine in qualsiasi momento... sono certo che non esiterebbe a razziare e distruggere il pianeta o ad assoldarci tutti nel suo esercito, se fosse necessario. No, dobbiamo fare in modo che se ne vada senza crearci troppi danni. Se poi dovesse ritornare potremmo scacciarlo unendo le forze con qualcun altro.»
«Potremmo chiedere aiuto ai Gemelli» propone il Gran Sapiente, e questa mi sembra un’ottima idea. Val e i suoi due gemelli, i tre pianeti dell'orbita dell’Astro Nero, sono tra i più avanzati della nostra galassia e Nemanan è in ottimi rapporti con loro.
«Sì, potremmo mandarlo via con una scusa e intanto richiamare anche i Gemelli a raccolta. Sono certo che tra poco questo Lord Freezer diventerà anche un loro problema... unire le forze è l’unica soluzione.»
I due Grandi annuiscono, ma il Gran Sacerdote sembra dubbioso. 
«Non se ne andrà senza i nostri uomini» nega. «E io non ho intenzione di consegnargliene nemmeno uno. Correrebbero un immenso pericolo a rimanere lì mentre tramiamo alle sue spalle... anzi, forse lo correrebbero a prescindere.»
Il Maestro sembra rifletterci.
«Possiamo inventare una scusa per rimandare questo problema. L’unico limite è che occorrerebbe concedergli un individuo come garanzia, ma anche questo potrebbe andare a nostro vantaggio poiché potremmo sfruttarlo per osservarlo dall’interno. Quando Freezer tornerà sul pianeta secondo gli accordi, prima che lo attacchiamo, costui potrebbe facilmente fuggire dalla nave.»
Tutti annuiscono, ma la domanda aleggia senza che nessuno osi pronunciarla. Chi sarebbe tanto folle da assumersi una tale responsabilità? Chi metterebbe a rischio la propria vita in quel modo? Chi…
«Andrò io.»
Non ho parlato volontariamente. Quelle due parole sono scivolate via dalle mie labbra da sole, senza che potessi fermarle, guidate dalla strana urgenza che si sta impadronendo di me: per qualche motivo desidero essere io a condurre questo gioco.
Gli occhi di tutti, nella sala, si puntano su di me. Il Gran Giudice mi guarda sorpreso proprio come io ho guardato lui poco tempo prima.
«Non ce n'è bisogno, Zarbon» tenta di dissuadermi. Lo interrompo prima che possa continuare.
«Non starò con le mani in mano mentre il mio pianeta corre un tale pericolo. Se voglio la responsabilità di governarlo accetto anche quella di proteggerlo.»
Nessuno osa contraddire una tale logica tranne che la mia stessa coscienza. So che quelle parole, per quanto meravigliosamente credibili, sono una falsità. Io non voglio proteggere Nemanan: voglio mostrare il mio coraggio e la mia forza, proprio come ha fatto Freezer con noi. Voglio allontanarmi da Illerio. Voglio avvicinarmi a Freezer.
I Grandi si guardano e annuiscono senza fiatare. Sanno che se perdono l’occasione di mandare me non troveranno nessun altro disposto ad assumersi un tale compito, ma l’idea di spingermi al suicidio li turba più del dovuto. Più di tutti il Gran Giudice, che tuttavia non controbatte.
«So che te la caverai. Sei in gamba.»
Inspiro profondamente. Ciò che sto facendo è una vera pazzia, ma non riesco a pensare ad altro.
«Andrò nella mia camera a prepararmi. Col vostro permesso.»
Mi inchino lievemente, ma qualcosa nel mio movimento non è fluido. Fuggo letteralmente dalla stanza mentre i nervi mi tremano così profondamente da spezzarmi il respiro.
 
 *  *  *
  
Quando la porta di legno scivola non alzo il volto dallo specchio. La mia mano continua a coprirmi il viso per metà, seguendo il profilo del naso e intrappolando sul palmo i miei respiri spezzati.
Speravo che venisse. Non lo avevo ammesso a me stesso, ma ora che è qui non posso negare di essere felice di vederla.
Si avvicina a me con una strana espressione in viso che non riesco a decifrare. Potrebbe essere paura, ma di cosa? Che io muoia o che io fallisca?
«Sei un vero idiota.»
Tante volte mi sono sentito chiamare in quel modo da lei, ma stavolta non sta giocando. Quella frase è stata pronunciata in un tono duro, pieno di rancore e disappunto. Mi passo la mano sul viso e poggio i gomiti sul ripiano, guardandola avanzare dal riflesso nello specchio.
«Che c’è? Hai il coraggio di affrontare Lord Freezer e non ne hai per rispondere a me?»
«Che diritto hai a chiamarmi così?»
«Ti chiamo come meglio credo. Sei un idiota, Zarbon. Ti farai ammazzare nel modo più stupido che possa esistere.»
Sorrido, sprezzante.
«Non mi ammazzerà, puoi starne certa. Vattene.»
Si blocca, con i pugni stretti. Vorrebbe andarsene, forse vorrebbe addirittura mandarmi al diavolo, ma qualcosa la trattiene e so di che si tratta, perché provo anch’io la stessa voglia di dirle addio.
«E la prova? Cosa ne sarà? Finisce davvero tutto in questo modo?»
«Se Freezer distruggesse il pianeta non esisterebbe più alcuna prova.»
«Freezer non distruggerà il pianeta se seguiamo il piano del Concilio. L’unica cosa che cambia è che mandando qualcun altro tu potresti continuare a prepararti, e…»
«Non mi interessa.»
Quelle parole lapidarie la congelano.
«Non mi interessa della prova.» Non mi interessa di te, né di Nemanan. Toqueda aveva ragione, mi interessa solo del potere. E il potere che Lord Freezer può darmi non lo troverò mai 
su questo misero pianeta.
«Giusto, tu sei il nostro salvatore!» mi schernisce. «Colui che fermerà il tiranno con la forza del suo sapere! Cosa credi che avverrà quando Lord Freezer scoprirà che lo spii riferendoci le sue intenzioni? Perché tutto mi è parso, meno che uno sprovveduto e uno che perdona.»
«Non scoprirà nulla. Non corro pericoli. Quanto tempo ancora passerai qui a ronzare? Vattene, Illerio, o rendi utile questa tua visita in altri modi.»
Pronunciare queste parole non mi costa quanto credevo, ma è solo perché sono certo che non se ne andrà. Infatti non lo fa. Resta immobile alle mie spalle, forse lottando tra il desiderio di rispondermi male e quello di baciarmi. Infine mi guarda dritto negli occhi e noto che i suoi si riempiono di lacrime.
«Sai perché sono qui a dire ciò che dico, Zarbon. Non posso credere che tu non provi lo stesso.»
Nemmeno il suo sguardo le darebbe il diritto di togliermi ciò che è mio.
La guardo senza muovermi. È questo il momento che più temevo: quello in cui la scelta mi si presenta dinnanzi agli occhi, sul tavolo dei giochi, e io devo prendere la mia decisione. Il problema è che ormai non è più una scelta: troppe tappe sono già state segnate. Oltre i miei sentimenti ho già dato la mia parola al Concilio e per nulla al mondo potrei tirarmi indietro, nemmeno per lei.
Potresti dirle che la ami. Non cambierebbe nulla se non il peso che ti porti dentro.
Eppure quelle parole non arrivano alla mia bocca. Non riesco che a scuotere il capo.
«L’unica cosa che provo in questo momento è paura.» Paura che Lord Freezer non accetti la nostra proposta e i miei piani non possano compiersi. Paura che qualcosa vada storto e io non raggiunga il potere che pretendo. «Paura per Nemanan. E questo non può cambiarlo nemmeno ciò che provo, qualunque cosa sia.»
«Smettila di negarlo a te stesso.»
«Non sto negando nulla a me stesso.»
Mi afferra la spalla con una presa salda che mi costringe a voltarmi sulla sedia e ad alzare il viso per incontrare il suo. Le lacrime sono sparite, ora nei suoi occhi leggo solo collera.
«Stai andando a morire. Mi stai abbandonando senza che io sappia nemmeno ciò che provi per me. Perché sei venuto da me, ieri sera? Cosa sono per te, Zarbon? Solo un’altra delle tue puttane?»
Afferro quella mano e me la scrollo di dosso come una piuma, spingendola lontano. Lei la ritrae, prendendosi il polso che le ho stretto forse con troppa forza. Dentro di me divampa l’incendio della furia e a stento riesco a trattenere la bestia dal mostrarsi.
«Vattene, Illerio.» Vattene, prima di riuscire a farmi mettere in discussione tutto.
Finalmente è troppo per lei. Senza una parola di più fugge dalla stanza, lasciando la porta semiaperta e me nell’oscurità di cui mi sono circondato.
Ho trascorso lunghi anni a cercare questa fermezza, a coltivarla, a farla crescere in me come un germoglio proteggendola da ogni debolezza. La mia vita è stata un continuo prepararmi a essere pronto a tutto pur di raggiungere i miei scopi, persino a dei sacrifici. E lei sarà il mio sacrificio più grande, perché nulla, nemmeno il suo dannato sguardo le darà il diritto di togliermi ciò che è mio.
  
*  *  *
  
Quando Lord Freezer si presenta, nello stesso luogo in cui si è tenuto il primo incontro, inizio a pensare che quello che sto facendo sia una completa follia.
Ho stretto i Grandi in un abbraccio prima di incamminarci verso il nostro destino. Solo noi quattro senza alcuna toga nera, nemmeno la mia, che ho sostituito con l’uniforme che uso per allenarmi nelle palestre.
Stavolta è solo e non scende dal suo seggio, anzi sembra persino annoiato da quella visita. Quando ci poniamo dinnanzi a lui ci osserva, curioso.
«Allora, avete deciso?»
Avanzo d’un passo. «Sì, Lord Freezer. Abbiamo trovato il modo migliore per accogliere la sua richiesta.»
Mi osserva dal basso verso l’alto come se si chiedesse chi io sia e che cosa ci faccia lì assieme al Concilio, ma non lo domanda direttamente. Si limita ad attendere una vera risposta alla sua domanda, e il Maestro si affretta a dargliela.
«Il nostro pianeta non è famoso per i suoi combattenti. Non possediamo un grande esercito e non abbiamo mai avuto bisogno di mantenerlo attivo. Tuttavia non vogliamo mancarti di rispetto fornendoti dei guerrieri che non siano all’altezza delle tue truppe, quindi abbiamo pensato di riservarci del tempo per allenare i nostri migliori uomini nelle palestre gravitazionali di Nemanan, fornite di un sistema che accelera l’addestramento moltiplicandone l’efficacia. Potrai passarli a prelevare in seguito, quando saranno degni di essere chiamati combattenti; intanto il migliore dei nostri uomini si imbarcherà con te, come garanzia della nostra fedeltà.»
Riflette, squadrandomi ancora con un atteggiamento che mi fa sentire studiato più che osservato; infine solleva le spalle.
«Considerando che presto potrei avere una flotta al seguito, meglio risparmiare spazio per nuovi guerrieri mentre voi allenate i vostri. Del resto non ho alcuna intenzione di caricare altra feccia a bordo. E sia, ma che non ve la prendiate comoda. Tornerò appena avrò finito con i pianeti qui intorno.»
Senza aggiungere altro si volta e il suo trono volante scatta in direzione della nave. So che adesso è il mio turno: il momento che tanto attendevo è finalmente arrivato.
Mi volto per dare una rapida occhiata ai tre Grandi e li saluto con un sorriso. Mi attraversa un brivido al pensiero che quello sguardo sarà l’ultimo. Quel momento mi rimane incastrato nei ricordi senza che io lo desideri, senza che lo voglia: avrei preferito che fosse tutto più sfumato e indolore.
Non perdo altro tempo. Mi sollevo, lanciandomi all’inseguimento del temibile Lord Freezer, e scuoto il capo ripetendomi che tutto ciò che ho sempre desiderato è tra le mie mani: finalmente sarò artefice del mio destino senza terzi incomodi.
Mentre mi avvicino osservo il trono volante ascendere alla nave attraverso il portello inferiore, che rimane aperto per me. Pochi attimi dopo vi metto piede anch’io, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo a Nemanan.
La terra rossa puntellata da erba chiara. I riflessi sanguigni dell’astro sulle vetrate del Palazzo. Le vaste pianure e le piccole e fitte città. I colli lontani. Nulla mi lega a questo pianeta se non il trono che volevo con tanto ardore, eppure abbandonarlo per sempre mi dà uno strano senso di nostalgia e inquietudine.
Ma dura poco.
Mentre il portello della nave di Lord Freezer si richiude alle mie spalle chiudo gli occhi. È questo il momento più importante: quello in cui deve avvenire il cambiamento.
Ciò che ero non deve più esistere.
Ciò che amavo non deve più esistere.
L’unica cosa che deve esistere è ciò che ho sempre desiderato: il potere.
 

 
 *  *  *

 
Ci siamo!
Ecco la fine di questo spin-off, ma nonostante questi quattro capitoli dal POV di Zarbon segnino la fine de Il canto del Potere, la storia non finisce qui!
Se volete conoscere il continuo della vicenda potete farlo dal POV di Freezer leggendo la long
Freezer:Origins. Per continuare a leggere la storia di Zarbon dovrete ricollegarvi al capitolo 11, Il raffinato adulatore, ma ovviamente vi consiglio di leggerla dall’inizio per non perdervi tutti i dettagli della vicenda: ciò che avverrà d'ora in poi è collegato ai capitoli precedenti.
Vi ringrazio di cuore per aver letto, con un abbraccio in particolare a coloro che hanno lasciato una recensione con le proprie opinioni. Siete preziosi, dico sul serio, se sto continuando a scrivere e pubblicare questa storia è principalmente grazie al vostro sostegno!
Allora ciao. Nel caso... ci vediamo di là :P
A presto!

G
   
 
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