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Autore: Vera_D_Winters    07/04/2018    2 recensioni
Tributi:
Sabo e Zoroko
Ace e Kidda
Pell e Miss Doublefinger
Kobi e Tashigi
X Drake e Lawiko
Izou e Whitey Bay
Paulie e Kalifa
Wiper e Nami
Sanji e Shirahoshi
Marco e Nico Robin
Ichiji e Reiju
Bartolomeo e Rebecca
Settantacinque anni fa i pirati di Raftel insorsero per rivendicare la propria libertà dal governo mondiale oppressivo e totalitario. Attraverso la marina ed altre organizzazioni governative però, tale ribellione venne sedata con il sangue ed ogni isola tacciata di essere rifugio dei pirati venne distrutta.
Solo dodici isole vennero risparmiate dalla furia dei nobili di Marijoa, e per far si che gli orrori del passato non venissero ripetuti, ogni anno da quel momento in poi ogni isola ebbe l'obbligo di offrire in tributo un giovane e una giovane del luogo, affinchè questi partecipassero ai "Giochi dei Sette Mari", un torneo all'ultimo sangue da cui un solo tributo può uscire vincitore.
Tutto proseguì dunque in questo macabro ordine, almeno fino ai settantaquattresimi giochi, nei quali uno dei giovani provenienti dalla più povera e cupa delle isole, sfidò apertamente Marijoa e il Presidente in carica Akainu.
Cosa succederà dunque nell'incombente edizione della memoria?
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akainu, Altro Personaggio, ASL, Famiglia Vinsmoke, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Violenza
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Akainu non era affatto contento. E come poteva esserlo? Quei patetici esserini continuavano a sfidarlo di continuo.
Nella sala ovale stava riguardando tutte le mietiture, circondato dagli strateghi,  i cinque Astri di Saggezza, e non vi era alcuna traccia di buon umore sul suo viso duro come la pietra, nessuna luce nei suoi occhi scuri e assetati di una giustizia che comprendeva solo lui.
In silenzio i cinque Astri attendevano quindi lo scoppio d'ira, la funesta manifestazione di quel silenzio carico di disapprovazione, ma nulla di tutto ciò avvenne. Akainu sorprendentemente scoppiò in una risata sgangherata, eco di una follia che probabilmente lo stava cogliendo per via del forte stress cui da mesi ormai era sottoposto.
Il distretto undici cominciava a dare numerosi problemi, rivolte nascevano un giorno si e uno no, il malcontento serpeggiava e si spandeva come increspature nelle acque, e ormai le voci dei ribelli avevano superato i confini di quell'isola, diffondendosi come un cancro verso i centri più vicini.
Ed era tutta colpa di quei giovani insolenti che sfilavano sullo schermo. Loro avevano acceso di nuovo il fuoco della speranza, loro aveva sobillato le folle, e quel che era peggio lo avevano fatto inconsapevolmente, come inconsapevolmente Akainu aveva concesso loro il potere di fare rendendoli eroi amati da tutti.
«Li voglio tutti morti! »  
Esordì alla fine battendo il pugno sul tavolo, facendo tremare i calici di vino ed il liquido in esso contenuti, per via della forza dell'impatto.
« Tutti dal primo all'ultimo, soprattutto il tributo del dodici! Devono sparire!»    
I cinque strateghi si affrettarono ad annuire con fare servile, prima che nella stanza entrasse il referente del loro gruppo per quell'anno.
Il capo stratega della scorsa edizione ormai marciva in mare, ed al suo posto era stato eletto l'alto e glaciale Aokiji, che con la sua ferma andatura raggiunse il grande tavolo circolare.
«Sei in ritardo.»
Lo redarguì il presidente, senza curarsi di nascondere l'astio dietro quelle poche e semplici parole.
«Lo so, ma qualcuno doveva pur accogliere i tributi, no? »  
Akainu parve sorpreso, ed Aokiji si limitò a sorridere con fare serafico.
«Il treno del distretto dodici è stato l'ultimo ad arrivare. I tuoi adorati tributi sono già qui, ed è stata mia premura che non incontrassero il pubblico. Se i cittadini di Marijoa non riceveranno amore dai loro beniamini e qualcuno farà credere loro che essi si sento ormai troppo celebri per mescolarsi alla gente comune, allora forse il popolo comincerà ad amarli meno. » 
Fu a quella spiegazione che un sorriso inquietante e compiaciuto comparve sul volto del presidente.
«Ben fatto Aokiji. Ben fatto. »    
Ed in effetti l'uomo dai folti e ricciastri capelli neri aveva davvero fatto un buon lavoro. D'altronde si sapeva, no? L'arena era solo l'ultima fase di un gioco spietato che cominciava molto prima della mietitura stessa. Dalla nascita di ogni uomo e donna appartenente a Marijoa.

 

Sabo fu molto stupito di trovarsi direttamente in un cunicolo sotterraneo. L'anno prima una volta sceso dal treno era stato accolto dall'assordante calca dei cittadini di Marijoa urlanti e curiosi di conoscere i nuovi tributi, ed invece quest'anno il mezzo aveva tirato dritto sui binari, mostrando solo una fugace visione della folla stipata sulla banchina.
Il biondo aveva colto di sfuggita alcune espressioni, ma nonostante la rapidità aveva notato la delusione su quei volti che aveva intravisto nel loro frettoloso passare oltre.
«I giochi sono già iniziati. »  
Aveva semplicemente sentenziato Dragon, mentre Zoroko aveva continuato a dormire fino a che il treno non si era fermato.
«Me l'aspettavo più colorata questa Marijoa. » 
Si lamentò la giovane guardandosi intorno dopo che erano scesi, e quella semplice affermazione aveva scaturito l'ilarità del compagno tributo, che dopo un'occhiataccia però, era stata costretta a zittirsi.
«Siamo sottoterra. »    
Le spiegò quindi Dragon paziente, prima che il trio venisse scortato in superficie.
E una volta alla luce del sole, tutto fu esattamente come Sabo lo ricordava nei suoi incubi: alti palazzi di vetro che brillavano sotto i raggi come enormi diamanti, vociare indistinto di persone vestite di abiti tanto pacchiani da rasentare il ridicolo, colori caldi e quasi fluorescenti, e profumi artificiali e innaturali, tanto forti da far venire la nausea ed il mal di testa.
L'espressione della compagna dai corti capelli verdi diceva chiaramente che nemmeno lei apprezzava il luogo, mentre invece Dragon rimase come sempre impassibile.
Come faceva?
Fu l'ultima domanda che Sabo si fece, prima che davanti ai loro occhi comparisse la struttura adibita ad alloggio dei tributi e centro d'addestramento. Un brivido gli corse lungo la schiena quando ripercorse quei corridoi sino all'ascensore usato l'anno prima, ed un nodo allo stomaco quasi lo costrinse a piegarsi su se stesso.
Improvvisamente, più che in qualsiasi altro momento trascorso sino ad allora, si rese conto che era finita, che era di nuovo in quella macchina infernale, e che questa volta non ci sarebbero state scappatoie. Involontariamente lui aveva scatenato la rivolta, e se non fosse morto Akainu si sarebbe premurato di distruggere tutto che per il biondo era caro. Stava consapevolmente andando incontro alla sua dipartita il giovane come altri ventidue di loro.
E fu esattamente in quell'attimo che guardando Dragon, decise che quel qualcuno doveva essere Zoroko. La ragazza aveva risparmiato a Rufyko la barbarie dei Giochi, e per questo Sabo l'avrebbe portata alla vittoria. Sarebbe stato il suo ultimo atto da eroe, quello che non aveva voluto essere, ma un ruolo che ormai era stato costretto ad interpretare.


Intanto in un'altra ala dell'edificio, un'altra importante decisione veniva presa.
Marco sapeva che ai tributi di differenti distretti non era permesso vedersi, e tuttavia non poteva esimersi dal correre da colei che aveva il suo cuore.
Non appena l'ebbe raggiunta nemmeno si preoccupò dei Pacificatori della Marina che debolmente provarono a fermarlo, semplicemente corse fino a farsi scoppiare i polmoni, e la strinse a sè con una forza tale da rischiare di spezzarla.
Ma lei sostenne quell'avventatezza e quel'irruenza che non erano da lui, lo baciò come se da quel gesto dipendesse la sua vita e lo strinse a sua volta con tutta la disperazione che in quel momento muoveva entrambi.
Izou per un attimo li guardò con un groppo alla gola, poi lentamente si avvicinò ai pacificatori, convincendoli chissà come ad andarsene per lasciare sola la coppia, permettendo loro di godersi quegli ultimi attimi insieme.
 «Bay... »    
Mormorò Marco affondando il viso tra le morbide ciocche che adornavano il viso della donna, baciandole il capo e strofinando la guancia contro quella di lei, beandosi della frescura della sua pelle vellutata.
Era una scena capace di sciogliere il cuore di chiunque, soprattutto di un uomo come Izou, che semplicemente voleva il bene degli altri.
Fu per questo che anche lui si allontanò raggiungendo Robin, che dall'altra parte del corridoio attendeva che il proprio compagno tributo lasciasse andare Bay, controllando di tanto in tanto che i pacificatori non cambiassero idea e tornassero indietro.
« Ciao I..»    
La donna non fece in tempo a dire alcunchè, poichè il samurai proveniente da Wano fu più veloce di lei ad aprire bocca.
« Parla con il tuo mentore Robin. Dobbiamo cercare di fermare i giochi.»    

 

// angolo autrice
Dopo mesiiiiii mi è tornata l'ispirazione per questa ff. Non so quanto durerà, e non so se posterò di nuovo con regolarità i capitoli, per questo mi scuso.
Grazie a chi comunque deciderà di leggere nonostante la latitanza. Cercherò di fare del mio meglio per essere più celere! Un abbraccio a tutti

   
 
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