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Autore: Il_Signore_Oscuro    10/04/2018    0 recensioni
Un piccolo esperimento: un racconto di cui io non vi do che lo scheletro, il resto del corpo starà a voi immaginarlo.
15/03/2018: A Carciavia, piccolo comune pugliese, l'archeologo Mario Salieri sfoga nel suo diario le paure e le inquietudini che da qualche tempo a questa parte non lo lasciano dormire. Incubi e sogni confusi che hanno iniziato a perseguitarlo dal momento in cui ha rinvenuto un curioso manufatto, durante gli scavi da lui sovrintesi nel Palazzo Managramo.
18/03/2018: Tre guardie giurate vengono assunte dal Museo Clio per sorvegliare il posto
21/03/2018: Una giovane medico legale scrive un post su un forum dedicato ad appassionati dei creepy pasta e del macabro
Genere: Horror, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22 marzo 2018 – trascrizione interrogatorio a Giuseppe Baldini
presunto testimone del massacro al Clio

Investigatore Corradini:
Dov’era alle ore 23 del 18 marzo, quando si sono svolti i fatti?
Baldini: Io, ecco, quella sera avevo alzato un po’ il gomito, sai com’è. Mi piace bere quando ne ho la possibilità, non è mica una cosa che mi capita tutti i giorni. E sai, quella mattina un signore tanto gentile mi aveva mollato una venti, quindi, sì, insomma mi sono ubriacato per bene. E sai, quando bevo troppo poi mi viene sonno, e niente, me ne sono andato al parchetto Garibaldi. Che lì, lì c’è sempre una panchina libera la sera. Non c’è mai nessuno al parchetto a quell’ora, e sì, mi piace dormire quando c’è silenzio intorno.
Corradini: Mi perdoni, si riferisce al parchetto antistante il museo Clio?
Baldini: Io, ecco, credo di sì. Sìsì è quello!
Corradini: Prego, continui pure.
Baldini: Uhm, senti, si può fumare qui dentro? Sì? Fumare mi fa stare più, più tranquillo ecco. Sì, tranquillo.
Corradini: Certo, fumi pure.
Baldini: Ehm, sì, ha una sigaretta? P-perfavore? Uhm, sì, grazie. Come stavo dicendo, vado al parchetto Garibaldi e mi sdraio sulla mia panchina. Quella sera si stava un sacco bene, non faceva nemmeno freddo.
Corradini: E poi? Cosa è accaduto? Si è addormentato?
Baldini: Oh, no, no, al meglio che stavo per chiudere gli occhi vedo spuntare un uccellaccio, sì, uno bello grosso. Una grossa cornacchia che si era piazzata su un ramo. Sì, uno dei rami di quell’albero. Quell’albero sotto cui mi ero appisolato, sì. Io lo ignoro, ovviamente, non mi dava nessun fastidio per carità. Gli uccelli possono stare dove più gli pare a loro. Nono, non c’era problema. Allora io chiudo di nuovo gli occhi e mi sto per addormentare, quando, ecco, sento gracchiare. Ovviamente apro gli occhi di nuovo e mi chiedo che diavolo sta succedendo. Sì, beh, quando li riparo vedo un’altra cornacchia, grossa e nera quanto la prima.
Corradini: Non si agiti perfavore, va tutto bene. Rimanga tranquillo.
Baldini: Sì, sì, scusami. È che, beh, sì, capirai quando ci arriverò. Dicevo, vedo queste due cornacchie e un po’ la cosa mi fa cagare sotto. Penso che forse era meglio dormire da qualche altra parte o che, beh, avevo bevuto troppo quella sera e quindi adesso ci vedevo doppio. Quando faccio per alzarmi, arriva in volo un’altra cornacchia uguale alle altre due e si mette a gracchiare con le altre lì sull’albero. Penso che era una cosa strana, che facevo meglio ad andarmene da lì.
Neanche un passo faccio in tempo a fare, che le cornacchie mi diventano quattro, poi cinque, sei, sette insomma uno stormo di uccellacci neri.
Corradini: Mi perdoni, ma questi eventi cosa hanno a che fare con quanto accaduto nel museo?
Baldini: Aspetta, aspetta, ora ti spiego. Ora ti spiego! Insomma, quando vedo che questi si moltiplicano manco i conigli, io inciampo e me ne vado con il culo per terra. Quelli prendono a gracchiare più forte. Sembrava che ridevano di me, cazzo, sì, che mi prendevano in giro. E io pensavo, sì, che non dovevo bere più così tanto, che poi vedevo cose assurde, cose che non potevano esserci. Ehm, ce l’ha un’altra sigaretta? Oh, grazie, sì, grazie davvero!
Corradini: Vada al punto perfavore.
Baldini: Oh, sì, scusa e che sono ancora un po’… com’è che si dice? Ah, sì, sconvolto! Sì, è quella la parola. Beh, insomma, questi corvi prendono a volare tutto intorno all’albero, poi, poi si ammucchiano in questa cosa. In questa cosa nera che non- non so come, il tempo di chiudere e riaprire gli occhi era diventata una persona!
Corradini: Ehm, una persona?
Baldini: Sì! Sì, un- un uomo insomma. Sulla trentina penso. Sì, doveva essere sulla trentina.
Corradini: Mmh, mi può descrivere quest’uomo?
Baldini: Certo, certo, me lo ricordo bene, sì, non penso me lo dimentico più. Era- era alto, ma molto alto ti dico. Con due spalle che sembrava un armadio. E poi, poi aveva la pelle che, sì, sembrava grigia per quanto era pallida.
Corradini: Ricorda com’era vestito?
Baldini: Io, io ricordo che aveva un impermeabile nero e anche vecchio, cioè, sì, insomma sembrava tanto rovinato. E poi, poi aveva un paio di stivali pieni così di polvere, di quelli che ti durano tanto tempo. Ma- ma in verità io non li ho visto subito i vestiti, io la prima cosa che ho visto erano- erano-
Corradini: Resti calmo, è al sicuro qui dentro. Ecco, bravo, beva un po’ d’acqua.
Baldini: Oh, sì, sì grazie. Devi scusarmi, è che tremo ancora se me lo immagino. Quello lì aveva due occhi, due occhi rossi, sì. Ma due occhi rossi che… che brillavano, sì, brillavano anche al buio e le pupille. Mio dio le pupille… non erano come le mie o le tue, no! Sembravano quelle di un animale. Io me la sono quasi fatta addosso quando si è avvicinato, anche perché aveva queste unghie strane quello là. Erano lunghe lunghe, ma non come quelle delle femmine, no, sembravano degli- degli artigli. Come quelli degli animali, sì, uguali a quelli.
Corradini: Uhm, e quest’uomo le ha fatto del male?
Baldini: Beh, io pensavo di sì, che era un diavolo o qualcosa del genere. Ma lui, lui si è avvicinato, ha annusato l’aria e mentre lo faceva mi guardava fisso. E poi, poi, ecco se ne è andato.
Corradini: E dove se ne è andato quest’uomo di cui mi ha parlato?
Baldini: Io, ecco, l’ho visto che andava verso il museo e volevo fermarlo, te lo giuro! Ma avevo troppa paura, troppa paura… non riuscivo a muovermi tanto avevo paura. E poi, poi è entrato nel museo e io lì ho incominciato a sentire delle urla e quindi sono scappato, correndo il più lontano possibile da lì. Me la sono fatta addosso tanto ero spaventato. Ma poi, ecco, io ho sentito parlare di quello che è successo laggiù, laggiù al Clio. E vedi, io dovevo dire quello che sapevo. Sì, quello che avevo visto. Era giusto… era giusto.
Corradini: (sospira profondamente) Molto bene, la ringrazio per la sua deposizione e il contributo che essa apporterà alle indagini. Terremo conto della sua testimonianza, si ricordi di firmare prima di uscire.
   
 
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