Film > Kung Fu Panda
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Autore: Smeralda Elesar    12/04/2018    8 recensioni
:-Lord Shen è ancora vivo?-:
Chiese Po alla Divinatrice
:Se è ancora vivo? Farebbe qualche differenza?-:
:-Certo che sì! Insomma, se è ancora vivo dobbiamo andare a salvarlo!-:
La seconda possibilità che tutti avremmo voluto dare a Lord Shen
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pace interiore


Passare l'autunno e l'inverno al villaggio dei panda aveva cambiato Po; a volte agli occhi di Shen sembrava che fosse più maturo, altre volte invece sembrava essere più irritante ed imbarazzante che mai.

Comunque fosse, Shen trovava strano che Po lo trattasse come sempre.

Quando si erano salutati al suo ritorno il panda gli era sembrato addirittura felice di rivederlo.

Dopo l'iniziale disagio Shen gli chiese molte cose.

Di Lao, del villaggio, se avessero davvero addestrato i panda che mostravano una minima attitudine al combattimento e di Peonia.

Scoprì che la cucciola possedeva ancora la sua arma, la custodiva gelosamente e che era stata una dei primi a proporsi per imparare il kung fu.

Quanto al mostrare la nuova tecnica di kung fu, Shen si era scoperto molto reticente.

Sapeva che stava sviluppando qualcosa di pericoloso, ed eseguirlo di fronte a Po lo metteva a disagio più che con chiunque altro.

Per questo cercava tutte le scuse possibili per dileguarsi non appena capiva che Po stava per chiederglielo di nuovo.

Solo Master Shifu conosceva il suo reale potere, e lo osservava svilupparsi giorno dopo giorno senza mai porgli nessun limite.

Shen era arrivato ormai al livello di riuscire a fendere stoffa e legno, se questo era sottile, per questo preferiva allenarsi da solo.

Diventare bravo in quella cosa che aveva scoperto gli piaceva, ma più diventava bravo e più correva il rischio di ferire.

Shifu tentò di convincerlo ad usare le sue tecniche contro di lui durante l'allenamento ma il pavone era irremovibile.

Ed alla domanda "perché" la risposta era sempre la stessa: "Non riesco a controllarlo bene e non voglio rischiare".

La verità era che Shen aveva paura che, vedendo cosa era diventato in grado di fare, loro lo guardassero di nuovo come una minaccia. Come un mostro.

Avrebbero creduto alla sua promessa che non avrebbe mai fatto loro del male?

La risposta era "sì", ma Shen sentiva riaffiorare dentro di sé antichi timori ed insicurezze, e preferiva non rischiare.

Dopotutto anche con i suoi genitori era andata così: lui si era impegnato, aveva creato qualcosa di nuovo... e loro ne avevano avuto paura.

E la sua vita era stata rovinata.

Non voleva che accadesse di nuovo, non ora che aveva trovato un posto da chiamare casa e qualcuno da chiamare, forse, famiglia.

Per questo quando combatteva contro Master Shifu Shen si limitava alle mosse di kung fu che il suo corpo gli consentiva senza riportare danni.

Shifu rispettava la sua decisione e dopo la domanda iniziale non lo forzava per utilizzare le tecniche nuove, anzi ogni volta Shen aveva l'impressione che il maestro approvasse la sua decisione.

Quello che non comprendeva le sue ragioni e che non smetteva di dargli il tormento era Po.

Serviva tutta l'abilità di Shen per svicolare senza lasciarsi prendere dai nervi.

Solo che prima o poi sarebbe dovuto accadere.

***

Sotto l'albero di pesco c'era sempre una gran pace.

I rami erano ancora spogli dopo l'inverno, ma già le nuove gemme facevano capolino dalla corteccia liscia.

Shen li vedeva con occhi completamente diversi adesso. Gli sembrava quasi di capirli.

Lentamente, Shen depose a terra il suo fagotto e poi si spinse fino al bordo del precipizio per ammirare il panorama.

L'alba era meravigliosa, con la nebbia raccolta in fondo alla valle che tingeva la luce di rosa e che faceva sembrare che il sole sorgesse da un oceano etereo.

In quei momenti gli sembrava che la pace interiore di cui parlavano i maestri di kung fu potesse esistere anche per lui.

Inspirò a fondo, tentando di interiorizzare la luce tenue e la calma che lo circondava.

Ormai aveva appreso che il modo per dare il meglio in una lotta non era la rabbia, ma al contrario la calma.

Lui aveva vissuto una vita di rabbia, ed ancora faceva fatica a mettere in pratica il concetto di lasciarla da parte, per questo preferiva allenarsi da solo.

Prese dal suo fagotto uno dei pezzi di canne di bambù, il più spesso.

Non si era mai confrontato con uno spessore simile, e quello poteva essere considerato legno a tutti gli effetti.

Shen era da solo, senza nessuno ad osservarlo. Non aveva difficoltà a concentrarsi, e si sentiva calmo a dispetto di tutto.

Ogni volta che lui aveva voluto provare qualcosa di nuovo si era sentito in bilico: il cuore che scoppiava di euforia ed un momento dopo veniva schiacciato dal terrore di fallire.

Ora non aveva più paura del fallimento, non dopo che Shifu gli aveva spiegato che ogni fallimento è solo un nuovo inizio.

Soppesò il cilindro di bambù, lo lanciò in aria un paio di volte per capire bene come fosse fatto, e solo quando fu sicuro di aver capito con cosa aveva a che fare cominciò a pensare di tagliare.

Sapeva che non era una cosa da fare con leggerezza, perché finché si esercitava su un oggetto non c'erano conseguenze, ma lui non dimenticava mai nemmeno per un momento che il suo obbiettivo era usare quelle tecniche in un combattimento, e che un giorno avrebbe dovuto scegliere se tagliare su una persona oppure no.

Shen sapeva di avere una responsabilità.

Si preparò con l'ala in alto, il peso del corpo bilanciato in modo da non ostacolarlo, poi lanciò in aria il bambù.

Ne seguì la traiettoria contro il cielo indaco, gli occhi socchiusi.

Gli sembrava di vederlo al rallentatore.

Sapeva esattamente dove e quando sarebbe caduto, e fu del tutto naturale incrociare la traiettoria con quella del suo colpo.

Fu rapido, senza la minima esitazione.

Il bambù deviò appena dalla sua traiettoria come se Shen lo avesse solo sfiorato, poi però due pezzi si separarono e caddero a terra a pochi centimetri di distanza uno dall'altro.

Shen era più che soddisfatto del risultato.

Aveva raggiunto il suo scopo: guadagnarsi con l'impegno, la tenacia ed il suo ingegno una tecnica degna di un maestro di kung fu.

Avrebbe potuto essere tutto perfetto se solo...

-Ehi, è stato mitico!-

Shen si trovò con il cuore in gola a fronteggiare non un avversario ma tutto l'ingombrante entusiasmo del panda.

-Tu?! Che ci fai tu qui? Non hai proprio idea di cosa sia la discrezione, giusto?-

-Scusa ma anche io vengo qui ogni tanto, non mi aspettavo di trovarci te, e poi ti ho visto concentrato e non volevo interromperti... e comunque è una cosa fichissima!-

Shen sospirò rassegnato.

Tanto prima o poi sarebbe dovuto accadere, giusto? Non avrebbe potuto nascondere i suoi allenamenti per sempre.

-Ci sto ancora lavorando. Si può perfezionare- rispose evasivo.

-Ma anche così è una delle tecniche più sbalorditive che ho mai visto. Ehi, mi insegni?-

A quella domanda non potè trattenere una smorfia stranita.

-Non credo che sarebbe una buona idea-

-Perché no? Fammi provare!-

Po, ancora entusiasta come un enorme cucciolo, raccolse uno dei pezzi di bambù e provò a fare la stessa cosa che aveva fatto lui poco prima, e cioè lanciarlo in aria e tagliarlo.

-Waaa-tah!-

Non accadde nulla. La canna di bambù rotolò a terra a pochi metri da loro sotto lo sguardo perplesso di Shen e quello imbarazzato del panda.

Il pavone raccolse l'altro pezzo e provò a spiegargli come stavano le cose.

-Non puoi eseguire questa tecnica, Po-

-Perché no? Posso allenarmi-

-Non è solo questione di allenamento. Io l'ho sviluppata per un unico scopo, che è fare il maggior danno possibile con il minimo sforzo. Po. Questa tecnica non è fatta solo per infliggere un dolore momentaneo come le vostre prese o la conoscenza dei nervi. È fatta apposta per ferire. Non è adatta a te-

Non era arrabbiato, semplicemente quello era un dato di fatto.

-Quindi secondo te non posso imparare?-

-No-

-Anche Master Shifu diceva così di tutto il kung fu per me, eppure adesso sono il Guerriero Dragone-

Un leggero fremito percorse le piume di Shen perché il discorso cominciava a non piacergli più.

-Questo è diverso-

-Come?-

Shen sentiva di essere molto vicino al limite.

Decise di dargli la dimostrazione pratica di quello che stava dicendo.

Ormai i suoi movimenti erano fluidi e gli ci volle una frazione di secondo per girare su se stesso e tagliare i legacci di stoffa che fasciavano la zampa destra del panda.

-Hai capito adesso? Questa tecnica è adatta a me, non a te. Io voglio ferire e mi trattengo a stento dal non farlo. Tu non potresti mai. Dovresti essere come me per comprenderla bene, ed io non ti permetterò di diventare come me-

Lui rimase a fissarlo ad occhi sgranati, indeciso forse se essere affascinato o avere paura.

-La discussione finisce qui. Non chiedermelo mai più-

Tagliò Shen.

Gli voltò le spalle e prese il sentiero per andarsene.

***

Per qualche giorno si evitarono. Shen non sapeva cosa dire e Po era stranamente silenzioso.

Shifu li osservava ma non interveniva in nessun modo.

In fondo Shen sapeva di aver fatto la cosa giusta ad allontanare il panda.

Per eseguire quella tecnica ci voleva un cuore ferito ed in grado di ferire, e Po di certo non era quel tipo.

Né Shen avrebbe voluto che lo diventasse.

Credeva che il discorso fosse definitivamente chiuso, invece una sera sentì bussare alla porta della sua stanza.

Lui stava leggendo un testo sulla filosofia del tao e dovete metterlo da parte per aprire.

Gli sembrò stranissimo che ad attenderlo ci fosse il panda.

-Ciao. Scusa... devo parlarti cinque minuti. Posso?-

Sembrava più serio del solito, per questo Shen annuì e si fece da parte per farlo passare.

La stanza era improvvisamente minuscola adesso che era occupata dalla mole di Po, e se Shen non fosse stato sulla difensiva probabilmente si sarebbe messo a ridere.

Il panda si sedette sul tappeto a gambe incrociate, e non era stata un' impressione di Shen: aveva davvero un'espressione seria e forse anche un po' malinconica.

-Volevo chiederti scusa per qualche giorno fa. Sì, lo so, a volte sono irritante ed ho insistito troppo. Non dovevo, giusto? Voglio dire, se tu dici che quella tecnica non va bene per me probabilmente hai i tuoi motivi-

Non si sarebbe aspettato un atteggiamento tanto maturo da parte del panda.

-Sì, ho i miei motivi. Non è che io sia geloso della tecnica o abbia paura di insegnarla a voi, ma so che per utilizzarla bisogna essere... bè... come me. E tu non devi diventare come me. Lo capisci?-

-Stai cercando di proteggermi?-

-Come tu hai fatto con me-

Si guardarono come se si vedessero davvero per la prima volta.

Shen non provava più rabbia, rivalità o altro nei confronti del panda . Erano sentimenti che ormai aveva superato.

All'improvviso Po scrollò le spalle e si alzò.

-Ok, va bene, messaggio ricevuto. Ci vediamo domani-

Quando Po si voltò per uscire dalla stanza urtò la lampada, che oscillò pericolosamente. Shen dovete tuffarsi a prenderla.

Fu un attimo: aveva usato la stessa velocità e precisione che di solito utilizzava per tagliare, ma stavolta lo aveva fatto per evitare che qualcosa fosse danneggiato.

All'improvviso gli fu chiaro cosa volesse dire Shifu con "Ciò che ci rende buoni o malvagi è l'uso che facciamo delle nostre abilità".

E lui in quel momento aveva scelto.

Po rimase a fissarlo.

-Hem... tutto bene?-

-Cosa? Sì... io... non è il caso di dare fuoco alla stanza-

-No, certo che no. Ciao-

Lui riuscì appena a replicare al saluto del panda perché già la sua mente era di nuovo assorbita da quello che era appena successo.

Si accovavcciò sul letto con la testa tra le ali che gli sembrava stesse scoppiando ed il respiro corto.

Lui aveva scelto di salvare qualcosa, fosse anche solo una lampada, e lo aveva fatto con quella che credeva essere un'abilità che derivava dal suo essere corrotto.

Il che forse era vero.

Le sue abilità derivavano dalle sue ferite.

Ma le aveva appena usate in un modo completamente diverso.

Era come aveva detto Po tanto tempo prima: l'unica cosa importante era cosa lui avrebbe scelto di essere.

Quando se ne accorse dovette trattenere un verso strozzato di sorpresa.

E quindi era tutto vero? Lui aveva superato i suoi demoni, forse senza nemmeno rendersene conto?

Lo sperava. Lo voleva in realtà, perché aveva passato già troppo tempo a lasciarsi ferire da vecchie sofferenze che lui non era stato capace di lasciare andare.

In quel momento decise che non voleva più permettere al passato di fargli del male.

Che lui avesse avuto torto, ragione o cos'altro, non era realmente importante.

Shen si rese conto che lui per la prima volta voleva davvero andare avanti, e vedere come altro avrebbe potuto vivere.

Avrebbe potuto lasciar cicatrizzare le sue ferite piuttosto che continuare a riaprirle.

Si rese conto di tutto il male che aveva fatto a sé stesso, di quanta rabbia, quanta paura, quanto rancore si fosse addossato.

Gli occhi iniziarono a bruciargli come non accadeva da tempo immemore ed il suo respiro si spezzò in qualcosa che lui riconobbe troppo tardi come singhiozzi.

Piegò la testa sotto l'ala e pianse per tutto ciò che era stato.

Per sé, per i suoi genitori, per il dolore che aveva sofferto ed inflitto, per il peso che aveva scelto di portare credendo che gli fosse stato imposto e di non potersi sottrarre.

Pianse per tutte le scelte sbagliate della sua vita.

Si addormentò solo quando fu esausto e l'ultimo singhiozzo si spense nella stanza insieme alla fiamma della lanterna ormai esaurita.

***

Il giorno dopo, quando si svegliò si sentiva strano.

La manica sotto cui si era nascosto era ancora umida, e quello gli ricordo che aveva pianto.

Non ricordava con esattezza ogni dettaglio però.

Era come se le lacrime avessero messo una barriera tra lui ed il passato.

Shen considerava ogni cosa in modo diverso.

Si alzò lentamente e la luce dell'alba lo accolse.

Forse aveva ancora tempo prima che iniziasse l'allenamento della mattina e lui poteva fare un po' di esercizio da solo; non si sentiva realmente concentrato, ma era meglio aggrapparsi all'abitudine piuttosto che restare intrappolati nell'immobilità.

Prese il fagotto con tutto ciò che poteva servirgli e si incamminò verso l'albero di pesco.

Ai primi raggi di sole altri fiori erano sbocciati, mentre la brezza faceva volteggiare quelli per cui era arrivato il momento di cadere.

Shen si fermò ad ammirare lo spettacolo.

Posò a terra gli oggetti perché gli sembravano un peso e si avvicinò all'albero.

Ricordava che una volta Shifu aveva fatto cadere quai petali su di lui per spiegargli quanto fosse fragile.

Ora Shen lo capiva.

Rimase a lasciarsi sfiorare ogni tanto da un petalo rosato che volteggiava vicino a lui (come aveva potuto credere che fossero bianchi? Forse era la luce dell'alba a renderli di un colore diverso).

Quei petali seguivano una corrente d'aria. Lui per la sua tecnica creava correnti d'aria.

Quasi senza pensarci Shen prese posizione e rimase immobile ad aspettare.

Doveva calmare il respiro.

Scoprì che era già calmo.

Uno dei petali gli passò molto vicino mentre cadeva, ed allora lui fece scorrere l'ala in modo da creare una corrente che lo riportasse verso l'alto.

Il petalo cambiò direzione e poi venne afferrato da un alito di vento che lo portò lontano.

Shen adesso speva di potercela fare.

Attese ancora, e quando ne vide un'altro iniziò a fare il modo che si avvicinasse a lui.

Senza mai toccarlo lo fece volteggiare sulla punta delle piume, non troppo vicino da colpirlo e non troppo lontano da perderlo.

Era una danza.

Erano tutta la sua forza, velocità ed abilità usate per assecondare un petalo di pesco.

Poteva essere la cosa più importante che Shen avesse mai fatto nella propria vita, imparare a dosare la propria forza, e per farlo doveva prima imparare a calmare il suo cuore.

Si concentrò solo su cosa stava facendo, sull'armonia dei movimenti, su ogni respiro, su ogni battito del cuore, sul legame che aveva stabilito con una cosa eterea, tanto bella quanto fragile.

Non era lui che imponeva la sua volontà al fiore, era un'armonia di cui lui faceva parte.

Capì che se si fosse comportato in quel modo, non facendosi sopraffare dal peso del passato né dalla preoccupazione per il futuro, sarebbe riuscito a dare il meglio nel kung fu ed in qualsiasi cosa avesse fatto.

Lasciò che il petalo volteggiasse attorno a lui, da un'ala all'altra e poi su fino all'ultima piuma.

Infine lo lasciò staccare da sé e lo liberò nel vento.

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Cantuccio dell'Autore


Ebbene, la storia è finita!

Riprenderla dopo tanto tempo mi ha fatto trovare incongruenze ed ho dovuto confrontarmi con il mio stile di scrittura che nel frattempo è cambiato, comunque ho fatto del mio meglio per integrare le due cose senza far sentire troppo lo stacco.

Per quanto riguarda ciò che ha imparato Shen non mi sono inventata nulla di originale, semplicemente ho ripreso gli insegnamenti di Maestro Oogway su passato, presente e futuro.

Infatti la colonna sonora che ho immaginato per la scena finale è "Oogway ascends", di cui vi lascio il link https://www.youtube.com/watch?v=cdjnonJdxtM .

Un saluto a tutti quelli che seguivano la storia dall'inizio, a quelli che si sono aggiunti nel tempo ed agli ipotetici lettori futuri.

Spero che vi sia piaciuta e che abbia un po' sistemato la delusione per il finale di "Kung Fu Panda 2".


Makoto



   
 
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