Epilogo
Patton
Powell – Distretto 10
Non
riusciva ancora a credere a quello che era successo nelle
ultime ore.
Proprio
mentre cominciavano a disperare all’idea di essere
costretti a farsi fuori a vicenda, l’hovercraft era atterrato
e li aveva tratti
in salvo.
Asher
e Kainene erano andati in esplorazione e a lui non
restava che ascoltare in silenzio quello che Finnick Odair stava
spiegando al
figlio.
-
Johanna ha contattato Saraphen il giorno stesso dell’annuncio
dell’edizione della memoria, ma l’idea di una
congiura di palazzo era ancora in
alto mare e non siamo riusciti a fermare il vostro ingresso in Arena -,
spiegò,
- Tuttavia le conoscenze di Saraphen gli hanno permesso di ottenere
l’appoggio
del generale Lockwood e delle sue truppe. L’assalto a Capitol
è cominciato il
giorno dopo il vostro ingresso nell’Arena. Questa mattina
abbiamo vinto le
ultime resistenze e Saraphen è stato proclamato nuovo
Presidente di Panem. –
Patton
annuì mentre Sebastian faceva altrettanto.
Mano
a mano che il tempo passava appariva sempre più evidente
che le cose sarebbero cambiate radicalmente da quel momento in poi.
Il
padre di Riley, sebbene Patton l’avesse visto solo in
televisione e di sfuggita quando erano saliti
sull’hovercraft, appariva molto
più rilassato e infinitamente meno intransigente del suo
predecessore.
-
Che altri cambiamenti ci saranno all’interno del paese?
–
-
Saraphen ha annunciato che abolirà definitivamente i Giochi
e con essi la divisione tra gli abitanti dei vari Distretti. Libero
commercio,
libera viabilità e socializzazione tra i Distretti. Insomma
una bella ventata
di democrazia che ha già cominciato a investire Panem.
–
Un
sorriso si dipinse sulle sue labbra.
Finalmente
gli abitanti di Panem avevano una scelta diversa da
quella assegnata loro dal Distretto di nascita.
Finalmente
avevano speranza … finalmente erano liberi.
Riley
Mason – Distretto 7
Sgattaiolò
nella zona lounge dell’Hovercraft trovando i suoi
genitori seduti sui divanetti.
Johanna
teneva le braccia incrociate al petto e ascoltava con
aria seria le parole che Saraphen mormorava annuendo di tanto in tanto.
Riley
tossicchiò, rivelando la sua presenza.
Gli
occhi chiari del padre si posarono sui suoi color
cioccolato e un accenno di sorriso increspò le labbra
sottili di Saraphen Snow.
-
Riley, finalmente ci rivediamo. –
-
Non fare la parte del padre affettuoso e nostalgico, non ti
sei preoccupato granchè di me in passato e di certo non ti
si addice – lo
rimbeccò, inarcando un sopracciglio.
-
Questo è certamente vero -, riconobbe, - ma salvare la vita
a te e al tuo migliore amico dovrebbe essere un incentivo sufficiente a
spingerti a conoscermi, non credi? –
Riley
arricciò il naso, contrariata, prima di inarcare un
sopracciglio all’indirizzo della madre.
Johanna
appariva stranamente rilassata, adagiata con la
schiena contro la pelle bianca del divano, e guardava alternativamente
i due
con pacato interesse.
Sua
madre non si sarebbe pronunciata né in un senso
né nell’altro,
di questo era assolutamente certa.
Eppure
non le sfuggiva il modo in cui Saraphen e Johanna
continuavano a cercare i rispettivi sguardi.
Sembrava
che in quei dieci giorni di Giochi i suoi genitori si
fossero inaspettatamente riavvicinati e avessero sotterrato
l’ascia di guerra.
-
D’accordo -, cedette infine, - ti darò una chance.
Tuttavia
se me ne fai pentire ti pianterò l’ascia in piena
faccia e me ne frego se sei
mio padre o il nuovo Presidente di Panem. –
Inaspettatamente,
suo padre gettò la testa all’indietro e
proruppe in una risata bassa e sincera, uno scintillio divertito nelle
iridi
chiarissime.
-
Non c’è nulla da fare, è proprio
identica a te Jo. –
-
Sì, sono molto simili – convenne una voce maschile
tremendamente familiare.
Riley
si voltò di scatto, scorgendo appena il baluginare divertito
negli occhi dei suoi genitori, e vide Fox che l’osservava
dalla soglia del
salone.
Scattò
verso di lui, saltandogli praticamente addosso,
incurante degli sguardi dei presenti.
Lo
baciò, stringendoglisi contro come se ne andasse della sua
stessa vita.
Il
ragazzo la strinse a sé di rimando, sussurrandole a fior di
labbra: - Non ti lascio andare più, non ti lascio andare mai
più. –
Asher
Parker – Distretto 9
-
Ash! Ash! –
La
voce dei suoi genitori lo accolse non appena ebbe messo
piede fuori dall’hovercraft. Corse verso di loro, incurante
del resto degli
abitanti del Distretto che osservavano l’hovercraft con
stupore.
Si
gettò tra le loro braccia, godendosi la sensazione di
averli nuovamente con sé.
-
Vi avevo detto che sarei tornato. Ve l’avevo detto.
–
-
L’avevi detto -, confermò sua madre tra le lacrime
mentre lo
stringeva di rimando, - L’avevi detto e noi non abbiamo fatto
altro che
aspettare questo momento. –
Quando
ebbe finito di salutare e abbracciare ogni singolo
membro della sua famiglia, si voltò e individuò
la chioma della madre di
Eloise.
La
donna era in un angolo, con la consueta espressione
assente, ma lacrime silenziose le correvano lungo il volto dalle guance
scavate.
Le
si avvicinò, ripescando dalla tasca l’unico
oggetto della
compagna di Distretto che gli era rimasto.
Si
trattava di una collana d’acciaio da uomo che era
appartenuta al deceduto fratello di Eloise e che le era stata data in
dono
proprio da lui.
Gliela
porse.
-
Sono sicuro che Eloise vorrebbe che questa l’avesse lei.
–
La
donna l’afferrò, stringendola contro il petto con
un
lamento di dolore.
Era
una scena così straziante che Asher si sentì
fuori posto
come mai prima nella sua vita. Nemmeno nell’Arena, con la
paura di morire da un
momento all’altro, si era sentito così.
-
Mi dispiace davvero tantissimo per sua figlia, era una
ragazza fantastica – mormorò prima di allontanarsi
e darle modo di elaborare il
lutto nel privato della sua casa.
Kainene
Lightsong – Distretto 11
-
Sei sicura di volerlo fare proprio adesso? Dopotutto sei
appena arrivata, devi ancora riprenderti da quello che hai passato
dentro l’Arena.
–
Kainene
scosse il capo, sorridendo mestamente all’indirizzo
del fratello maggiore.
-
Devo farlo adesso, credo che sia giusto così. –
Annuì,
comprendendo l’esigenza della sorella.
Dopotutto
Farad era stato non solo il suo compagno di
Distretto, ma anche un alleato e oltre a questo un amico.
Si
era instaurato un legame tra i membri dell’alleanza di
Kainene ed era una di quelle esperienze che li avrebbe continuati a
legare per
tutto il resto delle loro vite.
Così
rimase in disparte mentre osservava la sorella percorrere
i gradini che la separavano dalla porta di casa e bussare con ferma
decisione.
Ad
aprirle fu la sorella di Farad, con uno sguardo a metà tra
il sorpreso e l’incredulo.
-
Sei tornata. –
-
Sì, l’hovercraft è atterrato poco fa.
Ho pensato che …
insomma, lo so che magari per voi non significherà nulla ma
volevo bene a
Farad, era mio amico, e la sua morte mi addolora profondamente. Ho
pensato che
fosse giusto venire a dirvelo. Volevo che sapeste che non è
mai stato solo un
alleato o un ragazzo del mio Distretto … era mio amico, uno
dei pochi in
effetti che io abbia mai avuto. –
Fece
appena in tempo a finire la frase che un abbraccio
spaccaossa l’avvolse, rischiando di farle cadere di mano
l’ombrellino con cui
si riparava dal sole.
-
Ti prego, entra dentro, siediti con noi –
l’invitò, commossa
da quelle parole, - Sono certa che ai miei genitori farebbe piacere
parlare con
te di … -
Di
Farad.
Non
serviva finire la frase per capirlo.
Annuì,
voltandosi appena verso suo fratello che le fece cenno
di aver capito cosa stava succedendo.
-
Certo, con piacere. –
Sebastian
Odair – Distretto 4
-
La mamma e Christine non vedono l’ora di vederti. –
Sebastian
annuì, scendendo dall’hovercraft al fianco di suo
padre, - Mi sono mancate tantissimo. Lei … la mamma, sai
come sta? –
Finnick
gli rivolse un sorriso tirato.
-
Non è stato facile per lei mentre eri via, ma tua sorella ha
saputo prendersene cura. Sono certo che le cose miglioreranno molto
quando ti
rivedrà. –
-
Allora sbrighiamoci. –
Percorsero
la strada verso il villaggio dei Vincitori a passo
di carica, varcando la soglia tra le esclamazioni di gioia di Christine.
La
piccola di casa corse loro incontro con le lacrime agli
occhi.
-
Siete tornati … siete tornati. Mamma, mamma corri!
–
Pochi
secondi dopo anche Annie, i capelli arruffati e il viso
smunto di chi era stata in pena per giorni interi, fece capolino dal
salone.
Le
iridi verdi si illuminarono per la gioia alla loro vista.
I
suoi uomini.
I
suoi due uomini erano lì con lei e tutto sarebbe finalmente
andato bene.
Spazio
autrice:
Salve!
Mi
dispiace per il ritardo, ma sono stati giorni in cui ho girato come una
trottola e quando tornavo a casa ero troppo stanca per anche solo
pensare di
accendere il computer. Spero che l’epilogo vi sia piaciuto e
vi anticipo che
molto probabilmente nel corso della prossima settimana
uscirà un’OS dedicata
alla coppia Johanna/Saraphen in modo tale da chiarirvi un po’
come sono andate
le cose tra loro due.
Nel
frattempo qui sotto vi lascio il prestavolto di Saraphen.
Infine
ringrazio quanti di voi hanno letto, recensito, preferito, seguito e
ricordato
la storia. E ovviamente ringrazio soprattutto coloro che si sono
iscritti e
hanno creato dei fantastici OC ai quali mi sono affezionata
tremendamente e che
ho davvero trovato difficilissimo da uccidere.
Con
chi
partecipa già ad altre mie interattive ci sentiamo con i
loro aggiornamenti,
mentre per quanto riguarda gli altri spero di ritrovarvi in qualche
altro mio
progetto.
Buon
weekend.
XO
XO,
Mary
Saraphen Snow – 46 anni, nuovo Presidente di Panem