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Autore: _Atlas_    19/04/2018    4 recensioni
Un' improvvisa consapevolezza si insinuò dentro di lui, realizzando finalmente ciò che non era riuscito ad afferrare in quasi dieci anni.
Era una sensazione strana, nuova, eppure così giusta in quel momento così confuso della sua vita.
Quasi senza pensarci, Tony abbandonò la vista mozzafiato che gli offrivano le enormi vetrate della sua stanza e andò ad aprire un cassetto chiuso ormai da diversi anni nel fondo dell'armadio.

[Iron Man / Pre&Post-Pepperony / Post-Spiderman: Homecoming]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia - Pepper - Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Undisclosed desires





Una nuvola di vapore avvolse il corpo di Tony non appena uscì dalla doccia.
Vi era rimasto per venti minuti, dieci dei quali li aveva passati immobile sotto il getto d'acqua bollente con la speranza di sciogliere il nodo di tensione accumulato.
Tra meno di dodici ore avrebbe dovuto dichiararsi innocente di fronte alle accuse che lo giudicavano coinvolto con la morte di Obadiah Stane e artefice della fantomatica armatura che in molti avevano avvistato nei pressi della centrale Arc.
Tony sospirò pesantemente e si passò una mano tra i capelli fradici.
L'avevano chiamato Iron Man. Iron Man.
Certo era un nome incorretto per molti aspetti...eppure era anche così imponente e fiero.

"Non sarebbe più semplice chiudere con questa buffonata e ammettere la verità?"

Tony si ritrovò a formulare un pensiero che decise di allontanare subito, sebbene lo ritenesse estremamente invitante...Ma no, doveva attenersi al piano dell'agente Coulson e alla versione studiata nei dettagli fornitagli dallo S.H.I.E.L.D., le conseguenze altrimenti sarebbero state irreparabili.
Sospirò di nuovo e con pigrizia avvicinò la mano allo specchio imprimendo il suo nuovo nome sulla superficie appannata: iron man.
Osservò il proprio riflesso sbiadito e illuminato dalla flebile luce azzurra del reattore, così innaturale e appariscente al centro del suo torace. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso amaro non appena si rammentò di quanto amasse sentirsi al centro dell'attenzione, blandito e venerato da donne e uomini che difficilmente lo avrebbero guardato ancora con gli stessi occhi, adesso che qualcosa di diverso, molto più che percettibile, era nato in lui.
Quel reattore ne era la prova evidente e, per quanto dolorosa, era anche ciò che gli aveva permesso di sopravvivere in quella grotta appena due mesi prima.
Certo, se non ci fosse stato Yinsen...
Al ricordo del suo compagno di prigionia Tony si allontanò di scatto dallo specchio, aggrappandosi al lavandino per rimanere ancorato alla realtà e ingnorare quella morsa che gli stava stringendo il petto.
Nelle ultime settimane aveva passato notti parecchio agitate perciò non si stupì molto della reazione improvvisa che aveva avuto.
Forse avevano ragione i giornali a ritenere che soffrisse di stress post-traumatico, sebbene avesse ancora molta difficoltà ad ammetterlo.
Il fatto era che Yinsen gli aveva aperto gli occhi, mettendo di fronte al suo sguardo cieco una verità che sapeva quanto gli appartenesse e quanto fino a quel momento avesse ignorato.
Per molto tempo aveva sprecato la sua vita e ogni giorno passato in quella grotta Yinsen non aveva fatto altro che ricordarglielo, con domande, riflessioni, conversazioni per passare il tempo che però andavano dritte in quell'unica direzione.

"Così sei un uomo che ha tutto...e niente."

Niente...eppure era amato e venerato da tutti, era un genio, un brillante scienziato, un eccellente meccanico e, accidenti, era riuscito a costruire un'armatura con scarti delle sue stesse armi, in una gelida grotta afghana e con i fucili dei terroristi puntati alle tempie.
Certo, non aveva una famiglia come l'aveva avuta Yinsen, ma di sicuro non si considerava la persona più adatta per crearsene una.
Aveva le sue auto, i suoi robot e la sua nuova armatura...e poi c'erano Rhodey, Happy e Pepper, erano loro la sua unica famiglia.
L'ennesimo sospiro svuotò i polmoni di Tony, vestito ma con i capelli ancora bagnati e un asciugamano distrattamente poggiato sulla spalla destra.
La sua mente correva senza alcun freno da un pensiero all'altro ed ebbe l'impressione che il suo stesso inconscio si divertisse a rendergli la serata ancora più stressante di quanto non fosse già.
Si morse il labbro inferiore quando lo zapping frenetico dei suoi pensieri cessò e lui si ritrovò di nuovo su quella terrazza, dopo un ballo, di fronte a quegli occhi che troppe volte gli avevano impedito di precipitare.
Un' improvvisa consapevolezza si insinuò dentro di lui, realizzando finalmente ciò che non era riuscito ad afferrare in quasi dieci anni.
Era una sensazione strana, nuova, eppure così giusta in quel momento così confuso della sua vita.
Quasi senza pensarci, Tony abbandonò la vista mozzafiato che gli offrivano le enormi vetrate della sua stanza e andò ad aprire un cassetto chiuso ormai da diversi anni nel fondo dell'armadio.

Lo aveva sistemato lì, non ricordava quanto tempo prima e in quali circostanze; a dirla tutta non era nemmeno certo di quel che stava facendo adesso, ma l'istinto gli stava impedendo di fermarsi a ragionare, così lo assecondò.
Riconobbe la scatolina di velluto blu, ricoperta da uno spesso strato di polvere accumulato negli anni. La afferrò subito, ignorando deciso tutti gli altri ricordi chiusi in quel cassetto, le foto e il vecchio orologio di suo padre, dopodichè si decise finalmente ad aprirla.
Era d'oro e aveva un bellissimo diamante al centro, attorniato ai lati da due diamanti più piccoli.
Maria teneva molto a quell'anello e aveva continuato a portarlo con sè anche anni dopo il suo matrimonio con Howard. Probabilmente lo considerava il gesto d'amore più autentico e vero che l'uomo le avesse mai fatto e Tony ricordò di essere rimasto stupito il giorno in cui lo aveva ritrovato chiuso in uno dei cassetti della sua stanza a New York.
Aveva da poco iniziato il college e forse sua madre aveva voluto lasciargli un ricordo concreto di sè, ora che sarebbe stato così lontano da casa.
Tony si rigirò l'anello tra le dita, assaporando con nostalgia quel momento intenso che aveva accompagnato il suo personale passaggio dall'adolescenza all'età adulta, l'unico ricordo piacevole di quel periodo, poco dopo segnato dalla più cupa disperazione.
Non era sicuro di quel che avrebbe fatto adesso e anche se tutti i suoi pensieri volgevano verso quell'unica e inevitabile direzione, sapeva che ci sarebbe voluto tempo.
Che lei, quasi certamente, ne avrebbe avuto bisogno.

"Chissà, forse..."


 
*



Non era bastata un'ora per calmare la moltitudine di giornalisti che era esplosa in un boato dopo l'improvvisa dichiarazione di Tony.
Fino all'ultimo aveva cercato di ignorare quella tentazione che si era fatta strada in lui dalla sera prima, ma quando si era ritrovato su quel palco e con i riflettori puntati tutti su di sé, aveva ceduto.

Io sono Iron Man...

"Si rende conto di quel che ha appena confessato in diretta mondiale?!" esplose Pepper non appena riuscirono a liberarsi dalla schiera di fotografi e giornalisti.
L'ufficio in cui si erano chiusi riusciva per fortuna ad attutire il suo tono di voce un po' troppo alto.

"Eravamo in diretta mondiale? Accidenti, mi era sfuggito" rispose Tony riuscendo a trovare un equilibrio tra calma e ironia pungente. 
Almeno ero vestito, pensò ricordando quali video circolassero in rete ma senza renderlo noto a Pepper. Gli sembrava già abbastanza stressata così.

"Non mi pare affatto il momento di scherzare, Tony" continuò però la donna.
"L'agente Coulson le aveva fornito un ottimo alibi e lei lo ha ignorato senza pensarci due volte, agendo come al solito di testa sua."

"Per favore, a quella farsa non ci credeva nemmeno lei e poi francamente non capisco perché si preoccupa così tanto per una cosa che dovrebbe riguardare me" ribatté Tony allentandosi il nodo della cravatta e respirando a pieni polmoni.
Non è che non gli importasse, ma l'idea di dover nascondere a vita la sua identità mirava pericolosamente alla sua voglia di libertà e al suo ego ipertrofico, seppur quest'ultimo in maniera minore.

"Oh, quindi secondo lei non dovrebbe importarmi?" chiese la donna non riuscendo a credere alle proprie orecchie.

Tony sbuffò contrariato, iniziando a scaldarsi. 
"Sto solo dicendo che sono io il responsabile di quella dannata dichiarazione. Lei non si deve preoccupare di nulla, è una cosa che gestirò io in quanto sono stato io stesso a creare e a servirmi di Iron Man. Per una volta che mi prendo le mie responsabilità, lasci che me ne occupi... "

"Lei non capisce il punto!" lo interruppe bruscamente Pepper.

"Si può sapere quale diavolo è il suo problema?!" scattò quindi l'uomo non riuscendo più a mantenere la calma.

"Lei ha una vaga idea di quel che le è successo negli ultimi mesi?! Come può pensare che non debba importarmi?!"

A Tony parve che la voce della giovane si fosse incrinata e per un attimo ebbe timore di parlare, temendo un cambiamento anche da parte propria. 
"Non credo che questo c'entri con la conferenza stampa, signorina Potts" disse recuperando la calma, sebbene la conversazione si stesse spostando verso territori pericolosi. 
Si avvicinò alla finestra e ne osservò il panorama con finto interesse.

"C'entra eccome, invece" ribadì Pepper a voce più bassa ma sembre risoluta. 
"Ha appena dichiarato al mondo di essere Iron Man, la gente lo considera un supereroe e lei sembra non rendersi conto delle conseguenze di tutto questo. Non si tratta di un gioco, Tony."

"Non l'ho mai considerato un gioco."

"Ma si è messo in pericolo e potrebbe ritrovarsi in situazioni più grandi di lei. "

Tony si mise le mani in tasca continuando a rivolgerle le spalle. Non era sicuro di come dovesse interpretare quelle parole, così optò per la versione che si rivelò subito dopo la più sbagliata. 
"Non mi considera all'altezza..."

Pepper scosse la testa e un velo di rabbia le ricoprì il volto. 
"Vedo che si ostina a non capire... ma va bene così, dopotutto è la sua vita" disse delusa, preferendo a quel punto lasciarlo da solo con la sua presunzione.

"Pepper, aspetti..." la bloccò però l'uomo trattenendola per il polso.

"Mi lasci."

"Non intendevo... non volevo dire quello. Ho capito il suo punto di vista e..."

"No, io non credo proprio che lei abbia capito" lo interruppe la donna senza riuscire a divincolarsi dalla sua presa.

"...la sua preoccupazione. Invece sì, mi lasci spiegare."

"Tony io ho paura che lei finirà per farsi del male" lo sovrastò quindi Pepper con la sua voce "Credevo di averglielo già detto."

"Lo ha fatto" convenne Tony ricordando la conversazione che avevano avuto qualche giorno prima.

"Ho capito quanto fosse importante risolvere con Obadiah e ho cercato di aiutarla. Ma questo... questo è troppo. E io non sono pronta a saperlo in pericolo... di nuovo."
Pepper si morse la lingua, non avrebbe voluto esporsi in quel modo ma d'altra parte capiva di non poterne fare a meno.

Tony non si preoccupò di nascondere lo stupore che gli avevano provocato quelle parole, nel realizzare che esisteva qualcuno nella sua vita che non tenesse al suo retaggio, ai suoi soldi, alla sua fama. 
Certo, Pepper aveva sempre dimostrato di tenere molto a lui, ma quella era la prima volta che lo ammetteva apertamente e Tony fu travolto dalla stessa inarrestabile sensazione che lo aveva colto la sera prima. 
Non era sicuro di quel che doveva dirle adesso, così rimase immobile per una decina di secondi interminabili con ancora la propria mano sulla sua. 
Fu quando Pepper fece per tirarsi indietro che Tony parve riprendersi. 
"So che non è pronta..." disse incerto "... é una novità anche per me e ammetto di essere stato un po' troppo impulsivo a confessare la mia identità. Ma lei sa meglio di me quanto la ragionevolezza non faccia parte del mio caratteraccio ... giusto?" le chiese sperando di farla sorridere.

"Giusto" convenne infatti Pepper, suo malgrado accennando un sorriso.

Tony allora le strinse più forte la mano e prese un respiro. 
"Voglio solo che sappia che non ho alcuna intenzione di metterla in pericolo come è già accaduto. E che non deve avere paura di niente, perché starò attento e perché non intendo causarle per davvero degli esaurimenti nervosi a furia di temere la mia morte. Sarebbe crudele da parte mia dopo tutto quello che fa per me..."

Pepper deglutì e sembrò rilassarsi un po', anche se preferì non aggiungere altro.

Tony pochi istanti dopo lo fece al posto suo.
"Sa che mi dispiace di averla lasciata da sola quella sera...?"

"Quale sera?" si affrettò a chiedere la giovane, confusa dal cambio di argomento e preoccupata per le conseguenze.

Tony continuò a guardarla con sguardo serio, per la prima volta privo di qualunque segno d'ironia.
"Lo sa quale, Potts."

Pepper a quel punto non potè fare a meno di ringraziare la perfetta puntualità di Happy, che entrò proprio in quel momento nell'ufficio e tolse entrambi da un pesante e pericoloso imbarazzo.
"Ehm, l'auto è pronta" annunciò realizzando di aver probabilmente interrotto qualcosa di importante.

"Ottimo" esclamò Pepper ricomponendosi e raggruppando i documenti da portare a casa.
"Avverto Rhodey e torniamo a casa" disse volgendo uno sguardo eloquente a entrambi e lasciandoli quindi da soli nell'ufficio.

Tony sospirò con pesantezza e tornò a voltarsi verso la finestra, annodandosi di nuovo la cravatta al collo della camicia.

"Ehi capo, quando è pronto..." fece per dire Happy, ma venne subito interrotto.

"Happy, ho bisogno che tu mi faccia un favore."

L'uomo non si stupì della richiesta e fu subito attento alle esigenze del suo superiore.
"Mi dica."

"Vorrei..." Tony frugò nella tasca interna della giacca estraendone un oggetto molto piccolo"...vorrei che lo tenessi sempre a portata di mano" spiegò porgendogli quello che agli occhi di Happy risultò essere a tutti gli effetti un anello. Un anello magnifico, per giunta.
"Potresti farlo per me?"

"C-certo signore...io..." Happy afferrò il piccolo gioiello e lo soppesò qualche istante "...è sicuro che vuole che lo tenga io?"

"Se mi assicuri che non lo perderai."

"Assolutamente no, signore. D'accordo..." disse quindi Happy iniziando a riflettere su quella stramba richiesta del signor Stark.
Non è che...
"Ehi capo?"

Tony, che stava per lasciare l'ufficio, si fermò prima di aprire la porta "Sì?"

"Per caso lei...voglio dire, prima Pepper era qui e io poi sono entrato e...ora lei mi ha dato questa cosa. Non è che ha chiesto..."

Tony alzò un sopracciglio e lo guardò scettico.
"Happy, mi stai chiedendo se ho fatto una proposta di matrimonio alla signorina Potts?"

L'uomo sgranò gli occhi allarmato "Oh, no no no...che le salta in mente? Non penserei mai una cosa del genere" disse con sicurezza, ma ripensandoci subito dopo "Ma l'ha fatto o no?"

"Certo che no. Altrimenti quell'anello non sarebbe qui, spero."

"Oh, certo. Bene. Voglio dire... va bene."

Tony valutò le sue parole, indeciso su come intepretarle.
"Perchè, lo troveresti strano?" indagò.

"Oh no, sarebbe...sarebbe...non lo troverei affatto strano, signore. Però credo che prima di chiedere la mano a una donna proverei ad avere con lei una relazione. Di quelle serie, per intenderci."

"Tu dici?"

"Beh, signore...con tutto il rispetto, mi sembra il minimo."

"Concordo" si affrettò a dire Tony inforcando gli occhiali da sole e sistemandoseli sul visto.
"Ma tu assicurati che quell'anello non abbandoni la tua giacca, potrei averne bisogno in qualunque momento" concluse prima di aprire la porta ed essere assalito di nuovo dai giornalisti.

Rimasto solo, Happy portò gli occhi al cielo e in un misto di incredulità, sgomento e soddisfazione, ripose l'anello nella tasca interna della sua giacca.
Speriamo bene...




NdA
Finalmente riesco a pubblicare anch'io la mia versione della "storia dell'anello" e ringrazio quindi Vannagio per aver pubblicato la sua (e avermi spronata un po'), altrimenti a quest'ora non sarei qui.
Che dire, la scena di Spiderman: Homecoming mi aveva quasi causato un infarto e quel "dal 2008..." di Happy mi aveva fatto subito pensare all'Afghanistan.
Come qualcuna di voi già sa, ho questa convinzione che Tony abbia avuto l'illuminazione divina (lol) al ritorno dalla prigionia, ma effettivamente facendo due calcoli non so quanto possa essere la giusta versione dei fatti.
In ogni caso, avevo in mente questa storia ormai da troppo tempo e alla fine ho deciso di pubblicarla lo stesso, sebbene non ne sia soddisfatta al cento percento.
Tra l'altro anche questa one-shot è venuta lunghissima...non so che dire .-.

Approfitto di queste note anche per ringraziare chi ha sempre letto le mie storie, mettendole nelle seguite o semplicemente commentandole, in particolare: Leila91, che ha veramente recensito t u t t e le mie storie dedicandomi una montagna del suo tempo (e che ha una voce bellissima) <3; _Lightning_, che è da poco tornata su queste scene ma direi ALLA GRANDE (e prendetevela con lei se ultimamente sono diventata logorroica) e correte a leggervi Phoenix se non lo avete ancora fatto perchè è una storia meravigliosa e no, non mi scuso per lo spam u.u; e infine Wildestdream_, che anche se non bazzica più tanto su questo fandom è sempre pronta per sostenermi <3

Ci tenevo a fare questi ringraziamenti adesso perché l'uscita di Infinity War è ormai imminente e so già che perderò gli ultimi neuroni rimasti, quindi la prossima volta che aggionerò probabilmente sarà da una casa di cura. E vabbé.

Chiudo il tema, sperando che la storia vi sia piaciuta.
A presto <3

_Atlas_
   
 
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