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Autore: Fata_Morgana 78    21/04/2018    3 recensioni
Al mondo tutti meritano una seconda possibilità, anche quelle persone che... dopo aver abbracciato per anni il buio, credono di non avere nessun diritto ad essere felici... La seconda possibilità, per avere una vita felice, per Severus Piton potrebbe chiamarsi Clarice Johnson una sua ex studentessa Serpeverde... Una cosina piccola, piccola per la Festa della Donna...
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Opportunità'
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Epilogo

Seconda Opportunità

“Dal giorno del nostro rientro al villaggio che aveva visto nascere Daniel, era passati rapidamente molti e molti giorni. Le stagioni si erano succedute con velocità, lasciando nei nostri cuori molti sentimenti contrastanti: tristezza per dover lasciare un luogo che avevamo chiamato “casa” per anni e allegria perché avremmo iniziato una nuova avventura, in un villaggio nuovo e come famiglia.
La casa scelta da Severus era semplicemente perfetta. Strutturata su due piani con un ampio giardino dotato di serra, dove avrei potuto sistemare tutte le mie piante per continuare a rifornire la Scuola di tutto quello che occorreva loro per creare pozioni.

Poco dopo il nostro insediamento al Villaggio di Hogsmeade, ero riuscita a trovare un negozio non molto grande ma sulla via principale in vendita ed ero riuscita a comprarlo grazie ai soldi guadagnati dalla vendita del negozio con la casa nel nostro vecchio villaggio. Era perfetto: molto luminoso, con ampi scaffali ed un piccolo deposito sul retro dove avrei potuto tenere le scorte.
Eravamo felici. Abitavamo vicino ai nostri nuovi amici: i Black avevano una bella villa in fondo alla via, Rose e la sua famiglia avevano trovato una casa non troppo distante dalla nostra ed avevamo scoperto che anche Harry e Draco sarebbero venuti a vivere nella nostra via, in una villetta a due piani che Harry aveva comprato al fidanzato per il suo compleanno.
Era tutto così magico che, a volte, la sensazione che tutto fosse solo un sogno si impossessava del mio cuore facendomi venire degli attacchi di panico che mi toglievano il fiato. Per fortuna, Severus era sempre vicino a me e, grazie alla sua presenza ed al suo amore, lentamente la paura che avrei potuto perdere tutto da un momento all’altro, andò dileguandosi sostituita dalla paura per l’arrivo del nostro matrimonio.

Come un uragano, i preparativi investirono me, Rose e Draco. Harry, Severus e Daniel non erano interessati ai nostri discorsi. Di tanto in tanto ci davano piccoli suggerimenti; ma il grosso del lavoro lo fecero Draco e sua madre Narcissa che era una vera esperta nella creazione di eventi. All’inizio non fu facile averla intorno, era una donna di una bellezza algida e austera che sembrava avere troppo in comune con il mio Severus per non esserne gelosa. Ben presto, però, capii che lei voleva bene al mio Severus perché lui aveva salvato non solo la vita di Harry, ma anche quella del suo Draco da morte certa e niente di tutto quello che aveva fatto per organizzare il nostro matrimonio le sembrava abbastanza per ripagare il suo debito.
Fu in quel momento che decisi di darle una possibilità ed imparai a conoscerla. Una perfetta strega Purosangue, con idee lontane dal mio modo di vedere e di vivere la vita; ma era tutto sommato una persona gentile e disponile; dotata di molteplici talenti che mise a nostra disposizione per creare un matrimonio semplicemente perfetto.”

Clarice posò la piuma sulla scrivania e, girandosi a guardare dalla finestra la neve che scendeva lenta, sorrise. Era da poco spuntata l’alba, quel giorno lei e Severus si sarebbero sposati nel giardino di Hogwarts, il luogo più caro ad entrambi e la strega era troppo nervosa per riuscire a dormire di più.
Lei e il Pozionista, erano stati separati il giorno precedente perché per tradizione nelle 24 ore precedenti le nozze, gli sposi non potevano né vedersi né sentirsi.
Clarice era stata raggiunta a casa da Rose, Harry e Draco che si erano proposti di fare compagnia a lei e Daniel. Quella mattina, la strega era salita nella sua mansarda quella che Severus aveva attrezzato per lei per dipingere e si era messa a scrivere a scrivere sul proprio diario alcuni pensieri che le affollavano la mente.
Clarice adorava quella casa, l’aveva amata dalla prima volta che l’aveva vista e visitata. L’aveva sentita sua ed abitarla con il suo quasi marito e loro figlio, era meraviglioso. Un gufo picchiettò contro il vetro ovale della finestra, la strega sobbalzò spaventata.
- Ciao. – lo salutò aprendo, era un gufo della Scuola che entrò zampettando, grato di non dover stare fuori sotto la neve.
Clarice prese la pergamena dalle zampe dell’animale e, dopo avergli dato una manciata di bocconcini, ruppe il sigillo di ceralacca: il messaggio era stato vergato dalla grafia elegante di Severus.
“Clarice, queste 24 ore sembrano non voler passare più; ho come l’impressione che il tempo sia stato dilatato da qualche crudele Giratempo. Tra poco sigleremo con la parola per sempre la nostra unione. Non vedo l’ora che tu sia qua, moglie.”
Con le lacrime agli occhi, Clarice scrisse una rapida risposta a Severus poi si girò verso la porta dove qualcuno aveva appena bussato.
- Avanti. – parlò, la voce tremula per l’emozione.
- Clary. Sono io. – aprì Rose – Non ti ho trovato in camera ed ho pensato che fossi quassù. Nel tuo posto speciale.
- Mi conosci bene ragazza mia. – si abbracciarono – Troppe emozioni. Non riuscivo più a dormire. Ed ho preso una fiala di pozione sonno senza sogni.
- Me lo hai ripetuto tu fino alla nausea, Clary: quando le emozioni prendono il sopravvento, le pozioni hanno effetti ridotti.
- Sì, sì… Lo so… - sospirò e tornò a guardare fuori, la neve scendeva soffice, era un’immagine rasserenante per lei.
- È tempo di iniziare a prepararti, tesoro. – le disse dopo alcuni minuti di silenzio e la strega annuì, il cuore le batteva così forte contro le costole che temeva di vederlo fuggire via dalla gabbia toracica da un momento all’altro.
- Non essere nervosa. Andrà tutto bene. – le sorrise Rose intuendo i pensieri dell’amica.
- Spero che vada tutto bene. Voglio che vada tutto come abbiamo programmato ma se…
- Ssshhh. Non dirlo!
- Ma se non avessero concesso a Fiorenzo il permesso per sposarci? – squittì, incapace di tenere per sé quel pensiero.
- Ci saranno Harry e Draco. – le ricordò – Un po’ ci sperano che l’affascinante centauro non si presenti. Hanno studiato molto per prendere la dispensa, sai?
- Amber e Tom…? – chiese alzandosi, Rose la zittì dicendo:
- Willy sa già tutto. I bambini ti faranno da paggi, sono emozionati e preparati.
- Spero che non si mettano a litigare con i figli dei Black.
- Ehi. È il giorno tuo e di Severus Piton. Lascia fuori tutte le energie negative, altrimenti sarò costretta a prenderti a schiaffi.
- Scema! – rise Clarice, grata di avere una persona speciale come Rose al suo fianco in un momento come quello.
- Però ti faccio ridere. – le dette una spallata giocosa – Andiamo dai, il tuo bagno alla lavanda ti aspetta.

Annuendo, Clarice seguì la sua migliore amica fino alla stanza da bagno dove si concesse un lungo e rilassante bagno in vasca. Quando uscì dall’acqua ormai fredda, trovò un telo di spugna riscaldato magicamente con sopra un messaggio da parte di Draco: “per la mia zia preferita”.
La strega non riuscì a trattenere un sorriso e, più serena, continuò a prepararsi per il giorno più importante della sua vita. Non appena fu asciutta, raggiunse la sua camera da letto avvolta nella propria veste da camera. Sentiva le voci dei suoi ospiti, segno che Rose aveva iniziato a svegliare tutti.
- Eccoti. – le sorrise la professoressa di storia della magia – Vuoi mangiare qualcosa?
- Ho lo stomaco chiuso. – scosse la testa.
- Però non puoi stare completamente digiuna, zia. – la rimproverò con un sorriso Harry – Corri il rischio di svenire per un calo di zuccheri e lo zio non ci perdonerebbe mai una cosa simile.
- Onestamente non me la perdonerei mai nemmeno io. – sorrise la strega – Allora Harry, portami del succo di zucca ed un fagottino con marmellata alla…
- Ciliegia! – la interruppe Draco entrando con ciò che la giovane sposa aveva chiesto – Ho osservato con attenzione il tuo modo di fare colazione, cara zia. Mangia che poi Rose inizierà a vestirti. – sospirò teatralmente il biondo platino, attirando l’attenzione delle due donne su di sé.
- Stai male, Drake? – domandò Clarice preoccupata.
- Ooh no, affatto. – sorrise il mago più giovane – Stavo solo pensando al tuo povero abito. Certo, non dev’essere facile essere indossato da uno splendore come te. Lo farai sfigurare. Tutti diranno: “guarda che sposa meravigliosa”; ma nessuno ricorderà il modello del tuo abito.
- Draco! – arrossì Clarice.
- Il mio bellissimo fidanzato, è una frana a fare i complimenti perché è troppo abituato a riceverne. – lo schernì Harry con un sorriso.
- È perché sono adorabile, Potterino del mio cuore.
- Mi vengono in mente molti aggettivi. Ma adorabile non è tra questi. – scosse la testa castano scuro Harry facendo ridere di gusto Clarice e Rose.
- Ragazzi, fuori. – li scacciò la professoressa – La nostra sposa ha fatto colazione ma ora devo pensarci io a lei. – sorrise e Clarice annuì.
- Mi sembra giusto! – annuì Harry che, prima di uscire, si fermò sulla soglia dicendo – Tra i babbani c’è l’uso di avere qualcosa di nuovo; qualcosa di prestato; qualcosa di vecchio e qualcosa di blu il giorno delle nozze.
- Ne avevo sentito parlare anch’io Harry. – annuì Rose sorridendo.
- Ecco io… - il mago raggiunse la sposa tenendo tra le mani un astuccio di velluto blu scuro che aprì dicendo – Questa collana l’ho trovata tra le cose che mi hanno lasciato i miei genitori nella mia camera blindata. – gliela mostrò era di una semplicità disarmante: era un girocollo semirigido in oro con una trama di foglie e fiori che terminavano in una piccola goccia di diamante che stava proprio sul seno – Vorrei che la portassi come cosa prestata.
- Harry! – singhiozzò lei troppo emozionata per dire altro.
- Non volevo farti piangere. – ammise mestamente – Scusami.
- La collana è bellissima. – annuì Rose asciugandosi gli occhi – È un bellissimo gesto, caro. Clarice è felice, ma troppo emozionata per riuscire a dirtelo.
- Allora accetti il mio prestito? – la guardò con gli occhi da cucciolo.
- Sì che lo accetto, ma tu dovrai accompagnarmi sotto l’arco matrimoniale Potter. Altrimenti ti crucerò. – la voce era troppo emozionata per risultare realmente minacciosa ed Harry abbracciò di slancio Clarice mormorando un flebile “lo farò grazie”.
Poi Rose lo cacciò dalla stanza che chiuse con una serie di incantesimi anti intrusione. Nessuno doveva interrompere, nuovamente, la preparazione della giovane ed emozionata sposa.

Clarice si passò sul corpo i suoi oli profumati ed una speciale polvere glitterata su spalle e scollatura, di un bel verde smeraldo che ricordava molto i colori del suo abito; poi si girò verso Rose che aveva preso dall’armadio il suo abito da sposa. La strega lo guardò sorridendo, innamorandosene ancora di più: non aveva scelto un modello di abito da sposa classico, aveva scartato il bianco a priori scegliendo un vestito che modellasse perfettamente il suo corpo, facendola sentire bellissima.
L’abito era senza spalline, il corpetto aderente ricordava il pistillo di un fiore, era di raso pregiato di una delicata sfumatura champagne che scendeva fino alla vita messa in risalto da una cintura di raso verde Tiffany chiusa a scomparsa sulla schiena che restava quasi completamente nuda.
La gonna era a più strati soprapposti: uno spicchio in raso color champagne; uno spicchio in tulle verde Tiffany scuro ed uno spicchio di raso di una sfumatura leggermente più chiara e si apriva a fiore ad ogni passo fatto dalla donna. Era bellissimo, perfetto sul fisico sinuoso ma giunonico di Clarice.
La strega lo indossò aiutata dalla sua migliore amica che, dopo aver chiuso l’ultimo bottone sulla schiena, disse:
- Sei stupenda. Però… - la osservò con occhio critico per alcuni istanti – Ti manca qualcosa.
Il panico illuminò gli occhi di Clarice che, guardando la propria immagine allo specchio, disse:
- Non c’erano accessori previsti con questo abito. Non mi manca niente, credo.
- È qui che ti sbagli, amica mia. – ridacchiò Rose – Ricordi cosa ti ha detto Harry? Una cosa prestata, una nuova, una regalata e una blu.
- La cosa prestata ce l’ho. – sorrise Clarice prendendo la collana dalla scatola con mani tremanti – La cosa nuova è il mio vestito.
- Ti mancano ancora due cose, piccola strega. – ridacchiò la sua amica porgendole una scatolina color avorio.
- Ma cosa…?
- Aprila su.
Clarice annuì e, dopo aver tolto il coperchio dalla scatola, restò per alcuni istanti senza parole: appoggiato sul velluto color avorio all’interno della scatola, c’era una spilla raffigurante un serpente, ma non uno qualsiasi: era il simbolo della casa di Salazar Serpeverde, quella che aveva visto nascere la storia d’amore tra lei stessa e Severus.
- Rosy… - ingollò a vuoto – È bellissima. È perfetta.
- Questo è l’oggetto regalato, amica mia. Che ti porti tanta, tantissima fortuna. – le sorrise Rose prendendo la spilla dalla scatola.
- Dove la mettiamo? – chiese Clarice dopo aver abbracciato la sua amica.
- Sul fianco. – sorrise – Dove doveva stare il fiore abbinato a questo vestito che io ho fatto sostituire da questa meraviglia. – concluse appuntandole la spilla con sicurezza.
Clarice si guardò un’altra volta allo specchio: se possibile, con quel gioiello appuntato sul fianco, l’abito era ancora più bello.
- È perfetta! – annuì battendo le mani, felice.
- Tu lo sei, amica mia. – ridacchiò Rose – Adesso pensiamo alle scarpe. Poi capelli e trucco.
Clarice annuì e, dopo aver indossato le scarpe abbinate al vestito, prese posto in un panchetto per lasciare alla sua amica campo libero nell’acconciatura e nel trucco.
Rose osservò per alcuni minuti Clarice in silenzio, voleva creare qualcosa di speciale ma di non troppo elaborato perché la sua amica amava la semplicità ed era già bella così con i capelli ancora arruffati e il viso senza trucco.

Chiudendo gli occhi, la professoressa prese la propria bacchetta e recitò alcuni incantesimi per il trucco e l’acconciatura. Per il viso, scelse delicate tonalità sull’avario e rosa che mettevano in risalto il viso della giovane sposa senza appesantirlo; la parte più complicata fu scegliere l’acconciatura giusta: nessuna di quelle che aveva provato sembrava andare bene.
I capelli sciolti, appesantivano l’insieme perché andavano a nascondere i dettagli dell’abito e i glitter che splendevano sulla pelle di Clarice non si vedevano. Una treccia troppo complicata o qualcosa di troppo vaporoso non la convincevano, perché la sposa era già bella così sua semplicità e non voleva rendere ridicolo l’insieme. Cambiò altre due o tre acconciature fino a quando creò quella che era perfetta con l’abito: un bouquet di boccoli che si ingegnò a raccogliere sulla sommità della nuca come se fossero tanti boccioli di rosa, fino a lasciare scoperti il collo (per far vedere il tatuaggio delle mani), sia per dare il giusto credito all’abito che indossava.
Clarice si guardò allo specchio incredula: quella lì non poteva essere lei, senz’altro la sua amica aveva incantato lo specchio per farle uno scherzo.
- Allora… - mormorò titubante Rose – Che ne pensi?
- Rosy… - balbettò – Ma sono veramente io?
- Ma certo che sei tu! – rise di cuore la professoressa – Chi altri potrebbe essere così bella?
- Ma che ne so… - sospirò – Non mi sembra vero.
Bussarono alla porta, facendole sobbalzare.
- Sì? – parlò Rose – Chi è?
- Sono William, amore. – parlò l’uomo dall’altro lato della porta – Non vorrei mettervi fretta ma da casa per arrivare a Scuola il tragitto è lungo e sta iniziando a nevicare sempre più seriamente. Vi manca molto?
- Siamo quasi pronte. Rose ha appena finito di rendermi bellissima. Si cambia e possiamo andare.
- Ottimo Clary! – sospirò William dall’altra parte – Sono così felice che vorrei abbracciarti strettamente.
- È solo una scusa per vedere il mio abito. – ridacchiò la curatrice – Spiacente, ma vedrete come sono vestita solo al rinfresco. Nessuno, neanche Danny mi ha mai vista.
Borbottando frasi incomprensibili, l’uomo si allontanò dalla porta lasciando alle donne il tempo di finire di prepararsi. Clarice, dopo essersi guardata un’ultima volta allo specchio, con un sospiro prese le scarpe abbinate all’abito e, un attimo prima di indossarle, notò sul comò davanti allo specchio un sacchetto che prima non aveva notato: si era materializzato lì dalla Scuola ed era da parte della Vice Preside.
All’interno del sacchetto c’era una giarrettiera talmente sexy che le guance di Clarice divennero bordeaux “ecco qualcosa di blu”, recitava il biglietto siglato M.M.G.
- Clary. Tutto bene? – le chiese l’amica ridendo.
- Io nemmeno pensavo esistessero cose del genere! – gemette la strega.
- Ehi. La prof non ha badato a spese. È una giarrettiera edibile, sai?
- Edibile? Cosa significa?
- Che il tuo futuro marito potrà mangiarla. – rispose Rose che, annusandola, disse – Dovrebbe sapere di mirtillo.
- Rooooosseeeeee! – urlò Clarice strappandole di mano la giarrettiera.
- Merlino benedetto Clarice! – rise ancora Rose – Smettila di fare la santarellina e indossala. Dobbiamo andare. – le fece notare.
- Va bene. Va bene. – sbuffando, Clarice indossò la giarrettiera “commestibile” poi inforcò le scarpe abbinate al vestito, anch’esse color champagne con dettagli verde Tiffany.
Rose, quel giorno aveva scelto di indossare un abito in organza blu oltremare chiaro che metteva in risalto il suo corpo e faceva scintillare ancora di più i suoi grandi occhi pieni di vita. Per Clarice la sua migliore amica era bellissima ed era felice di averla scelta come sua Damigella d’Onore. Non avrebbe voluto avere nessun’altro al proprio fianco in un giorno così importante.
- Dai tesoro. – le sorrise Rose – Andiamo. O non arriveremo in tempo e Severus penserà che ci hai ripensato e sei scappata di nuovo.
- Basta scappare. – scosse la testa biondo ramata lei – Sono stanca di nascondere al mondo il mio amore per quell’uomo meraviglioso. – sorrise – Mi aiuti con il mantello?
- Con estremo piacere, sorella. – sorrise la professoressa che, raggiunto il manichino dove si trovava il mantello, lo prese per portarlo alla sua migliore amica.
Il mantello abbinato all’abito era stato tessuto con del filamento magico molto pregiato, al tatto era soffice sembrava una nuvola tant’era leggero; ma era studiato appositamente per resistere alle temperature più basse garantendo alla persona che lo indossava di mantenere sempre il proprio calore corporeo intatto.
Il mantello, che nascondeva completamente il vestito di Clarice, era dotato di un enorme cappuccio che avrebbe protetto l’acconciatura e il viso della sposa fino al suo arrivo sotto l’arco matrimoniale posto nel giardino della Scuola.
Il mantello, esternamente, era dello stesso avorio dell’abito mentre internamente era foderato di tessuto verde Tiffany cangiante che mutava ad ogni passo della strega, sfruttando sia il calore corporeo prodotto dalla donna sia la luce ambiente, creando un effetto unico: sembrava una grotta piena di smeraldi. Il gancio che lo fermava sul petto della strega era formato da due serpenti in oro bianco: uno con gli occhi di diamanti e l’altro con gli occhi di smeraldo che si intrecciavano magicamente, chiudendosi nel simbolo dell’infinito.
Rose sorrise a Clarice e, tendendole la mano, la invitò a raggiungere gli altri fuori dalla porta. Non c’era più bisogno di rimandare: doveva andare dritta verso il suo futuro.
La strega guaritrice ricambiò il sorriso della migliore amica e, dopo aver tolto gli incantesimi a protezione della porta, raggiunse gli uomini che la stavano aspettando in salotto.
Harry; William; Draco e Daniel la guardarono sgranando gli occhi: con quell’elegante mantello sembrava la Regina delle Nevi.
- Mamma. – squittì Daniel emozionato – Sei bellissima.
- Grazie mio tesoro! – sorrise lei – Andiamo?
- Certo! – annuì Harry senza fiato, vederla con indosso la collana di sua madre gli riempì il cuore di gioia – Da questa parte, Clarice. – e le porse il braccio che lei fu lesta ad accettare facendo passare il braccio da un’apertura laterale che le permetteva di muoversi ma senza far aprire il mantello.
- Sei veramente una serpe, zia! – ridacchiò Draco – Fino all’ultimo non vuoi dirci niente del vestito, di cosa ti vergogni?
- Non mi vergogno. – rise mentre raggiungevano la carrozza messa a disposizione dalla signora Malfoy – Voglio che sia una sorpresa per tutti. È il mio giorno. Mie le regole, nipote.
- Corretta affermazione. – annuì con un sospiro Draco – Ma non è facile da accettarla.
Parlando, salirono tutti sulla sontuosa carrozza della famiglia Malfoy per raggiungere rapidamente la Scuola dove si sarebbe svolto il rito matrimoniale.
Il cuore di Clarice batteva sempre più forte man mano che si avvicinavano al Castello. Era piena di dubbi, temeva di non trovare nessuno ad aspettare il suo arrivo. Temeva di non trovare Severus fermo sotto l’arco matrimoniale per sposarla.
Daniel le prese la mano e la rassicurò con un sorriso dicendo:
- Papà ti ama troppo per giocarti uno scherzo simile, mamma. Sorridi, sei la sposa.
- Ho paura amore. – ammise con un sorriso forzato.
- È giusto che tu ne abbia. – annuì Harry sistemandosi gli occhiali sul naso – Questo ti rende umana. Ma goditi il tuo giorno.
- Vivilo pienamente. – gli fece eco Draco – Non permettere che qualcosa o qualcuno te lo rovini. Sei la regina di questa festa. Tue le regole. Lo hai detto poco fa. – la carrozza si fermò nel cortile della Scuola, il viaggio era sembrato brevissimo e lunghissimo al tempo stesso.
Per prima scese la famiglia Quentin, seguita a ruota da Daniel e Draco e per ultimo Harry che aveva il compito di accompagnare la sposa.

Non appena varcarono l’arco cerimoniale posto all’ingresso del cortile, a tutti si mozzò il fiato: sul cortile era stato gettato un incantesimo che rendeva il paesaggio ancora più fiabesco.
La neve da terra era stata sostituita dalle sedie per gli ospiti e dal lungo tappeto verde smeraldo con ricami argento che avrebbe condotto Clarice da Severus.
L’incantesimo aveva creato una sorta di cupola: la neve continuava a fioccare placidamente tutt’attorno al giardino, ma nessun fiocco aveva la possibilità di passare, limitandosi a scivolare lungo l’arco creato dall’incantesimo fino a toccare placidamente terra.
Le sedie erano color champagne e la prima di ogni fila, quella più vicina al tappeto, era stata abbellita da un mazzolino di fiori con un fiocco di tulle verde Tiffany.
Ad aspettare la sposa, emozionata e felice, all’inizio del percorso c’era Narcissa Malfoy, bellissima nel suo abito nero con inserti argento. La potente strega, tra le mani reggeva il mazzolino della sposa: una cornucopia di rose arancioni screziate di rosso.
Le due donne si scambiarono un rapido sorriso, poi Narcissa le passò il mazzolino indicandole con un gesto della mano di iniziare a camminare verso Severus che la stava aspettando.
Clarice annuì con un sorriso, sistemò con cura il cappuccio sopra la testa e si lasciò guidare tra gli applausi e la musica dell’orchestra fin sotto l’arco matrimoniale da un emozionatissimo Harry James Potter.
- Chi conduce questa donna? – chiese Fiorenzo scalpitando con i suoi possenti zoccoli.
- Harry James Potter. – rispose con voce forte e chiara il mago.
- Viene di sua volontà? – domandò ancora.
- Sì. Viene di sua volontà per sposare l’amore della sua vita. – replicò Harry con un sorriso e Clarice lo ringraziò mentalmente per quella risposta.
- Bene. – annuì Fiorenzo – E tu, - chiese a Severus – sei pronto ad accoglierla nella tua vita?
- Lo sono. – parlò con voce emozionata il mago.
- Va a prendere la tua sposa. – lo invitò il Centauro e l’uomo non se lo fece ripetere due volte; con alcuni incerti passi raggiunse Harry e Clarice.
Harry prese nella sua la mano che Clarice aveva appoggiato sul proprio braccio, vi depositò sopra un rapido bacio poi la posizionò al sicuro, nella mano grande e calda di Severus.
Fu solo in quel momento che la strega alzò gli occhi per guardarlo: Severus non era mai stato così bello agli occhi della donna. Indossava un tight nero che modellava perfettamente il suo fisico, mettendo in risalto la linea delle spalle e del torace, al quale aveva abbinato una camicia color ghiaccio ed un plastrons (una cravatta ampia e larga) dello stesso colore del vestito sopra la quale aveva appuntato una spilla a forma di serpente con gli occhi di smeraldo.
Il Pozionista, osservò in silenzio per alcuni secondi gli occhi di Clarice leggendovi dentro la stessa passione e amore che brillava nei propri e, dopo averle baciato galantemente la mano, la condusse sotto l’arco dove li stava aspettando il Centauro per celebrale le loro nozze.

Non appena furono sotto l’arco, il Preside abbassò con un gesto galante il cappuccio della sua Clarice, sorridendo davanti allo splendore del trucco e dell’acconciatura che erano state create per lei.
- Sei bellissima. – le mormorò emozionato.
- Anche tu lo sei amore. – sorrise cercando di non piangere.
- Possiamo dare inizio al rito matrimoniale. – tuonò il Centauro interrompendo il loro scambio di complimenti.
I due maghi annuirono e, girandosi verso Fiorenzo, ascoltarono con attenzione tutto ciò che il Centauro diceva loro: rispondendo a turno alle domande, recitando antiche formule, bruciando incensi e candele fino a che, dopo aver legato i loro polsi con un nastro di raso rosso, Fiorenzo disse:
- Clarice. Severus. Vi dichiaro marito e moglie. Spero che accetterete di buon grato tutti i figli che il fato vorrà donarvi e che siate sempre presenti l’uno nella vita dell’altro. Ma senza essere opprimenti o soffocanti. – sorrise felice per loro – Vi auguro di trovare nel vostro compagno un amico, un amante e un confidente. Qualcuno con cui poter parlare di tutto e niente. Qualcuno con cui leggere un libro in silenzio o cantare canzoni per le recite della scuola dei propri figli. – Ricordate sempre, di essere l’uno le Lacrime della Fenice dell’altro. – alzò le loro mani unite verso gli ospiti – Che l’uomo non divida, ciò che gli antichi riti hanno unito. Severus, puoi baciare la sposa! – concluse e, mentre i neo signori Piton si scambiavano un lungo emozionato bacio, i presenti si alzarono in piedi avvolgendoli in un caldo e sentito applauso.
- Moglie. – sussurrò Severus sulle labbra di Clarice.
- Marito. – ansimò lei senza fiato per l’intensità del bacio.
- Ti amo. – continuò lui contro il suo orecchio.
- Come io amo te, Sev. – ansimò emozionata Clarice, poi si allontanarono per siglare alcuni documenti che non solo avrebbero attestato il loro matrimonio ma che rendevano Daniel al cento per cento figlio di Severus.
Non appena tutta la parte burocratica fu terminata, i due sposi raggiunsero per mano gli ospiti in Sala Grande. Severus e Clarice non riuscivano a staccare l’uno gli occhi dall’altro, si sorridevano, si cercavano la mano, spaventati che quello potesse essere solo un sogno.
Non appena varcarono le porte di legno della Sala Grande, furono investiti da una pioggia di petali di rosa; chicchi di riso e frasi ben augurali urlate qua e là dagli invitati.
Severus ringraziò i presenti con uno dei suoi rari sorrisi, poi li invitò a prendere posto che la festa sarebbe iniziata da lì a un momento. Furono i neo sposi ad aprire il corteo nuziale, raggiungendo felici il tavolo che era stato sistemato per loro dagli Elfi sul soppalco, al posto di quello lungo usato durante la Scuola.
Daniel abbracciò e baciò a lungo i genitori, piangendo felice: finalmente erano una famiglia, finalmente anche lui aveva un papà oltre ad una mamma. Felice di vedere così uniti i suoi genitori, il bambino si asciugò le lacrime, li baciò un’ultima volta prima che la voce di Draco lo facesse sobbalzare:
- Godetevi il pranzo. Danny starà con noi.
- Ma… - iniziò Clarice, subito interrotta dal figlio:
- Mi piacerebbe stare con i miei amici, mamma. – la supplicò e la strega annuì, intuendo che il figlio era troppo emozionato per stare con loro così esposto.
- Divertiti amore. – lo baciò sulla fronte, facendolo sospirare di piacere.
- Anche voi. – annuì prima di scappare via.
Gli sposi, dopo essersi scambiati il primo di tanti baci, salirono le scale del soppalco e prima di mettersi seduti, Clarice si sganciò la fibbia del mantello dicendo:
- Potresti aiutarmi, amore?
- Certo moglie. – annuì lui con un mezzo sorriso a disegnarli il volto.
Clarice lasciò scivolare il mantello via dalle spalle e tutta la sala ammutolì d’improvviso. Severus, concentrato nel compito di togliere il mantello senza rovinarlo, non capì il perché di quello strano silenzio fino a quando non guardò lui stesso la moglie con indosso quel seducente e peccaminoso abito da sposa.
L’uomo strinse tra le mani il mantello così forte da far sbiancare le nocche. Una ben visibile e mal gestibile erezione a tendergli il davanti dei pantaloni che non aveva mai sentito stretti come in quell’imbarazzante momento.
- Tutto bene, caro? – chiese con voce soffice come velluto la donna facendo un mezzo giro su se stessa, per farsi guardare meglio dal marito.
- Tutto bene. – ringhiò lui serrando forte la mascella – Sei bella come un sogno. – le disse pensando ai gattini nei piatti della signora Umbrigde; oppure ai ridicoli maglioni creati dalla signora Weasley, tutto per cercare di far calare la pressione sessuale che faceva vivere di vita propria una sua parte anatomica.
- Che la festa abbia inizio. – dichiarò Clarice aprendo le braccia in un gesto elegante, degno di una signora Purosangue.
La Sala si sciolse in un applauso spontaneo e gli sposi presero posto al loro tavolo. Severus aveva difficoltà a stare fermo in una posizione: era doloroso stare troppo a lungo fermo nella stessa posizione, niente di tutto quello che aveva evocato (la stessa immagine di Voldemort era stata scacciata dalla scintillante pelle glitterata di Clarice che riluceva sotto il soffitto invernale della Sala Grande), era riuscito a placare il proprio disagio.
Ringraziò che la tavola fosse stata apparecchiata con una lunga tovaglia e, dopo aver gettato un’occhiata furtiva alla moglie e alla Sala, decise di provare a slacciare almeno il bottone che premeva in un punto doloroso. Al sospiro di sollievo che l’azione procurò, Clarice si girò verso il marito inchiodandolo con uno dei suoi sorrisi più luminosi.
- Va tutto bene, Sev? – chiese sollecita – Hai il volto teso. Sembri arrabbiato. – gli fece notare sporgendosi verso di lui, avvicinandosi, invadendogli le narici con il suo profumo.
- Non sono arrabbiato, cara. – parlò stringendo gli occhi.
- Allora cos’hai? – gli chiese ancora poggiando la mano sul braccio di lui.
- Ho un problema mia diletta. – rispose con un sorriso e, dopo averle preso la mano per baciarla, la depositò sulla patta dei suoi pantaloni. Clarice avvampò, ma non tolse la mano, godendosi appieno il calore e la durezza del marito.
Severus si appoggiò con la schiena allo schienale imbottito della sedia lasciando andare dalle labbra un tremulo e lento sospiro.
- Vuoi che tolga? – chiese la strega, nessuno sembrava fare realmente caso a loro, troppo impegnati a godersi la festa e l’ottimo cibo offerti dagli sposi.
- Non farlo. Ti prego, non farlo.

Rimasero in silenzio per un po’, fino a quando furono serviti loro i primi piatti e furono costretti a rimettersi seduti in modo adeguato. Causando nuovo disagio al Preside che non riuscì a nascondere una smorfia dolorosa.
- Il professor Piton sta male? – domandò l’Elfo che li stava servendo.
- No. sto bene. – bofonchiò.
- La faccia è tutta rossa, gli occhi arrabbiati. – scosse le lunghe orecchie la creatura, era preoccupata che l’uomo potesse morire nel giorno delle sue nozze, non sarebbe stato affatto bello per quella bella e seducente sposa.
- Tranquillo. – gli sorrise Clarice affabile – Siamo solo molto emozionati. – concluse e l’Elfo sembrò crederle, quegli occhi d’ambra non sembravano capaci di dire bugie.
In silenzio, mentre in Sala ridevano e cantavano le canzoni proposte dall’orchestra dal vivo, gli sposi mangiarono i loro piatti preferiti. Clarice osservava i presenti con un’espressione entusiasta a dipingerle il viso, era così felice che Severus pensò che fosse diventata improvvisamente più bella.
- Adesso gli sposi faranno il primo ballo! – tuonò la voce del cantante dal proprio palco.
- No. – rispose di getto Severus facendo sobbalzare la moglie – È presto per il primo ballo, gustiamoci ancora queste superbe pietanze. Godetevi questa giornata in relax, chiacchierando con i vostri vicini. – addolcì il suo rifiuto con un mezzo sorriso, scatenando l’applauso degli uomini presenti in Sala che non avevano voglia di ballare.
- Sev. – sospirò Clarice dopo essersi pulita elegantemente la bocca – Dobbiamo fare qualcosa. Non puoi stare così.
- Non devi preoccuparti di niente. – mentì il Pozionista – Ho preferito non alzarmi per ballare perché sono ancora impresentabile; ma ho portato con me la mia valigetta con le pozioni. Ne andrò a prendere una e starò meglio.
- Non sarà necessaria. – la donna si alzò con un movimento fluido, qualcuno notò che si era alzata ma nessuno le dette particolare importanza.
- Che intenzioni hai? – domandò Severus senza riuscire a staccare gli occhi dalle sue forme sinuose malcelate dall’abito.
- Vieni con me. – gli tese la mano dopo aver indossato nuovamente il mantello.
Lui annuì e, nascondendo al meglio delle sue possibilità la fastidiosa erezione nei pantaloni, seguì la moglie che era uscita da una delle porte di servizio usate dai docenti durante le lezioni.
Camminando rapidamente lungo i corridoi vuoti e poco illuminati, Clarice trovò lo sgabuzzino delle scope di Gazza e, dopo aver sbloccato la porta con un incantesimo, entrò, trascinandosi dietro il marito.
Non appena la porta si chiuse magicamente alle spalle di Severus, la strega si fiondò sulle labbra del marito assaporandole lentamente, appassionatamente.
- Lascia che mi prenda cura di te. – ansimò contro la bocca del marito la giovane donna che, senza aspettare risposta, si inginocchiò a terra, occupandosi del disagio dell’uomo che l’aveva fatto stare male per la prima parte del pranzo.
Severus ansimò boccheggiando, si sentiva un ragazzino imberbe. Ma tutte le emozioni e la tensione accumulate in quei giorni, in quelle ore soprattutto, si erano dileguate per lasciare posto a quella fastidiosa erezione non appena aveva posato gli occhi sulla pelle nuda e candidamente esposta della moglie.
Mordendosi forte le labbra, l’uomo si riversò nella bocca della moglie nel giro di pochi attimi. Troppo eccitato per resistere a lungo, troppo goloso di quella bocca per non lasciarsi andare al piacere che solo Clarice sapeva dargli.
La strega, felice di aver soddisfatto il neo marito, si alzò in piedi e, con pochi rapidi gesti di bacchetta, ripulì entrambi. Severus la abbracciò e la baciò; poi, cullandola dolcemente, le disse tra i capelli:
- Sei una fonte infinita di sorprese amore mio.
- Lo so. – gli baciò la mandibola – Ma adesso torniamo in sala. Tra poco si renderanno conto che non siamo lì e mio marito ancora mi deve il primo ballo.
Ridendo, più sereni e felici, gli sposi raggiunsero nuovamente la Sala Grande dove la festa era continuata tra giochi, spettacoli e cibo in abbondanza. Nessuno sembrò essersi reso conto della loro assenza e, se anche qualcuno più malizioso l’aveva notato, preferì tacere per continuare a godersi quella splendida giornata.

La festa scivolò tranquilla e piacevole, come una chiatta su un fiume. Non mancarono i momenti imbarazzanti, né quelli commoventi. Tutti parteciparono attivamente alla buona riuscita delle nozze e Clarice e Severus furono due “padroni di casa” impeccabili.
Dopo aver aperto le danze, come da tradizione, ballarono un po’ con tutti: Harry; Draco; Daniel e William furono i primi di una lunga serie di uomini che vollero ballare con lei; mentre Severus danzò con Minerva; Amber; Elettra e Rose per prima, senza mai dimenticarsi di dare un bacio a sua moglie tra la fine di un ballo e l’inizio del successivo.
Alla fine di un romantico lento, Harry salì sul palco e chiese un attimo di attenzione e di silenzio. Si era messo d’accordo con il cantante e con il resto della band e, non appena si sentì pronto, iniziò a cantare la canzone sua e di Draco. Il giovane Malfoy non appena riconobbe la musica, smise di fare il girotondo con i bambini, concentrandosi sulla voce emozionata del suo Harry e sulle parole della canzone che erano state completamente cambiate: non era la loro colonna sonora, era una proposta di matrimonio cantata davanti a tutte quelle importanti persone.
Draco si portò una mano tremante davanti alla bocca e, accompagnato dalla madre altrettanto emozionata, raggiunse il palco dove Harry lo stava aspettando continuando a cantare il suo amore per il platinato Malfoy.
Non appena Draco lo raggiunse sopra il palco, lo zittì con un bacio mozzafiato, facendo partire un roboante applauso da parte della folla che aveva assistito rapita alla scena.
- Wooooowwww! – strillò Clarice facendo vero e proprio “tifo da stadio” – Bravi ragazziiii!!!
- Anello! Anello! Anello! – le dette man forte Rose da un altro lato della sala.
Harry si sciolse dall’abbraccio di Draco e, mettendosi in ginocchio, porse al fidanzato una scatolina di velluto verde smeraldo dicendo:
- Draco Lucius Malfoy, mi vuoi sposare?
Il mago Serpeverde aprì la scatolina emozionato, all’interno del velluto verde c’era una fedina a forma di boccino d’oro. Il ragazzo la guardò inarcando un sopracciglio, poi sorrise felice per l’idea del suo amato Grifondoro.
- Harry James Potter, saresti perso senza di me. – estrasse l’anello e lo mostrò alla platea, ricevendo ancora applausi – Certo che ti sposo!
- Ed Harry Potter si conferma il miglior cacciatore di sempre! – rise il cantante del gruppo – Catturando il suo boccino d’oro, aggiudicando la partita a Grifondoro! Auguri ragazzi! – concluse incitando la folla ad applaudire ancora per quella coppia che si era appena ufficializzata.

Draco ed Harry raggiunsero i neo sposi al centro della Sala e, dopo aver ricevuto abbracci; baci e congratulazioni, sparirono tra la folla, vogliosi di continuare a divertirsi e godersi appieno l’atmosfera giocosa e felice di quella splendida giornata.
Dopo un’altra serie di balli a coppie, il cantante della band coinvolse tutti gli invitati in uno scatenato ballo di gruppo e, mentre i maghi e le streghe ridevano e si divertivano, la professoressa McGranitt annunciò l’arrivo della torta.
Gli sposi si guardarono sorpresi: si erano lasciati coinvolgere da quell’aria goliardica e felice, che non avevano notato il trascorrere del tempo. Il pranzo era quasi terminato, ma la festa era ancora nel vivo.
Clarice e Severus raggiunsero la loro torta nuziale: era stata montata su una serie di piedistalli di legno che ricordavano una scala a chiocciola, una sorta di “scala della vita”; complicata, ricca di imprevisti ma che se affrontata insieme avrebbe portato loro grandi soddisfazioni.
I piani della torta, erano stati ornati con delicati fiori d’arancio. Non era la stagione di fioritura delle arance, ma la professoressa Sprite era riuscita ad averne un po’ per il Preside e la futura moglie, come segno di buon auspicio per la loro unione.
La copertura di panna della torta era color champagne e verde Tiffany. Sulle “scale” della torta erano stati disegnati due serpenti intrecciati nel simbolo dell’Infinito e, sullo scalino più in alto, erano state posizionate due statuine raffiguranti Clarice e Severus. Tra brindisi, applausi e fischi, gli sposi tagliarono la torta.
Ne mangiarono la prima fetta a metà e Severus sgranò gli occhi sorpreso: Clarice aveva chiesto ed ottenuto la miglior “torta preferita” che lui avesse mai mangiato.
La strega si morse il labbro inferiore davanti all’espressione sorpresa dell’uomo e, dopo che lui l’ebbe baciata fino a toglierle il fiato, mormorò:
- Volevo che la nostra torta ti piacesse, Sev.
- È perfetta! – le baciò a stampo le labbra – Grazie.

La festa proseguì fino a sera inoltrata fu solo quando l’ultimo degli invitati alle nozze lasciò il Castello di Hogwarts che Rose si avvicinò a Severus e Clarice reggendo tra le mani un antico medaglione Maya dicendo:
- Questo, signori Piton, è il nostro regalo di nozze per voi.
- Ma… - provò a parlare Clarice, ma Harry scosse la testa pregandola di ascoltare in silenzio.
- Abbiamo scelto di mandarvi in una splendida località in Messico per circa due settimane. – spiegò con un sorriso Draco – Si è occupata di tutto Rose, è eccezionale.
- Non ho fatto niente di speciale. Ho messo a disposizione le mie conoscenze di storica ed ho progettato per voi un piccolo itinerario. Avete entrambi bisogno di questi giorni di assoluto relax. Lontano da tutto e da tutti i problemi legati ai rispettivi lavori.
- Dovete essere marito e moglie. – parlò Daniel con un sorriso – Ve lo meritate.
- Alla Scuola penserò io. – disse la Vice Preside – Tra poco ci saranno le vacanze di Natale. Saprò gestire tutto per una manciata di giorni.
- E il negozio potrà restare chiuso. – sorrise William intuendo il pensiero di Clarice – Non lo avevi ancora aperto stabilmente, proprio per concentrarti sui preparativi delle nozze. Andate.
Severus e Clarice si presero per mano ed annuirono, troppo emozionati per parlare.
- I vostri effetti personali sono già nel resort magico che abbiamo prenotato. – sorrise felice Rose – Vi aspettano già questa sera. – baciò l’amica e il marito di lei, abbracciandolo brevemente – Danny starà da noi. Non sarà solo e starà bene. Ci saremo noi, i suoi nuovi amici e i cugini che lo adorano.
Clarice e Severus si guardarono per alcuni istanti negli occhi, poi l’uomo disse:
- Accettiamo la vostra generosa offerta. Grazie. – non appena finì di pronunciare quella frase, la passaporta tra le mani di Rose iniziò ad attivarsi.
- È ora di andare piccioncini. – ridacchiò la professoressa di storia della magia – Un ultimo abbraccio a Danny e poi via. La passaporta si riattiverà per tornare a casa.
Velocemente, Clarice abbracciò e baciò tutti seguita a ruota da un imbarazzato marito che si limitò a coccolare il figlio.

Il viaggio tramite passaporta fu veloce e fastidioso, come sempre, per la giovane strega che atterò in piedi solo grazie alla presenza del marito al proprio fianco.
I coniugi Piton, si guardarono intorno con gli occhi sgranati: quel posto era bellissimo, semplice e raffinato. In una sola parola: perfetto. Tenendosi per mano, raggiunsero la reception dove una strega messicana li stava aspettando con il sorriso sulle labbra.
Sbrigate le formalità di registrazione, un fattorino li accompagnò nella suite luna di miele e li lasciò soli augurando loro un buon soggiorno.
Clarice si guardò intorno esterrefatta, era tutto troppo bello per essere vero. Le sembrava di vivere dentro un sogno.
- Stai bene, amore? – le domandò Severus appoggiando le sue mani calde sulle sue spalle nude.
- Mai stata meglio, Sev. – sospirò appoggiandosi contro il torace del marito – Sono felice. Sono con te in un luogo da sogno. Adesso non dovremmo più nasconderci o fingere.
- Adesso potremmo vivere alla luce del sole il nostro amore. – le baciò il collo lui concludendo la sua frase.
- Sì amore… - ansimò lei chiudendo gli occhi.
- Bene… - ghignò contro la pelle sensibile della clavicola Severus – Prima ti sei presa cura di me, moglie mia. Adesso… Lascia che ti mostri come le mani di questo Pozionista siano in grado, non solo di dosare sapientemente gli ingredienti; ma, anche, di amare…
Il vestito di Clarice scivolò a terra, esponendo alla vista innamorata di Severus il suo corpo malcelato dalla biancheria sexy che aveva indossato.
L’uomo la prese in braccio e la condusse sul letto dove si amarono mai apparentemente sazi l’uno dell’altra fino al mattino successivo.

I giorni della Luna di Miele trascorsero tranquilli, costellati da incontri appassionati tra le lenzuola; escursioni nei luoghi indicati loro da Rose e lunghi bagni di sole e relax nella spiaggia privata del resort.
Era tutto perfetto: location, cibo, tempo; ma, come tutte le cose, anche la Luna di Miele giunse al termine e la mattina del loro rientro in Inghilterra, Severus notò qualcosa di strano in Clarice.
- Sei triste, cara? – le domandò.
- No. – scosse la testa – Non troppo. – rettificò – Sono stata benissimo qua con te. Però mi manca Danny.
- Ma sei triste.
- Sì, perché qui sei stato tutto per me. Ad Hogwarts dovrò dividerti con i tuoi impegni. – si scambiarono un bacio carico di passione, in quell’istante la passaporta si attivò, impedendo al Pozionista di replicare.
L’uomo tenne stretta contro il proprio petto la moglie, anche a lui dispiaceva lasciare quel luogo incantato dove aveva imparato molto sia sulle abitudini della donna sia sugli antichi popoli Messicani; dove aveva trovato erbe e radici da provare a coltivare con proprietà curative a lui sconosciute ma molto utili; ma era felice di poter tornare a casa, alla propria quotidianità. I piccoli riti a cui era abituato gli erano mancati ma era sicuro che presto la sua routine sarebbe stata ripristinata e migliorata dalla presenza di Daniel e di Clarice nella sua vita.
La strega, stringendosi al petto di Severus chiuse gli occhi, pensando con un pizzico di nostalgia alla vacanza appena finita; ma felice di poter tornare a casa da suo figlio e dal suo negozio ancora da finire di sistemare. Severus sarebbe stata una costante nella sua vita: non più sola adesso, l’uomo che aveva sempre amato era finalmente parte integrante della sua vita.

Entrambi, strinsero con forza la passaporta tra le dita considerando che sì, i giorni di relax erano terminati, ma che quel medaglione Maya li stava conducendo verso il primo di una lunga serie di giorni da vivere insieme; mano nella mano per affrontare tutte le prove che la vita (a tratti dispettosa e irriverente) aveva in serbo per loro.

 


Note dell’Autrice:

Non. Ci. Posso. Credere.

Sono arrivata, realmente, alla fine di questa storia. Sono felice e triste al contempo.
Felice, perché ho incanalato la mia fantasia in qualcosa che non solo ha reso felice me; ma che ha regalato a chi è passato a leggere piccole/grandi emozioni.

Triste perché… È sempre un po’ triste mettere il “flag” completata ad una storia che è stata la tua compagna di viaggio per un po’.

Vorrei ringraziare dal più profondo del mio cuore chi è passato semplicemente a leggere, chi mi ha dedicato un “minutosecondo” (cit. Lily e il Vagabondo) del suo tempo lasciandomi una recensione e chi ha inserito la fiction in una delle categorie.

Il mio grazie, soprattutto va a: aghy; Aloysia Piton; a_sun93; BorderCollie; LadyAlexiaCrowley; SereG; e Mark190000.

A Dreamsneverend; Rossella; Simona e Rose, vorrei dire:

“Un amico vero lo riconosci subito, ti fa scoppiare a ridere anche quando proprio non lo vuoi, se ti domanda come stai dissolve anche il più triste pensiero e, basta stare in sua compagnia per sentirsi speciali.
 Questo è un vero amico, colui che trasforma la tua vita, in una vita speciale!
 (Stephen Littleword)”

Grazie per esserci. Grazie per gli spunti, i consigli, i sorrisi e le risate di pancia che mi regalate.
Grazie per aver creduto in questa storia ed avermi aiutato a portarla avanti.

  
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